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Autore: Light Clary    15/03/2014    0 recensioni
Le bombette sono tornate e sono tutte intenzionate a conquistare il mondo e vendicarsi di Lewis.
Il ragazzo dovrà contare solo sulle sue forze, aiutato ovviamente dall'amico\figlio Wilbur e ad una bambina proveniente dal passato, per ritrovare la sua famiglia, catturata dai perfidi cappelli e salvare nuovamente il futuro.
!|*Crossover con la bambina di Trilli e il Grande Salvatagglio*|!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Il concerto era finito e Franny Robinsons era sul palco ad inchinarsi davanti al pubblico, per le splendide melodie che aveva composto e aveva fatto suonare alla sua band di rane.
La sua famiglia era sul podio.
Suo marito Cornelio la guardava con sguardo fiero e attonito.
Ad un certo punto, prese dalla tasca del camice bianco, un telecomando con diversi pulsanti di tanti colori. Premette quello verde e nel cielo esplosero mille fuochi d’artificio, che formarono il nome della moglie. Lei si commosse e corse ad abbracciarlo.
Dalle tribune più alte, alcuni ragazzi liberarono delle colombe ammaestrate che andarono a chiudere le tende del sipario.
Le rane si rinchiusero nei camerini mentre Franny e la famiglia andarono sul retropalco, dove li attendeva la macchina a motore a combustione interna. Ci andavano tutti e partirono, diretti a casa Robinsons.
Anche i cantanti rospi dopo un po’ raggiunsero la loro macchina.
“Ei! Guardate” disse uno di loro notando un foro sul coperchio del cofano.
“Chi può averlo fatto?” chiese un’altra.
“Sicuramente un altro proiettile non mortale, con fonte personale d’energia, fatto da qualche ragazzino nei dintorni” ipotizzò Frankie, la voce principale del coro “chiederemo a Franny di farlo aggiustare”
 
Nel garage di casa Robinsons, c’era il più piccolo della famiglia: Wilbur. Era ancora in punizione per aver combinato un danno, alcune settimane precedenti. La penitenza? Fare tutti i compiti che quel genio del padre gli avrebbe assegnato. Beh, almeno era meglio che assistere ad un noioso concerto di ranocchie. Lasciava il garage solo per il pranzo, la cena e le emergenze bagno. Poi tornava in camera per la notte e la mattina dopo ricominciava.
Ormai sapeva tutto sulle leggi di Mendel, i cromosomi d’ogni tipo e i processi di molecole fattive.
Non stava del tutto solo. Il suo amico robot Carl, lo andava a trovare tutti i giorni per darle una mano o fargli compagnia. Ma nulla poteva toglierli il castigo. Per colpa sua l’intero flusso temporale rischiava di essere danneggiato e la vita che ora seguiva, svanita per sempre.
Però tutto sommato si era divertito. Aveva vissuto una grand’avventura insieme a suo padre da giovane, che era diventato il suo migliore amico. Dubitava di rivederlo, ma non bisogna mai perdere la speranza.
Stava osservando dei protozoi al telescopio, quando vide la porta del garage aprirsi e veder entrare suo padre.
“Ciao Wilbur” lo salutò.
“Ciao” ricambiò lui “com’è andato il concerto?”
“Benissimo” rispose il padre “tua madre è una vera maestra. E tu? Come va con i compiti?”
“Abbastanza bene” sbuffò il figlio “a parte qualche difficoltà con l’acido ribonucleico. Ho deciso di lasciarlo in sospeso”
“Bravo figliolo” sorrise Cornelio “sono felice di vedere che ti stai dando tanto da fare”
“Dopotutto me lo sono meritato” rise il ragazzino tornando con la faccia sui libri “e poi è questo ciò che succede, quando hai a che fare con delle macchine del tempo”
“Sarebbe potuto andare peggio” enfatizzò il papà “ tu non esisteresti, io starei ancora contemplando il fallimento del mio scanner sul tetto dell’orfanotrofio e i tuoi parenti sarebbero sotto il controllo di quei cappelli malvagi”
“Per fortuna è tutto risolto” disse Wilbur.
“Bene. Io vado” si diresse verso i tubi trasportatori, ma prima di essere risucchiato, rivolse uno sguardo al ragazzo. Era orgoglioso di lui perché non aveva protestato la sua punizione come di solito faceva. Ed era orgoglioso di se stesso da piccolo, per aver finalmente dato a suo figlio, la sensazione che si prova ad avere un amico, diverso da un robot.
Con questi pensieri, fu trasportato nella camera della moglie. Lei si stava togliendo il vestito per le serate importanti e ne stava indossando uno meno scomodo.
Quando si accorse che il marito era arrivato, gli sorrise: “E’ stata una bella serata non trovi?”
“Sì tesoro. Magnifica” rispose lui sedendosi su una poltrona.
“ Wilbur sta studiando?” chiese Franny cambiando argomento.
L’uomo annuì: “Eccome! Non smette un secondo. Le telecamere di sorveglianza lo riprendono tutte le sere e non si stacca un attimo da quella scrivania, se non per mangiare, andare in bagno o a letto”
“Beh, a quanto pare sta iniziando a comprendere i suoi errori” disse la moglie togliendosi il trucco allo specchio.
“Io credo … che li abbia già capiti da prima che lo punissimo” le disse Cornelio.
Lei si voltò: “Che cosa intendi dire?”
“Franny, hai notato che non si è lamentato, quando lo abbiamo messo in castigo? Significa che sapeva di meritarselo”
“Vieni al punto” lo esortò la donna.
“Credo sia giunto il momento di farlo smettere” confermò il suo sposo “domani mattina glielo diremo”
“Sei sicuro Cornelio? Sono passati solo dodici giorni”
“Pensi che siano pochi?”
“Beh no” scherzò Franny “ma se inventerai una macchina che accelera le giornate, allora sì”
Il marito rise e lei lo buttò sul letto dove poi si gettò ad abbracciarlo.
“Credimi” le disse Cornelio accarezzandole la guancia “è giunto il momento che Wilbur metta fine alla sua penitenza”
“E sia come vuoi tu” accordò infine la moglie.
I due si baciarono e poi si diressero verso la sala da pranzo, dove Carl aveva servito la cena.
 
Il mattino seguente, Wilbur, come al solito, si alzò verso le sette e andò in garage a continuare i suoi studi.
Fuori il sole estivo risplendeva come non mai, ma lui non poteva uscire a goderselo. Anche perché non n’aveva molta voglia.
Iniziò a sfogliare le pagine del libro di scienze, quando venne raggiunto dai genitori.
“Quanti capitoli hai letto in questi giorni?” chiese la madre.
“Undici” rispose il figlio “undici capitoli, trentatré pagine e novantotto paragrafi” contò sulle dita.
“E ti hanno insegnato molte cose?” domandò il padre.
“Sì. Abbastanza da farmi partecipare ad un concorso” disse Wilbur.
“Bene Wilbur. Allora se vuoi puoi anche smettere”
Quella frase fece scattare la testa del ragazzo che fissò a lungo padre e madre: “Che cosa?” chiese come se non avesse capito.
“Sì Wilbur. La tua punizione è finita” disse la madre “continua a leggere ancora qualcosa fino all’ora di pranzo. Poi sei libero”
Il figlio non ebbe una reazione disperata. Sospirò e ringraziò. Ma quando i genitori sparirono su per il tubo, si mise a saltare come un matto per tutto il garage. Ancora qualche ora e avrebbe potuto godersi le mille tecnologie di casa Robinsons, senza pensare minimamente allo studio.

 
  
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