Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: ehikidrauhl    12/03/2014    1 recensioni
-eih piccola, un giorno sarai mia.- mi girai -uh, mi sente anche quando è in coma profondo.- continuava ad accarezzarmi dolcemente, sentivo il suo respiro sulle mie labbra, cercai di non sorridere, di restare ferma -vorrei sapere se tu mi vuoi come ti voglio io. Mi sto rendendo conto che è inutile parlarti se tu dormi, quanto sono stupido...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni vicoli di New York erano stretti, stretti come un tubetto di maionese, per quanto potessi amare la maionese i tubetti mi facevano sentire sempre claustrofobica, e non ancora non so il perché, quando la maionese è quasi alla fine non esce tutta, ne resta sempre un pochino, e tutti ci restano male, perché ti aspetti di mangiare quella squisitezza fino all'ultimo goccio. Ecco stretti come la metro piena, un taxi da dividere, un peso da tenere in un corpo. Un peso forse reale, forse solo mentale, ma comunque un peso che ti porti dietro, che marcisce, giace lì per mesi, lo vedi crescere e non sai che fare, mangi cercando di digerirlo, ma non ci riesci, puoi usare tutti i metodi del mondo, non puoi cagare un peso psicologico, una bugia, un SEGRETO. Solo un segreto può pesare tonnellate dentro un corpo che pesa chili. Misi le chiavi nella toppa e aprii silenziosamente la porta, niente risuonò dentro il vuoto della casa, nessun rumore, solo la busta con le patatine faceva rumore, e in se faceva un casino assurdo. "ti posso chiamare?" chiese Justin in un messaggio "aspetta, finisco di cenare" risposi mentendo, buttai tutto nella spazzatura e mi coricai con il computer sulle gambe. Andai in bagno, ancora niente, due settimane, sono troppe. Poco dopo la voce di Justin uscì dal telefono -Sei silenziosa, che hai?- chiese mentre armeggiavo sui tasti
-Umh. Niente.- dissi. 
-Siamo da dieci minuti al telefono e tu non fai altro che picchiettare sui tasti del computer.- 
-Eh...- chiusi il pc e lo buttai via sul letto.
-Sei stanca? Non hai voglia di sentirmi?- insistette. 
-Sì, no, cioè...- 
-Okay, che succede?- succede che potrei avere un ritardo e tu potresti non saperlo, ma sai è difficile da dire. -Aravis, non restare zitta, se c'è qualcosa che non va dimmela.- 
-Sì, c'è qualcosa che non va.- 
-Ooh, ora dimmi cosa non va e risolviamo insieme.- 
-Io...- 
-...Tu?- 
-...Sono un paio di giorni destabilizzata fisicamente.- okay ammetto che la mia espressione era fin troppo presa dall'ansia e da sola non significava un benamato cavolo.
-Aravis, non parlare nella tua lingua, fatti capire.-
-Ho...- cercai di parlare ma non emettevo suono. -...Justin ho un ritardo.- non rispose -Dimmi che sai cos'è, e non ti devo spiegare che sono probabilmente incinta.- dissi spiazzata da quel silenzio. 
-Come "probabilmente"? Se diventerò padre voglio saperlo ora.- 
-Giusto, anche io, cioè se diventerò madre. Aspetta vado a pisciare su un test di gravidanza, senza il mio ragazzo vicino. E ti dirò per telefono che sono incinta, certo.-
-Non illudiamoci, magari non sei incinta.- disse stranito -Saresti felice?-
-Certo.- dissi. -Quando torni facciamo il test...- 
-Come lo facciamo? Io torno tra due settimane.- 
-Lo capirò se sono incinta no?- 
-Sì, ma comunque Aravis...- 
-Cosa Justin? Io voglio essere con te quando lo saprò.- 
-Okay...- finita la conversazione. Non sembrava neanche felice e mi faceva stare male. Era assente, non era sul mio pianeta. Potevamo essere genitori, e lui voleva saperlo subito. Magari era una responsabilità troppo grande per lui, per me, per noi. Ma un piccolo feto non poteva rovinare una bella relazione. Eppure sembrava aver distrutto l'umore di Justin. 
  
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