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Autore: BeyonBday    16/03/2014    2 recensioni
Jack Frost ha un problema, un suo amico non si ricorda più di lui e delle loro scorribande, la loro amicizia sta' per collassare e tutto per colpa di alcune manciate di sabbia azzurra che vi è andata persa.
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Mirror's Wish'
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ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!
 COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Capitolo a Reating rosso, strong dedicato a Syryus90, Spiriti e Guardiani avvisati, mezzi salvati.
 
 
-Solo io.-
Jack continuava a ripeterlo, senza sosta,  osservando dal tetto di Versailles tutto ciò che ora gli apparteneva.
Alzò le braccia la cielo, richiamando a sé nuvole nere e un freddo vento, che al solo sfiorarti poteva congelarti il cuore.
-Tu avresti dovuto impedire tutto questo… ora non ne avrai più l’opportunità.- si rivolse all’astro argenteo  -Addio Manny.- nella sua voce leggermente contorta c’è una nota più dolce,  quasi malinconica,  che fu seguita però da uno stiramento perfido delle labbra, quando le nubi coprirono aggressivamente la Luna.
-Solo io regnerò.  Solo io.- i denti bianchissimi del signore del freddo fecero capolino trionfanti.
Saltò con eleganza nel vuoto, facendosi trasportare dalla corrente fino alla sala del trono, dove cinque enormi pilatri di ghiaccio nero occupavano tutta la parete est.
-Cosa ne faccio di voi ora?-
Il ragazzo si rivolse alle cinque figure incastonate nelle fredde prigioni, erano vivi sì, Jack non aveva ancora intenzione di ucciderli, ma erano bloccati, inerti in balia di un nemico, come avevano potuto constatare sulla loro pelle, ancor più temibile di Pitch.
L’ albino sospirò.
-Magari…Chissà se riuscirete a resistere.- la mano candida andò a toccare una delle basi dei pilastri, rilasciandovi all’interno di essi un liquido rosso, talmente scuro da sembrare nero.
-Ora vi lascio… spero vivamente che voi sopravviviate.- sorrise tra sé e sé lasciandosi la sala alle spalle e iniziando a volteggiare lungo i sontuosi corridoi, creando spuntoni appuntiti qua e là, con un semplice movimento delle mani.
Da quando aveva preso il controllo sulla mente di quel bamboccio di Frost, quel corpo era diventato decisamente più forte, si era disintossicato dalla sabbia nera di quel permaloso di Pitch e ormai il bastone era diventato un accessorio superfluo.
Sfiorò con la punta delle dita fredde la maniglia di una porta intagliata con fiori e foglie, entrando nella stanza con un movimento fluido, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Rimase per alcuni secondi per guardare la stanza: le tende pesanti di velluto blu erano tirate, in modo che nessuna luce esterna entrasse dalle grandi vetrate, vicino ad esser vi era appoggiato uno specchio sporco e di poca bellezza estetica, il fuoco era acceso nell’enorme camino di marmo bianco con venature blu, che illuminava il piccolo divanetto accogliente.
La stanza era piena di candele , soprattutto ve ne erano tante vicino all’enorme letto a baldacchino Blu e Argento, dove sopra di esso vi riposava una figura immobile.
Il signore del gelo si avvicinò al suo tanto agognato giocattolo, cercando di accarezzagli la guancia…
-Non mi toccare.-  la voce di Alan fu lapidale.
Jack di tutta risposta gli diede uno schiaffo, facendo divenire la guancia dell’ostaggio rossa.
-Questo contatto ti aggrada di più?-  domandò sereno, mentre saliva maliziosamente sul letto, per portarsi sul bacino di Burn sedendosi sopra –O preferisci questo?-
Alan tentò di mettergli le mani addosso, ma il risultato fu molto  controproducente, perché il ragazzo si rese conto di essere ammanettato al letto.
Controllò i suoi polsi rendendosi conto che non erano manettine del cavolo o di ghiaccio, nooo signore… erano ferri belli e buoni.
-E meno male che volevi solo offrirmi una cena, immagina se mi volevi scopare.-  cercò di sdrammatizzare, tirando ancora le catene facendole tintinnare.
-Oooh…tranquillo. A quello ci arriverò.- sorrise, passando le dita affusolate sul petto del rosso, marcando con grande precisione ogni singola definizione dei muscoli, passando poi a stuzzicare leggermente i capezzoli.
-Giù le mani ninfomane.-
Nel sentire il nomignolo affibbiato, Jack rise, avvicinandosi pericolosamente alle labbra sottili di Burn, leccandogliele.
A quel contatto Alan non resistette e con uno scatto furioso li morse la lingua, facendolo allontanare.
-AH! Brutto…- la reazione del ragazzo fu molto diversa da quella che il rosso si aspettava, l’albino infatti, con una mano lo prese per i capelli tirandoli con forza, mentre l’altra andò ad aggrapparsi ai ferri che vennero congelati a tal punto da causare ustioni da freddo sui polsi del prigioniero.
Alan trattenne un’ urlo a denti stretti e il suo torturatore si accorse che sarebbe bastato pochissimo per farlo cedere, voleva fagliela pagare e allora decise di ricambiargli il favore affondano i bianchi canini nella carne morbida della giugulare.
Il rosso urlò, fu più un singhiozzo per la sorpresa che un vero e proprio urlo, ma al ragazzo sopra di lui parve bastare.
-Devo ammetterlo sei un osso duro.- sussurrò, leccando un rivolo di sangue che usciva dalla ferita che gli aveva appena imposto.
-Non sai quanto…- fu la risposta .
-Ahahahhahha…senti… ho una proposta da farti.-  sorrise innocente, strusciando i bacini uno contro l’altro.
-No.-
-Ma non sai nemmeno cosa volevo chiederti…- disse mettendo un finto broncio.
-La risposta è comunque no.- insistette, voltando lo sguardo per evitare di guardarlo negli occhi, così facendo però lasciò un orecchio scoperto.
-Nemmeno se la ricompensa è il tuo adorato Jack Frost?- soffiò caldo, riacquistando l’attenzione del rosso.
-Aaah…ora ho la tua attenzione?-  sogghignò,  sdraiandosi lentamente al suo fianco, iniziando a disegnare col dito sul petto nudo dell’estate, guardandolo di soppiatto.
-Io potrei farti parlare col tuo adorato Frost…- soffiò mellifluo, iniziando a giocare con capelli ramati.
-Dov’è la fregatura?-  domandò tenendo lo sguardo verso il drappo del baldacchino, aguzzando lo sguardo, cercando di individuare un filo, evitando di perderne le tracce a causa degli intrecci.
-Devi fare una cosa per me… Una cosettina da nulla…- la sua voce si era fatta stridula, come quella di un bambino che dice una bugia.
-Sputa il rospo ninfomane.- girò di scatto la testa Alan, trovandosi ad osservare quelle magnetiche e subdole iridi dorate da vicino.
-Fammi divertire…- soffiò caldo all’orecchio di Alan, passando il contorno con la lingua.
-Non sono bravo in certe cose. Hai sbagliato Spirito.-  deviò la risposta il rosso, capendo al volo quello che voleva, ma non gli avrebbe mai dato una tale soddisfazione.
-Sai cosa intendo.- ribatté l’albino, scendendo con le dita bramose, andando slacciare il fiocco dei pantaloncini da basket di Burn.
-Scordatelo… di te non mi fido. Chi mi assicura che poi mi farai parlare con Jack? E se anche fosse, io sono suo. Non ho intenzione di tradirlo.- concluse, contraendo i muscoli divenendo, con molta fatica, per alcuni secondi una fiamma umana.
L’avversario saltò giù dal giaciglio con grande velocità, atterrando , accovacciato sullo schienale del divano, guardando il rosso in maniera truce.
-Tu sai che Frost è in un punto ben preciso della mia mente? Che se volessi potrei decidere di farlo sparire, come se lui non fosse mai esistito in questo corpo? Lui è qui…- disse con tono aggressivo, puntandosi un punto preciso della testa – in una piccola zona dove i sogni e l’immaginazione prendono vita. Se solo io lo volessi potrei trasformare Frost in un’ illusione, gettandolo in uno stato di eterno sogno fantasioso. Essendo lui la personalità dominante non posso ucciderlo, ma ti posso assicurare che potrei fare in modo di non farlo più uscire da dove lo tengo ora. Quindi Alan Burn… se vuoi avere l’occasione di salutarlo ancora una volta…- deglutì, corrucciando il volto angelico in una smorfia disgustata, continuando con un tono autoritario –conviene che tu inizi a fare in modo che mi venga voglia di saltarti addosso… o la prossima volta: né chiederò il permesso, né ci potrebbe essere ricompensa.-  concluse, affondando le unghie nella stoffa cerulea.
Alan non si era mosso.
Aveva ascoltato, ma non aveva osservato.
Cercava quel piccolo filo che prima aveva notato con tanta facilità, non era intrecciato come gli altri e seguiva un suo schema: due fili sopra, cinque sotto, tre sopra, uno sotto e così via…
Quel filo solitario e libero gli ricordava qualcosa.
Libertà…
-Ti do cinque secondi per scegliere…cinque.-
Il SUO Jack…lui era libero.
-Quattro.-
Ma ora era in trappola.
-Tre.-
Quella forse sarebbe stata la sua unica occasione per poterlo aiutare.
-Due…-
-Un…-
-Accetto.-
Jack si fermò a pochi centimetri dalla gola di Burn, ritirandosi di qualche centimetro per guardandolo sbalordito.
-Sul serio?- chiese quasi felice.
-Sì… ma devi promettere che mi fari parlare con lui.-
-Caro il mio draghetto… sono un ricattatore, ma di certo non un bugiardo.- sogghignò, leccandosi il labbro superiore, pregustandosi già la passione che avrebbe consumato da lì a poco.
-Slegami…-
L’albino divenne subito serio.
-Vuoi un valido motivo per portarmi a letto? Se non mi sleghi non posso mostrarti le mie doti.-  sbuffò il rosso, sollevando i polsi, mostrandogli le manette che, con un movimento fluido, l’altro gli tolse.
L’estate si alzò dal baldacchino, recuperando un leggero pezzo di stoffa azzurro dal divano, mentre il signore del gelo attendeva con impazienza il suo dono.
-I giochi sono fatti Alan…ora puoi solo vincere.- sussurrò tra sé e sé, sapeva di poter vincere in questo duello, non c’erano storie, ma forse in cuor suo desiderava tanto che qualcosa andasse storto…
Alan Burn, spirito del fuoco e dell’estate, portato per gli sport di forza e agilità, eccelleva, con magnificenza in un campo in  particolare: la danza.
Burn seguì una musica tutta sua nella sua mente e iniziò a muoversi con una fluidità tale da esternare quella composizione col corpo stesso, ogni muscolo, ogni movenza, ogni piccolo movimento  inferto al pezzo di stoffa, portava chi lo osservava a riconoscere una melodia, riproducendola silenziosamente nell’aria.
Non ballava mai, anche se l’adorava, perché in vita quell’arte lo aveva messo nei guai più di una volta:
La sua bravura lo aveva indotto ad allenarsi giorno dopo giorno, anno dopo anno, rischiando di perdere amicizie e famiglia, portandolo poi ad ammalarsi gravemente, oltre ad ricevere su di sé attenzioni non richieste e poco consone.
Al si distanziava dal mondo in quei momenti e l’ultima volta che lo aveva fatto da spirito era per compiacere il capriccio di un certo guardiano dagli occhi azzurri.
La melodia silenziosa si placò, lasciando fermare il ragazzo col fiatone.
Jack lo guardava, le iridi dorate dilatate, la bocca leggermente aperta per lo stupore…
-Ho vinto…- sussurrò il rosso, ritrovandosi disteso sul letto col l’albino che lo sovrastava tenendogli i polsi bloccati.
L’albino si chinò sul collo già ferito del ragazzo, iniziando a baciarglielo e leccarglielo lascivamente, decidendo di lasciare chiari segni del suo passaggio sul petto, torturando in seguito i capezzoli, mordicchiandoli e leccandoli.
Alan si fece violenza per non sospirare, ma non ci riuscì, la figura che lo stava dolcemente torturando era troppo uguale a Jack, ma sapeva che non era lui…ma questo non gli impedì eccitarsi.
Quelle movenze, quei gesti, quella smania di voler dominare il gioco… tutto era esattamente come quando sopra di sé c’era LUI…
-Jack…- biascicò il prigioniero, sicuro che l’altro non lo sentisse; ma si sbagliò.
-Lo hai sussurrato un po’ troppo lascivamente…- constatò serio, appoggiando la mano fredda sul fianco di Alan, stringendo talmente forte da permettere alle unghie corte di penetrare la carne tesa.
-Che te ne frega? Mi sono ceduto a questa tua pagliacciata, ma se pensi che non cercherò di camuffare questa… “COSA” con il pensiero di star facendo l’AMORE con Jack… Allora ti sbagli di grosso, ninfomane.- sibilò a denti stretti per non gemere di dolore.
L’albino si alzò lentamente sulle ginocchia, leccandosi le dita tinte di rosse, con lascivi movimenti, facendo guizzare  la lingua tra esse, gustando si il sapore ferroso del sangue.
-Ian…-
-Come?- si accigliò Al, alzandosi sui gomiti.
-Il mio nome è Ian. E se sentirò un’altra volta il nome di quel ghiacciolo…- con un gesto fluente della mano, le dita si costrinsero in una struttura di ghiaccio nero omogeneo, che prese la forma di artigli lunghi e acuminati  -il dolere che potresti provare, potrebbe superare il piacere.- e con un movimento fulminio, i pantaloncini di Alan vennero fatti a brandelli.
-Ora mi hai stancato!- cercò di  ribellarsi, venendo però bloccato nuovamente sul materasso da un freddo artiglio che gli penetrò la mano.
Ian lo guardò trucido, premendo con possesso le labbra su quelle del rosso, evitando si farlo urlare dal dolore mentre con le mano libera andava a massaggiare l’organo di quest’ultimo.
Alan sotto quelle attenzioni, per quanto non gradite, non riuscì a non rilassarsi, ritrovandosi a gemere e tremare quando sentì il sesso caldo dell’albino a contatto col suo.
Le labbra si scontrarono in un ritmo insolito: restio e aggressivo, ma questo portava la seconda personalità di Jack a volere di più da quel suo Draghetto, lo voleva sentire gemere, chiamarlo, invocarlo…amarlo.
Burn resistette poco a quelle manesche attenzioni, scoprendosi ansimante, con la mano che gli doleva tremendamente mentre veniva con un gemito sommesso.
-Scusa cucciolo…ora le mani mi servono entrambe.- sogghignò Ian, prendendo il foulard con il quale Alan aveva ballato in precedenza, legandoglielo ai polsi.
Il rosso non si ribellò vedendo il ragazzo scendere verso il inguine, disseminando baci su tutto il petto, mentre con  un artiglio prese a stuzzicargli gentilmente un capezzolo, rendendolo turgido, ponendo fine alla tortura solo quando l’albino non sentì il sesso caldo del signore del fuoco tra le labbra.
Ian iniziò a giocare col pezzo di carne, facendolo tornare turgido e una volta completata la sua opera alzò lo sguardo verso il volto di Alan, bordeaux e sudato per l’eccitazione, scoprendovi una gocciolina di sangue scendergli delicata dalle labbra.
Il ragazzo sorrise tra sé, risalendo leccandogli il rivolo rosso.
-Devo dedurre che il trattamento che ti sto riservando non ti sia del tutto pessimo.- sorrise, accarezzandolo e portando due dita a sfiorare, leggere, le labbra rosee di Alan, forzandole di poco, facendole entrare delicate leccandole inconsciamente, trattenendo i gemiti mentre veniva girato di schiena.
-Bravo… ora sentirai un po’ di fastidio…-  sussurrò dolcemente, baciandogli la spalla e facendo drizzare il peli della nuca del rosso  col il respiro freddo, nel mentre che le dita si inserirono  l’intima entrata tra le natiche.
Alan ringhiò per la sorpresa e il fastidio.
-Fottiti… altro che piccolo fastidio…- si lamentò a denti stretti, sentendo in seguito un dolore ancor più allucinante, rischiando di perdere il controllo dei suoi poteri a causa della sorpresa e di bruciare le coltri scure.
-Figlio di…-
-Ah ah ah… Attento a che mamma rivolgi i tuoi insulti. Chiaro draghetto?- concluse, passando le dita artigliate sulla schiena bronzea di Alan, lasciandogli graffi rossi non molto profondi ma ben visibili, iniziando a spingersi poderosamente in lui.
Al strinse le coperte con tutta la forza che ancora aveva nelle mani, ormai quasi paralizzate dalla mancanza di circolazione del sangue per colpa di quello stupido pezzo di stoffa, le spinte erano sempre più forti e animalesche, quel ninfomane del cazzo lo stava distruggendo e non mancava occasione che quelle unghie da rapace gli si conficcassero o solo lacerassero la carne.
Ian d’altro canto si divertiva come un matto… aveva vinto e si stava godendo a pieno il suo premio, ma sfortunatamente, il pensiero del suo draghetto e di Frost insieme li faceva partire l’embolo, rendendolo violento.
Non ci volle molto all’albino per svuotarsi dentro al rosso, il quale quasi svenne nel tentativo di non respirare per non dare la sensazione a quella brutta copia di Jack di aver fatto un buon lavoro.
Alan sentì i polsi liberi dalla presa del foulard, si sistemò meglio sui cuscini, rannicchiandosi su sé stesso e addormentandosi, fregandosene delle conseguenze.
§*§*§*§*
 
Quando l’estate aprì gli occhi erano passate diverse ore dal misfatto, si tirò a sedere dolorante e più stanco di quanto non lo fosse quando si era addormentato.
Si guardò in torno; la stanza era completamente avvolta nell’oscurità, il fuoco si era spento e Ian dormiva della grossa vicino a lui, con un braccio sulle gambe dello spirito.
Un singulto fece scattare la schiena di Alan.
Qualcuno stava piangendo…
Un bambino?
No…improbabile, la zona era stata evacuata in un  raggio di parecchie miglia.
I gemiti di disperazione continuavano, rivelandone la provenienza al ragazzo, il quale si alzò, con qualche difficoltà oserei aggiungere, dal letto verso uno specchio coperto.
La mano forte del ragazzo scoprì la superfice rivelandovi al suo interno una figura, sdraiata nella medesima posizione di Ian che piangeva.
Era magro, pallido, coi capelli candidi e gli occhi cerulei pieni di dolore…
-Jack?- Alan non riuscii a credere che il riflesso dell’altr’ego del suo amato rispose al suo richiamo.
-Al? AL! MI VEDI! TU MI VEDI!?!?- gli occhi del Guardiano del divertimento divennero ancora più grandi per lo stupore, mentre un sorriso tremendamente sollevato, faceva capolino sulle labbra sottili.
-AL! Ti prego… vattene. Vattene via ora che puoi. Prendi i ragazzi e scappa. Questo è folle. Tu non sai cosa ha in serbo per te e per gli altri, ma soprattutto per te. Alan… è ossessionato da te. Ti prego vattene.- lo implorò, alzandosi e portandosi vicino alla superficie riflettente.
-Non me ne vado senza di te.- rispose il rosso, appoggiando la mano su quella aperta di Frost.
-Io sto bene… e me la caverò. Lo hai sentito, no? Lui non può uccidermi. Ma il mio cuore non reggerebbe a vederti un’altra volta in una situazione come quella di prima… ne morirei. E non sai che cosa potrebbe farti, se un giorno decidessi di andargli contro.-
Burn si bloccò…Jack aveva assistito a tutto?
Dall’inizio?
Un conato di vomito gli salì in gola.
-Alan… guardami.-
Le iridi Eterocromatiche si posarono sulla figura angelica che avevano dinanzi.
-Ti amo… perciò ti chiedo di andartene.-
Il ragazzo tremò, troppe emozioni in un lasso di tempo così breve: paura, angoscia, vergogna, riluttanza, indecisione… il gusto della bile gli si rigirava in  bocca, sapeva che avrebbe sboccato di lì a poco.
Tornò a guardare l’amante che gli sorrideva malinconico, mentre le lacrime avevano riiniziato a scorrere sulle guance.
-Hei, fiorellino…perché piangi?- sussurrò, indeciso se chiedere.
-Perché hai mantenuto la promessa. Sei tornato a prendermi.-  Sorrise radioso.
Il cuore dello spirito del fuoco si fermò per la seconda volta in tutta la  sua vita, per poi avvicinarsi allo specchio e appoggiando le labbra su quelle de Jack riflesse nello specchio.
-Io per te ci sarò per l’eternità… Aspettami e scusami ancora. Ti amo.- concluse, respirando con difficoltà mentre appoggiava la fronte sullo specchio.
-Anche io.-
Jack si chiese se la schiena del suo ragazzo fosse sempre stata così grande, perché persino quando si allontanò, per recuperare i ferri utilizzati per bloccare Ian al letto per poter guadagnare del tempo, quella schiena non sembrò divenire più piccola e nemmeno storta, sotto il peso di una decisione tanto sofferta, come lasciare indietro la persona che sia ama.
§*§*§*§*§
 
Alan corse come un matto per tutta la reggia, ma qual momento di gloria  e fugace libertà durò poco, perché un latrato furioso riempì i corridoi.
-ALAAAAANNNNN!!!!-
La vera battaglia stava per cominciare…
 
P.s. MOON:
Visto che brava sono stata veloce questa volta.
*Alan sparito*
Che strano…di solito è sempre pronto a fare danni…
Scusaste per questo capitolo Strong…ma non ho saputo resistere.
Come no  ho potuto far a meno di dare un nome differente alla seconda personalità di Jack…
Non so perché… Ma Ian ha un suono da poco di buono… a voi piace come nome?
Spero che non ci siano errori tremendi.
 
Saluti a tutti e alla prossima da BB
 
*Intanto: Alan in terapia da uno strizzacervelli*
 
  
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