11)Armi (non dirmi che
siamo kamikaze).
La
tensione tra me e Keisha è palpabile.
“Cosa
diavolo vuoi?”
Ringhio
a bassa voce in modo che mia madre non mi senta.
“Sono
venuta qui per una cosa.”
“Cosa?”
“Ecco,
scusarmi per mio fratello.”
Io
rido sarcastica.
“E
perché non si scusa lui direttamente?”
Keisha
balbetta qualcosa di indefinito.
“Senti,
se vuoi scusarti per lui, ma lui non è convinto, anzi
probabilmente non vuole
nemmeno scusarsi, te ne puoi andare.”
Rispondo
fredda.
“Chia,
non è così di solito.”
“Sono
onorata di aver assistito a un suo momento di malumore
razzista.”
“Per
favore, dammi la possibilità di spiegare.”
“Senti,
non sono dell’umore giusto per sentire spiegazioni che
riguardano questo
argomento, ripassa più tardi.”
“La
nostra missione è importante!”
“Per
favore, vattene.”
Lei
sospira.
“Va
bene, ma domani dobbiamo parlare di tutto questo, non abbiamo tempo per
cazzeggiare.”
“Va
bene, va bene. Adesso fuori.”
La
caccio dalla camera in malo modo e finalmente posso sedermi sul letto e
tentare
di calmarmi sul serio.
“Che
faccia tosta!”
“Forse
vuole davvero solo rimediare agli errori del fratello.”
“Izzie,
parliamoci chiaro: lei può scusarsi quanto vuole, ma se lui
continua a fare il
bastardo, le scuse non hanno senso.”
“Hai
ragione, ma avresti potuto essere un pochino più
gentile.”
Io
scrollo le spalle, non ho voglia di essere gentile con gente che non
è gentile
con i miei amici e la mia famiglia.
“Quel
Joel ti sta davvero sulle palle, eh Chia.”
“Molto.
Potrebbe migliorare solo con delle scuse sincere, ma dubito che lui
sappia come
si faccia.”
Rispondo
un po’ sarcastica, poi mi butto sul letto.
“Ah,che
mal di testa!”
“Fa
male litigare con le persone.”
“Ma
è ancore peggio farsi mettere i piedi in testa. Lui non
aveva alcun diritto di
parlarvi così, tu e Tom non siete feccia, siete parte della
mia famiglia.”
“Forse
si aspettava qualcos’altro.”
“Beh,
anche io. Adesso sono ancora meno propensa ad aiutarli con la loro
missione.”
“Ok,
ti lascio riposare.”
“Grazie
Izzie!”
È
con immenso sollievo che mi metto in pigiama e mi butto sotto le
coperte, lì
troverò finalmente un po’ di pace, senza alieni
ostili.
Non
che sperassi nella riunione della famiglia felice, ma
non mi aspettavo nemmeno che uno di loro
chiamasse feccia le persona a cui voglio bene.
Questa
missione sarà molto dura.
Alla
fine mi addormento, dimenticandomi della pila di compiti che mi aspetta.
Vango
svegliata per la cena e quando vedo la pila capisco al volo che
stanotte non
dormirò se voglio finirli.
Pace,
a volte va fatto.
Mi
metto sotto e quando finisco la sveglia segna impietosamente le quattro
di
notte, bene, ho a disposizione tre ore di sonno.
Inutile
dire che la mattina dopo sono uno zombie che non sa nemmeno
dov’è il bagno, ho
bisogno di tanto caffè.
Scendo
in cucina ed eccezionalmente faccio colazione prima di lavarmi, il
caffè mi dà
una bella sferzata di energia, mi lavo e mi vesto.
Sono
quasi umana, se tralasciamo la stanchezza e la non voglia di vedere i
due
fratelli.
Keisha
mi fa un cenno timido con la mano
che io
ricambio svogliata, Joel mi ignora, meglio per lui.
Non
appena raggiungo Tom lo bacio e insieme andiamo alle nostre lezioni
condivise,
mi sento addosso lo sguardo di disprezzo di Joel, così mi
giri e gli faccio il
medio, giusto per fargli capire i miei sentimenti.
“Artiglieria
pesante, eh?”
Commenta
serafico Tom.
“Perché
lui è stato gentile ieri?
Se
la merita tutta.”
Tom
scuote la testa.
“Sono
senza parole, non riesco a trovare un commento adatto a questa
situazione.”
“Forse
non ce ne sono, pensiamo a inglese piuttosto, oggi
c’è il test.”
“Vero,
che palle.”
Entriamo
in aula e facciamo un ripasso dell’ultimo minuto, Tom mi
sembra preoccupato, io
un po’ di meno, spero che la mia notte insonne porti dei
risultati.
Il
test è mediamente difficile e con qualche
difficoltà passo a Tom alcune delle
risposte senza che la prof ci vede, Keisha invece non ha esitazioni,
vedo la
sua penna scorrere rapida e sicura sulla carta.
Starà
usando i suoi poteri da aliena o forse si è studiata un
po’ di materiale
terrestre, forse – al contrario di quella testa di cazzo del
fratello – un
pochino si interessa a questo pianeta.
Finito
il test, io ho matematica, Tom ginnastica così ci salutiamo,
Keisha mi segue.
“Cosa
vuoi?”
Le
chiedo a un certo punto.
“Parlarti.”
“Tuo
fratello non si è ancora scusato.”
“Ci
sto lavorando.”
“E
allora continua a lavorarci, io adesso devo prestare attenzione alla
lezione di
mate.”
Lei
si ferma.
“Non
vuoi darci nemmeno una possibilità?”
“No,
finché tuo fratello non mi farà delle scuse
sincere non vi darò nessuna
possibilità.”
Keisha
sospira, ma non dice più nulla per fortuna.
La
lezione di matematica è invece piuttosto complicata e
capisco solo metà di
quello che la professoressa spiega come se fosse la cosa più
facile del mondo.
Keisha
invece sembra capire tutto alla perfezione e la cosa inizia a starmi
sui nervi,
dopo un’ora di spagnolo arriva finalmente
l’intervallo e posso sfogarmi un
pochino con Tom e Izzie.
“Anche
tu eri così due anni fa, perché sei
incazzata?”
Mi
chiede mia sorella.
“Non
lo so, so solo che mi irrita.”
“Sei
strana.”
Commentano
insieme Izzie e Tom.
“Lo
so, lo so che sono strana, ma cazzo, questa arriva e si comporta come
se la
scuola fosse da sempre la sua. Persino le cheerleader la vorrebbero
nella loro
squadra!
Per
non parlare di Joel e del suo disprezzo da quattro soldi, cosa pensava?
Che
sarebbe finito a Yale?
Questa
è una cazzo di scuola di provincia e io mi sono rotta le
palle di loro, si
stava meglio quando non c’erano!”
“Sei
proprio arrabbiata.”
“Molto
e adesso devo andare a ginnastica.”
Inutile
dire che – nervosa come sono – faccio un casino
mentre gioco a pallavolo e
faccio quasi a botte con una mia compagna, ho l’impressione
che diciotto anni
di rabbia repressa stiano uscendo nel modo e nel momento sbagliato.
A
mensa devo avere una faccia da serial killer, visto che sia mia sorella
che il
mio ragazzo mi guardano leggermente impauriti. Non è destino
che io abbia pace
oggi, in ogni caso, visto che Keisha si siede al nostro tavolo.
“Cosa
vuoi?”
“Ascolta,
mi impegno solennemente a far sì che Joel si scusi, ma tu
devi lasciarmi
entrare nella casa, ci sono cose che devo spiegarti. Cose che sono
molto
importanti e che è bene tu sappia il più presto
possibile o potrebbe succedere
un casino.”
Io
la guardo scettica.
“Lo
so che non mi credi, ma se agissimo tropo tardi anche per la Terra
sarebbe un
guaio, loro puntano a tutti e due i pianeti.”
Io
do un sorsata alla mia coca.
“Come
faccio a sapere che non mi stai mentendo per avere il mio
aiuto?”
Mi
porge una pietra simile a quella che ha trovato Tom, io la stringo tra
le mani,
anche questa volta esce un flusso di immagini, ma solo io sono in grado
di
vederle.
Ci
sono due alieni che parlano e dicono chiaramente che è ora
di riprendersi il
loro pianeta e la Terra, che avevano colonizzato precedentemente.
Potrebbe
essere un falso anche questo, ma qualcosa nel profondo della mia mente
mi dice
che è terribilmente vero e che – a malincuore
– devo concedere una possibilità
a Keisha.
“Va
bene, ci vediamo là dopo la scuola. Non provare a portare
Joel o salta tutto,
sono stata chiara?”
“Chiarissima.”
Il
resto del pranzo trascorre in silenzio, io sono davvero di pessimo
umore, ho
paura che la mia vita sarà presto sconvolta del tutto e non
mi va.
Forse
sono pigra, forse sono menefreghista e non ho la stoffa
dell’eroina, ma tremo
all’idea che la mia vita cambi, ci ho messo un sacco a
costruire questo
equilibrio.
“Andrà
tutto bene.”
Mi
sussurra Tom.
“Io
non ne sono tanto sicura.”
“Ce
la faremo.”
Io
annuisco, più per disperazione che per altro, alla
rassicurazione di Tom, lui
non sente i miei stessi presagi foschi.
Io
ho la sensazione della catastrofe imminente e non mi piace per niente,
meglio
non dare comunque troppa confidenza a Keisha.
Le
lezioni del pomeriggio trascorrono in una strana placida sonnolenza,
mentre io
sono tesissima, nemmeno dovessi andare in guerra al suono della
campanella.
Non
è proprio una guerra in senso tradizionale, ma in fondo
è così.
Keisha
sale in macchina con me e Izzie, Tom ci segue, Johnny immagino sia
già là,
ormai trascorre là la maggior parte del tempo.
Durante
il percorso lei cerca di rompere il ghiaccio, io però non le
do retta e mi
concentro su una strada che conosco a memoria.
Arrivati,
parcheggiamo e le faccio cenno di seguirmi.
“Mi
parlerai prima o poi?
Lassù
eravamo migliori amiche.”
“Lassù
non ero nemmeno io e comunque tornerò parlarti una volta che
sarò certa che non
ci hai fatto qualche scherzo e ti sei portata dietro anche
Joel.”
“Non
l’ho fatto.”
Arrivati
alla porta, entriamo e –
come previsto –
Johnny sonnecchia sul divano.
“Adesso
scopriremo la verità.”
Mi
avvicino alla colonna centrale e noto che i puntini corrispondono a chi
c’è
nella stanza e che Joel è in città.
“Beh,
non ci hai mentito.
JOHNNY!”
Urlo,
facendolo svegliare.
“Cosa
cazzo succede?
Non
sei più capace di svegliare le persone
normalmente?”
Mi
chiede irritato.
“C’è
Keisha che vuole parlare con noi.”
Lui
bestemmia ancora un paio di volte e poi ci rivolge la sua piena
attenzione.
“Beh,
come mai sei qui?”
Le
chiede.
“Devo
darvi le armi che usavate lassù e spiegarvi come si
usano.”
“Va
bene.”
Keisha
si fruga in borsa ed estrae una collana lunghissima fatte di un
materiale
lucido e nero e un anello, la collana è mia,
l’anello di Jo.
“Beh?”
“Prova
a sfregare il tuo anello, Johnny.”
Lui
annuisce e una spada fatta di una materia semi solida, luminescente, di
colore
azzurro. Lui se la rigira incredulo tra le mani.
“Questa
era la tua arma, con quella hai ucciso molti dei nostri
nemici.”
“Non
è solida.”
“No,
ma il materiale di cui è fatta azzera le funzioni vitali e
riduce in cenere
qualunque cosa incontri.”
“Posso
provare?”
“Esci
fuori, non vorrai danneggiare questo posto?”
Gli
chiedo ansiosa, lui annuisce e usciamo tutti, lui prova a tagliare un
masso ed
incredibilmente finisce davvero per diventare un mucchietto di cenere.
Letale.
“E
questa collana cosa fa?”
“Concentrati
un attimo e aspetta.”
Mi
concentro, sia la collana che il mio tatuaggio diventano caldi,
sembrano quasi
comunicare tra di loro e io ho la brutta impressione di andare a fuoco.
Poco
dopo finisce e sento solo le palline calde.
“Dentro
ogni pallina c’è un soldato, puoi richiamarne in
tutto milleottanta per
difenderti e per avere un battaglione in più.”
“Cosa
devo fare per farli
uscire?”
“Cerca
di fare un cerchio con la collana e poi urla:
“demitto!”, uscirà
il numero di uomini che desideri.”
Io
faccio qualche prova ed effettivamente escono degli strani uomini fatti
di una
sostanza appena più solida della spada di Johnny.
Eseguono
ogni mio ordine.
“Come
faccio a farli tornare dentro?”
“Fai
un cerchio con la collana e urla: “Redeo!”.
“Come
mai avete scelto il latino?”
“Si
adattava di più alle nostre esigenze.”
Rimango
un attimo in silenzio, contemplando la collana.
“E
cosa c’è nelle piume, Keisha?”
“Concentrati.”
Faccio
come dice e mi ritrovo tra le mani una falce.
“Ha
qualche potere nascosto?”
Chiedo
perché ho l’impressione che non sia finita qui.
“Concentrati
un altro po’.”
Una
lama fatta della stessa sostanza della spada di Johnny spunta
dall’altro lato
della falce.
“Wow!”
La
guardo ammirata.
“È
meravigliosa ed è ancora più letale di quella di
Johnny.”
“Lassù
eri tu a essere quella più potente. Il giorno che ti hanno
ucciso i ribelli
hanno festeggiato ampliamente.”
“Beh,
immagino.”
Fa
un po’ strano sentire parlare della propria morte ed essere
ancora vivi.
“Come facciamo
a esercitarci nella stanza?”
“Beh,dovete
chiederglielo e potete usare i soldati della collana, si riformano
quando
vengono colpiti da quel materiale.”
“Un
po’mi dispiace per loro.”
“Non
ti preoccupare, saranno lieti di aiutarti, è per quello che
sono qui.”
Io
annuisco, ancora un po’stordita.
Rientriamo
tutti e Keisha si mette davanti alla colonna centrale e comincia a
parlare una
strana lingua, fatta di suoni dolci alternati ad altri più
sibilanti.
“Spostatevi.”
Ci
ordina, noi facciamo appena in tempo a darle ascolto che delle scale si
aprono
nel pavimento, Keisha ci invita a seguirla e ci troviamo in un grande
locale,
le pareti sono morbide e lo è anche il pavimento.
“Qui
potete esercitarvi come volete, vi darò qualche lezioni, ma
spero che non ci
voglia molto a riattivare i ricordi della vostra vita precedente.
Riattivati
quelli saprete maneggiare le vostre armi.”
Sembra
facile detto così, ma non sono sicura che lo sarà
nella realtà. Non ho idea di
quanto ci vorrà per riottenere quei ricordi.
Non
sono nemmeno sicura di volerli.
Che
mal di testa!
“Beh,
direi che possiamo esercitarci domani, no?”
Keisha
annuisce, io guardo l’orologio: è ora di andare a
casa e io sono stanca.
Non
è stanchezze fisica, ma mentale; sento di avere il cervello
in pappa, i miei
pensieri vorticano senza un senso compiuto, come fumo di sigaretta e a
volte
cozzano come palline da flipper.
Ce
ne andiamo dalla casa, solo io sembro rintronata, Johnny sta reagendo
benissimo
e guarda compiaciuto il suo nuovo anello, io invece guardo la collana
con un
misto di reverenza e paura.
È
un oggetto potente, e se ne perdessi il controllo?
Una
fitta di mal di testa si fa sentire, ho parlato troppo di alieni oggi e
non
sono nemmeno in grado di guidare, così affido a Izzie le
chiavi della macchina.
Io mi rintano sui sedili posteriori, stretta tra le braccia di Tom.
“Stai
bene?”
Mi
chiede.
“Sì,
solo ho ricevuto troppe informazioni tutte insieme e sono in
sovraccarico, ho
bisogno di dormire.”
“Allora
riposati.”
Mi
addormento poco dopo e mia sorella e Tom fanno una discreta fatica a
svegliarmi, esco dalla macchina con l’andatura da zombie.
Fanculo
alla mia vita!
Entro
in casa e mi siedo a tavola, la cena è già pronta
e spero che questo mi tiri su
di morale e tolga un po’ della stanchezza.
“Stai
bene?”
Persino
mia madre si è accorta che non sto bene.
“Sì,
solo una giornata massacrante a scuola, una bella dormita mi
rimetterà in
sesto.”
Lei
annuisce e quindi non mi dice nulla quando salgo in camera mia subito
dopo aver
mangiato, il letto mi chiama e io ho intenzione di rispondergli.
Prima
però decido di provare a prendere un’aspirina per
vedere se funziona anche su
noi alieni, presa quella, mi metto in pigiama e non appena la mia testa
tocca
il cuscino cado in un sogno senza sogni né incubi.
La
mattina dopo ci vuole tutta la forza di volontà di Isabel
per estrarmi da quel
buco nero, quando finalmente apro gli occhi mi accorgo che è
sudata e incredula.
“Cazzo,
non ti svegliavi! Pensavo fossi morta!”
“Ma
va!”
Mi
alzo, i piedi mi reggono, è tutto ok.
Mi
sento solo la teste pesante, ma posso sopportarlo, oggi è
venerdì: ho tutto il
fine settimana per riprendermi.
“Izzie,
ti fa niente guidare tu oggi?”
“No.”
Mi
lavo, mi vesto e metto la mia nuova collana, sembra pesare dieci
tonnellate,
forse sono gli uomini rinchiusi nelle palline lucide e nere che la
rendono così
pesante.
Una
brutta idea mi attraversa il cervello: e se questi uomini si nutrissero
della
mia energia vitale, come se fossero vampiri?
Non
può essere così, Keisha me l’avrebbe
detto o forse no. Lei vuole che la
missione sia terminata, esattamente come Joel, non le importa a che
prezzo
probabilmente.
E
cosa sono io?
Solo
una pedina nelle sue mani, come lo sono Johnny, Tom e Izzie e quelli
che
verranno a sapere del segreto.
Per
la prima volta in vita mia ho paura, una paura istintiva, di quelle che
ti
strizzano le viscere e ti tolgono il fiato dai polmoni.
E
se questa fosse una missione suicida?
Angolo di Layla
Grazie a DeliciousApplePie per la recensione.