Film > I Robinson
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Autore: Light Clary    15/03/2014    0 recensioni
Le bombette sono tornate e sono tutte intenzionate a conquistare il mondo e vendicarsi di Lewis.
Il ragazzo dovrà contare solo sulle sue forze, aiutato ovviamente dall'amico\figlio Wilbur e ad una bambina proveniente dal passato, per ritrovare la sua famiglia, catturata dai perfidi cappelli e salvare nuovamente il futuro.
!|*Crossover con la bambina di Trilli e il Grande Salvatagglio*|!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Ore 13:00.
Lo strano orologio dalle lancette dei secondi blu, quelle dei minuti d’argento e quelle delle ore verdi, suonò, rimbombando per tutto il garage.
Wilbur ripose con cura i libri in una scrivania e dopo una bella stiracchiata, si fece aspirare dai tubi che lo portarono dritto alla sala dei pasti.
Ma la trovò deserta.
Iniziò a sedersi e attese in silenzio.
Dopo una mezz’ora, però si disse: “Non è da loro arrivare in ritardo. Che è successo?”
Con altri passaggi segreti, arrivò nelle cucine, ma neanche lì c’era anima viva. Allora provò in camera dei genitori, nel giardino, in palestra, in soffitta o nelle stanze di tutti i suoi parenti, ma non vide nessuno.
Iniziò a chiamarli per nome.
Sembravano tutti volatilizzati:Franny, Cornelio, nonna Lucilla, nonno Bud, zio Joe, zia Billie, zia Petunia e zio Fritz, il cugino Laszlo e sua sorella Tallulah, gli zii Gaston e Art, i gemelli Spike e Dimitri, il polipo maggiordomo Mancino, il cane Buster, il loro dinosauro Orlandino e Carl. Forse erano usciti, ma perché proprio all’ora di pranzo? E perché non l’avevano avvertito? E se si trattasse di uno scherzo per farlo spaventare?
Per togliere quel sospetto, corse in camera del padre, dove lui teneva sempre d’occhio le immagini delle telecamere sentinelle.
Controllò le figure delle telecamere, sparse in tutta la casa, ma non c’era nessuno neanche nella più piccola fessura che veniva ripresa.
Iniziò a preoccuparsi.
Prese il telefono a cinquanta pollici che gli avevano regalato al suo compleanno e provò a chiamare il padre e la madre. Ma avevano la segreteria telefonica.
Prima di dare conclusioni affrettate, decise di aspettare ancora.
Si preparò da solo un panino e poi si chiuse in camera, cercando di udire il minimo rumore al di fuori di quella.
Ma arrivarono le tre e poi le tre diventarono le cinque e poi le cinque diventarono le otto e poi le otto diventarono mezzanotte.
Sembrava esserci rimasto solo lui in casa Robinsons. Fece ancora un ultimo giro di persecuzione, ma fu tutto inutile.
Non poteva crederci. Dopo che i suoi genitori gli avevano detto che il castigo era terminato, ora si erano volatilizzati insieme al resto della famiglia. Non potevano essere usciti. L’avrebbero avvisato. E se si trattava di una beffa per farlo trasalire, non era per niente divertente.
Il ragazzo allora tornò in garage e controllò che tutte le auto volanti e quelle turbolenti, furono tutte a loro posto. Non ne mancava una. Quindi l’opinione che avevano lasciato la casa per qualche ora, era esclusa.
Poteva chiamare la polizia?
No, si sarebbe sparsa la voce che lui era in castigo per aver fatto quasi distruggere quella città e non voleva rovinarsi la reputazione d’essere figlio di uno dei più grandi inventori dell’epoca.
Continuò a cercare i suoi parenti.
Alla fine era esausto.
Non gli restava che una cosa da fare: tornò nella camera dei genitori e digitò un codice, sul telefono fisso che si trovava sul comodino del padre.
Immediatamente il letto matrimoniale si ritrasse nel muro, rivelando una lunga scala ottagonale sul pavimento, che portava sotto la casa.
Iniziò a scenderla, appoggiato al corrimano. Quegli scalini erano così ripidi che gli venivano le vertigini.
Camminò per qualche minuto, poi si ritrovò davanti una porta d’acciaio, con l’impronta di una mano umana, scolpita nel ferro.
Wilbur poggiò la sua mano dentro il pertugio e questo lo riconobbe. Solo le persone di sangue Robinsons, potevano entrare nella stanza segreta delle invenzioni di Cornelio.
La porta si aprì e il ragazzino entrò.
Era la stanza che un tempo era stata la camera del padre, quando era stato adottato da Lucille e Bad e non era altro che una cupola dai murali ricoperti di finestre a forma di poligono. Da allora era stato lì che aveva inventato e creato macchine di qualsiasi tipo e le conservava con ricordo. Solo che per non far accedere a quella stanza un estraneo, ci aveva costruito sopra, l’immenso palazzo Robinsons. Il più grande della città.
Il figlio si guardò intorno. Conosceva a memoria, tutte le macchine del padre e ora sapeva quale gli serviva.
Scorse lo sguardo tra i vari macchinarsi, finché non la vide. Si avvicinò e sfiorò l’incredibile Richiestesaudente. Un incrocio fra le parole: Richiesta ed Esaudente.
Cornelio l’aveva creato qualche mese prima, perché non trovava la risposta alla sua domanda su alcune decotte chimiche. Ma grazie a quel macchinario veramente geniale, venduto in tutti i paesi dell’universo, era riuscito a capire molte cose. Ed era a lui che Wilbur doveva rivolgersi.
Sapeva come funzionava. Il papà gliel’aveva fatto vedere due volte.
Per prima cosa, abbassò la piccola leva, avvolta in fili di diverso colore. Poi scrisse sulla macchina da scrivere, collegata alla macchina, la sua domanda: “Che fine ha fatto la mia famiglia?” e pigiando un interruttore pitturato di nero, fece tremare la Richiestesaudente, che dopo aver fatto uscire del fumo da una ciminiera in miniatura, fatto tremare il tavolo dov’era risposta e scrollato un po’ di polvere dai refi, stampò la risposta, che uscì fuori da un occhiello, posto sopra alcuni circuiti visibili.
La macchina smise di vibrare.
Il ragazzino prese il foglio e lesse.
A dire il vero guardò. C’era un disegno su quel pezzo di carta.
Era un affarino nero con un buco fucsia al centro.
Gli ricordava qualcosa. Ma cosa?
Rimase a riflettere per qualche minuto, senza togliere lo sguardo dalla pagina. Poi ad un certo punto, sobbalzò e lo fece cadere per terra.
Erano passate poche settimane dall’avventura temporanea, eppure si era dimenticato di un dettaglio, ritrovato nella memoria solo in quel momento: la bombetta che voleva il controllo su tutte le persone dell’universo.

 
  
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