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Autore: Leanansidhe363    08/03/2014    0 recensioni
Sherlock e John sono stati insieme per dieci anni. Sei dei quali come una coppia sposata. Sull'orlo di un brutto divorzio, Sherlock ha un incidente e l'ultima cosa che ricorda è diciotto mesi prima, proprio prima che il suo matrimonio cominciasse a cadere a pezzi. John ora è di nuovo fidanzato e sta cercando di rifarsi una vita. Ma, come al solito, nulla è come sembra con il Consulente Investigativo e la coppia si rende conto troppo tardi che l'amore potrebbe essere la dipendenza più letale di tutti.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della traduttrice:

 
Visto che il capitolo precedente era fin troppo breve,ho fatto i salti mortali per riuscire a tradurre questo capitolo nel minor tempo possibile XD E non è stato affatto facile,ci sono alcune frasi che non sono sicura di aver pienamente compreso,ho passato ore a cercare una traduzione adeguata e ho fatto del mio meglio per mantenere il senso delle frasi,ma non sono sicura di aver tradotto tutto in modo perfettamente corretto. Se per caso trovate delle frasi che sono state tradotte in modo totalmente diverso dal vero significato,segnalate pure,io mi sono scervellata per tradurre quanto più fedelmente possibile,ma la mia conoscenza dell’inglese è limitata e potrei aver capito male qualcosa,in tal caso mi scuso e mi cospargo il capo di cenere XD Il prossimo capitolo,il settimo, è quello fin ora più lungo di tutta la fan fiction (circa 13 pagine,questo era di “sole” 8 pagine XD ),quindi vi prego nuovamente di essere pazienti,come al solito farò del mio meglio per pubblicare in tempi brevi ma non posso promettere nulla,dipenderà da quanto tempo libero riuscirò a ritagliarmi nei prossimi giorni. Non mi resta che augurarvi buona lettura e al prossimo capitolo :)
 

 

 

Capitolo 6: Sarebbe Stato Meglio Se Avessi Dimenticato


 
            Si svegliò al ronzio persistente di un cellulare nelle vicinanze. La testa gli doleva, la sua bocca si sentiva come se fosse stata riempita con batuffoli di cotone durante la notte, e il suo stomaco brontolava in maniera più insistente del solito. Gli ultimi viticci argentei di sonno si aggrapparono al suo subconscio, lasciando una sensazione di malcontento nel suo basso ventre.
            I dettagli erano istantanee sfocate di pensiero, John, un pub, una bionda ... tutti scorci di immagini che non avevano alcun senso per il detective. Erano i sentimenti che risvegliarono in lui, gelosia e una dolorosa sensazione di rimpianto, che ardevano come carboni nei recessi più oscuri della sua memoria temporaneamente scheggiata.
            Odiava questo. Voleva tornare a Baker Street, nel suo letto e con il suo dannato marito. Voleva che le cose tornassero alla normalità, senza vuoto di memoria, senza John che lo spingeva via e senza un’ insignificante donna bionda che si insinuava nel suo subconscio e sorrideva al suo John in un modo che lo faceva sentire come se nel suo petto si fosse formato il ghiaccio.
            Quando girò il collo indolenzito verso la fonte del ronzio, emise un gemito e si lasciò drammaticamente cadere nuovamente nella posizione addormentata. "Vattene".
            "Sherlock", suo fratello maggiore sospirò: "non fare il bambino."
            Mycroft Holmes era seduto sulla sedia di solito occupata da John con il suo caratteristico ombrello a riposo sul braccio e una tazza di tè in equilibrio sul ginocchio. Il suo abito era nero, impeccabile, e costava più dell’affitto del 221B.Sherlock selvaggiamente sperò che la tazza si rovesciasse sui suoi pantaloni perfettamente piegati.  
            "Che cosa stai facendo qui, Mycroft? Non hai una guerra da iniziare? Cittadini da spiare? "Guardò il panciotto del maggiore degli Holmes," una torta da mangiare? "
            Sicuramente, Mycroft aveva preso circa sette chili da quando Sherlock poteva ricordare di averlo visto l’ultima volta. Il che, si rese conto in ritardo e con non poca frustrazione, era stato più di un anno prima. Egli maledisse dal profondo degli inferi la sua memoria che faceva cilecca e si sedette con uno sbuffo drammatico.
            "Dov'è John?" Chiese, chiarendo senza mezzi termini che Mycroft non era colui che voleva vedere.
            "Il Dottor Watson…"
            "Davvero?"
            Il volto del maggiore degli Holmes assunse un'espressione tirata, "Cosa?"
            "E’ tuo cognato da quasi sette anni e ancora ti riferisci a lui con titoli e in modo formale?" L'ultima volta che Sherlock poteva ricordare in cui Mycroft e John erano stati insieme, i due erano stati molto amichevoli l’un l'altro. Totalmente in confidenza, e Sherlock ora si stava chiedendo perché c'era un sottile strato di brina nel tono di Mycroft quando parlava dell’amante di Sherlock.
            Mycroft guardò Sherlock per un lungo e penetrante momento prima che le sue sopracciglia si alzassero e la sua espressione tirata si trasformasse in una leggermente sorpresa, "Buon Dio, veramente non riesci a ricordare, vero? "
            "No", disse il detective con infinita amarezza, "perché non mi illumini."
            Mycroft, sette virgola due chili in più rispetto all’ultimo ricordo. Sottili capelli grigi sulle tempie. Lievi occhiaie e occhi leggermente iniettati di sangue da troppo poco sonno. Piccolissimo arrossamento della pelle graffiata sulla mascella dovuto a una rasatura affrettata. Notti insonni. Linee di preoccupazione tra le sopracciglia. Rigidità nel collo per aver dormito sulle sedie.
            Sherlock sentì le viscere rimestare a disagio mentre considerava il fatto molto inquietante che Mycroft era davvero e apertamente preoccupato per lui. Si sentiva come se avesse di nuovo dieci anni, nascosto nell'armadio di suo fratello maggiore cercando di soffocare i suoni dei suoi genitori che litigavano al piano di sotto.
            Sherlock realizzò per la prima volta da quando si era svegliato, che lo scorso mese e qualcosa era stato il più lungo che avesse mai trascorso in un ospedale non a causa di abuso di droga. Mycroft non era venuto a fargli visita quelle due volte durante la sua giovinezza in cui aveva infilato un ago nel braccio e pregato un cielo senza Dio che morisse e finisse tutto. Il maggiore degli Holmes aveva semplicemente saldato la fattura, si era tenuto alla larga dalle cartelle cliniche, aveva tenuto lui fuori dalla prigione e per il resto aveva fatto finta che questo non fosse mai accaduto.
            "Sherlock ..." Mycroft prese un lento, profondo respiro e inclinò la testa verso il soffitto, la sua voce più bassa e più stanca di quanto il detective si sarebbe aspettato: "Ho parlato con il tuo neurologo e la perdita della memoria a breve termine molto probabilmente non è permanente. Tuttavia la tua preoccupante capacità di 'eliminare' i ricordi a caso e su richiesta rende difficile esserne sicuri. Dovresti incontrarlo questo pomeriggio, prima che tu venga dimesso dall'ospedale. "
            Sembrava come se avesse voluto dire di più, ma si era trattenuto. In qualsiasi altro momento, Sherlock si sarebbe convinto che fosse una mossa deliberata per pungolare la sua curiosità e costringerlo a chiedere a Mycroft maggiori informazioni. Era ancora mezzo convinto che quello fosse il caso, Mycroft era un manipolatore e aveva il comando assoluto di ognuna delle sue strutture. Se stava mostrando emozioni non c'era alcun dubbio che fosse perché lui voleva che fossero viste.
            Ma Sherlock conosceva suo fratello quasi come Mycroft conosceva lui. I ragazzi Holmes non erano sempre stati impegnati in una rivalità inutile e Sherlock non l’aveva sempre visto come un pericoloso, prepotente carceriere. Il fatto era che c'era stato un momento nella vita di Sherlock in cui lui non aveva amato e ammirato nessuno più di colui che sedeva accanto al suo letto d'ospedale e che deliberatamente negava i pezzi chiave dell’intricato puzzle della memoria crepata di Sherlock.
 
*
 
            "Sherlock, vuoi sentire questa storia o no?" Mycroft sospirò, tirando il fratello indietro da qualunque oscuro angolo della mente verso il quale il ragazzino si era allontanato. Sherlock aveva dieci anni ed era a letto con il raffreddore una settimana prima di Natale, stava andando fuori di testa con la noia e stava trascinando con lui tutti gli altri nella casa. Mycroft, diciassettenne e in vacanza dalla scuola era seduto al suo capezzale e gli stava leggendo i misteri di Agatha Christie.  
            "E’ stato il dottore", disse Sherlock con il tipo di disprezzo che solo un bambino di dieci anni poteva mostrare. Mycroft diede uno sguardo di rimprovero al lato della testa di suo fratello, incorniciato da riccioli neri selvaggi, e chiuse la copertina di L'assassinio di Roger Akroyd con uno scatto udibile.
            "Hai barato", Mycroft accusò, non realmente arrabbiato con suo fratello, ma sentendosi come se Sherlock dovesse almeno cercare di capire perché una persona potrebbe obiettare al fatto di  essere tormentata per un'ora per leggere una storia solo per essere informata quindici pagine dopo che lui aveva già dedotto il finale.
            Non che fosse stato terribilmente difficile. Agatha Christie era probabilmente la migliore scrittrice di gialli del ventesimo secolo, ma non era all’altezza dei ragazzi Holmes. Sherlock amava sentire il suo fratellone dire cose del genere, perché lo faceva sentire, per un brevissimo istante, come se le sue capacità fossero una sorta di legame speciale tra di loro e non semplicemente la fonte della costante alienazione del ragazzino dai capelli corvini e degli occasionali abusi da parte di suoi coetanei.  
            La loro madre non aveva mai proferito parola sui colletti strappati e le macchie d'erba che liberamente ornavano l’uniforme del figlio più giovane almeno due volte a settimana. L’avrebbe semplicemente passata alla cameriera per lavarla e rammendarla o buttare via tutto e ordinarne una nuova. Amava i suoi figli, ma era una donna inglese dell'alta borghesia, con le sue priorità saldamente bloccate all’Epoca Vittoriana. Sembrava pensare che fingendo che tutto andasse bene lo avrebbe reso tale.
             Mycroft venne interrotto dai suoni delle voci che aumentarono di volume al piano di sotto. Stavano litigando di nuovo e il padre si era concesso troppo whisky per curarsi se l'intera famiglia potesse sentirlo attraverso gli spessi pannelli di legno. La testa di Sherlock s’inclinò con eccessiva curiosità mentre i suoi occhi mettevano a fuoco, totalmente concentrato. Non importava quanto duramente Mycroft cercava di proteggerlo, il ragazzo era troppo intelligente e troppo attento perché ciò potesse giovargli. Il padre e la mamma in salotto al piano di sotto, il tintinnio aggressivo di spesse bottiglie di cristallo come whisky e gin venivano versati in un bicchiere.
            Ci sono posti per i ragazzi come lui, il padre aveva detto.
            Noi non lo mandiamo via. Non mi interessa quello che ha detto il dottore.
            Un ospedale specializzato sarebbe molto più adatto a trattare con le sue ... anomalie. Il padre aveva sempre un modo accurato di scegliere le parole, il bastardo.
            Non stiamo mandando Sherlock in un manicomio, Arthur. La mamma sembrava come se non sapesse se essere inorridita o arrabbiata.
            Non possiamo gestirlo, Esther! Non sta bene con la testa, trascorre tutto il suo tempo fluttuando nel suo dannato "palazzo mentale", quando non è troppo occupato a "dedurre" quali dei miei colleghi di lavoro stanno avendo relazioni illecite! E’ un freak.
            Sul suo letto, Sherlock s’immobilizzò. I suoi occhi dalle sfumature curiosamente nocciola divennero lucidi e un ragazzo più debole avrebbe pianto. Ma Sherlock non era un ragazzo debole e Mycroft poté quasi individuare il momento esatto in cui il suo fratellino aveva fatto un passo fuori dalla propria coscienza e si era allontanato per la sicurezza della sua mente.
            A volte, il maggiore dei ragazzi Holmes avrebbe voluto prendere la mano del suo fratellino e andare con lui.
            "Freak" era una parola che Mycroft non aveva mai permesso a nessuno di usare intorno a Sherlock, ma non poteva vegliare su di lui tutto il tempo. Era l'insulto con il quale Sherlock stava diventando più familiare, sicuramente. Neanche l'occasionale "psicopatico", con tutte le sue implicazioni oscure,aveva mai ferito Sherlock tanto profondamente come quella semplice parola.
            Mycroft non avrebbe mai perdonato il loro padre per lo sguardo sul volto del suo fratellino in quel momento.
            Il momento in cui Sherlock ci aveva creduto.
 
*
            Mycroft sembrò percepire il momento esatto in cui Sherlock tornò alla realtà perché smise di scuotere le sue spalle e urlare il suo nome. Quel ricordo, quell'orribile ultimo Natale prima che Mycroft andasse all’Università e il padre li abbandonasse, lasciando la mamma col cuore infranto e da sola ad occuparsi di due ragazzi che sono cresciuti uno emotivamente ritardato e l’altro manipolativo e prepotente.
            Gli occhi di Sherlock erano spalancati mentre cercavano quelli di suo fratello. "Ti ..." Lottò con le parole: "Ti ricordi ... Agatha Christie?"
            Era affascinante guardare il sangue lasciare il viso rotondo e stagionato di Mycroft. Lui alzò il suo tè dimenticato con le mani non tremanti, nonostante la tensione nei suoi polsi, e prese un piccolo sorso della bevanda tiepida.
            "Pensavo che avessi eliminato quel particolare ricordo, Sherlock." La sua voce era troppo uniforme, troppo calma. E' stato affascinante per Sherlock vedere tutte le diverse piccole emozioni che si susseguirono lungo la faccia di suo fratello. Una ferita vecchia di trent’anni rattoppata con un cerotto che Sherlock aveva appena selvaggiamente strappato via. C'era rabbia nelle rughe accanto ai suoi occhi, preoccupazione nelle pieghe intorno alla sua bocca, c’era affetto protettivo nel modo in cui guardò Sherlock e risentimento nel modo in cui distolse lo sguardo.
            Era stata colpa sua se il padre se n’era andato. Mycroft non l’aveva mai detto e l’avrebbe brutalmente negato con chiunque l’avesse detto. Ma Sherlock non era mai stato stupido, non era mai stato uno che non osservava e non era mai stato cieco. Se Sherlock fosse stato normale, se fosse stato in grado di celare le sue anomalie, come aveva fatto Mycroft, allora il padre non li avrebbe lasciati.
            Era solo un altro argomento della lunga lista di cose delle quali i ragazzi Holmes non parlavano.
            La significativa tensione nella stanza venne interrotta dall'arrivo di un’infermiera. Altezza media, corporatura media, di media intelligenza e di medio fascino. Per Sherlock non avrebbe potuto essere più ordinaria. Il suo camice era sgualcito, le scarpe consumate e i capelli tirati in una disordinata coda di cavallo.
            "Buon giorno", disse, e poi i suoi occhi trovarono quelli di Sherlock, "Scusate l'interruzione, ma il Dottor Reardon la sta aspettando in Neurologia. Vuole esaminare la sua situazione prima di darle l’autorizzazione per essere dimesso oggi ".
            Sherlock aveva reso chiaro che non gli importava, ma uno sguardo da Mycroft gli disse che le sue opzioni erano praticamente inesistenti. Con un sospiro assolutamente esasperato, lasciò che lo scortassero su una sedia a rotelle (completamente inutile) e lo portassero verso l'ala di Neurologia dell'ospedale.
             Il Dottor Reardon era un uomo più giovane di Sherlock di soli cinque anni o poco più, con capelli leggermente castani e occhi castani. I suoi avambracci in forma, abbronzati e tonici - maniche di camicia arrotolate fino al gomito, leggera linea di abbronzatura sulla mano destra da un orologio da polso che al momento non veniva indossato. Nessuna linea di abbronzatura da qualsiasi anello nuziale:. Celibe - suggerivano che era un accanito estimatore di attività all’aperto. Se Sherlock dovesse indovinare, direbbe rock-climbing per via dei tenui calli sulle dita e i bordi frastagliati delle unghie che conservavano vaghe tracce di gesso da presa.
            "Mr. Holmes, "disse il dottore,esibendo un sorriso smagliante e prendendo la mano di Sherlock nella sua,"Vorrei che le circostanze fossero diverse, ma è bello conoscerla. Ho seguito il suo sito web per anni. Ho scritto la mia tesi di laurea specialistica sulla Scienza della Deduzione. Mi sarebbe piaciuto mettermi in contatto con lei per questo, ma i suoi casi avevano la precedenza. "Non c'era nessuna amarezza nel modo in cui lo disse, solo ammirazione. Sherlock, di solito, non si fidava di nessuno che fosse più lusinghiero che sprezzante riguardo alle sue capacità.
A meno che non fosse John, la cui assenza era come un prurito nella parte posteriore della gola del detective, fastidioso e fonte di distrazione. Che cosa poteva essere più importante che essere con Sherlock il giorno in cui usciva dall'ospedale? Più probabilmente, Mycroft aveva fatto valere il diritto di precedenza verso Sherlock in qualche modo nefasto e subdolo. Non sarebbe stato difficile per il maggiore degli Holmes sommergere John di inutile lavoro d’ospedale solo per aprire una finestra di opportunità per se stesso.
            Sentendosi rassicurato nel dare la colpa a Mycroft, Sherlock rivolse la sua attenzione al Dr. Reardon mentre il neurologo appuntava le lastre dei risultati della risonanza magnetica di Sherlock sulla tavola luminosa sul muro. Sherlock si ritrovò a chiedersi quale fosse il nome effettivo col quale venivano chiamate tali lavagne. Non era pertinente, non era particolarmente importante, ma si ricordò di una volta in cui John le aveva chiamate "tavole luminose", e non aveva mai pensato di chiedergli se questo era il loro nome ufficiale.
            E poi Sherlock si rese conto che la sua mente, la sua mente ,aveva vagato. "Io," Sherlock si strofinò le tempie palpitanti, "Io non riesco a concentrarmi." Si sentiva come se gli fosse stata somministrata la melatonina.
            Mycroft sembrava sorpreso, ma il Dottor Reardon non sembrava preoccupato, "la mancanza di concentrazione era prevedibile. Sherlock, il tuo cervello è stato danneggiato. Sta ancora cercando di guarire se stesso e non potrà lavorare del tutto a capacità ottimale." La cosa incredibile, Sherlock pensò, era che questo deficiente pensava davvero che questo fosse confortante.
            Indicò la "tavola luminosa" e disse, "Sulla base dei risultati della risonanza magnetica, il tessuto neurale complessivo è a posto. La perdita di memoria potrebbe essere psicosomatica, basata su un trauma emotivo piuttosto che quello fisico. Ho la netta sensazione che alcuni dei peggiori ricordi di quest’ultimo anno le torneranno prima di quanto chiunque vorrebbe. "La sua espressione divenne, se possibile, ancora più comprensiva," Inoltre, Mycroft qui mi ha informato che ci sono alcuni aspetti della sua storia medica dei quali lei preferisce evitare di discutere. In questo caso, non ho altra scelta. "
            Ah, naturalmente. Sherlock roteò gli occhi, si lasciò cadere sulla sedia a rotelle e guardò in cagnesco come un adolescente petulante. Naturalmente. Quello.
            "A causa della sua... capacità ", aveva scelto la parola con cura," di cancellare selettivamente i ricordi, non c'è modo di dire quanto dei diciotto mesi mancanti è il risultato dell'incidente e quanto potrebbe dipendere dalla sua volontà . "
            "Nulla." Sherlock rispose semplicemente. Sherlock cancellava solo i ricordi che erano irrilevanti. Lui non cancellava John.
            Reardon guardò da Sherlock a Mycroft e si schiarì la gola goffamente, "giusto, bene ... giusto. Ok. A causa della natura della sua Sindrome di Asperger ", rivolse uno sguardo di scusa agli occhi fiammeggianti di Sherlock, "Non sappiamo ancora come questo potrebbe influenzare la sua mente. Non si tratta solo dei suoi ricordi che sono stati eliminati dal loro posto, signor Holmes. Ha già notato che la sua concentrazione e la capacità di attenzione sono state colpite, e nonostante sia convinto che tali problemi siano temporanei, non posso ancora valutare quanto sia esteso il danno. "
            "Questo lo influenzerà fisicamente?" Mycroft se ne uscì con una domanda che Sherlock trovò del tutto superflua data la consapevolezza che il suo cervello era danneggiato .
            "Per la maggior parte, escludendo le ferite, la sua salute è buona. Farebbe bene a mangiare qualcosa di tanto in tanto." Questo era stato detto così apertamente, che John ne sarebbe stato orgoglioso, "ma per il resto, lui è il ritratto della salute. Potrebbe avere capogiri e vertigini. Avrà mal di testa, ma non sarà invalido. Probabilmente non dovrebbe stancarsi correndo sui tetti per alcuni mesi. "
            Come se Mycroft l’avrebbe permesso. Sherlock si ricordò di quando era stato male da bambino, suo fratello per poco non l’aveva legato al letto e versato la zuppa giù per la gola con un imbuto. Un uomo con una lesione cerebrale, un dottore per marito e un fratello maggiore con tutte le risorse del governo britannico non avrebbe avuto molto divertimento in un prossimo futuro.
           
            Era quasi mezzogiorno quando gli ultimi documenti per essere dimesso erano stati firmati e Mycroft aveva passato il cellulare a Sherlock. L'auto nera a servizio di Mycroft si stava dirigendo lentamente verso Baker Street e Sherlock stava andando fuori di testa. Dove diavolo era John? Perché non aveva mandato sms o chiamato o inviato dei dannati piccioni viaggiatori?
            Aveva saputo che Mycroft voleva vederlo, John glielo aveva ripetuto in modo piuttosto estenuante. Sherlock aveva odiato stare con il fratello maggiore sorprendentemente meno di quanto avesse previsto, ma questo non giustificava l'ex medico dell'esercito per il fatto  di essersene andato completamente.
            Mrs. Hudson li accolse sulla porta, “Sherlock!” Tirò l’uomo molto più giovane in un abbraccio," Così felice di vederti di nuovo in piedi, caro. "
            Sherlock ricambiò l’abbraccio, dolce e affettuoso in un modo in cui non era mai stato con un'altra donna in tutta la sua vita. Sua madre non aveva mai avuto il posto nel suo cuore che aveva riservato alla signora Hudson e aveva impiegato anni per ammetterlo.
            Anni, e John.  Sherlock si staccò delicatamente dall’abbraccio e diede uno sguardo alle scale che conducevano al suo appartamento. Sembrava strano, tornare a casa. C’erano dei graffi sul lato sinistro del terzo scalino che non ricordava e un graffio nel muro di circa due metri e mezzo sopra il quinto scalino che non riusciva a rammentare. Era frustrante.
            John chiaramente non era in casa, non c'erano suoni provenienti da dietro la porta chiusa del 221B. Sherlock era irritato anche per questo. Se John non fosse tornato presto a casa da lui, Sherlock avrebbe avuto con lui una lite tale che neanche quelle con le macchinette per il pagamento con le carte di credito avrebbero mai potuto eguagliare.
            Con questo pensiero, salì le scale a balzi ... o balzando tanto quanto un uomo con una lesione cerebrale poteva fare ... e con una leggera spinta aprì la porta del suo appartamento. 


 

Note dell’autrice:

Mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo, ma il lavoro e la scuola e la vita e il mio vero libro si sono messi in mezzo. Sto continuando a scrivere questo, anche se gli aggiornamenti non possono davvero essere programmati in questo momento. Ma mi impegno a cercare maggiormente di dare a voi meravigliosi lettori aggiornamenti più veloci.
 
  
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