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Autore: vampireknight    29/06/2008    1 recensioni
[...]Come a rallentatore vidi il suo braccio stendersi a coprire la distanza che ci divideva, la sua mano sempre più vicina. E poi percepii il calore delle sue dita, che seguivano leggere la scia umida sul mio viso. Mi sentii come se il tepore che emanava mi avesse invaso tutta, in un abbraccio consolatore. Una lacrima brillò sul suo dito quando ritirò il braccio: lo vidi osservarla, pensieroso, e poi avvicinarla alle labbra. Gerard Way, ad occhi chiusi, assaporò il mio dolore.[...]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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**Roxy POV**

Ogni traccia, dovevo cancellare ogni traccia di lui.

Sfregai con violenza la spugna sulla pelle, fino a farla arrossare, ancora e ancora, fino a farla bruciare, fino a cancellare la sensazione delle sue mani.

Toc toc.

“Roxanne, tutto ok? È un'ora che sei lì dentro”.

Era rimasto, anche se non glie l'avevo chiesto. Non avevo detto una parola da quando eravamo in macchina.

Sciacquai gli ultimi residui di sapone e chiusi l'acqua.

Non osai guardare lo specchio, non volevo vedere il mio viso, lo sfacelo. I graffi sparsi sul mio corpo, piccole linee rosse, bruciavano terribilmente, i lividi, le sue impronte, dolevano ad ogni movimento. Gettai i vestiti sporchi nella cesta, senza degnarli di uno sguardo. Non pensavo a nulla.

Indossai lentamente la vecchia felpa e i pantaloni della tuta, gemendo ogni qualvolta il tessuto sfiorava una ferita. Ferita del corpo, ferita del cuore.

Non ci pensare, non ricordare.

Presi l'asciugacapelli e, collegatolo alla corrente, iniziai ad asciugarmi i capelli, come un'automa. Una ciocca alla volta, fino a stirarli completamente, gesti maniacali e nervosi, dando le spalle allo specchio.

Ora sono pulita, ora posso uscire.

Staccai la spina e riavvolsi il filo, facendo aderire perfettamente una spira all'altra. Chiusi lo sportello accanto allo specchio, gli occhi bassi. Non guardare il tuo riflesso.

Aprii la porta, facendo scattare la serratura. Avevo bisogno di acqua, dovevo andare in cucina.

Lui mi aspettava in corridoio, fuori dal bagno, appoggiato al muro. Lo guardai in viso. Mi rivolse un sorriso triste mentre guardava i segni sugli avambracci.

Sei ancora sporca, devi lavarti.

Ritornai di corsa in bagno, senza curarmi di chiudere la porta. Lasciai scorrere l'acqua rovente del lavandino, riprendendo in mano la spugna. Sfrega più intensamente, cancella ogni macchia. Sei sporca.

“Che stai facendo?!”. Era dietro di me, allarmato. Non alzai lo sguardo verso il suo riflesso, non volevo incrociare i suoi occhi, troppo puri per una persona sporca come me. Non guardarmi, non guardarmi!

“Sono sporca, devo lavarmi” risposi piatta.

Sfrega più forte, cancella ogni traccia.

“Smettila” disse tranquillo, poggiandomi una mano sul braccio.

“Sono sporca, devo lavarmi” ripetei, atona.

Cancella ogni traccia, cancella tutto.

“Basta!”. Mi strappò la spugna dalle mani e chiuse il rubinetto. “Sei tutta rossa” mormorò triste, asciugandomi con delicatezza gli avambracci.

Allontanai con uno scatto le sue mani. Lui è pulito, non deve toccarti.

“Non toccarmi, io sono sporca”.

“Roxanne, calmati”. Scossi la testa. Lui non poteva capire, non poteva sapere. Mi mise una mano sotto al mento, cercando di incontrare i miei occhi. “Guardami”.

Mi scostai violentemente. “Non toccarmi, non guardarmi!”.

Mi afferrò per le spalle e cercai di sfuggirgli.

“Smettila di fare così, calmati!”. Era agitato, ma io ancora di più; isterica, irrazionale.

“Non guardarmi, va via!” strillai, mentre le lacrime rendevano sfocata la vista.

“NO!”. Urlò così forte che abbandonai la mia inutile lotta. Alzai lo sguardo sul suo viso. Gli occhi brillavano rabbiosi, le guance arrossate e il respiro ansante, ultimi segni della sua foga.

Mi strinse forte a sé; ero troppo debole per ribellarmi alla sua presa ferrea.

“Ti prego, ora smettila. Sei pulita. Va tutto bene, ci sono io con te” sussurrò dolcemente nel mio orecchio, accarezzandomi i capelli e la schiena.

Qualcosa si aprii in me. Le lacrime sfuggirono alla trappola delle ciglia, i singhiozzi mi mozzarono il respiro. Mi abbandonai ad un pianto disperato, stringendo spasmodicamente il davanti della sua camicia, nascondendo il mio viso nel suo petto.

“Non lasciarmi, non lasciarmi” lo pregai tra i singhiozzi.

Mi baciò dolcemente la tempia, cullandomi tra le sue braccia. “Non lo farò. Te lo prometto”.


**Gerard POV**

La tenevo sulle mie ginocchia, le braccia a circondarle la vita. Dormiva con il capo appoggiato sulla mia spalla, umida di lacrime.

Aveva pianto a lungo prima di calmarsi e addormentarsi. Io non ne ero stato capace.

Guardai distrattamente l'ora sull'orologio appeso al muro della cucina: le otto. Chissà quand'era che il sole era sorto? Non me ne ero accorto.

Roxanne si mosse tra le mie braccia, sospirando. Le baciai la fronte e si calmò.

Non avevo chiuso occhio tutta la notte. La rabbia era ancora forte in me, alimentata dalle immagini che vedevo ogni vota che chiudevo gli occhi.

Roxanne a terra, in lacrime. Le mani di quel bastardo che la toccavano ovunque. Il taglio sanguinante sulle dolci labbra di lei, i lividi e i graffi sulla pelle delicata.

Perché? Perché farle una cosa del genere? Avrebbe dovuto prendersela con me, non con lei. Vigliacco, schifoso bastardo. Solo una mente perversa poteva architettare tutto questo.

Mi sentivo frustrato. Non ero stato in grado di evitarle questo dolore. Mi sentivo impotente.

Roxanne si agitò di nuovo. Spostò il capo, sfiorandomi il collo con il naso,e incontrò il mio sguardo.

“Ciao”. Fece un tentativo di sorriso, molto mal riuscito.

“Ciao. Dormito bene?”. Fu la mia volta di sorridere e lo feci con tenerezza. Così dolce, così piccola e indifesa nel mio abbraccio.

“No, ma me lo aspettavo”. Sospirò, solleticandomi la pelle, e si raddrizzò, stiracchiando con un gemito la schiena.

“Caffè?” propose, sorridendo al mio sbadiglio.

“Caffè” assentii.

Si alzò, muovendosi goffa per il tanto stare ranicchiata, e si spostò in cucina.

Mi stesi sul divano, sospirando. Chiusi gli occhi, schermandoli con le braccia, e mi misi ad ascoltare il rumore di tazze e il gorgoglio della caffettiera.

Pochi minuti dopo, la sua voce vicinissima mi risvegliò.

“Ecco”. Posò la tazza sul tavolino accanto a me. Tolsi le braccia da viso e voltai la testa verso di lei.

Se ne stava in ginocchio sul pavimento e mi guardava al di sopra del bordo della tazza.

“Tu hai dormito?” domandò, dopo qualche attimo di silenzio.

“No, per niente” risposi, tirandomi su a sedere. Mentre prendevo la tazza pensai a quella strana sensazione di deja-vù. Ci eravamo già trovati così una volta. Ma allora era stato imbarazzante. E le premesse erano state completamente diverse.

Roxanne si alzò in silenzio e si inginocchiò sul divano, appoggiandosi allo schienale; sorseggiava lentamente il suo caffè, lo sguardo perso in un punto imprecisato della stanza. Anche io mi guardavo intorno, focalizzando ogni particolare dell'ambiente. L'appartamento era molto piccolo: una stanza da letto, un bagno e un soggiorno-cucina. Ma per quanto le misure fossero ridotte, era fornito di tutto l'essenziale e molto confortevole: era casa sua, e l'aveva arredata secondo i suoi gusti personali. Foto e poster alle pareti, lo stereo in un angolo, accanto ad una torre di cd. Niente decorazioni, niente fronzoli. Costruito a sua immagine.

Ritornai a lei, ancora persa nei suoi pensieri. I nostri occhi s'incrociarono.

“Come ti senti?”

“Uno schifo” rispose sinceramente, sorridendo amara.

“Fanno male?”

“Cosa?”.

Indicai con un gesto gli avambracci segnati e il labbro spaccato. “Le ferite”.

“Ah, non più di tanto. E a te? Hai un brutto taglio sulla guancia”. Si sporse verso di me e mi accarezzo la ferita, leggera come una farfalla. Mi lasciai sfuggire un gemito soffocato.

“Aspetta, prendo una pomata”. Prima che potessi ribattere si era alzata. La sentii armeggiare in bagno, aprendo e chiudendo sportelli e cassetti. Tornò subito dopo, stringendo cotone, pomata e una bottiglia in mano.

“Brucerà un po'. Ho finito l'acqua ossigenata”.

Mi toccò il taglio con in batuffolo di cotone imbevuto di quello che, a giudicare dall'odore, doveva essere alcool. Mi morsi il labbro e strizzai gli occhi. Finito di pulire la ferita, vi spalmò sopra un velo di pomata con gesti leggeri e precisi.

“Fatto” annunciò, scostandosi un poco. Era molto vicina e potevo notare un graffio sotto il mento che mi era sfuggito. L'accarezzai delicatamente e sfiorai il taglio sul labbro inferiore. Roxanne non si mosse di un centimetro.

“Scusa” mormorai.

Inarcò le sopracciglia, interrogativa. “Di cosa?”.

“Di non averlo evitato” spiegai amareggiato.

“Non avresti potuto” mi consolò lei, sorridendo dolcemente.

“Si, se mi fossi deciso prima” ribattei, scuotendo la testa.

“Gerard, io non...” iniziò, ma la interruppi.

“Capisci? Non c'è niente da capire. Io sono un'idiota e tu un'irresponsabile”. Ero stato più aspro di quanto avrei voluto, ma ormai ero deciso a dare sfogo alla mia rabbia.

“Che vorresti dire?” chiese irritata.

“Come ti salta in mente di tornartene a casa da sola a quell'ora? A piedi poi... sei una ragazza, cazzo!”. L'esasperazione, la frustrazione e la sensazione di impotenza stavano svanendo lentamente, mano a mano che davo sfogo ai miei sentimenti.

“Se non fossi arrivato in tempo, a quest'ora non ho idea di come staresti! Come hai potuto essere così folle? Pensavo avessi imparato la lezione la prima volta che quel bastardo ti ha messo le mani addosso, e invece...Cristo!”. Parlavo in fretta e ad alta voce: lei mi guardava furiosa, gli occhi fiammeggianti.

“Cosa vorresti dire? Che me lo sono meritata? Che siccome sono una ragazza indifesa non devo prendermi tutte queste libertà? Ma chi cavolo sei, mio padre?”. Stava urlando anche lei.

“Sto solo dicendo che ti sei comportata da stupida!” dissi di rimando.

“Non sono fatti tuoi come mi comporto! Non sono fatti tuoi se decido di tornare a casa da sola o...”

“Sono fatti miei eccome! Cazzo, non capisci che mi sto innamorando di te?”.

Roxanne spalancò gli occhi e la bocca. L'avevo detto. Ce n'era voluto, ma finalmente lo aveva saputo.

Furono attimi di silenzio interminabile.

“Gerard, io...” iniziò, ma la interruppi di nuovo.

“Aspetta fammi finire. Voglio spiegarti”.


**Roxy POV**

Lo guardai intensamente, in attesa che si decidesse a parlare. Avevo il cuore a mille mentre lo guardavo strofinarsi le mani sul viso, tormentarsi i capelli, mordersi il labbro.

Respirò profondamente e piantò i suoi occhi nei miei con fare deciso.

“Lo so, stai pensando che sono matto...ed è vero, perché tu mi hai fatto impazzire. Ogni volta che ti guardo, che sei vicino a me, vorrei stringerti tra le braccia e portarti via, in un posto segreto. Quando non sei con me è come se il sole si fosse eclissato: nei miei pensieri ci sei solo tu, da sveglio e nel sonno, non mi abbandoni mai. Sei così bella da sembrare irreale, un angelo del cielo. Mi hai ferito il cuore, Roxanne, e non riesco a guarire”.

Ascoltai la sua confessione sempre più stupita. Lui, pensare a me così intensamente, desiderarmi così ardentemente...non lo meritavo.

Scossi leggermente la testa.

“Gerard, io davvero, non so che dire”.

“Non dire niente. Credo di aver capito”. Cosa hai capito, Gerard? Che per me è lo stesso, se non di più? Ma io non ti merito, non sono degna del tuo affetto. Io, un essere così insignificante.

“Va bene anche così, anche se non mi ami. So farmi da parte, non c'è problema. Uscirò dalla tua vita, te lo giuro”. No, no! Avrei voluto dirgli, ma la voce era venuta a mancare.

“Volevo solo che sapessi. Almeno troverò pace con me stesso. Frank potrà ridere di me quanto vorrà, ma io...”.

Non so cosa sia scattato. Sarà stato il fatto che non riuscivo a parlare e che volevo disperatamente fargli capire cosa provavo per lui. Ma le parole non sarebbero bastate comunque. Troppe erano le cose da dire, troppi i sentimenti da spiegare. Probabilmente ci avrei messo una vita. Ecco perché l'ho fatto.

Scattai verso di lui, prendendo il suo viso tra le mani, e soffocai le sue spiegazioni con le mie labbra.


**Gerard POV**
Il suo spostamento fu talmente rapido che non me ne accorsi. Mi ci volle qualche secondo per capire che mi stava baciando. Reagii al rallentatore, sollevando le braccia, pesanti come il piombo, e circondando le sue esili spalle. Sentii che anche lei si era mossa, avvicinandosi di più e circondandomi il collo. Sentivo il sapore di caffè delle sue labbra mentre le schiudevo con la lingua, passando da un semplice sfiorarsi di labbra ad un bacio più impetuoso. Quanto avevo desiderato quel contatto, quel momento!

Roxanne rispose con passione, cercando di trasmettermi i suoi sentimenti. E io avevo capito.

La strinsi ancora più forte, cadendo lentamente all'indietro sul divano. Ci separammo solo quando l'aria cominciò a mancarci, facendoci girare la testa.

“Ti amo anch'io” sussurrò ansante. Mi rimpossessai con foga della sua bocca. Sei mia ora.


**Roxy POV**

Quelle labbra, così delicate e impetuose allo stesso tempo mi stavano facendo girare la testa. Non avevo mai provato una cosa simile in vita mia. Il mondo si era dissolto attorno a noi e non capivo più niente. Non c'era nessun suono oltre a quello dei nostri respiri, dello schioccare dei nostri baci.

Semplicemente magico.

E improvvisamente non mi importava più se ero insignificante o banale. Aveva scelto me, era me che amava: ed ero felice come non lo ero mai stata.


**Gerard POV**

Il suo profumo, il calore del suo corpo mi stavano facendo impazzire. Le accarezzai lentamente la schiena, indugiando sulla porzione scoperta alla base della colonna. Sfiorai con la mano la sua pelle calda, facendola tremare. E non andai oltre. Si era irrigidita e avevo capito che per lei non era il momento adatto. Ancora troppo presto.

Riportai la mano dietro la sua nuca, intrecciando le dita ai suoi capelli, e sentii i suoi muscoli sciogliersi, il tocco delle labbra farsi più dolce e meno intenso.

Ci separammo dopo quella che mi parve un'eternità, l'eternità più bella che potessi desiderare.

La guardai aprire lentamente gli occhi, sognante. La ragazza più bella che avessi avuto la fortuna di incontrare.


**Roxy POV**

Aprii gli occhi poco a poco, per conservare quelle sensazioni così intense. Sotto di me, Gerard mi guardava intensamente, un sorriso dolcissimo ad illuminargli il volto stanco.

“Wow” dissi.

“Già, wow” assentì.

Mi accarezzò la guancia, portando indietro una ciocca di capelli, fino a bloccarla dietro l'orecchio.

“Avevi capito tutto, eh?” ironizzai io, guardandolo divertita.

“In genere, sono un tipo intuitivo” rispose lui, malizioso “ma sono felice di essermi sbagliato.” mormorò chiudendo gli occhi.

Con la punta delle dita cominciai a tracciare delicatamente i tratti del suo viso: il naso piccolo, le labbra sottili, le sopracciglia decise. Ancora non riuscivo a capacitarmi che tale perfezione avesse scelto me. Sfiorai piano la ferita rossastra sulla guancia.

“Scusa” mormorai, ma non rispose. Il suo respiro si era fatto lento e profondo, il suo abbraccio era più rilassato. Le labbra chiuse, che prima erano state così ardenti, ora avevano un aspetto così innocente, con quel sorrisetto a incresparle.

Gli accarezzai la guancia sana, dalla tempia fino alla mandibola e gli scostai i capelli corvini e soffici dalla fronte. Non potei fare a meno di restare qualche minuto in contemplazione, sorridendo di felicità.

Tuttavia le poche ore di sonno inquieto non mi avevano fatta riposare a sufficienza e il caffè non era riuscito a fare effetto. Al decimo sbadiglio, che mi fece lacrimare gli occhi, decisi che era ora di dormire anche per me.

“Sogni d'oro, Gee” gli augurai, posandogli un bacio sulla guancia. Mi accoccolai contro il suo petto, respirando il suo profumo. Non ci volle molto perché il tepore e il senso di protezione mi abbandonassero alle braccia di Morfeo.






Hellooooooooo!!! Quanto tempo, eh?
Lo so, lo so, sono una vera piaga con gli aggiornamenti!!! Ma prometto che, non appena finiti gli esami riprenderò a scrivere! (anche perché, prima o poi, dovrò pur trovare una fine...)

Allora, siccome non ho molto tempo, non mi perdo in saluti complessi (non voglio studiareeeeeeeeeeeeeeee!!! T_T)...

Perciò, un grazie specialissimissimissimo a jessromance che, nonostante tutto, continua fedelmente a commentare! Grazie infinite e stai tranquilla: non sarà Gerard, ma sto iniziando a convincermi che i cavalieri non si sono ancora estinti! XD

Un grazie infinite anche a chi continua a leggere e a perdere tempo appresso a un'insulsaggine di questo genere!

THANX EVERYBODY!!!!

A prestooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!

  
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