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Autore: Layla    15/03/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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11)Armi (non dirmi che siamo kamikaze).

 

La tensione tra me e Keisha è palpabile.
“Cosa diavolo vuoi?”
Ringhio a bassa voce in modo che mia madre non mi senta.
“Sono venuta qui per una cosa.”
“Cosa?”
“Ecco, scusarmi per mio fratello.”
Io rido sarcastica.
“E perché non si scusa lui direttamente?”
Keisha balbetta qualcosa di indefinito.
“Senti, se vuoi scusarti per lui, ma lui non è convinto, anzi probabilmente non vuole nemmeno scusarsi, te ne puoi andare.”
Rispondo fredda.
“Chia, non è così di solito.”
“Sono onorata di aver assistito a un suo momento di malumore razzista.”
“Per favore, dammi la possibilità di spiegare.”
“Senti, non sono dell’umore giusto per sentire spiegazioni che riguardano questo argomento, ripassa più tardi.”
“La nostra missione è importante!”
“Per favore, vattene.”
Lei sospira.
“Va bene, ma domani dobbiamo parlare di tutto questo, non abbiamo tempo per cazzeggiare.”
“Va bene, va bene. Adesso fuori.”
La caccio dalla camera in malo modo e finalmente posso sedermi sul letto e tentare di calmarmi sul serio.
“Che faccia tosta!”
“Forse vuole davvero solo rimediare agli errori del fratello.”
“Izzie, parliamoci chiaro: lei può scusarsi quanto vuole, ma se lui continua a fare il bastardo, le scuse non hanno senso.”
“Hai ragione, ma avresti potuto essere un pochino più gentile.”
Io scrollo le spalle, non ho voglia di essere gentile con gente che non è gentile con i miei amici e la mia famiglia.
“Quel Joel ti sta davvero sulle palle, eh Chia.”
“Molto. Potrebbe migliorare solo con delle scuse sincere, ma dubito che lui sappia come si faccia.”
Rispondo un po’ sarcastica, poi mi butto sul letto.
“Ah,che mal di testa!”
“Fa male litigare con le persone.”
“Ma è ancore peggio farsi mettere i piedi in testa. Lui non aveva alcun diritto di parlarvi così, tu e Tom non siete feccia, siete parte della mia famiglia.”
“Forse si aspettava qualcos’altro.”
“Beh, anche io. Adesso sono ancora meno propensa ad aiutarli con la loro missione.”
“Ok, ti lascio riposare.”
“Grazie Izzie!”
È con immenso sollievo che mi metto in pigiama e mi butto sotto le coperte, lì troverò finalmente un po’ di pace, senza alieni ostili.
Non che sperassi nella riunione della famiglia felice, ma  non mi aspettavo nemmeno che uno di loro chiamasse feccia le persona a cui voglio bene.
Questa missione sarà molto dura.
Alla fine mi addormento, dimenticandomi della pila di compiti che mi aspetta.
Vango svegliata per la cena e quando vedo la pila capisco al volo che stanotte non dormirò se voglio finirli.
Pace, a volte va fatto.
Mi metto sotto e quando finisco la sveglia segna impietosamente le quattro di notte, bene, ho a disposizione tre ore di sonno.
Inutile dire che la mattina dopo sono uno zombie che non sa nemmeno dov’è il bagno, ho bisogno di tanto caffè.
Scendo in cucina ed eccezionalmente faccio colazione prima di lavarmi, il caffè mi dà una bella sferzata di energia, mi lavo e mi vesto.
Sono quasi umana, se tralasciamo la stanchezza e la non voglia di vedere i due fratelli.
Keisha mi fa un cenno timido con la mano  che io ricambio svogliata, Joel mi ignora, meglio per lui.
Non appena raggiungo Tom lo bacio e insieme andiamo alle nostre lezioni condivise, mi sento addosso lo sguardo di disprezzo di Joel, così mi giri e gli faccio il medio, giusto per fargli capire i miei sentimenti.
“Artiglieria pesante, eh?”
Commenta serafico Tom.
“Perché lui è stato gentile ieri?
Se la merita tutta.”
Tom scuote la testa.
“Sono senza parole, non riesco a trovare un commento adatto a questa situazione.”
“Forse non ce ne sono, pensiamo a inglese piuttosto, oggi c’è il test.”
“Vero, che palle.”
Entriamo in aula e facciamo un ripasso dell’ultimo minuto, Tom mi sembra preoccupato, io un po’ di meno, spero che la mia notte insonne porti dei risultati.
Il test è mediamente difficile e con qualche difficoltà passo a Tom alcune delle risposte senza che la prof ci vede, Keisha invece non ha esitazioni, vedo la sua penna scorrere rapida e sicura sulla carta.
Starà usando i suoi poteri da aliena o forse si è studiata un po’ di materiale terrestre, forse – al contrario di quella testa di cazzo del fratello – un pochino si interessa a questo pianeta.
Finito il test, io ho matematica, Tom ginnastica così ci salutiamo, Keisha mi segue.
“Cosa vuoi?”
Le chiedo a un certo punto.
“Parlarti.”
“Tuo fratello non si è ancora scusato.”
“Ci sto lavorando.”
“E allora continua a lavorarci, io adesso devo prestare attenzione alla lezione di mate.”
Lei si ferma.
“Non vuoi darci nemmeno una possibilità?”
“No, finché tuo fratello non mi farà delle scuse sincere non vi darò nessuna possibilità.”
Keisha sospira, ma non dice più nulla per fortuna.
La lezione di matematica è invece piuttosto complicata e capisco solo metà di quello che la professoressa spiega come se fosse la cosa più facile del mondo.
Keisha invece sembra capire tutto alla perfezione e la cosa inizia a starmi sui nervi, dopo un’ora di spagnolo arriva finalmente l’intervallo e posso sfogarmi un pochino con Tom e Izzie.
“Anche tu eri così due anni fa, perché sei incazzata?”
Mi chiede mia sorella.
“Non lo so, so solo che mi irrita.”
“Sei strana.”
Commentano insieme Izzie e Tom.
“Lo so, lo so che sono strana, ma cazzo, questa arriva e si comporta come se la scuola fosse da sempre la sua. Persino le cheerleader la vorrebbero nella loro squadra!
Per non parlare di Joel e del suo disprezzo da quattro soldi, cosa pensava?
Che sarebbe finito a Yale?
Questa è una cazzo di scuola di provincia e io mi sono rotta le palle di loro, si stava meglio quando non c’erano!”
“Sei proprio arrabbiata.”
“Molto e adesso devo andare a ginnastica.”
Inutile dire che – nervosa come sono – faccio un casino mentre gioco a pallavolo e faccio quasi a botte con una mia compagna, ho l’impressione che diciotto anni di rabbia repressa stiano uscendo nel modo e nel momento sbagliato.
A mensa devo avere una faccia da serial killer, visto che sia mia sorella che il mio ragazzo mi guardano leggermente impauriti. Non è destino che io abbia pace oggi, in ogni caso, visto che Keisha si siede al nostro tavolo.Inizio a non sopportarla più e mi maledico per aver perso un anno di scuola alla ricerca delle mie origini, è stato inutile se non dannoso, adesso non dovrei fare i conti con Keisha e Joel.
“Cosa vuoi?”
“Ascolta, mi impegno solennemente a far sì che Joel si scusi, ma tu devi lasciarmi entrare nella casa, ci sono cose che devo spiegarti. Cose che sono molto importanti e che è bene tu sappia il più presto possibile o potrebbe succedere un casino.”
Io la guardo scettica.
“Lo so che non mi credi, ma se agissimo tropo tardi anche per la Terra sarebbe un guaio, loro puntano a tutti e due i pianeti.”
Io do un sorsata alla mia coca.
“Come faccio a sapere che non mi stai mentendo per avere il mio aiuto?”
Mi porge una pietra simile a quella che ha trovato Tom, io la stringo tra le mani, anche questa volta esce un flusso di immagini, ma solo io sono in grado di vederle.
Ci sono due alieni che parlano e dicono chiaramente che è ora di riprendersi il loro pianeta e la Terra, che avevano colonizzato precedentemente.
Potrebbe essere un falso anche questo, ma qualcosa nel profondo della mia mente mi dice che è terribilmente vero e che – a malincuore – devo concedere una possibilità a Keisha.
“Va bene, ci vediamo là dopo la scuola. Non provare a portare Joel o salta tutto, sono stata chiara?”
“Chiarissima.”
Il resto del pranzo trascorre in silenzio, io sono davvero di pessimo umore, ho paura che la mia vita sarà presto sconvolta del tutto e non mi va.
Forse sono pigra, forse sono menefreghista e non ho la stoffa dell’eroina, ma tremo all’idea che la mia vita cambi, ci ho messo un sacco a costruire questo equilibrio.
“Andrà tutto bene.”
Mi sussurra Tom.
“Io non ne sono tanto sicura.”
“Ce la faremo.”
Io annuisco, più per disperazione che per altro, alla rassicurazione di Tom, lui non sente i miei stessi presagi foschi.
Io ho la sensazione della catastrofe imminente e non mi piace per niente, meglio non dare comunque troppa confidenza a Keisha.
Le lezioni del pomeriggio trascorrono in una strana placida sonnolenza, mentre io sono tesissima, nemmeno dovessi andare in guerra al suono della campanella.
Non è proprio una guerra in senso tradizionale, ma in fondo è così.
Keisha sale in macchina con me e Izzie, Tom ci segue, Johnny immagino sia già là, ormai trascorre là la maggior parte del tempo.
Durante il percorso lei cerca di rompere il ghiaccio, io però non le do retta e mi concentro su una strada che conosco a memoria.
Arrivati, parcheggiamo e le faccio cenno di seguirmi.
“Mi parlerai prima o poi?
Lassù eravamo migliori amiche.”
“Lassù non ero nemmeno io e comunque tornerò parlarti una volta che sarò certa che non ci hai fatto qualche scherzo e ti sei portata dietro anche Joel.” 
“Non l’ho fatto.”
Arrivati alla porta, entriamo e –  come previsto – Johnny sonnecchia sul divano.
“Adesso scopriremo la verità.”
Mi avvicino alla colonna centrale e noto che i puntini corrispondono a chi c’è nella stanza e che Joel è in città.
“Beh, non ci hai mentito.
JOHNNY!”
Urlo, facendolo svegliare.
“Cosa cazzo succede?
Non sei più capace di svegliare le persone normalmente?”
Mi chiede irritato.
“C’è Keisha che vuole parlare con noi.”
Lui bestemmia ancora un paio di volte e poi ci rivolge la sua piena attenzione.
“Beh, come mai sei qui?”
Le chiede.
“Devo darvi le armi che usavate lassù e spiegarvi come si usano.”
“Va bene.”
Keisha si fruga in borsa ed estrae una collana lunghissima fatte di un materiale lucido e nero e un anello, la collana è mia, l’anello di Jo.
“Beh?”
“Prova a sfregare il tuo anello, Johnny.”
Lui annuisce e una spada fatta di una materia semi solida, luminescente, di colore azzurro. Lui se la rigira incredulo tra le mani.
“Questa era la tua arma, con quella hai ucciso molti dei nostri nemici.”
“Non è solida.”
“No, ma il materiale di cui è fatta azzera le funzioni vitali e riduce in cenere qualunque cosa incontri.”
“Posso provare?”
“Esci fuori, non vorrai danneggiare questo posto?”
Gli chiedo ansiosa, lui annuisce e usciamo tutti, lui prova a tagliare un masso ed incredibilmente finisce davvero per diventare un mucchietto di cenere.
Letale.
“E questa collana cosa fa?”
“Concentrati un attimo e aspetta.”
Mi concentro, sia la collana che il mio tatuaggio diventano caldi, sembrano quasi comunicare tra di loro e io ho la brutta impressione di andare a fuoco.
Poco dopo finisce e sento solo le palline calde.
“Dentro ogni pallina c’è un soldato, puoi richiamarne in tutto milleottanta per difenderti e per avere un battaglione in più.”
“Cosa devo  fare per farli uscire?”
“Cerca di fare un cerchio con la collana e poi urla: “demitto!”,  uscirà il numero di uomini che desideri.”
Io faccio qualche prova ed effettivamente escono degli strani uomini fatti di una sostanza appena più solida della spada di Johnny.
Eseguono ogni mio ordine.
“Come faccio a farli tornare dentro?”
“Fai un cerchio con la collana e urla: “Redeo!”.
“Come mai avete scelto il latino?”
“Si adattava di più alle nostre esigenze.”
Rimango un attimo in silenzio, contemplando la collana.
“E cosa c’è nelle piume, Keisha?”
“Concentrati.”
Faccio come dice e mi ritrovo tra le mani una falce.
“Ha qualche potere nascosto?”
Chiedo perché ho l’impressione che non sia finita qui.
“Concentrati un altro po’.”
Una lama fatta della stessa sostanza della spada di Johnny spunta dall’altro lato della falce.
“Wow!”
La guardo ammirata.
“È meravigliosa ed è ancora più letale di quella di Johnny.”
“Lassù eri tu a essere quella più potente. Il giorno che ti hanno ucciso i ribelli hanno festeggiato ampliamente.”
“Beh, immagino.”
Fa un po’ strano sentire parlare della propria morte ed essere ancora vivi.
“Come  facciamo a esercitarci nella stanza?”
“Beh,dovete chiederglielo e potete usare i soldati della collana, si riformano quando vengono colpiti da quel materiale.”
“Un po’mi dispiace per loro.”
“Non ti preoccupare, saranno lieti di aiutarti, è per quello che sono qui.”
Io annuisco, ancora un po’stordita.
Rientriamo tutti e Keisha si mette davanti alla colonna centrale e comincia a parlare una strana lingua, fatta di suoni dolci alternati ad altri più sibilanti.
“Spostatevi.”
Ci ordina, noi facciamo appena in tempo a darle ascolto che delle scale si aprono nel pavimento, Keisha ci invita a seguirla e ci troviamo in un grande locale, le pareti sono morbide e lo è anche il pavimento.
“Qui potete esercitarvi come volete, vi darò qualche lezioni, ma spero che non ci voglia molto a riattivare i ricordi della vostra vita precedente. Riattivati quelli saprete maneggiare le vostre armi.”
Sembra facile detto così, ma non sono sicura che lo sarà nella realtà. Non ho idea di quanto ci vorrà per riottenere quei ricordi.
Non sono nemmeno sicura di volerli.
Che mal di testa!
“Beh, direi che possiamo esercitarci domani, no?”
Keisha annuisce, io guardo l’orologio: è ora di andare a casa e io sono stanca.
Non è stanchezze fisica, ma mentale; sento di avere il cervello in pappa, i miei pensieri vorticano senza un senso compiuto, come fumo di sigaretta e a volte cozzano come palline da flipper.
Ce ne andiamo dalla casa, solo io sembro rintronata, Johnny sta reagendo benissimo e guarda compiaciuto il suo nuovo anello, io invece guardo la collana con un misto di reverenza e paura.
È un oggetto potente, e se ne perdessi il controllo?
Una fitta di mal di testa si fa sentire, ho parlato troppo di alieni oggi e non sono nemmeno in grado di guidare, così affido a Izzie le chiavi della macchina. Io mi rintano sui sedili posteriori, stretta tra le braccia di Tom.
“Stai bene?”
Mi chiede.
“Sì, solo ho ricevuto troppe informazioni tutte insieme e sono in sovraccarico, ho bisogno di dormire.”
“Allora riposati.”
Mi addormento poco dopo e mia sorella e Tom fanno una discreta fatica a svegliarmi, esco dalla macchina con l’andatura da zombie.
Fanculo alla mia vita!
Entro in casa e mi siedo a tavola, la cena è già pronta e spero che questo mi tiri su di morale e tolga un po’ della stanchezza.
“Stai bene?”
Persino mia madre si è accorta che non sto bene.
“Sì, solo una giornata massacrante a scuola, una bella dormita mi rimetterà in sesto.”
Lei annuisce e quindi non mi dice nulla quando salgo in camera mia subito dopo aver mangiato, il letto mi chiama e io ho intenzione di rispondergli.
Prima però decido di provare a prendere un’aspirina per vedere se funziona anche su noi alieni, presa quella, mi metto in pigiama e non appena la mia testa tocca il cuscino cado in un sogno senza sogni né incubi.
La mattina dopo ci vuole tutta la forza di volontà di Isabel per estrarmi da quel buco nero, quando finalmente apro gli occhi mi accorgo che è sudata e incredula.
“Cazzo, non ti svegliavi! Pensavo fossi morta!”
“Ma va!”
Mi alzo, i piedi mi reggono, è tutto ok.
Mi sento solo la teste pesante, ma posso sopportarlo, oggi è venerdì: ho tutto il fine settimana per riprendermi.
“Izzie, ti fa niente guidare tu oggi?”
“No.”
Mi lavo, mi vesto e metto la mia nuova collana, sembra pesare dieci tonnellate, forse sono gli uomini rinchiusi nelle palline lucide e nere che la rendono così pesante.
Una brutta idea mi attraversa il cervello: e se questi uomini si nutrissero della mia energia vitale, come se fossero vampiri?
Non può essere così, Keisha me l’avrebbe detto o forse no. Lei vuole che la missione sia terminata, esattamente come Joel, non le importa a che prezzo probabilmente.
E cosa sono io?
Solo una pedina nelle sue mani, come lo sono Johnny, Tom e Izzie e quelli che verranno a sapere del segreto.
Per la prima volta in vita mia ho paura, una paura istintiva, di quelle che ti strizzano le viscere e ti tolgono il fiato dai polmoni.
E se questa fosse una missione suicida?

Angolo di Layla

Grazie a DeliciousApplePie per la recensione.

   
 
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