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Autore: Quinny El FW    12/03/2014    1 recensioni
Quinn è rimasta vittima di un incidente che l'ha costretta sulla sedia a rotelle, non sa quanto ci rimarrà se per poco o se per tutta la vita quello che sa è che oggi è un grande giorno per lei e deve tornare al McKinley dai suoi amici del Glee che ricorda uno ad uno ed in particolar modo Santana.
Sola in camera Quinn passa il tempo a pensare a com'era e a come potrebbe essere, ma il tempo trascorre e sembra che nessuno si vada ad interessare di lei per darle aiuto e deve provvedere da se od almeno così sembra...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo IV
Bentornata al McKinley Quinn!


-“ Allora Fabray, ora tu sta tranquilla cerca di essere il più rilassata e naturale possibile e non ti curare di chi potrebbe darti fastidio. Se ti prendono in giro gli farò assaggiare Lima Heights.” – mi disse Santana stando accovacciata di fronte a me ed io sospirai guardandola nei suoi occhi neri che davvero sembravano entrarmi quasi dentro fino al toccarmi nel più profondo del cuore. Sorrisi e presi ancora un po’ fiato prima di risponderle mentre si rialzava :-“ Non preoccuparti, me la caverò in qualche modo e so che c’è un’amica che pensa a me anche se non si farà mai vedere mentre lo fa.” – dissi facendole l’occhiolino sapendo che era così. San non si sarebbe mai fatta vedere da tutti a scuola darmi una mano, aveva troppa paura di perdere la sua reputazione e di apparire una sentimentalista per poterlo fare, diciamo che lei era decisamente più una da fare le cose dolci di nascosto eppure io le volevo molto bene così com’è, del resto non è forse questo il significato dell’essere veri amici e forse anche qualcosina in più?
Misi per bene le mani sulle ruote e mettendo tutta la forza che riuscissi ad avere iniziai a girarle sul pavimento in linoleium della scuola a quadri grandi color panna con una striscia rossa dall’inizio alla fine.La mia nuova altezza era di circa un metro e venti e da un metro e venti scarso di altezza tutto era diverso: tutti erano più alti di me e gli studenti si alternavano tra coloro che camminavano lentamente rappresentando lo stile di vita del “dolce far niente” dello studente base ed altri poi che camminavano ad una velocità media giusto per tenersi occupati fino poi ad arrivare a coloro che correvano ignorando la regola del “non si corre in corridoio”. Le loro gambe funzionavano benissimo ed erano così sane che mi sentivo ancora di più una nullità, ero abituata a sentirmi così dalla gravidanza due anni fa, ma questo era decisamente peggio che avere il pancione per mesi.
Con mia grande meraviglia vidi davanti a me aprirsi la folla in due metà lasciandomi così grande spazio di passaggio, mi avrebbe dovuto far piacere ed in effetti era così almeno nessuno urtava la mia sedia, poi però guardai Santana, era ancora accanto a me e sospirai vedendola camminare lentamente. Quando tornai a guardare di fronte a me per stare il più possibile attenta a non fare guai continuai a vedere la gente aprirsi davanti ai miei occhi man-mano che percorrevo il lungo corridoio :-“ come Mosè davanti al Mar Rosso” – dissi molto sottovoce arrivando al mio armadietto e fermandomi e con la mia sedia mi si fermò pure la mia mente distaccandosi dal mondo attuale, dal presente, e riproponendomi una serie sconfinata di ricordi :- “Come Mosè davanti al Mar Rosso”- dissi di nuovo sottovoce e chiusi gli occhi ricordando:-“ Ero nei Cheerios all’epoca, il terzo anno, l’anno dopo Beth e quando camminavo io percorrendo questi stessi corridoi nella mia divisa ondeggiando con il sedere la gente mi si apriva davanti come il Mar Rosso davanti a Mosè”-  dissi sottovoce quasi dimenticandomi che ci fosse Santana lì con me e quasi parlando da sola.


Quinn stava andando alla grande, si spingeva la carrozzina da sola e non aveva ancora urtato nulla ero felice, certo se camminasse lo sarei di più, ma date le circostanze volevo davvero che fosse brava nel “gestire il mezzo”. Insieme andammo al suo armadietto ed io mi appoggiai a quello accanto osservandola, stava parlando. Aveva parlato anche prima, ma avevo come la netta sensazione che non stesse parlando tanto con me ma con se stessa. L’ascoltai con attenzione, era vero: tutte le sue parole erano vere e capivo come ci si potesse sentire conoscendola.
-“ Come vedi non è cambiato molto, ti rispettano Q. perché tu non crolli mai sei forte.” – dissi guardandola e le aprì l’armadietto buttando una combinazione a caso :- “ La mia data di nascita è la tua combinazione?”- domandai retorica ridacchiando e le presi dei libri e dei quaderni posandoglieli sulle gambe: - “questa si che è una sorpresa”- dissi e la guardai.


Tutto ad un tratto, mentre io continuavo a pensare a tutto quello che avevo vissuto in quei corridoi, sentì la voce di Santana ed ascoltando le sue parole sorrisi : - “ si non è cambiato molto in realtà” – dissi guardandola e sorrisi timidamente quando scoprì che la password del mio armadietto era la sua data di nascita: - “ così sono certa di non poterla mai dimenticare”- dissi guardandola e continuai a sorridere guardando poi le mie immobili gambe sulle quali ella aveva posato i libri ed i quaderni richiusi l’armadietto allungando il braccio e misi le mani sulle ruote: - “Ora devo ricordarmi dove devo andare…”- dissi borbottando, ma lei mi interruppe :- “Tra dieci minuti circa devi essere nell’aula del Glee quindi…”- non completò la frase il che mi incuriosì ancora di più, ma mai come quando la vidi camminare a passo svelto allontanandosi da me. Non capivo perché lo stesse facendo, insomma non le avevo detto nulla eppure quasi correva via e non riuscivo proprio a comprenderla, mi guardai intorno e dietro più che potevo per capire se magari fosse presente qualche pericolo però non vidi nessuno e sospirai non capendo. Misi le mani sulle ruote e spinta dalla bramosia di conoscere e di comprendere le girai più forte e veloce che potevo andando nella direzione nella quale era andata lei ed ecco che mi trovai dopo non so quanto tempo di fronte all’aula del Glee.
Sospirai e mi feci coraggio, da dentro non sentivo nemmeno un rumore e le luci erano spente eppure ero quasi sicura di avere visto Santana entrare proprio lì. Sono una persona abbastanza paurosa il che mi faceva essere abbastanza titubante sull’entrare in una stanza tutta buia specialmente data la mia sedia enorme e la mia poca dimestichezza con quest’ultima. Deglutii ed entrai girando le ruote lentamente per non far troppo rumore non si sa mai cosa può succedere, specialmente al buio. Ho paura del buio…
:- “S-S-Santana?!” – domandai titubante girando ancora le ruote della mia sedia verso  non so cosa fino a che non urtai qualcosa. Non sapevo cosa fosse, poteva essere tutto. Cercai di muovermi, ma urtai ancora : - “S-S-Santana dove sei?”- domandai cercando ancora di muovermi quando all’improvviso sentì un rumore fortissimo che mi spaventò talmente tanto che stavo per andarmene se solo avessi saputo gestire questa stupida carrozzina, poi venne un altro rumore stavolta era un rombo basso e prolungato che mi faceva davvero paura, sentivo la pioggia fuori dalla finestra che per la velocità con la quale scendeva sembrava più che altro essere grandine.
Girai le ruote e cercai di andarmene od almeno di trovare il muro con l’interruttore sperando fosse alla mia portata poi sentì degli altri rumori che non saprei mai descrivere e come delle cose che si rompevano susseguite da una porta che sbatteva. Mi voltai e vidi che era la porta di quest’aula ad essersi chiusa, stavo tremando come una foglia perseguitata da tutti quei rumori e se fossi stata libera sarei corsa via, ma quando decisi di uscire urtai ancora qualcosa che però stavolta mi rispose : - “Ahi!”-.
Cercai di vedere di chi si trattasse quando tutto d’un tratto si accese la luce, era lei San. La guardai di nuovo come se fosse comparsa la mia salvatrice ed il mio angelo custode:-“ Ti ho chiamato almeno tre volte e non hai mai risposto. Eri entrata qui, ne sono sicura.” – dissi guardandola.


“Si Quinn, lo so che mi hai chiamato, ero venuta però me n’ero anche andata ero nell’aula accanto. Stavo finendo un compito quando ho sentito il brutto tempo ed ho pensato che tu fossi venuta qui.
Non ti avrei mai fatto mettere paura spegnendo la luce, so che sei una fifona…”- dissi guardando Quinn e le accarezzai i capelli per calmarla poi andai dove sta il pianoforte e togliere con un semplice movimento del braccio un lenzuolo che stava a coprire lo striscione che le avevamo fatto con scritto “Bentornata Quinn” e mi voltai verso di lei per vedere che espressione avrebbe fatto :-“ visto ci siamo impegnati per il tuo ritorno”- le dissi guardandola. Devo ammettere che era davvero bella ora, aveva la tipica espressione di una persona meravigliata, anche se non ne capivo bene il motivo. Si okay le avevamo fatto uno striscione con la scritta rosa e circondato da fiorellini colorati o gattini disegnati da Brittany dei quali sinceramente mi sfuggiva il significato, ah c’era anche un unicorno…comunque sia non era venuto del tutto male ed indubbiamente le firme che ci avevamo messo erano sparse qui e lì per l’intera superficie del tessuto celeste.
-“ La mia firma è la più bella ammettiamolo…”- dissi ridacchiando indicando la mia firma accanto ad un fiorellino:- “i gattini non so cosa c’entrino li ha fatti Brittany, anche l’unicorno credo sia opera sua sai?” – dissi ridacchiando e sentì quello che mi rispose :-“l’avevo immaginato…certo una firma degna di un premio”- sorrisi e le andai vicino, estrassi dalla tasca un tovagliolo di stoffa e glielo misi davanti agli occhi facendone così una benda :-“ Ora però sta zitta e buona che non è finito”- dissi semplice per poi uscire fuori dall’aula rimanendo sulla soglia della porta, mi sarei sentita in colpa a lasciarla da sola anche bendata su quella sedia e poi per quello che dovevo fare non c’era bisogno di andare a spasso per la scuola bastava avere la “giusta leva”. Pensai e ripensai mentre lei mi domandava più volte cos’altro ci fosse ed io le ripetevo che era una sorpresa, poi ad un tratto: IDEA! Avrei fatto venire tutti quelli del Glee qui, sarebbero entrati le avrebbero detto due parole o si sarebbero stati zitti, come mi illudevo avrebbe fatto la Berry, e l’avrebbero abbracciata facendola sentire di nuovo a casa e parte di una famiglia.
Ora il problema era solo nel come far venire in quest’istante un po’ prima rispetto alle prove tutti tutti qui,di solito si arrivava in ritardo mai in orario. Dovetti pensarci solo pochi istanti, poi presi il cellulare e digitai rapidamente un messaggio e lo inviai.
Quinn, ovviamente, continuava a domandarmi di cosa si trattasse ed io tornai da lei, per quanto presto sarebbero potuti arrivare stimavo una decina di minuti di tempo per la Berry con la truppa quindi dovevo continuare a ricamarci sulla situazione ed a stimolare la curiosità di Q. :-“Sai, credo che sarà una sorpresa che ti piacerà e non poco… devi solo aver pazienza”- dissi andandomi poi ad adagiare sulle sue gambe, le misi le braccia attorno alle spalle e la guardai. Non so cosa mi prese, ma era più bella del solito, la luce che le si appoggiava sul viso la rendeva semplicemente meravigliosa ed a tratti se mi soffermavo a guardarla bene sembrava come se sul suo corpo ed in modo particolare sul collo le si formasse l’arcobaleno. Muta mi soffermai ad osservarla come se stessi contemplando un’opera d’arte d’ inestimabile valore e la guardai con occhi totalmente nuovi, lei era il mio capolavoro.
Non so cosa mi prese, ma mentre la vedevo sorridere curiosa della sua sorpresa sentì qualcosa di forte che forse non saprò mai spiegare ne raccontare, ma il bisogno era forte ed il cuore pulsava a più non posso.  Avvicinai il mio torace al suo e sentì i nostri seni toccarsi, sarà che i miei sono più grossi, avvicinai il viso al suo e sentì il suo respiro nel mio. Accennai un sorriso anche se sapevo che non poteva vedermi e le sentì mettermi una mano sulla pancia. Sospirai e le sfiorai le labbra con le mie chiudendo gli occhi.
Lei non rifiutò e questo mi sembrò strano, ma tutto era strano in quel momento. Continuai a baciarla dolcemente e delicatamente mentre la mia mente era confusa e si chiedeva cosa stesse pensando.


Santana mi aveva bendata per una seconda sorpresa e dopo un po’ capì che era seduta su di me perché sentivo la sua presenza ed il suo forte profumo Chanel Chance, accennai dei piccoli sorrisi prima di sentire il suo seno scontrarsi con il mio ed infine le sue labbra toccare le mie, non so bene cosa stesse succedendo ne perché stesse accadendo, ma sicuramente era lei, le labbra erano le sue ed anche il resto del corpo. Non rifiutai, nemmeno io cosciente del motivo semplicemente non sentì ribrezzo mentre si avvicinava ne quando iniziò il bacio ma provai qualcosa. Il mio cuore batteva veloce e dentro di me gli ormoni stavano impazzendo, non ero in imbarazzo e non mi era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che lei era una ragazza e la mia migliore amica, mi stava sembrando tutto così semplice e così naturale.
Lasciai che le nostre lingue si intrecciassero lentamente e che il mio battito del cuore accelerasse inciampando nel suo e le misi una mano sulla pancia spostandola poi alla schiena ed accarezzandole quest’ultima. Non vedevo, ma se questo faceva parte della sorpresa allora ero in paradiso.


Quinn mi continuava a baciare ed io continuavo a baciare lei e nella mia mente tutto sembrava un po’ più nitido nella confusione, ero andata tutti i giorni a trovarla in ospedale e mentre lei dormiva avevo sempre desiderato stendermi al suo fianco e darle un bacio quasi come fossi un principe che salva la principessa.
Sospirai e continuai a baciarla mentre sentivo la sua mano corrermi su e giù lungo la schiena. Non pensai a nessuno ero single e continuai a pensare a questo bacio, a vivermi il momento ed a ricomporre quasi i pezzi di un puzzle che non finiva però ora.
Ad un tratto però, abituata ad avere un udito sopraffino per non essere scoperta da mia madre le volte che limonavo con chiunque a casa, sentì un rumore. La porta, credo si stesse aprendo e cercai di staccarmi da Quinn rapidamente di una cosa ero certa: se c’era qualcuno in quella stanza oltre noi di certo non volevo che mi vedesse in questo momento, avevo paura dei giudizi della gente e questo sarebbe rimasto per un po’ il segreto tra me e la Fabray; il mio tentativo di interrompere quel bacio così meraviglioso si rilevò per essere solo un misero fallimento. Quinn non mi voleva lasciare ed io avrei continuato le ore e così continuai cercando di non pensare al rumore sottilissimo che avevo sentito prima.

Però ad un certo punto ne sentì un altro e stavolta ero sicura che fosse in questa stanza, cercai di staccarmi sussurrando a Quinn :-“ Deve venire la sorpresa ora…”- lei sorrise ed io la guardai sorridendo sentendo che stavo arrossendo, poi cercai di voltarmi per vedere chi stesse nella stanza, ma non vidi nulla. Mi alzai ed andai verso la porta, non c’era nessuno. Mia impressione? Forse sarà stato il vento a farla sbattere le finestre alte della stanza erano aperte.
Eppure ero sicura di aver sentito qualcuno, mi continuai a guardare intorno e nulla. Andai a chiudere bene la porta controllai se nel cellulare avessi nuovi messaggi, ma nulla.
:-“Tutto okay Santana?”- sentì Quinn domandarmi con un tono della voce quasi normale un po’ affaticato dal bacio e mi voltai verso di lei. Era una persona  paurosa ed era bendata su una carrozzina come avrei mai potuto dirle che stavano succedendo delle cose, bacio a parte, che non riuscivo a spiegarmi. L’avrei fatta morire di paura, dovevo darle sicurezza e così mentì :-“ è tutto okay, non preoccuparti…ci sono io…”- decisi di tornare da lei senza risolvere il mistero, mentre lei mi disse che se la sorpresa non era pronta non faceva nulla, durante il bacio avevo perso la cognizione del tempo e non sapevo quanto ne fosse trascorso. Ad un certo punto però trovai la traccia che cercavo: qualcuno era entrato in quella stanza mentre io e Q. ci baciavamo e sapevo pure di chi si trattava, mi chinai e raccolsi da terra la prova osservandola attentamente.
 
  
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