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Autore: Juanito3    12/03/2014    0 recensioni
In un piccolo paese tranquillo niente è come sembra e un mattino la notizia di un uomo dissanguato sconvolge un ragazzo, da quel momento in poi inizia a preoccuparsi davvero molto, mentre i suoi amici non lo canzonano fino ad abbandonarlo, pensando che stia diventando pazzo. Ma dopo una lunga giornata a scuola viene a sapere che delle creature orribili stanno minacciando il loro paese, delle creature che nessuno mai avrebbe creduto essere reali, sto parlando di "vampiri". Seguite le avventure di Salvo e dei suoi amici, i quali si troveranno a combattere le creature della notte più di una volta e non mancheranno colpi di scena ... Leggete questo romanzo un misto di dramma, azione, avventura e horror, se volete vivere nuove emozioni e crescere insieme ai personaggi! Infine voglio dire che mi sono ispirato a moltissimi serie sui vampiri per la creazione di questo romanzo, ma per una volta è un'avventura completamente italiana e i vampiri sono completamente diversi da come ve li immaginate!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREFAZIONE
Chi direbbe mai che in un piccolo paese può scatenarsi un’avventura e si può aver a che fare con cose che nessuno potrà mai sapere o immaginare. Una vita che va dalla realtà al fantastico, e dal fantastico all’orrore delle tenebre. E a volte mantenere un segreto, specialmente quando non è un segreto che si mantiene ogni giorno, può diventare davvero difficile. Sto parlando di Siano, un paesino in cui la vita diventerà un incubo che potrà durare a lungo, oppure per l’eternità... non sto esagerando. Beh, capirete di cosa sto parlando quando vi racconterò la storia di un ragazzo la cui vita cambierà per sempre e ... beh, ve lo racconterò con calma …
 
 
 
1° capitolo: Un duro mattino
Tutto ebbe inizio in una fredda giornata d’autunno, dal spuntare del sole, fino al suo tramonto. Il sole era nascosto tra le nuvole grigie in un cielo oscurato da queste. In una stradicciola, quella più attiva, abitava un ragazzo sedicenne di nome De Leo Salvatore, ma solitamente veniva chiamato Salvo. Era un ragazzo in parte timido e in parte estroverso, chi osava mettersi contro di lui non la passava liscia, ma in certe situazioni era il contrario. Un ragazzo di media statura, aveva i capelli castani e corti con un sottile strato di frangetta, e gli occhi castani che sembravano pietre brillanti che alla luce del sole diventavano verdi. Gli piaceva vestirsi sportivo e in occasione di cerimonia odiava indossare abiti eleganti, si sentiva un vecchio. Frequentava il terzo anno della scuola superiore Gaetano Filangieri, nella sezione B, e mentre a casa si comportava senza timidezza a scuola era differente, ma non sempre.
Salvo stava dormendo profondamente. Il sole era sorto e i raggi attraversano la sua cameretta creando un effetto di splendore, come se fosse entrato un angelo. Le lenzuola a righe blu e rosse diventarono verdi e rosa per la luce. La sua sveglia suonò le sei e trenta e non aveva nessuna voglia di svegliarsi, ma sua madre, Conticini Gioia, era peggio di una sveglia. Entrò in camera aprendo la porta con forza e la luce attraversò la sua vestaglia gialla che splendeva, intonandosi con i suoi capelli rosso mogano. Era una persona piuttosto forte di carattere, ma come suo figlio, in certe situazioni no. Tolse le coperte a Salvo gridando«Svegliati!»
Salvo non le diede retta per più di tre volte. Gioia si arrabbiò come una iena e lo scosse forza.
«Ok, ho capito! Ora mi alzo... Che noia!», rispose Salvo. Dopo di che si alzò senza fare storie, perché sapeva le conseguenze se avesse fatto il contrario. Andò in cucina con lo zaino sulle spalle, marrone e firmato “Nike”, era pieno di libri e CD per l’ascolto a scuola. Posò lo zaino sulla sedia, prese la cialda per il caffè e dopo aver acceso la macchina caffè espresso, accese la TV e aspettò il momento per premere il pulsante erogazione caffè. Nel frattempo, guardava il telegiornale, alzando il volume a venti, e diede anche da mangiare alla sua cagnolina Kelly, a pelo corto, di un marroncino chiaro e i peli sul petto erano di un colore più chiaro e portava al collo un collare verde con un fiocco con due campanellini, uno verde e uno rosso. Giunse il momento di premere il pulsante. Il caffè scendeva un po’ alla volta, fino a diventare denso come lo desiderava lui.
Prima di bere il caffè, accese il climatizzatore per non avere freddo durante la colazione. Prese una tovaglia da cucina e la mise sulla tavola, per non sporcare. Prese il caffè e il cornetto, che aveva preparato Gioia il giorno prima, e li mise sul tavolo, dopo di che incominciò a fare colazione.  Mangiava lentamente, guardando la TV, attento a non fare cadere una briciola sul pavimento, però nel mentre, sentì per telegiornale una notizia sconvolgente:
«A Bracigliano è stato trovato un uomo morto accanto ad una cisterna, dissanguato e irriconoscibile, quello che si riesce a vedere sono delle cicatrici sul collo»
Salvo rimase sconvolto, e a quelle parole sentì un brivido lungo la schiena ed ebbe un attimo di pausa. Gli rimase il pezzo di cornetto in bocca e i suoi occhi erano spalancati, come se stessero per uscire fuori dalle orbite, e sembrava aver visto un fantasma. Stava cadendo dalla sedia per lo spavento. Quella notizia era sconvolgente, ma la maggior parte della gente ci sarebbe passata sopra, ma Salvo no. Era come se tutto ciò in un certo senso gli appartenesse, questo sentiva dentro di lui. Lui non seguiva mai il telegiornale, e una volta che lo fece, ne rimase sconvolto.
Kelly abbaiò e Salvo trasalì. La cagnolina voleva avere solo un po’ di cornetto, ma Salvo non glielo diede, perché era al cioccolato e il cioccolato ai cani fa male. La povera Kelly con un saltò salì sul divano. Salvo stavo fissando il cornetto e la tazza di caffè, non poteva smettere di pensare a quel incidente. Sentì una fitta nello stomaco e ad un tratto gli passò la fame, così lasciò il cornetto e il caffè sul tavolo e andò a prendere i vestiti nell’armadio. Prese i calzini nel cassetto e, senza accorgersene, li prese di colore diverso. Quando li indossò e notò la differenza, portò la mano alla fronte esclamando«Stupido!», e andò a prendere quelli giusti.
«Che c’è?», chiese Gioia che in quel momento era arrivata in cucina, bevendo un po’ di caffè.
«Niente, perché lo chiedi?
«Beh, perché hai un’aria strana, è successo qualcosa?»
«No, no! Sono solo un po’ assonnato, tutto qui!»», rispose Salvo con tono basso e di chi non ha voglia di fare niente. Dopo di che andò in bagno. Ogni movimento che faceva pensava a quel uomo, non poteva smettere.
«Che strano! Non so perché mi interessi tanto questo incidente! Va beh, lasciamo perdere, che vuoi che interessi a me!», rifletté Salvo, non tanto convinto di quello che aveva detto nell’ultimo periodo. Uscì dal bagno e appena mise piede in cucina, il telegiornale ripeté di nuovo quel episodio, però su un altro canale.
«Ancora questo?!», esclamò Salvo.
«Sentito? Questo è il primo caso del genere di cui sento parlare! Non credi, è un po’ strano che...», disse Gioia, ma fu interrotta da Salvo che rispose in modo alterato«Cosa? Sono cose che capitano, e poi non è un problema nostro! Ah, ora devo fare presto, Gino sta per arrivare.»
«Ok!», rispose Gioia con un’espressione strana, dovuta all’alterazione di Salvo.
Quest’ultimo andò in camera sua, prese il cellulare e telefonò al suo amico Gino.«Dove stai?»
«Sto proprio sotto casa!»
«Ok, allora scendo!»,e riattaccò, dette queste parole. Dopo di che prese il cappotto nero con una pelliccia intorno al cappuccio, lo zaino e il cellulare e aprì la porta dicendo a Gioia. «Mamma vado... e ricorda che esco alle cinque!»
«Si, si ok!», rispose Gioia bevendo il caffé e guardando la tv.
Salvo scendeva le scale di casa sua con attenzione, perché erano antiche e ci si poteva inciampare, a dire il vero tutto era antico, infatti c’erano anche appartamenti disabitati da anni, e di notte la luce era molto fioca. Arrivato giù al portone, non era un portone vero e proprio, ma un arco gigante senza porte, lì lo attendeva Gino. Indossava dei jeans, un giubbotto nero in pelle, e lo zaino bianco della “Sweet Years”, era biondo, con i capelli fino alla nuca e la frangetta che scendeva a lato. Era un po’ più alto di Salvo e anche più introverso, sia a casa che a scuola. Però nonostante tutto, loro due erano buoni amici, si appoggiavano nel momento del bisogno, ma a volte c’era qualche contrasto.
«Ciao, come va? Dormito bene?», chiese Gino con un sorriso.
«Si... volevo dormine un altro po’, ma mia mamma mi ha svegliato, deve fare il portiere notturno, ha il sonno della formica!»
Gino fece un lieve sorrise, dopodiché rispose: «La scuola è obbligatoria fino ai sedici anni, quindi se vuoi puoi ritirarti!»
«Beh se non fosse perché voglio prendere la qualifica, già mi lo farai! Tu resti dopo la qualifica?»
«Boh!», rispose Gino, e dopo di che si diressero verso la scuola. Salvo pensava ancora a quell’incidente, non poteva toglierselo dalla testa, aveva un presentimento, ma non sapeva se buono o cattivo. Voleva parlarne con Gino, ma poi ci ripensò, perché non voleva più parlare di quell’argomento.
Gino lo vedeva strano, perché di solito era un chiacchierone, ma quella mattina era tutto il contrario.
«Si può sapere che tieni?», chiese Gino.
«Ah? Come?»
«Che c’è? Perché oggi sei silenzioso?»
«No, no, non ho niente, sono solo stanco»
«Beh la giornata è appena iniziata!»
Salvo abbassò lo sguardo e facendo un sospiro chiese a Gino: «Hai visto il telegiornale? È stato trovato un uomo morto...», faceva fatica a pronunciare la parola “dissanguato”, perché gli metteva i brividi«...dissanguato, accanto ad una cisterna»
«Si, si, ma chi è stato?!», si chiese Gino.
«Non lo so, sarà un mistero per tutti!», rispose Salvo con lo sguardo rivolto verso il basso e la fronte corrugata.
«È a questo che stavi pensando?», chiese Gino.
«Eh? Si, si. Non so, ma quella notizia, quella parola, mi hanno dato i brividi... non faccio altro che pensare a tutto ciò», rispose Salvo, rabbrividendo. Gino scosse le spalle rispondendo: «Si, anche a me!»
Salvo rispose facendo un cenno con la spalla destra. Non smetteva di pensare a quell’uomo, voleva scoprire come era morto, aveva fatto davvero una morte enigmatica ed orrenda. Forse era stato un animale aggressivo, ma quale animale può dissanguare una persona?! Si chiese.
Gino lo chiamò per nome più di due volte, ma non sentiva, era distratto. Così Gino batté le mani e Salvo trasalì.
Gino gli disse con ironia«Come va il viaggio interspaziale?»
Salvo fece una risatina rispondendo:«Stavo pensando ancora a quell’uomo, alla sua morte... forse in questo paese ci sono degli esseri assassini che si nutrono di sangue!», e al sol pensiero, rabbrividiva.
Gino sospirò mettendogli la mano sulla spalla destra«Senti, metti da parte la fantasia, siamo nel XXI secolo, non ci sono streghe e pirati»
«Già!», rispose Salvo per assecondarlo, e proseguirono.
Dopo tre minuti arrivarono a scuola e la campanella era già suonata. Il cortile della scuola era deserto, c’erano solo le foglie che venivano mosse dal vento e si abbattevano a terra e sul cancello, ancora aperto, della scuola con scritto “Istituto Professionale Turistico-Commerciale”. Salvo e Gino entrarono e arrivati in classe si beccarono una nota dal professore Bassotti, l’insegnante di storia, un tipo molto severo, aveva ciuffi di capelli brizzolati ai lati della testa e tutto il resto del cranio era calvo. Portava un paio di baffi bianchi e vestiva in modo stravagante. Ogni volta che leggeva, indossava i suoi occhialetti e per questo tutti gli allievi lo chiamavano “l’occhialuto” per non dire “quattrocchi”. Appena che vide entrare Salvo e Gino, tolse i suoi “occhialetti” e si rivolse verso di loro con tono irritato«Secondo me a voi ci vuole una seria punizione!»
«Professor Bassotti, abito molto lontano e vengo a piedi, non a cavallo!», rispose Salvo sbuffando.
Bassotti rimase sorpreso dalla sua risposta e rispose con tono calmo «Odio l’impertinenza!». E Salvo e Gino andarono a posto.
Quella mattina per Salvo era una brutta giornata e in più c’erano gli alunni di un’altra classe e tre di loro non lo sopportavano. Era un gruppetto stravagante e prendevano in giro chiunque. Il Capo era Davide, bruno e il più snello del gruppo, era sempre lui a incominciare, portava sempre una giacca in pelle e dei jeans; Louis, che veniva da Parigi, per questo parlava mezzo italiano e mezzo francese; poi c’era il terzo, Giacomo il più cicciottello, portava un cappello rosso e blu per non far vedere il suo accumulo di capelli ricci e neri. Li chiamavano Jacques-Louis David, perché il loro nomi messi insieme formavano quello di un pittore dell’Ottocento.
Davide guardò Salvo in cagnesco, e Salvo gli restituì lo sguardo e si sedette.
«La mammina non ti ha dato l’educazione?», disse con impertinenza Davide a Salvo il quale gli rispose con calma«La mammina non ti ha cambiato il pannolone?»
Davide lo guardò storto rispondendo«Insolente, sai con chi stai parlando?!». Salvo rise per la sua stupidità, lui non dava tanta soddisfazione a quel gruppetto, così ci passò sopra senza rispondere.
«Non si fa così, tieniti la bocca cucita». Davide ancora una volta insultò Salvo. Questi si stufò e rispose con aria di superiorità«Sei stato tu a stuzzicare... come dice il proverbio “Mai stuzzicare il cane che dorme!”»
Louis disse in francese «Tu dici cosa senza senso». Salvo capì quello che disse e rispose «Amico, le cose senza se...», non finì di completare il periodo, perché fu interrotto dal Bassotti«De Leo, allora ripetimi quello che ho detto finora!»
Salvo spalancò gli occhi, teneva le dita delle mani incrociate e la bocca aperta intenta a dire qualcosa«Ehm... che... la società è... è... deve avere...»
«Meno sfaticati e meno distratti. Se ti becco di nuovo a parlare e a disturbare la classe, ti metto due in storia, chiaro?», disse Bassotti molto infastidito. Salvo fece un cenno con la testa e voltandosi verso il gruppo Jacques-Louis David disse«Non mi scocciate più», mentre loro non facevano altro che parlare, o meglio prendere in giro. Per tutte le due ore di storia Salvo dovette sopportare le chiacchiere di quel gruppo, e in più il pensiero dell’uomo morto  non faceva altro che tormentarlo. Della lezione non capì un tubo, primo perché era soprappensiero, secondo perché Davide e i suoi amichetti chiacchieravano solo.
Passarono le due ore di storia e giunse l’ora della ricreazione, e finalmente quello strano gruppetto andò via e Salvo fece un sospiro di sollievo, ma subito l’aria si accumulò di nuovo nello stomaco pensando all’uomo dissanguato. Gino per tutte le due ore di storia non aveva proprio parlato, ma in quel momento gli ritornò la voce:
«Che c’è? Quegli sciocchi sono andati via»
«No, niente»
La gentile professoressa di inglese, Damasco Silvia, portò la 3^B  a fare ricreazione fuori. Era una tipa molto buona, aveva i capelli biondi fino alle spalle e portava sempre dei montoni. Appena uscirono fuori, Salvo e Gino incontrarono il loro amico Aldo, frequentante la 3^C, bruno e simpatico, portava sempre i capelli a spazzolino e gli piaceva scherzare. Loro tre erano un gruppo davvero unito, non come quello di Davide,  Louis e Giacomo. Essi  (Salvo & Co.) si appoggiavano l’un con l’altro nel momento del bisogno.
«Come sono andate le prime due ore?», chiese Aldo sorridendo.
«Benissimo!», esclamò Gino, mentre Salvo rispose con noia«Ehm... bene»
Aldo si accorse che qualcosa non andava con lui.
«Salvo che tieni?»
«È da stamattina che sta così!», aggiunse Gino.
«E per quale motivo?», chiese Aldo.
«È rimasto impressionato da quella notizia “sconvolgente” di stamattina, al telegiornale»
«Ah quella dell’uomo ucciso, dissanguato?»
«Si, quella!», rispose Gino.
«Non ho capito, che è successo esattamente?»
Salvo abbassò lo sguardo, poi rispose«Non mi va di parlare di questo argomento»
«Beh, quell’uomo è stato trovato dissanguato, con delle cicatrici sul collo, accanto ad una cisterna, a Bracigliano», raccontò Gino.
«Però! Che strana morte!», esclamò Aldo.
«Già è quello che ho detto anch’io», aggiunse Salvo.
«Si, ma non è un problema nostro», rispose Gino.
Detto questo aprirono le loro merende e iniziarono a mangiare. Gino e Aldo parlavano, mentre Salvo rispondeva solo di si o no, e a volte anche solo con un cenno, pure se non stava capendo niente.
«Si, è passata nella serie B...», diceva Aldo, poi si interruppe perché si accorse che Salvo non li stava seguendo«Senti, non mi piace che tu non partecipi a questa conversazione. Stai pensando ancora a quell’uomo?»
«Ragazzi sono preoccupato tutto qui!»
«Si, ma di cosa?», chiese Aldo.
«Boh, non lo so ho un presentimento, ora scusatemi, vado un momento in classe a prendere la bottiglia d’acqua»
«Ok!», risposero Aldo e Gino, scuotendo le spalle e guardandosi in faccia.
Mentre Salvo si dirigeva all’ingresso della scuola, guardandosi intorno, vide un uomo che pareva fissasse lui, si trovava ad una distanza di circa venti metri, sempre nel cortile della scuola. Salvo credé che fosse la sua immaginazione, così strofinò gli occhi e riguardando quell’uomo non c’era più. Salvo, però, era più che sicuro che non fosse la sua immaginazione, perché lo fissò per tre secondi. Però non si arrese, così decise di andare nel punto in cui lo aveva visto. Camminava lentamente guardandosi intorno, ma quell’uomo non si vedeva più in giro. Arrivato nel punto in cui lo aveva visto, non trovò nessuno, ma trovò qualcosa. Un pezzo di carta accartocciato. Lo prese da terra e aprendolo lesse una scritta in carattere corsivo, era scritto con una penna stilografica: “Se vuoi avere la risposta alla tua domanda, vieni al Piazzale de Gasperi, stasera alle 20.00”.
Salvo ebbe un momento di esitazione, e aveva le farfalle che gli giravano nello stomaco, fissava quella scritta e pensava: “È per me questa scritta?! Non ne sono sicuro, ma nonostante ciò ho un presentimento”. Pensava tante cose, mentre si dirigeva in classe, pensava che se quel foglietto fosse stato per lui, forse la sua vita sarebbe cambiata; se quella scritta non fosse stata per lui, allora erano tutti dei casi ciò che era successo quel mattino.
Era un mistero, per un attimo pensò di andare a quell’incontro, ma non sapeva se quel biglietto fosse di quel giorno, ma dalle condizioni la risposta sembrava di sì.
Presa la bottiglia d’acqua, ritornò dai suoi amici, mentre quel foglietto l’aveva messo nella tasca sinistra, mentre nell’altra aveva il cellulare.
«Beh, credo che in questi cinque minuti sia successo qualcosa o no?», chiese Aldo ironicamente. Salvo stava bevendo e gli lanciò un’occhiataccia, poi, quando finì di bere e chiuse la bottiglia, rispose alla semi-domanda di Aldo
«Come hai fatto a indovinare?»
«Ho indovinato?! Cosa è successo?», chiese Aldo guardando Gino.
Salvo prese il foglietto dalla tasca e lo mostrò agli amici dicendo«Guardate questo! L’ho trovato nel cortile»
Aldo e Gino lessero quello che c’era scritto, poi esitarono e guardandosi negli occhi dissero «Allora?!»
Salvo era sicuro che non avrebbero capito, così iniziò a raccontare quello che aveva visto:«Quindi io ho pensato di andare nel punto in cui ho visto quell’uomo e “casualmente” ho trovato questo foglio!»
Aldo e Gino esitarono e non sapevano cosa rispondere.
«Che c’è?», chiese Salvo.
«Non sei “sicuro” che sia per te», disse Gino.
«Si... ma l’ho trovato nello stesso punto in cui ho visto quell’uomo che mi fissava»
«Ma che ne sai che stava fissando te?», gli chiese Aldo.
Salvo ebbe un attimo di indugio, poi, dopo aver riflettuto, rispose«Questo è vero, ma... non me lo sono immaginato»
«E quale sarebbe la tua domanda?», chiese Gino.
Salvo rimase con la bocca aperta e, facendo un sospiro, si sedette sullo scalino del viale che portava nel campetto di pallavolo e rispose«Chi è stato l’assassino di quell’uomo»
Gino e Aldo si sedettero anche loro e non sapevano cosa rispondere.
«Lo so che sembra strano, ma non ha fatto una morte normale, nessun animale può dissanguare una persona, qui c’è un mistero e bisogna risolverlo», ancora una volta sentì un brivido lungo la schiena quando udiva o pronunciava la parola “dissanguare”.
«Sa,i lo so che sei rimasto sconvolto... ma non c’è nessuno fenomeno paranormale qui, cosa vuoi che ci sia?!», disse Gino.
«Extraterrestri dissanguatori!», aggiunse Aldo con un sorrisino.
Salvo portò la mano alla fronte dicendo«Ok! Forse sto esagerando, ma … »
«Sì lascia perdere questa faccenda, è successo a Bracigliano poi», disse Gino.
«E se fosse successo a Siano?!», esclamò Aldo.
«Saresti andato in telegiornale!», aggiunse Gino e con Aldo si mise a ridere. Salvo si unì a loro per assecondarli«Avete ragione!», ma lo disse solo per non essere considerato un folle. Pensava ancora, e non sapeva con chi parlare, aveva avuto sempre i suoi amici, ma in quel momento no, pensava pure che forse tutta quelle coincidenze erano davvero casualità... non sapeva più cosa pensare. Quello che lo colpì fu il foglietto e quell’uomo, voleva rivederlo per poterlo affrontare e chiedere cosa voleva da lui.
«Allora sei ritornato tra noi?», chiese Aldo.
«Non me ne sono mai andato», rispose Salvo soprappensiero.
«Allora domani ti vedi la partita?», chiese Aldo a Salvo.
«Si, si non devo perdermela»
«Si, anch’io devo vederla, perché quella scorsa me la sono persa!», disse Gino.
«Mancava poco che facesse un goal...», disse Aldo.
«Si, si!», rispose Salvo che fisicamente era lì, ma mentalmente da un’altra parte. Stringeva il foglietto tra le mani con molta forza, si voleva sfogare con qualcosa.
 
 
 
 
  
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