Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Leanansidhe363    15/03/2014    0 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7: Non Riesco A Dimenticarti



 
Fu come entrare in casa di uno sconosciuto.

Sherlock si fermò sulla soglia e fissò il salotto che era solo tecnicamente quello che ricordava. Sembrava come se fosse tornato di nuovo dalla morte. Le sue cose erano tecnicamente nei posti giusti, ma c'era qualcosa di sbagliato ... qualcosa che mancava.

Andò, su gambe traballanti, verso la sua poltrona preferita, e fece cadere il cuscino con la Union Jack mentre si sedeva. La sua attrezzatura scientifica era ancora sul tavolo della cucina. I suoi libri erano ancora sugli scaffali e sparsi per la stanza. C'era un po' di polvere sui mobili e c'era un odore in cucina come se un esperimento fosse stato lasciato incustodito e nessuno avesse ripulito.

Strano, né Mrs. Hudson né John avevano mai ascoltato Sherlock quando aveva detto loro di non toccare i suoi esperimenti.

John.

John non era stato a casa da un po’.

 Il suo laptop - sparito. I suoi libri preferiti sulla mensola - scomparsi. Tazza preferita - Né nel lavandino, né nella credenza. Portafoto dal valore sentimentale che Molly aveva dato loro come regalo di nozze - scomparso dalla mensola in salotto.

La seconda camera da letto al terzo piano era diventata da tempo un deposito per le cose che avevano accumulato durante la loro vita insieme. Le scatole sparse, intatte, al loro posto in tutta la stanza.

Sherlock si trovò in difficoltà. La sua vita era il pensiero deduttivo. Il ragionamento cognitivo. Era dal caso di Baskerville che Sherlock non si ritrovava a giungere ad una conclusione alla quale non riusciva a dare un senso.
John non viveva più a Baker Street.

Vagamente, il detective si rese conto che il suo nome venne pronunciato a voce molto bassa. Mycroft non se n’era andato, era rimasto fermo e tranquillo mentre il suo fratellino faceva le sue deduzioni.

Improvvisamente, una dozzina di piccoli spunti e indizi s’incastrarono al loro posto, l'immagine iniziò a prendere forma, e Sherlock non voleva vedere.

Parole - lettere raggruppate insieme senza senso fino a quando venne loro assegnato un significato - uscirono dalle labbra del detective e rimasero sospese in aria come un muro attraverso il quale non riusciva a respirare.

"Mi ha lasciato."

***

John era ansioso. Ansioso non rendeva l’idea. John si sentiva come se la sua pelle fosse tutto ciò che gli impediva di volare in mille direzioni diverse e le sue dita prudevano con lo sforzo di non controllare il cellulare ogni 30 secondi.

Sherlock veniva dimesso dall'ospedale quel giorno. Sarebbe tornato al 221B e avrebbe scoperto, immediatamente, tutte le cose che John gli aveva nascosto. E si sarebbe chiesto perché John gliele aveva nascoste. E John, sinceramente, non aveva una buona risposta. Non aveva pianificato di mentire al suo ex. Non aveva pianificato nemmeno di tornare in ospedale. Ma quella prima notte, quando Sherlock lo aveva guardato, e lo aveva toccato, e aveva dormito disteso sul suo petto, aveva lasciato John così scosso che il medico dell’esercito semplicemente non riuscì a stare lontano.

Sherlock lo amava di nuovo. La scoperta aveva quasi gettato John Watson in ginocchio. Aveva pensato che Sherlock avesse cambiato idea, si fosse rimangiato le cose che aveva detto e avesse voluto rimettere a posto la loro vita, con loro due - insieme contro il resto del mondo .

Quando Sherlock aveva rivelato che gli mancavano diciotto mesi della sua memoria (Sherlock aveva stimato nove mesi, e John non lo aveva corretto) il cuore del dottore si era spezzato di nuovo.

Sherlock non lo amava di nuovo , aveva solo dimenticato che avesse mai smesso. Non era la stessa cosa. Quando avrebbe riacquistato la memoria, non avrebbe sopportato di avere John intorno. Tale consapevolezza era un dolore costante sotto le costole, una fascia d’acciaio intorno al suo cuore che si stringeva ogni volta che quegli occhi blu-verdi cercavano i suoi da un lato all’altro della sua stanza d'ospedale.

Una mano sul suo ginocchio lo tirò fuori dai suoi pensieri. Mary lo stava guardando con un'espressione d’intesa e comprensiva. John arrangiò un sorriso teso e la sua mano coprì quella di lei.

Smetta di frequentare uomini sposati Sherlock le aveva detto con il suo disprezzo brevettato. Non gli era mai piaciuta Mary, anche quando era solo un’amica e collega di chirurgia dove John lavorava. Era una segretaria che Sarah aveva assunto per gestire il drastico aumento di pazienti che avevano avuto da quando John era accidentalmente diventato una piccola celebrità come blogger di Sherlock Holmes. Sarah ne era stata entusiasta.

John era stato vagamente consapevole del suo interesse due anni fa, quando aveva iniziato a lavorare lì. Aveva riconosciuto il suo interesse, era stato lusingato dalle attenzioni di una bella donna, ma non aveva ricambiato il sentimento in alcun modo. Era ridicolmente felice, innamorato, e si era sistemato con Sherlock.

Non era stato fino a dopo ...

La famiglia di Mary era stata infinitamente comprensiva nei primi giorni della loro relazione in erba. Lo aveva accolto nella loro famiglia, avevano ritagliato uno spazio nella loro vita per inserirci lui.

E se quegli angoli non si allineavano esattamente, se c’era una crepa nelle sue fondamenta o una spaccatura nella sua corazza, dove la triste realtà dell’uomo John Watson traspariva sotto la vernice dell’uomo che stava cercando di essere, non lasciarono mai capire che l’avevano visto.

Parte di quel delicato equilibrio era il pranzo settimanale di Mary e John con gli amici di lei.

 Che era esattamente quello che la coppia stava facendo al momento, seduta a un tavolo in un piccolo caffè elegante a ovest di Londra. Le persone che condividevano la loro tavola erano quelle che Mary conosceva da anni e avevano in qualche modo inglobato lui nelle minuzie della loro vita sociale; amici di chiesa (John non c’era mai andato prima d’ora), compagni di Università, e colleghi dai precedenti lavori.

Erano il genere di persone normali e rispettabili con le quali John si sarebbe visto interagire solo se la sua vita si fosse improvvisamente trasformata in una commedia romantica. Tre medici, un avvocato, un paio di banchieri e una donna che Mary conosceva fin dalla scuola elementare e che sembrava pensare che essere incinta fosse un traguardo in piena regola.

Sherlock aveva ragione su questo, le donne incinte erano compiaciute .

Mary lo aveva presentato come un ex Capitano dell'esercito e medico generico. In un mondo dove era stato collega-amico-amante-marito-blogger-dottore di Sherlock Holmes, era quasi insolito essere introdotto solo come Dr. John Watson, Capitano. Lo avevano accettato, avevano ritagliato un posto nella loro cerchia sociale per lui, ed erano stati incredibilmente di mentalità aperta quando la sua precedente relazione era venuta alla ribalta, grazie all’incredibile cattivo tempismo da parte di Sherlock.

Queste persone erano normali, sicure, borghesi ,e felice di vedere Londra attraverso negozi e ristoranti e la storia e la cultura e non come il campo di battaglia che John aveva imparato a conoscere. Erano soddisfatti.

Dio, erano noiosi .

"Oh, non mi vuoi neanche lontanamente vicino a te. Non mi vuoi neanche lontanamente vicino a te. Cancella i tuoi fottuti ricordi di me dalla tua vita. " Il ritornello di Us Or Them dei The Cure suonò sul grembo di John. Era la suoneria che aveva assegnato a Sherlock in un impeto di rabbia e si adattava così bene che non l’aveva più cambiata. Sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di eliminarlo del tutto, ma sospettava che Mary non avrebbe apprezzato se fosse stata Love Song la canzone che segnalava l’ex del suo fidanzato.

John praticamente saltò dalla sedia, quasi rovesciando una birra su Sheryl (la donna incinta – Damigella d’Onore di Mary).

"John?" La voce di Mary era preoccupata, ma il suo sguardo era di avvertimento. Sicuramente avrebbero parlato di questo più avanti. John sospirò, non sapeva come dirle delle condizioni di Sherlock senza darle un’idea sbagliata. Lei doveva presumere che lui avrebbe usato la mancanza di memoria del detective come un mezzo per sistemare il suo precedente matrimonio e questo non era assolutamente il caso. Era stata così amorevole, così gentile, e lui le doveva più di questo. Lui le doveva il suo cuore. Lei aveva guadagnato il suo amore.

Con una scusa mormorata e un "torno subito" si scusò e rispose alla chiamata di Sherlock.

***

Sherlock s’imbatté nel cranio sulla mensola del caminetto e fissò le orbite vuote. Non vide nulla. Vide tutto. 

Teschio; minerale Hydroxylapatite - Ca 10 (PO 4 ) 6 (OH) 2.

Era lettere e numeri ed equazioni chimiche sotto sette strati di pelle pallida e se lui si fosse sezionato…  

C738H1166N812O203S2Fe.

Mycroft gli consigliò di respirare…

O2. Polmoni, funzione del cervello, inspirare, espirare, dentrofuoridentrofuoridentro. Iperventilazione.

Il 221B s’inclinò, il detective si fermò davanti al camino con l’osso sbiadito fra le mani e l'equazione chimica per il crepacuore della quale non conosceva i numeri. Come si faceva a quantificare il peso che si era stabilito dietro i suoi polmoni, schiacciando sullo spazio dove sapeva che risiedeva il suo cuore, nonostante la sensazione di un buco nero che si apriva sotto lo sterno?

John lo aveva lasciato. John lo aveva lasciato.

Il cranio era nella sua mano, la porta scorrevole in vetro della cucina ( una tazza di tè ... Sherlock, siamo senza latte ... Sai, potresti fare la spesa una volta ogni tanto... Gesù cazzo, Sherlock, perché ci sono due mani sinistre nel cassetto della frutta? ... Cazzo, Sh-Cristo, non posso credere che ci accingiamo a fare questo su questo tavolo. Se finiamo col prendere qualche orribile malattia mangia-carne -. ngh, no, non fermarti cazzo! Dio, amore ...)

CRASH

Il cranio volò attraverso la porta e atterrò con un soddisfacente schianto sul pavimento della cucina, mentre la porta si dissolveva in una cascata di vetri rotti.

Sherlock girò la fede nuziale intorno al dito. Sentì il raschiare delle lettere sulla morbida piega sotto la nocca.

"Sherlock ..." Mycroft per metà cercò di calmarlo e per metà lo rimproverò. Sherlock poteva sentirlo nella sua testa; non si devono rovinare bellissime porte di vetro. Avere una lieve tregua dovuta al fatto di avere il cuore strappato fuori dal petto. Non era una meraviglia? Egli ne aveva davvero uno. Che cosa aveva fatto? Che cosa aveva infine fatto per aver fatto andare via John? Cosa era stato troppo per il dottore sempre paziente? Non potevano vivere l’uno senza l'altro, perché John ancora non lo sapeva?

"Vattene, Mycroft." Non c'era veleno. Nessun disprezzo brevettato. "Vai".

Suo fratello maggiore, dopo diversi secondi per ponderare se Sherlock stesse per buttarsi o meno giù da un palazzo per davvero, ovviamente, annuì rigidamente e se ne andò senza dire una parola.

Senza dubbio era fuori a dire alla signora Hudson di mantenere una più stretta vigilanza sul genio ribelle.

           
Per l'osservatore casuale, sarebbe sembrato che Sherlock Holmes stesse arrancando intorno al suo appartamento, con lo sguardo fisso ai pezzi del mobile e allo spazio vuoto nella parete. Quello non era il caso.

Il Palazzo Mentale di Sherlock non era una struttura fissa. Era più come un concetto fluido di spazio e materia al quale poteva fare riferimento al fine di navigare il turbolento funzionamento interno della propria mente.

In questo particolare momento, il Palazzo Mentale di Sherlock aveva la forma e le dimensioni esatte del 221B.

Ovunque guardasse, c'era un ricordo. Girò intorno alla cucina, incurante del vetro rotto che scricchiolava sotto le sue scarpe, mentre guardava John fare infinite tazze di tè e se stesso lavorare su esperimenti e quella volta, quando Sherlock aveva detto qualcosa di sprezzante e John - in un’incredibile ostentazione di vendetta meschina – aveva rovesciato molti dei suoi campioni sul pavimento. Sherlock si era vendicato tirando fuori le restanti interiora di una rana e facendole casualmente cadere nel tè di John. Sherlock aveva pensato che avrebbero litigato, ma il suo amante lo aveva sorpreso. John aveva riso, lo aveva chiamato un idiota e lo aveva attirato a letto.

Nel soggiorno, Sherlock si ritrovò spulciando tra le minuzie e atterrò su un ricordo. Una scena si svolgeva davanti ai suoi occhi come un teatro fantasma e la guardò con lo stesso amaro divertimento che aveva provato in quel momento.

Erano sul divano, nudi sotto uno dei piumoni di John mentre il fuoco scoppiettava attraverso la stanza. Era un po' dopo mezzogiorno in una giornata invernale e il sole gettava luce grigia attraverso le pareti. John era accoccolato contro di lui in uno spazio stretto, gambe abbandonate sulle sue mentre si strofinava in un ritmo lento e pigro che li avrebbe portati entrambi a un dolce culmine. Era senza fretta e amorevole.

Sherlock ricordò la sensazione di quelle forti dita callose che scivolarono lungo il percorso della sua spina dorsale, sul suo culo e strinsero una coscia pallida. Aveva baciato le labbra e il collo del detective e aveva rivendicato la sua clavicola con amorevoli piccoli morsi mentre sussurrava parole come perfetto, e brillante , e ti amo così fottutamente tanto, Sherlock.

E Sherlock poteva ancora sentire l'orgasmo che si stava costruendo lentamente alla base della spina dorsale, il modo in cui aveva piagnucolato nei capelli di John e il modo in cui il momento era stata totalmente frantumato quando Lestrade era balzato nella stanza senza preoccuparsi di bussare.

"Oh mio Dio!" Il commissario aveva abbaiato, chiudendo gli occhi e barcollando indietro come se provasse dolore fisico. John aveva fatto un fallito tentativo di allontanarsi da Sherlock, ma il detective lo aveva subito trattenuto, mormorando nel suo orecchio che l'uomo l’avrebbe scoperto alla fine e John non avrebbe reso la situazione meno imbarazzante sventolando un'erezione che precedentemente stava scivolando lungo il fianco nudo di Sherlock.

"Questo", disse John fermamente, "è il motivo per cui i campanelli sono stati inventati." Si sistemò contro Sherlock in modo tale da sembrare che si stessero facendo coccole innocue come se non fossero stati nudi come vermi.

"Non mi sarei mai davvero aspettato di trovarvi a scopare." Lestrade rispose aspramente, le orecchie di un rosa fiammeggiante.

"Be', è quasi certamente una menzogna," Sherlock ribatté: "Chi ha vinto la scommessa, allora?"

La scommessa era andata avanti quasi da quando John e Sherlock avevano iniziato a vivere insieme. Chiunque avesse vinto stava per riscuotere una bella somma di denaro.

Lestrade tossì in un debole tentativo di soffocare una risata.

"No," Sherlock ringhiò, "Non racconterai a nessuno di quello in cui ti sei appena imbattuto." Non avrebbe lasciato che il suo rapporto giovasse a Anderson in alcun modo. Lo spiegò a Lestrade. "Non ti aiuterò mai più con un altro caso, Greg. "

L'ispettore lo derise, "Mi piacerebbe molto vedere quanto tempo durerebbe la cosa." Sapeva bene che Sherlock avrebbe supplicato per un caso entro una settimana.

"Qualsiasi altro giorno." Sherlock era serio.

"Bene," Lestrade cedette, "Dirò di avervi scoperti domani." L'uomo sembrava incredibilmente a disagio ma teneva duro piuttosto bene per qualcuno che non desiderava altro che uscire dall’appartamento e macinare sale stradale [1] negli occhi per grattare via le immagini dei suoi due colleghi che lo facevano. Che era completamente ridicolo, perché non era come se non sapesse di Donovan e Anderson.

"Bene," John disse; il suo petto mostrava una bella tonalità di rosso mortificazione, "magnifico, eccellente. Ora puoi per favore uscire così posso vestirmi? "

"Giusto!" Disse Lestrade, "Ho un caso che volevo ... mi limiterò a darvi ... Solo ... Sarò a Scotland Yard quando sarete ... pronti." Lui praticamente inciampò sui suoi mocassini nella fretta di uscire dalla porta.

"Vestirti?" Chiese Sherlock, strofinando il naso nel collo di John e avvolgendo lunghe dita sopra la sporgenza dell’osso della sua anca.

John aveva riso, "Ucciso un po’ l'umore, amore. Inoltre, il lavoro chiama."

Aveva sempre saputo quanto fossero importanti i casi per Sherlock ed era più che disposto a farsi da parte e lasciare che il detective desse la priorità ad essi piuttosto che a loro due. Ma il caso di Lestrade era appena un tre - Sherlock sapeva queste cose dopo tanti anni con l'ispettore - e anche se lui e il lavoro non avrebbero mai divorziato, Sherlock aveva bisogno di far sapere a John che non si considerava più sposato con esso. Si considerava sposato con John. Anche due anni prima che lo rendessero ufficiale, John era l'unico amante che voleva.

Non erano arrivati a Scotland Yard fino a quasi tre ore più tardi.  

 
Dall'altra parte della stanza, in un altro ricordo, una deludente versione meno nuda del dottore e del detective stava avendo una discussione.

"Abbiamo fottutamente parlato di questo! "John urlò, gettando le mani in aria.

"No, non l'abbiamo fatto." Sherlock ringhiò: «Tu ne hai parlato. Sapevi quanto siano importanti questi risultati, perché non puoi solo… »

"…Solo, cosa, lasciarti bere mezza oncia [2] di formaldeide diluita al venti percento quando è risaputo che anche la metà di essa può uccidere un essere umano adulto?"

"Io sono un chimico, John. So quello che sto facendo."

"Sei un idiota, Sherlock, e non ho intenzione di guardarti suicidarti per dimostrare che sei intelligente."

"No," Sherlock sbuffò, "un idiota potrebbe pensare che farei affidamento sui dati di qualcun altro anziché sui miei. Questo è il mio lavoro, John, questi sono i rischi. L' unico settore in cui non posso permetterti di rallentarmi." Prese la bottiglia di CH2O e fece per marciare oltre il suo amante in un chiaro licenziamento.

Sherlock, guardando indietro, poté vedere esattamente dove era stato l'errore. Aveva dimenticato, nel suo avanzare a grandi passi, che John era molto probabilmente la persona più terrificante che Sherlock avesse mai incontrato. Con Sherlock era maglioni sgraziati e tè e baci morbidi alla sua clavicola e cibo cinese da asporto. Per gli altri era un medico che una volta era stato un guerriero. Per le persone che facevano arrabbiare John Watson lui era un metro e 68 centimetri di nervi d'acciaio e pugni di ferro. Ma per le persone che cercavano di ferire Sherlock, era il dolore e forse la morte. Anche se quella persona era l'uomo stesso.
John afferrò il compagno per il gomito e quasi lo sbatté contro la mensola dei libri, inchiodandolo con un avambraccio al petto. La soluzione venne strappata dalla sua mano e lanciata con un rumoroso schianto nel camino. Erano stati fortunati che la legna non fosse accesa, altrimenti i fumi avrebbero potuto davvero ucciderli.

«Se mai riproverai a fare questa stronzata, ti colpirò per farti perdere i sensi e poi chiamerò Mycroft. Non pensare neanche per un secondo che non lo farò. E non mi importa se mi lasci per questo. Perché non ho firmato per stare qui a guardarti mentre ti suicidi. Non di nuovo." Parlava sommessamente, la sua voce mortalmente calma senza mai vacillare, "Mai più. Ho già dato per quanto riguarda il guardarti morire, Sherlock. Ricordalo. "

Sherlock poté ricordare di aver pensato che non era mai stato più innamorato di John come in quel momento.

 
I ricordi invasero ogni senso, ma erano tutti vecchi ricordi. Non ce n’era nessuno che Sherlock potesse collocare oltre i diciotto mesi prima del suo incidente. Rovesciò una pila di posta e lo sguardo gli cadde su una busta.

Sherlock non aveva bisogno di aprirla per sapere che erano i documenti per finalizzare il divorzio. Quindi ... Lui e John erano ancora tecnicamente sposati. Portavano la data di diverse settimane prima che si fosse svegliato in ospedale. John doveva averli fatti recapitare al 221B tramite il suo mediatore. Avevano già gli intricati scarabocchi da dottore in tutti i punti appropriati.

John aveva davvero messo la firma su qualcosa che avrebbe reso Sherlock non-suo, e questo era semplicemente inaccettabile. Sherlock sentì disprezzo assoluto sgorgare in lui, il tipo che di solito era riservato solo a Mycroft e ad Anderson, quando uno di loro faceva qualcosa di particolarmente fastidioso. Non era disprezzo verso John quanto verso la cosa stupida che John aveva pensato di fare.

Sherlock decise, nel modo in cui Sherlock decideva quasi tutto, che tutta questa cosa del divorzio era solo un’idiozia. John lo amava, la prova era incontrovertibile e penetrava in ogni fessura del 221B. L'uomo aveva trascorso dieci anni con parti del corpo e fori di proiettile e veleno a scopo ricreativo. Dopo dieci anni, quali adattamenti c'erano rimasti da fare? Se John e Sherlock non erano diventati annoiati o risentiti l’uno con l’altro fino ad allora, per quale motivo avrebbero dovuto diventarlo in seguito?

Con questo, Sherlock raccolse il fascio di documenti legali e prontamente si sbarazzò di loro. L'idea di non essere sposato con John era repellente, e decise di non pensarci più. Non si preoccupò dell’apparente volontà di suo marito di firmare la fine della loro relazione. John si era sbagliato, una delle tante cose che Sherlock aveva dovuto imparare a trascurare nel loro lungo rapporto.

Prese il cellulare e compose il numero che lo avrebbe collegato al suo idiota preferito.
"Sherlock?" Voce: esitante. Prevede rabbia. Movimenti agitati, si è trascinato in un luogo più appartato rispetto a dove era stato. Un pub…no. Un ristorante

"Tu non c'eri", dichiarò Sherlock senza preamboli. "Sono stato lasciato alle dubbie cure di Mycroft."

"Io-" un colpo di tosse, «ho pensato che non saresti stato troppo entusiasta di avermi intorno, una volta arrivato ​​a casa."

"Vuoi dire perché hai fatto richiesta di divorzio e te ne sei andato e hai lasciato che fosse il mio orribile fratello a dirmelo?"

Ci fu una pausa pesante, "Suppongo che essere tornato nell’appartamento non abbia rinfrescato la tua memoria in alcun modo, allora." Le parole erano amare, morse e sputate di nuovo al detective con un acido che parlava di una ferita ancora lontana dal guarire. Sherlock trasalì.

"Cosa intendi?" Sherlock premette, bisognoso delle risposte che si annidavano appena fuori della sua portata. Aveva bisogno di sapere cos’era successo per far sì che John lo avesse lasciato.

Un altro sospiro. Stanco, logorato, era il sospiro che aveva seguito la scia di mille litigi e che diceva sono troppo stanco e troppo punto sul vivo per continuare a litigare con te, Sherlock. Ti lascerò credere di aver vinto. Ma poiché ogni linea del mio volto dice a te e al tuo imponente intelletto del cazzo che non sto davvero bene, non ricaverai alcun piacere dalla mia resa. Quel sospiro era manipolativo, nel modo in cui solo gli uomini terribilmente onesti potevano essere manipolativi. "Possiamo non farlo adesso, Sherlock? Devo tornare ... cercherò di chiamarti più tardi. "

Sherlock si stizzì al licenziamento. La sua vita poteva aver preso un’inaspettata e ridicola piega a causa della sua memoria, ma John era ancora sposato con lui. "Che si fotta la chiamata," disse, "Vieni a casa."

"Sherlock ..."

"Vieni a casa , John." Non si fece scrupoli ad usare quella voce che non mancava mai di fondere il suo amante in una pozza di condiscendenza (in camera da letto o fuori di esso). Era la voce da Non sono davvero dispiaciuto di aver messo una mano mozzata e un telefono cellulare insieme nel forno a microonde, ma io devo fingere contrizione e tu devi farmi il tè. Perché tu sei perfetto e mi ami nonostante la mia follia. Era più apertamente e deliberatamente manipolativa di quella di John, ma Sherlock non si faceva scrupoli a manipolare suo marito.

"Passerò verso le 7:00 , se posso." L’enfasi sulle ultime due parole doveva far capire a Sherlock che John non lo considerava più la sua maggiore priorità, ma ogni istante del tempo passato insieme in ospedale aveva pre-confutato questo. Sherlock coraggiosamente ignorò il fatto. "Devo proprio andare."

"Alle sette, allora. Sii consapevole di avere più di un anno di spiegazioni da dare, e poi possiamo discutere di come risolvere questo tremendo casino ".

John riattaccò senza una risposta.

Sherlock trascorse i successivi minuti ripulendo il vetro frantumato dalla sua precedente (scatto d’ira) perdita di calma e rimise il cranio sulla mensola del caminetto. Schiaffò un cerotto alla nicotina sul braccio (le infermiere non potevano essere minacciate o convinte a lasciarglieli usare e la perdita era stata come un costante bruciore sotto la pelle) e considerò che la partenza di John

Mihalasciatomihalasciatomihalasciato

aveva riacceso la storia d'amore di Sherlock con il vizio di fumare le sigarette una dietro l’altra. I suoi polmoni probabilmente sembravano pozzi di catrame e John avrebbe insistito su un altro noioso screening per il cancro. Al suo dottore non era mai piaciuto il fumo, aveva tollerato i cerotti, perché - oltre ad aumentare la pressione sanguigna del detective verso nuove e sempre più pericolose altezze, gli effetti collaterali negativi erano pochi.

Che non era necessariamente quello che John avrebbe detto quando tornava a casa per trovare suo marito sdraiato sul letto con una fila di cerotti su un braccio e un luccichio di sudore freddo sulla fronte, mentre il suo cuore batteva un selvaggio e discontinuo colpo sotto le costole.

Sherlock desiderava un altro cerotto, ma la fragilità del suo matrimonio lo tenne relativamente sobrio. Si accasciò sulla poltrona, infilò i piedi sotto di sé e cercò (senza alcun successo) di dirigere i suoi pensieri agitati lontano da quelli di John Watson.

L'appartamento sembrava in condizioni peggiori del solito. Non che la loro casa fosse necessariamente un disastro, insieme riuscivano a tenerla sotto controllo, ma Sherlock ferito era il tipo di animale che non si preoccupava di mettere in ordine, a quanto pare. Aveva chiaramente vietato a Mrs. Hudson qualsiasi tipo di pulizia e uno sguardo al divano gli disse che veniva usato a mo’ di letto.

Sherlock non aveva bisogno di guardare la sua camera da letto per sapere che non dormiva più lì. Sentimenti. John probabilmente sarebbe stupito dal palese gesto del detective. Forse questo migliorerebbe le cose, forse quando John sarebbe entrato, Sherlock avrebbe guidato il suo dottore per l'appartamento e gli avrebbe indicato ogni segno, ogni taglio e graffio e livido sul cuore di Sherlock associato ai mobili e John lo avrebbe perdonato per qualunque cosa avesse fatto per far andare via John.

Quattro ore, tre cerotti, due vere sigarette e una partita al Sudoku mentale più tardi, suonò il campanello. Mrs. Hudson rispose. Chiacchierarono molto brevemente. Lui salì le scale. Camminò con timidi passi. Girò la maniglia. Esitò. Aprì la porta.

Sherlock si rilassò. John aveva sempre attraversato la porta come se fosse la prima volta, non si fidava mai del tutto di ciò che avrebbe potuto trovare dall’altra parte – quale pazzo esperimento Sherlock poteva stare facendo. Sherlock ricordò ogni singolo passo-maniglia-pausa-gira-spingi.
 

Ehi, amore . "Ciao, Sherlock."
Bene, sei a casa. Hai gettato via il cartone di uova? "John".
Quello pieno di cadaveri di ragno in decomposizione? Sì, non apparteneva alla dispensa alimentare. "Mi hai chiesto di venire, ed eccomi qui."
Era un esperimento! "Sì, ehm ... sì."
No, era traumatizzante. Onestamente, se non vuoi che le cose vengano cestinate, etichettale. «Volevi parlare, Sherlock?"
Bene. Ordiniamo cinese? "Sembra che dovremmo."
Spostati, amore. "Ci siamo lasciati. Non c'è molto da dire. "
Le tue mani sono fredde. Sì, esattamente. Metti le mani congelate sotto la camicia. "Come?"
Posso pensare ad usi migliori per la tua bocca del sarcasmo in questo momento, Sherlock. "La gente lo fa e basta, a volte."
Beh, tu sei un uomo intelligente, John. "Non mi basta."

 
John sospirò pesantemente, si strofinò le mani sul viso e tra i capelli biondo-grigi. Sherlock l’osservò mentre si guardava intorno per l'appartamento, dedusse i suoi pensieri. John stava pensando che Sherlock era stato semplicemente troppo pigro per prendersi cura di se stesso dopo che John era andato via. Egli non aveva notato i nuovi avvallamenti e le scanalature nella pelle del divano, che indicavano la nuova sistemazione di Sherlock per dormire. Sherlock osservò come gli occhi di lui guizzarono timidamente sopra la porta della loro camera da letto, lui non voleva pensare alle lunghe notti che avevano trascorso dietro quella porta, imparando la meccanica dell’altro.

"Sarebbe d'aiuto se dicessi che mi dispiace?" Chiese, alzandosi dalla poltrona e spostandosi nello spazio personale di John.

«Non proprio», rispose il dottore, la sua voce rude. Sherlock prese una delle sue mani e John non si ritrasse. Avvolse le sue lunghe dita pallide intorno a quelle corte e callose e disse: "Sei venuto da me in ospedale. Ti sei preso cura di me, anche se non ero il tuo paziente e non eri obbligato. Tu mi ami, mi hai sempre amato. E nonostante… tutto, mi ami ancora. "
John tirò via la mano e si allontanò da Sherlock. La sua postura era chiusa, sulla difensiva. Non voleva che Sherlock lo toccasse, ma Sherlock aveva bisogno di toccare. Toccare e tenere e curare e mantenere, perché Sherlock era possessivo e ossessivo e irragionevole e non rispettava i confini.
"Amarti-" John parlò con voce bassa e dura, " amarti non è mai stato il problema, Sherlock. "

"Non era abbastanza per impedirti di andartene, però, no?" Non voleva farlo suonare così terribilmente amaro. Ma il dolore era diventato troppo profondo per restare calmo. Era troppo, perdere John era impossibile.

"Io ..."

"Mi dispiace, John. Per qualunque cosa abbia detto o fatto per indurti a lasciarmi, mi dispiace. Non volevo e me lo rimangio e ti amo ". Mise una mano su entrambi i lati del viso del dottore e lo tirò a sé per un bacio. "Ti amo," Lo baciò finché John finalmente aprì la bocca con un singhiozzo esausto e ricambiò il bacio. Passò le dita tra i morbidi capelli biondo-grigi e mise le mani intorno a quell’amato collo e tirò il corpo più piccolo verso il suo-

"Non ti ho lasciato." Sussurrò contro il suo collo.

Sherlock si tirò indietro, "Cosa?"

John tossì, "Io non ti ho lasciato, Sherlock."

Certo che l’aveva fatto. La prova dell’appartamento era indiscutibile. John non abitava più lì. Ergo, John lo aveva lasciato. Ergo, Sherlock aveva fatto o detto qualcosa che aveva fatto arrabbiare John tanto da lasciarlo. Ergo, le scuse e poi il perdono, e poi il sesso e poi si riportavano le cose di John nel luogo a cui appartengono. Sherlock aveva pianificato tutto. Tutto dovrebbe essere risolto e tornato in ordine per mezzogiorno del giorno successivo.

"Certo che l’hai fatto. Ma mi dispiace per averti fatto arrabbiare e ti perdono per avermi lasciato e da quando ho gettato via quei stupidi documenti per il divorzio… »

"Tu cosa ? "

"Cestinati. Distrutti. Smaltiti. Eliminati. Erano ridicoli. Non ho idea di chi di noi due pensasse che sarebbe stato divertente, ma in realtà non lo era. "

John si staccò completamente e si voltò verso il cestino. "Oh, non essere stupido, John. Non li ho buttati nella spazzatura." Sherlock sorrise, "li ho bruciati. Sembrava più poetico. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto il tocco. "

"Non l’hai fatto." Il tono di John non suggeriva che fosse felice che i documenti incriminati non facessero più parte dell'equazione.

"Beh, naturalmente l'ho fatto. Riesci a immaginare cosa sarebbe accaduto se qualcuno li avesse presentati sul serio? Avremmo divorziato." Scrollò le spalle, "stanno meglio bruciati. Fidati. "

John sembrò assolutamente livido. Fece diversi passi molto ponderati per allontanarsi dal detective e poi prese diversi respiri molto profondi. «Quelli non erano uno scherzo, grandissimo bastardo. Quelli erano veri. Stiamo davvero divorziando. Davvero non siamo più una coppia. Non avevi il cazzo di diritto di bruciare quei documenti ".
"Perché?" Sherlock s’infuriò a sua volta, "Ho detto che mi dispiace. Non ho idea di quello che ho fatto per farti andare via, ma mi dispiace. Allora perché-"

Non ti ho fottutamente lasciato, Sherlock! "
 
"Beh, certo che l’hai fatto! I tuoi vestiti e i libri sono scomparsi. La tua tazza da tè preferita è scomparsa. Il tuo computer portatile e i film e quella brutta cornice dal valore sentimentale sono scomparsi. Te ne sei andato! "

"Mi hai fottutamente cacciato, Sherlock!" Stavano urlando e sembrò così terribilmente familiare. La rabbia, il dolore, la consapevolezza di quanto si amavano ma non sapevano come superare la rabbia e migliorare le cose. Tutto ciò fece girare la testa di Sherlock con un déjà vu.

"E' impossibile!"

"No.", disse John, "Non lo è. Tu mi hai detto di andarmene. Tu volevi la separazione e tu hai chiesto il divorzio. Solo perché non puoi ricordare che hai smesso di amarmi non vuol dire che lo fai ancora . "

"John ..."

"No, Sherlock. Tu hai lasciato me . "

 
 

Note dell’autrice:

Titolo basato su "Getting Over You" dei The Used. Mi piace la canzone e ho pensato che fosse adatta (inoltre non riuscivo a pensare a un maledetto titolo per questo capitolo: P)
Per aggiornamenti, Johnlocking e generale 'ità, consultare il mio Tumblr: http://viciousink3.tumblr.com/
Poiché ho finito questo alle 2:35 del mattino, e ho deciso che proprio non potevo aspettare, questo capitolo non è betato e tutti gli errori sono dovuti alla mia “pessimitudine”.
 
 

Note della traduttrice:

[1] Il sale stradale è un tipo di sale che viene gettato sulle strade in genere quando nevica, per evitare che i veicoli slittino. E’ diverso nella composizione dal sale da cucina ed è un tipo di sale grosso,per questo Lestrade dovrebbe macinarlo per gettarselo negli occhi XD

[2] Un’oncia,in UK,equivale a 28,4 ml (negli USA a 29,57 ml), ma mi sembrava brutto tradurlo con “lasciarti bere 14,2 ml di…”, John sicuramente non ha misurato la quantità al millilitro :) Quindi ho lasciato “oncia”,che è più generico e mi sembrava più appropriato ;)
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Leanansidhe363