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Autore: xvivodiharry    14/03/2014    3 recensioni
Eh sì, frequentavo quel dannato liceo da ben due anni, e ormai sapevo come funzionava: c'erano i più popolari e gli sfigati, tipo me. Ma quel giorno, Harry Styles, il donnaiolo della scuola (ma anche il più figo) mi guarda e addirittura mi parla. Sembrava quelle storie dei film o dei libri dove il figone della scuola si innamora perdutamente della sfigata. Solo che in questo caso, la sfigata ero io.
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Faith
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 7.







HARRY'S POV:

No. No, cazzo. Non poteva essere così bella. Notai alcuni sguardi dei ragazzi che passavano che fissavano le sue gambe. Fottuti stronzi, non dovevano guardarla. Intanto i miei occhi non potettero fare a meno di osservarle, forse un po' a lungo. Li rialzai prima che se ne accorgesse, e mi ritrovai di fronte una bionda dagli occhi grandi. Erano così belli. Era così bella. Presi un sorso del mio cappuccino, ancora fumante.

-Hey.- dissi.

-Hey.- rispose. La sua voce era così... non lo so, dolce, innocente.

-Non ti preoccupare per il cappuccino, ci ho pensato io.- dissi, e non potetti fare a meno di sorridere guardando il suo imbarazzo.

-Ne vuoi uno anche tu?- le chiesi.

Faceva abbastanza freddo fuori, e mi chiedevo come facessero le ragazze a resistere senza calze. Cose che non capirò mai.

-Ehm, ok.- mi disse sorridendo. Il suo sorriso, cazzo. Non ne avevo mai visto uno così, cioè non era uno di quei sorrisi perfetti come quello delle pubblicità; questo era un sorriso di quelli che ti tolgono il fiato, perfetti nella loro imperfezione. 'Ma che cazzo mi stava succendendo?' mi fermai a pensare.

-Entriamo?, fa freddo..- mi domandò incuriosita.

-Ehm, si, si.- risposi. Mi ero incantato.

Mi seguì mentre entravamo nel bar affollato, sfuggendo al freddo autunnale di Londra.



FAITH'S POV:

Non lo so perchè, ma per un attimo sembrava essersi incantato. Chissà cosa stava pensando mentre le mie gambe gelavano e il mio cuore accellerava alla vista dei suoi occhi.
Entrammo nel bar, pieno di persone, e un odore di caffè ci accolse. Amavo il caffè, soprattutto quello di starbuck's.
Harry mi disse di sedermi a un tavolo, appena questo si fu liberato. Si mise in fila e ordinò, per come mi sembrò, un cappuccino e due muffin al cioccolato. Tornò con il cappuccino in una mano, e i due muffin nell'altra. Aveva le mani sorprendentemente grandi. Una di quelle cose che amavo, senza saperne il motivo.

-Spero ti piacciano i muffin al cioccolato, perchè io li adoro.- mi sorrise.

-Si, li amo.- e senza sapere perchè arrossii di nuovo. Forse perchè avevo appena capito che avevamo una cosa in comune. Ok sembravo una cretina.

-Bene.- mi porse il cappuccino e il muffin; li presi, e sorseggiai un po' di cappuccino bollente.

-Grazie.- gli dissi spontaneamente.

-Di niente, bellissima.- lui non lo disse spontaneamente, sembrava così sicuro di se, in un modo anche attraente (come qualsiasi cosa che dicesse o facesse).
Addentò il muffin e in meno di quattro morsi lo finì. 

-Lo hai masticato almeno?- non potetti trattenermi dal ridere.

-Sì, credo..- ridemmo insieme.

Era tutto così surreale, sembrava uno dei miei mille sogni in cui uscivo con Harry. Addentai il muffin anche io, ma lo feci durare di più. Non avrei saputo di cosa parlare dopo. Putroppo il muffin finì e le uniche voci che sentivamo erano quelli delle altre persone che ordinavano.

-Parlami di te.- sparò Harry.

-Di.. di me?- 

Lui annuì.

-Ehm.. che devo dire?- non sapevo da dove iniziare: sono una fottuta cretina che ti sogna la notte, harry.

-Non lo so, fai sport?- voleva solo fare conversazione, dovevo calmarmi.

-Faccio hiphop, due volte a settimana, tu?- fare conversazione con harry era una cosa a cui non ero abituata e preparata, e si vedeva.

-Davvero? Non me lo aspettavo. E' troppo figo l'hiphop, mi piace un casino. Io ho fatto nuoto per qualche anno.- rispose guardandomi negli occhi. Quanto avrei voluto baciarlo. Ma mi toccava baciarlo, con gli occhi.

-Ah, anche io ho fatto nuoto per due anni, perchè hai smesso?- ogni tanto sembrava fissarmi le labbra, era distratto.

-Non mi piaceva un granchè.- si limitò a rispondere.

Annuii.
Qualcosa toccò la mia coscia. Il mio cuore sobbalzò, ma cercai di restare neutrale. Era la sua mano, sulla mia coscia. Un calore nuovo iniziava ad impossessarsi del mio corpo, mentre le farfalle facevano a pugni nel mio stomaco. Una vera rissa. 

-Cosa fai nel tempo libero?- anche la sua espressione era neutrale, mentre appoggiava il mento su una mano, mentre l'altra era sotto il tavolo. Sembrava impassibile, e leggermente divertito.

-Io..ahm, non ne ho molto, di solito leggo, a volte scrivo...- volevo accennargli del fatto che amavo cantare, disegnare e amavo stare per ore ed ore su tumblr, ma la sua mano scivolò più sopra, a metà coscia, e le parole si bloccarono. Il battito era aumentato e mi si stava seccando la gola. Bevvi l'ultimo sorso di cappuccino, mentre Harry cercava di nascondere le fossette.

-Tu?- gli chiesi.

-Anche io leggo, ma non scrivo, mi piace anche giocare a calcio.- la mano salì di un altro centimentro. La mia scelta di mettermi una gonna fu pessima. Non sapevo che fare.
Controllai il cellulare, non era tardi, ma feci finta che lo fosse. Di questo passo non avrei resistito a lungo, quindi ancora una volta, scappai.

-Io devo.. devo andare, è tardi.- continuammo a fissarci per un po'.

-Oh, ok.- ritirò la mano, lentamente, accarezzandomi la pelle, lasciando una scia di brividi.
Mi alzai e presi la borsa.

-Vuoi che ti accompagni a casa?- si morse leggermente il labbro inferiore. 'Fermati cazzo' la mia mente stava esplodendo di immagini di me che gli strappavo la shirt da dosso.. no. Non era da me.

-Ehm, come vuoi.- non volevo comunque lasciarlo qui così.

Si alzò anche lui e ci dirigemmo fuori. Appoggiò una mano sul mio fianco mentre aprii la porta per uscire. Il vento freddo ci investì a pieno, ma non mi cambiò molto, ero 'riscaldata' in altro modo. Passeggiammo in silezio per le vie piene di foglie di vari colori, dal giallo al marrone, che scricchiolavano sotto i nostri passi non troppo veloci. Non dicemmo una parola, mentre camminavamo per tornare a casa, fianco a fianco, anche se la tensione, almeno per me, era alle stelle.





 

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