Mi dovetti sedere su un muretto per riprendere conoscenza. "No, no.. sto sognando" mi ripetevo.
' Certo che non stai sognando, stupido! ' il mio simpatico subconscio si fece risentire. Era l'ora di pranzo e dovevo decidere cosa farne di me. Optai per il ristorante di mio cugino ma, non avendo molta fame, presi solo una bistecca. Vi rimasi per poco tempo in quanto mio cugino, quel giorno, non c'era. Anche di Imma non avevo più notizie e i miei pensieri andavano molte volte verso lei. Ma la mia testa era sopratutto riempita dal ricordo di quei momenti, del tocco delle sue mani e della dolcezza della sua voce. Avevo conosciuto una parte di lei che mi era sempre stata oscura, una parte vulnerabile e quasi malinconica causata da un'infanzia piena di odio e di violenza. Il disprezzo che provavo per quell'uomo non aveva limiti e avevo tutte le ragioni di questo mondo. Dio avrebbe dovuto punirlo come meglio meritava, avrebbe dovuto soffrire, soffrire così tanto da vedere il dolore in faccia, avere una morte atroce e lasciare il corpo marcire mentre i corvi finiscono il servizio. Improvvisamente, però, mi resi conto di quello che stavo pensando e feci il segno della croce, scusandomi con il Signore. Mi vergognavo dei miei pensieri ma questo fa notare e comprendere di più i miei sentimenti verso quell'animale.
Non ne avrei mai avuto abbastanza. Era sera e vedevo il cielo oscurarsi sempre più. Non so da quanto tempo ero affacciato alla finestra, fatto sta che sembravo una statua con una faccia da ebete che si muoveva solo quando qualcuno allungava la mano per salutarla: allora cadevo dalle nuvole, salutavo cordialmente con aria trasognante e poi ritornavo ai miei pensieri. Poteva anche essere una.. prostituta, ma era una prostituta speciale. Lei non lo faceva per soldi, lei amava quello che faceva. Lei, più di tutti, riconosceva l'importanza di donare amore al prossimo al fine di fare bene sia agli altri, sia a se stessa. Forse era davvero un angelo, dopotutto seguiva uno dei canoni principali della Bibbia: "aiutare il prossimo".
No, non avrei mai trovato un difetto in lei, ero così vittima di Amore che proprio non riuscivo a trovare cose sbagliate in lei. Eppure avevo ancora paura, e se fosse riscomparsa? Se per giorni non l'avessi più rivista? Oh povero me! Lei è così imprevedibile! Quante donne si presenterebbero in un orto a piedi nudi in pieno novembre? Contatele.. penso davvero poche, e per lo più, aggiungerei, pazze psicopatiche. Ma lei, anche con un gesto così strano, riusciva ad avere classe. E il sorriso, non le mancava mai quello. Oh povero me! Sebbene lei fosse tutt'altro che pura, io non riuscivo proprio a trattarla se non come un oggetto prezioso. Non mi sarei mai sognato di toccarla, non potrei mai meritarmi una cosa del genere. Sebbene tutto il mio "io" la desiderava da impazzire, proprio non ci riuscivo.
Non cenai, ma ormai c'ero abituato. Ero così entusiasto che mi addormentai col cuore che mi batteva all'impazzata.
Il giorno dopo, il suono del gallo non mi sembrò la solita martellata di primo mattino ma, piuttosto, un dolce inno alla vita. Sembrava dicesse "Svegliati, è un altro giorno! " Penso non si possa iniziare giornata meglio di così. Era quasi la fine di Novembre, in lontananza le montagne erano innevate. Cominciava ad arrivare il vero freddo, infatti dovetti vestirmi molto pesante. A Sant'Ilario succedeva sempre così: l'inverno arrivava improvvisamente. Era raro che però venisse a nevicare, al massimo un pò di ghiaccio la mattina sul marciapiede. Mentre respiravo, vedevo l'aria uscire dalle mie narici come fumo di sigaretta. Faceva davvero troppo freddo, avevo bisogno di energia: decisi di fare colazione. Passai per un bar dove presi un bel THE caldo con abbondante zucchero e poi via, di nuovo per la mia strada. Entrai dall'ingresso posteriore del campo e vi trovai una brutta sorpresa: erano appassiti gli ultimi grappoli d'uva che dovevamo coltivare. Fausto guardava i detriti mentre fumava la Pipa. << Ragazzo mio, questa volta non abbiamo fatto in tempo >> era pensieroso, la sua mente era totalmente altrove. Dopo un paio di minuti si rianimò: << Eh vabé, sarà per la prossima stagione.. ora dobbiamo iniziare a dedicarci ai meli e ad i peri >> mi serrò un gran sorriso da gentiluomo. << Ma per oggi c'è poco da fare.. Torna a casa che fa freddo oggi >> mi diede una pacca sulla spalla. Lo salutai e mi diressi verso l'entrata principale. Mi dispiaceva per la perdita di materiale: perdere uva significava perdere soldi. No che il raccolto stesse andando male però.. è una questione di principio. Totalmente immerso nei miei pensieri, non mi accorsi di quello che stava accadendo.
<< Non mi saluti? >>
Mi fermai, la voce proveniva da dietro di me. Era rivolta a me? Me l'ero immaginata?
Mi girai. Non era possibile, stava quasi diventando un'abitudine. Me la ritrovai davanti. Un grande cappello nero le copriva il capo, gli occhi senza trucco
facevano contrasto con la bocca sempre rossa e dannatamente desiderabile. Una sciarpa color grigio perla, un cappotto nero lucido, dei guanti neri, un vestito lungo e abbastanza attillato con sotto le scarpe che le avevo regalato io.
Fui ferito fortemente.
<< Quelle scarpe sfigurano con tutto il resto >> La sua reazione fu più che sorpresa.
<< Che intendi dire? >>
<< Se volevi un paio di scarpe nuove, bastava chiedere invece di inventarti tutta la storia del "io non ho soldi" >> Dapprima, mi guardò con gli occhi semi-spalancati, poi scoppiò in una piccola risata.
Ancora più ferito, con aria indifferente, mi girai e feci per
allontanarmi.
<< No, fermo fermo! >> mi sentì tirare per un braccio. Non capivo questa parte di me: non
facevo che pensarla da mattina a sera, ferendomi e autodistruggendomi, ma una volta averla davanti,
diventavo la persona più antipatica del mondo.
<< Non è come credi.. >> continuò.
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