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Autore: Firnen bjartskular    15/03/2014    2 recensioni
Un punto verde baluginó all'orizzonte.
Non poteva essere lei, non poteva essere tornata così, senza preavviso per rompere la pace e il debole equilibrio che si erano formati negli anni in cui avevano perso il contatto, eppure il suo amore per lei restava immutato, un sentimento profondo e sincero, un ardore forse anche aumentato nel corso degli anni con il desiderio di vederla
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Breoal'
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Natura, pura e incontaminata
Arya aprì gli occhi. Eragon dormiva placidamente al suo fianco. Si trovavano in una stanza; mise a fuoco le immagini, la sua stanza.
La luce del mattino inondava la sala con il suo tenue bagliore, e diffondeva un piacevole tepore.
- Buon giorno cucciola
Salutò Fìrnen, parandosi davanti all'ampia finestra, facendo così piombare l'ambiente nella penombra.
- Giorno.
Proprio in quel momento Eragon si svegliò, sitiracchiandosi. Sbadigliando biascicò
- Giorno yunod-iet
L'elfa rispose con un largo sorriso.
Avevano ancora addosso gli abiti della sera prima, così si vestirono e, mano nella mano, camminarono fino alla sala della colazione. Questa era una stanza piccola e riservata alla regina, in quell'occasione agli ospiti. Al centro, su una tavola rotonda, erano poggiati vari vassoi di cibo, poco più in la, c'era un altro tavolo, di forma rettangolare, con dei posti a sedere.
Appena i due entrarono nella sala, piombò un silenzio irreale. Islanzadi aveva smesso di parlare, Roran di giocare con Ismira e Murtagh di ridere, e li guardavano, semplicemente, li guardavano. Tutti gli sguardi, fissi su di loro, soprattutto quello di Angela, che sembrava scandagliare l'anima dei due innamorati. Arya guardò gli amici, poi guardò Eragon. La stava fissando come inebetito: la bocca semiaperta e sguardo fisso sul suo volto. Improvvisamente un ricordo inviatole da Fìrnen le fece tornare in mente i bellissimi momenti vissuti la sera prima. Staccò di scatto la mano da quella del cavaliere di fianco a lei, mentre il suo volto si faceva paonazzo, e lei cercava in tutti i modi di nasconderlo, con pessimi risultati. 
Intanto Eragon l'aveva trascinata verso una sedia, davanti la quale era poggiato un piatto con un'invitante fetta di pane e burro, accompagnata da confettura di ciliegia.
Arya si sedette ed iniziò a fissare il cibo. Anche se aveva molta fame, non riusciva a mangiare. Si sentiva.... Come dire..... Osservata.
- Fìrnen aiutami, fa qualcosa, qualsiasi cosa!
Disse l'elfa al suo drago, profondamente in imbarazzo
- Perchè mi fissano?
- Oh, sentila, Arya dröttning, la regina degli elfi, e ora, liberatrice di Alagaësia, messa con le spalle al muro da degli sguardi. Cosa dovrei fare, piombare dal tetto e dilaniarli?
Rispose il drago ironico
- Sarebbe gradito, in questo momento
Continuò Arya, sulla soglia dell'esasperazione.
In tutto quello Eragon continuava a guardarla. Gli tirò una, due gomitate, ma il cavaliere di fianco a lei sembrava non sentirle; così da sotto il tavolo gli diede un calcio.
- Hai, sei matta?!
Urlo lui.
Arya si portò una mano alla fronte, tentando di nascondere il volto , che ormai aveva preso un colore tra bordeaux e cremisi, mentre Murtagh rideva divertito.
 Ecco fatto! Saltata la copertura di elfa fredda e impassibile.
Pensò.
Con molta fretta si alzò e, congedatasi, si mise a correre per i corridoi gridando mentalmente a Fìrnen
- Oh, che figura.... Barbina!!
Il drago sghignazzò, contagiando anche Arya, facendola quasi piegare in due dalle risate, sotto gli sguardi perplessi di un gruppetto di nani, tra i quali c'era anche Orik.
Il re dei nani le si avvicinò e chiese
- Per Gûntera, Arya! Che ti prende!
La regina entrò nella sua mente, inviandogli i ricordi, con l'aggiunta delle sensazioni provate.
Anche il re si mise a ridere.
Dopo un breve scambio di saluti, i due si congedarono.

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- Io e Arya abbiamo deciso...
Gli occhi di tutti si illuminarono di curiosità, ma si spensero poco dopo, quando il cavaliere proseguì
- Di ritornare ad Ellesmera oggi stesso
- Credo verrò anche io con voi, ovviamente se non sarò d'intralcio
A parlare era stata Islanzadi
- Allora é deciso! Io credo che per me sia arrivato il momento del congedo.
Disse infine il cavaliere, facendo uno sbrigativo inchino, per poi correre alla ricerca di Arya. 
Tutto si sarebbe aspettatato, tranne che di vederla praticamente rotolare a terra dalle risate, imitata da Orik. Per tutta la mattinata, i tre scherzarono e giocarono. Sembrava fossero ritornati spensierati ed innocenti, come dei bambini.


L'ora della partenza si avvicinò velocemente. Eragon e Arya dovettero salutare, a malincuore, i loro vecchi amici, per prendere la direzione opposta di Murtagh Arategh e Jalika, alla volta della Du Weldenvarden. 

Viaggiarono senza alcuna fretta, fermandosi la notte per riposare. Al terzo giorno di viaggio finalmente la videro. Un immenso oceano di verde, un verde smeraldo, intenso, che dava l'impressione di potercisi tuffare dentro. Ma questa volta la foresta sembrava... Diversa, era viva, il solito colore smeraldino era spezzato quà e là da cespugli di fiori, dai petali dagli sgargianti colori. Quando iniziarono ad addentrarsi nell'intricato labirinto di alberi, la regina degli elfi sembrava rinata. Sorrideva. I suoi splendidi occhi riflettevano lo spettacolo della natura incontaminata. Un tappeto di petali vermigli prese a formarsi davanti a lei, come a volerla accogliere. Rampicanti si muovevano ai lati del sentiero, avvolgendo i tronchi al loro passaggio, piccole gemme iniziarono a sbocciare sui rami, per poi schiudersi poco dopo, tramutandosi in degli stupendi gigli, quelli che aveva cantato Eragon per lei. Per Arya quel fiore era stato il regalo più bello, anche del Convolo nero*, e voleva che tutti potessero ammirarne la straordinaria bellezza e perfezione. 
Appena arrivarono nella radura del saggio, petali scarlatti presero a cadere dal nulla, adagiandosi delicatamente sul prato. Le creature della terra,  rispettavano Arya, seguendola e accogliendola, come se aspettassero il suo ritorno con ansia. Madre natura, sembrava voler celebrare con sfarzo, la venuta di una delle sue stesse figlie. Quello che Eragon ed Islanzadi osservavano, ammutoliti, non era magia, era semplicemente la potente manifestazione dei sentimenti della regina degli elfi, che erano stati celati per troppo tempo dietro un'insormontabile barriera di logica, freddezza e distacco.


* Convolo nero: fiore che canta Faölin per Arya. Per l'elfa quello, é il più bello tra tutti i fiori.


Angolo dell'autrice
Ed'eccomi di nuovo qui. 
Come avevo anticipato, questo capitolo é molto statico. Mi volevo scusare con tutti voi per avervi fatto aspettare così tanto, ma non avevo ispirazione, che, tra parentesi, mi é venuta alle due di notte. Mi farò perdonare con il prossimo capitolo, nel quale succederanno un sacco di cose, scontate o meno, non saprei dirvelo, per una questione di soggettività, spero vi sorprenda almeno un po'.
Un bacio enorme^^
Se onr sveddar stija hvass
  
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