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Autore: FlyChick    13/03/2014    1 recensioni
..."Non puoi sempre ottenere tutto quello che vuoi Shannon."
"Cos'è? Sei diventata una fan dei Rolling Stones? You can't always get what you want..." si mise a canticchiare.
"Lo sono sempre stata e lo sai. Non cambiare discorso."
Shannon prese una sigaretta. Un'altra.
"Perché fai tutto questo?" chiese lei osservandolo mentre la portava alla bocca.
"Questo cosa?"
"Questo. Fumare, bere... e tutto il resto."
"Il resto?"
"Si, portarti a letto ogni ragazza che incontri. O quasi."
"Perché? Perché lo faccio, mi chiedi? Perché é una tortura. E' una tortura Evelyn."
"Cosa?"
La guardò, meravigliato e deluso da quell'ennesima domanda di ovvia risposta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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62.The Perfume
-I'm A Selfish Bastard. But At Least I'm Not Alone.-

Your Perfume

Mumbai,
pochi giorni dopo...

Jared come al solito non dava pace alle orecchie della povera Emma. Vicki e Tomo passeggiavano davanti a loro mano nella mano, guardandosi attorno. Shannon, dietro al fratello con Evelyn, cercava di non dargli retta. Erano nel bel mezzo di un mercato. I colori, i profumi, i suoni: era tutto quanto... magico. Era un mondo totalmente estraneo al loro, meravigliosamente diverso e tranquillo.
"Dobbiamo liberare la mente! E' questo l'obiettivo fondamentale della nostra permanenza qui. Emma, trova il tuo mantra, libera la mente. Concentrati." fece Jared gesticolando.
Lei sembrava ignorarlo scocciata.
"Avanti! Attiva i tuoi punti di forza, i tuoi Chakra! Trova la tua serenità, liberati da tutto, è il Nirvana, il Nirvana!"
Emma lo guardò stranita incrociando le braccia, continuando a masticare il suo chewing-gum. Jared si rassegnò.
"Ragazzi," disse a tutti gli altri, "vi prego datemi uno spunto per farle capire che non sono un idiota. Sono a corto di idee ormai."
"Piantala."
"Come sarebbe a dire?! Piantala a me?! Non sfidare il Karma! Il Karma ti..."
"Jared!" lo zittì la bionda.
Evelyn nel frattempo si fermò davanti ad una bancarella. C'erano sari d'ogni tipo. Alcuni estremamente elaborati, altri colorati d'arancione o di turchese. Indossò un velo attorno alla testa come quelli che aveva visto indosso a diverse donne nell'arco della giornata, voltandosi poi verso Shannon.
"Sei bella proprio in ogni parte del mondo."
Lei ridacchiò.
"Ma menomale che eri in quella giusta." e la baciò.
Tornarono ognuno nella propria stanza prima del tramonto, Jared l'aveva previsto nel suo programma. Aveva scelto un villaggio caratteristico come luogo dove passare le nottate. Era tranquillo, fresco e molto pittoresco. Le case, le loro forme, le finestre, le tende leggere, le balconate decorate. Sembrava di essere in una fiaba.
"Lo sapevi che il Taj Mahal è stato costruito nel 1632 da un imperatore talmente devastato dalla morte della preferita fra le sue mogli da dedicarle un intero mausoleo?" fece Evelyn seduta sulla dormeuse in fondo alla stanza.
"Il 'Ta' che cosa?" ribatté Shannon uscendo dal bagno senza maglietta, asciugandosi i capelli con un asciugamano.
Evelyn avrebbe voluto replicare, ma alla vista di quello che era ormai diventato il suo territorio non poté evitare di sentire un brivido lungo la schiena.
"Ehm..." fece.
Era il momento di agire. Si, aveva una sorpresa per lui.
"Il 'Ta' cosa, Eve?" ripeté lui non sentendo risposta, passandosi l'asciugamano sulla testa e sul volto.
Di nuovo silenzio.
Sentì le mani fredde di Evelyn sulla sua schiena. Sul costato. Sugli addominali. Il suo seno premeva sulla sua schiena e la sua testa poggiava sul suo tatuaggio. Shannon si tolse l'asciugamano dalla faccia voltandosi e realizzando che la lucida sottoveste di seta che Evelyn stava indossando fino a qualche attimo prima ora era stropicciata a terra, lontano da loro, sul tappeto sul quale si trovava la dormeuse; e che era veramente difficile togliere lo sguardo da quel poco pizzo nero che ora le abbracciava le curve e soprattutto da quel reggicalze.
"Wow."
Disse la prima cosa che gli venne in mente.
"Eve, cosa stai...?"
"Ssssht." gli fece lei prendendogli i polsi e indietreggiando dolcemente, a piccoli passi.
Non osava guardare altrove se non nei suoi occhi, e non gli disse una parola, non ce n'era bisogno. Un passo, un altro ancora. Gli occhi azzurri di Evelyn fissi nei suoi. Il sorrisetto di Shannon dava ad intendere che ormai sapesse perfettamente che lei stava facendo sul serio. Un altro passo. Il letto con le lenzuola color porpora era proprio lì, dietro di lei. Si fermò, stringendo i forti bicipiti di Shannon e spingendolo sul letto invertendo i ruoli. Lui non osò opporre resistenza, rabbrividendo per il contatto della sua schiena con le lenzuola fredde, nemmeno quando Evelyn inginocchiata sopra di lui comincio a scendere alla ricerca delle sue labbra, abbandonando completamente il suo corpo bollente sopra il suo.
Baci che bruciavano come il fuoco.
Shannon avrebbe voluto afferrare la sua vita stretta, rinvertire i ruoli e prendere il comando, passare subito al sodo e portarla alle stelle come faceva sempre; ma cercò di contenersi, volendo vedere fino a che punto si sarebbe spinta. Infatti Evelyn si alzò spettinata, lo guardò respirando a pieni polmoni riprendendo fiato. Sgattaiolo fuori dal letto, Shannon si sedette contemplando la sua imprevedibilità. Evelyn posò un piede sul letto piegando la gamba. L'orlo di pizzo delle calze attorno alla sua coscia a pochi centimetri da lui. Forse, il meglio doveva ancora venire. E stava per arrivare proprio in quel momento.
Lei lasciò a Shannon tutto il tempo di ammirarla. I suoi occhi venerarono il suo corpo partendo dalle gambe fino ad arrivare all'azzurro delle sue iridi. Evelyn aprì il gancetto del reggicalze. Il primo.
"Ti ricordi dei miei capelli? Le 'fiamme'?"
Irresistibile. Non avrebbe saputo descriverla in altre parole in quel momento.
"Si."
"E ti ricordi..."
Il secondo gancetto.
"...delle cose che io non immagino nemmeno, e che tu mi faresti?"
Evelyn fece scendere lentamente la calza fino alla caviglia, togliendosela.
"Si."
"E il fatto di dormire nello stesso letto, te lo ricordi?"
Evelyn posò l'altro piede di fianco a lui, aprendo il primo gancetto.
"Perfettamente."
Il secondo gancetto.
"Il fatto che io ti trovi estremamente interessante?"
Mettendogli una mano dietro la nuca avvicinò Shannon a sé. Occhi negli occhi, le labbra di lui a pochi centimetri dal suo ventre. Troppi pensieri per la sua testa, troppi. Ma Evelyn condusse le sue labbra fino al bordo dell'unica calza che le rimaneva.
"Certo." disse lui cercando di trattenere tutti gli istinti, che non avevano intenzione di dargli pace.
Sotto lo sguardo attento di lei, Shannon non esitò ad afferrare l'orlo di pizzo con i denti e a farlo scendere sempre più giù, carezzandole la pelle morbida fino a toglierle la calza.
Evelyn indietreggiò di qualche passo aprendo il gancio del reggicalze lasciandolo scivolare a terra e dandogli le spalle.
"E... il giusto passaporto?"
Si slacciò il reggiseno, lasciandolo cadere sul pavimento.
"Te lo ricordi?"
"Basta così." fece Shannon alzandosi dal letto e camminando a passo deciso verso di lei, "Hai vinto."
La stava per raggiungere, voleva sentirla fra le sue braccia, finalmente fra le sue braccia...
Shannon aprì improvvisamente gli occhi.
Si sedette velocemente.
Vagò per la stanza con lo sguardo con il cuore che batteva a mille, passando in rassegna ogni singolo angolo.
Era lui, solo al centro di un letto per due.
La stanza vuota, buia.
La grande vetrata che dava sul balcone aperta, un cielo senza luna. Un'aria gelida attraversava la sua pelle sudata. Il leggero lenzuolo color porpora lo ricopriva fino alla vita.
Lei non c'era.
Lei non c'era mai stata.
-Cazzo.- pensò lasciandosi cadere fra i cuscini a braccia aperte e osservando il soffitto.
Maledizione. Aveva bevuto troppo Arak, Saké o come accidenti si chiamasse. Non voleva più saperne di alcolici del genere.

Our time apart, like knives in my heart.

Era perfetto. Era semplicemente perfetto. Il pensiero di lei lì, dei suoi capelli, della sua pelle.
L'amore di lei, la pace che gli sapeva dare e il suo corpo lascivo erano ciò che più gli mancava ogni volta che era costretto a posare la testa su un cuscino che non era il suo, prima di addormentarsi in un letto vuoto. Fantasticò guardando nel vuoto col sorriso sulle labbra. Avrebbe dato qualunque cosa pur di averla lì accanto a sé, pur di avere la sua vivace chioma appoggiata sul petto, pur di sentire il profumo della sua pelle, pur di sentire il suo respiro lento.
Si alzò alla ricerca dei jeans. Dalla tasca destra prese sigarette e accendino e si diresse verso la grande balconata decorata. Accese la prima sigaretta. In lontananza si vedevano le piccole luci dei villaggi limitrofi ed il silenzio regnava, disturbato unicamente dal leggero sibilo della fredda brezza notturna. Shannon soffiò una nuvola di fumo nell'aria.
-Shannon quando smetterai di fumare?-
Lei era ovunque, in ogni cosa. Nei suoi pensieri, nei suoi sogni più proibiti, era nell'aria, nella notte, nel saké, nell'ultima sigaretta; ma non sul sedile di fianco a lui sull'aereo che l'avrebbe portato in Australia a pochi giorni di distanza.
"Ci vediamo presto bimba."
  
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