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Autore: Ambros    16/03/2014    2 recensioni
Raccolte di one shot AU in cui Blaine mantiene le promesse fatte a Kurt con l'anello.
Dalla prima:
- “La prima promessa, Kurt.” Gli dice Blaine, continuando a tenere la mano tesa davanti a sé “Prometto di amarti sempre. Vale ancora. Mantengo sempre le promesse, lo sai.”
“Non puoi farlo” sussurra Kurt, con un pizzico di rabbia nella voce “Non hai il diritto, lo sai –”
“Sì” lo interrompe Blaine “Sì, lo so. Non ho alcun diritto. Lo so. Ma questo” gli avvicina il palmo, mostrandogli l’anello “Questo è tuo. Buttalo, se vuoi.” Non gli dice che lui l’ha buttato almeno sei volte, e altrettante è andato a riprenderlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What are you promising?
- To defend you, even if I know you're wrong.



 

Kurt aveva davvero fame.
Se ne stava pigramente sdraiato sul tetto rovente di una casa bassa e malandata, non lontana dai rumori del mercato, quando decise che era il caso di trovare qualcosa da mangiare.
Si alzò lentamente, stiracchiandosi con indolenza, e la maglia bianca, sottile e leggermente rovinata, strusciò contro la sua pelle delicata; sul viso gli si disegnò una smorfia infastidita, e si affrettò a spazzolare velocemente i pantaloni morbidi, per evitare che la polvere rossastra del tetto li macchiasse irrimediabilmente; Finn sporcava già abbastanza vestiti per tutta la famiglia, e Kurt e Carole erano costantemente alla fontana del villaggio a insaponare e strofinare.
Si guardò attorno per qualche secondo, mentre un vento caldo e leggero gli sfiorava la pelle; un sorriso vago gli incurvò le labbra, e mosse qualche passo veloce fino a che non raggiunse il leggero rialzo che segnalava il limite del tetto; vi saltò con leggerezza e spavalderia, mentre il sorriso sul suo volto si faceva furbo.
Fletté elegantemente le ginocchia, prima di spiccare con naturalezza un salto che lo portò ad atterrare sul tetto vicino, che distava almeno due metri; non appena i suoi piedi toccarono la superficie brulla e rovente, si sbilanciò in avanti incurvando la schiena, concludendo con una capriola che gli evitò un contraccolpo doloroso alle caviglie. Fu di nuovo in piedi dopo qualche istante, un sorriso vittorioso sulle labbra; scrollò lo spalle con aria divertita, prima di correre di nuovo verso il limite del tetto, solo per saltare all’ultimo momento.
Adorava spostarsi così: l’aveva fatto sin da quando era bambino, ed era riuscito a sviluppare un’abilità e un’agilità non comuni; preferiva evitare le strade affollate, fangose e polverose, soprattutto nei giorni di mercato, anche se suo padre si raccomandava ogni giorno di non farlo.
Continuò a muoversi parallelamente alla strada principale, tenendo d’occhio le bancarelle per vedere se ci fosse stato qualcosa che avrebbe potuto interessarlo.
Si concentrò solo sul rumore dei propri passi e sul ritmo irregolare del proprio respiro, senza badare al chiacchiericcio continuo e fastidioso che proveniva dalla strada; gli bastò qualche minuto per adocchiare una bancarella di frutta poco sorvegliata che gli fece venire immediatamente l’acquolina in bocca.
Si accovacciò sul tetto che si trovava proprio alle spalle del venditore, e osservò la merce esposta: era solo metà mattina, quindi non avrebbe avuto bisogno di molto. Dopo qualche istante, la sua attenzione fu attirata dal giallo brillante della buccia di alcuni manghi e inspirò a fondo, pregustando il momento in cui avrebbe potuto sentire sulla lingua il sapore dolce del frutto.
Si spostò cautamente in avanti, superando silenziosamente il metro che separava il tetto dalla copertura in legno che sovrastava la bancarella, così velocemente che la sua ombra fu visibile sul terreno solo per un istante.
Si accovacciò lì con un sorriso soddisfatto, tendendo il collo per riuscire a sfruttare la distrazione del mercante e rubare un solo, piccolo, insignificante mango.
Non che avesse davvero bisogno di rubare; suo padre non era così povero, ma da quando Carole e Finn si erano uniti alla famiglia erano aumentate le spese, e Kurt non voleva aggravare la situazione coi suoi capricci. Quindi ogni tanto – ma non così spesso – si concedeva il lusso di rubacchiare dalle bancarelle del mercato; mai niente di particolarmente prezioso, comunque. E anche in quello stava sviluppando un’abilità non comune.
Lo invase la familiare sensazione dei muscoli della schiena che si irrigidivano per la tensione, e sporse la testa oltre il limite della copertura in legno quando il mercante gli diede la schiena per convincere una famigliola a comprare un pugno di nocciole.
Si lasciò scivolare lentamente, a testa in giù, tendendo al massimo i muscoli delle braccia, finché le sue dita non sfiorarono la buccia gialla dei manghi; una smorfia di disappunto gli si disegnò sulle labbra, e aggrottò le sopracciglia per lo sforzo. Riuscì a non cadere solo per un soffio, ma la sua mano si chiuse attorno ad uno dei frutti; un sorriso vittorioso gli si disegnò sulle labbra, e cercò di tirarsi su il più silenziosamente possibile, ma si dovette fermare quando i suoi occhi ne incrociarono un paio grandi e scuri, pieni di domande e di tristezza. Osservò attentamente il viso del bambino a cui appartenevano: doveva essere davvero molto piccolo, e ancora più affamato; lo stava guardando a sua volta, con le braccia strette attorno al busto, intimorito.
Kurt non ebbe nemmeno bisogno di pensarci; gli sorrise con dolcezza prima di lanciargli il frutto, che fu immediatamente afferrato; il bambino spostò lo sguardo dal mango tra le sue braccia al ragazzo appeso su una bancarella, e un sorriso si formò lentamente sulle sue labbra. Sussurrò un “grazie” prima di correre via con il frutto stretto al petto come un tesoro prezioso.
Kurt sorrise, scuotendo lentamente il capo mentre osservava il bambino allontanarsi, ma una voce lo fece rabbrividire fin nelle ossa “TU!”
Una presa si strinse immediatamente attorno al suo braccio, trascinandolo verso il basso, e per un attimo divenne tutto un confuso insieme di macchie colorate; la prima cosa di cui si accorse fu il dolore alla base della schiena, e poi una stretta attorno al polso.
Qualcuno lo costrinse ad alzarsi, tirandolo dolorosamente per un braccio “Maledetto ladro!” Si ritrovò a fissare il viso scuro e largo del mercante, che gli stava urlando a qualche centimetro dalla faccia; cercò immediatamente di liberarsi dalla presa, ma l’uomo non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare “Sai benissimo qual è la punizione per chi ruba! GUARDIE!”
Kurt sentì il panico invadergli la mente e la bile scorrergli su per la gola: sapeva benissimo qual era la punizione per i ladri. In quel posto vigeva il principio occhio per occhio.
Le guardie si stavano già avvicinando, attirate dalle urla, poteva vederlo dalla confusione che si perpetrava tra la folla, e il cuore prese a battergli furiosamente nel petto; non poteva permettere che succedesse, non poteva lasciare che lo prendessero.
Tese il braccio più che poteva, stringendo le dita, e tirò con tutta la forza che aveva; il mercante fu costretto a lasciarlo andare, preso alla sprovvista dal movimento improvviso, ma iniziò immediatamente ad urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni “A LADRO! A LADRO! QUALCUNO LO PRENDA!”
Kurt non aspettò nemmeno un secondo; iniziò immediatamente a correre, facendosi largo a forza tra la folla, sgusciando via ogni volta che una mano provava ad afferrarlo; i passi delle guardie risuonavano pesantemente dietro di lui, e poteva sentire il terribile tintinnare delle loro spade.
Saltò su alcune casse rovesciate che si trovavano accanto ad una bancarella di gioielli, e le sfruttò per arrivare ad uno dei tetti; fece leva sulle braccia per issarvisi, e si prese solo un attimo per esultare internamente; lanciò un’occhiata veloce alla strada, e sibilò di frustrazione quando vide che alcune guardie stavano continuando a seguirlo dal basso mentre altre cercavano di raggiungerlo sul tetto.
Riprese a correre, saltando da una casa all’altra, col fiato corto; non aveva idea di dove si stesse dirigendo, ma improvvisamente notò alla sua sinistra le mura del Palazzo Reale, che gli correvano parallelamente accanto.
Si guardò attorno con disperazione, la paura che continuava a crescergli nello stomaco, ma non riusciva a vedere nessuna via d’uscita, e i passi delle guardie rimbombavano sempre più vicini; strinse i denti, ma un movimento alla sua sinistra lo distrasse dall’inseguimento: gli parve di vedere un’ombra che correva sulle mura del Palazzo, ad un paio di metri da lui, ma non riuscì a distinguerla chiaramente perché una spada tagliò l’aria a qualche centimetro dalla sua testa.
Si abbassò d’istinto, coprendosi il capo con le braccia, ma la forza della corsa lo fece rotolare malamente tra la polvere del tetto; si rialzò subito, col cuore in gola e gli occhi spalancati per la paura.
Dovette immediatamente scartare di lato per evitare che una delle guardie riuscisse ad afferrarlo, e si ritrovò irrimediabilmente circondato.
Cercò di mantenere la calma, prendendo respiri profondi che lo aiutassero a ritrovare l’equilibrio, ma riusciva a pensare soltanto al terrore che gli stava attorcigliando le viscere, e fletté istintivamente le dita, quasi come per assicurarsi che fossero ancora lì.
Non sarebbe stato così per molto se non fosse riuscito a scappare.
Cercò di ragionare velocemente, ma non c’era molto che potesse fare: se si fosse voltato per ricominciare a correre, le guardie lo avrebbero riacciuffato immediatamente. Non poteva nemmeno saltare giù dal tetto, perché avrebbe rischiato di rompersi una gamba; stava ponderando se non ne valesse comunque la pena, quando un movimento fulmineo costrinse lui e le guardie a voltarsi: qualcosa aveva spiccato un balzo dalle mura del Palazzo, atterrando esattamente di fronte a Kurt, che spalancò gli occhi, esterrefatto.
Riusciva a vedere soltanto una massa di ricci scuri e un mantello nero, ma non ebbe il tempo di fare domande; il ragazzo di fronte a lui, che sembrava essere spuntato dal nulla, cominciò a mulinare un lungo bastone acuminato con una maestria sorprendente, e con uno scatto del braccio riuscì a colpire la prima delle cinque guardie, ancora troppo sorprese per poter rispondere immediatamente. Dopo il primo colpo, comunque, si riscossero come un sol uomo, e non esitarono a contrattaccare, concentrandosi sul suo misterioso salvatore.
Kurt rimase ad osservarlo, sbigottito, mentre si rigirava il bastone tra le dita con maestria, respingendo tutti i colpi, ma si accorse subito di quanto fosse in difficoltà: stava evidentemente cercando di tenere le guardie lontano da lui, e questo gli impediva di muoversi liberamente; anche contrattaccare gli era praticamente impossibile, non quando erano in cinque ad attaccarlo.
Si riscosse quando il ragazzo di fronte a lui si lasciò sfuggire un gemito perché una lama l’aveva colpito di piatto su una gamba, costringendolo ad indietreggiare zoppicando leggermente; Kurt non esitò: colpì istintivamente con un calcio il braccio della guardia che l’aveva colpito, costringendola a lasciar cadere la spada; l’altro ragazzo gli rivolse uno sguardo sorpreso e soddisfatto, e Kurt ebbe il tempo di cogliere uno scintillio dorato prima di rispondere con una scrollata di spalle e un leggero sorriso.
I due ragazzi si voltarono contemporaneamente verso le guardie con una nuova baldanza, e si fecero avanti cautamente; Kurt schivò velocemente un colpo di spada, ringraziando mentalmente tutte le giornate passate a correre sui tetti che gli avevano procurato un’agilità notevole, e sfruttò la posizione per sferrare all’uomo un poderoso calcio negli stinchi; il ragazzo misterioso approfittò della distrazione della guardia per colpirla in testa col bastone, facendole perdere i sensi.
Si scoccarono una soddisfatta occhiata d’intesa e un breve sorriso, e Kurt poté notare i lineamenti regolari del suo misterioso salvatore, che non doveva essere molto più grande di lui, e che, tra l’altro, era piuttosto attraente.
Scosse velocemente il capo, dandosi dello stupido per averci pensato, e si concentrò di nuovo sugli uomini rimasti di fronte a loro; non ci volle molto perché tutte le guardie fossero a terra, prive di sensi, tranne una: era sulle proprie ginocchia, stremata per i colpi ricevuti dal ragazzo misterioso, e stava guardando Kurt con odio, sibilandogli un “Maledetto ladruncolo, io ti –”, prima che quest’ultimo decidesse di zittirlo con un calcio sulla mascella. Il salvatore misterioso inarcò un sopracciglio, guardandolo divertito.
 Kurt scrollò le spalle e fece per dire qualcosa, quando uno scintillio nella polvere attirò la sua attenzione: si chinò, e raccolse da terra un anello dorato, osservando con attenzione l’incisione, che raffigurava due triangoli con un vertice in comune. Lo stemma reale.
“Allora sei davvero un ladruncolo.” Una voce calda e rassicurante gli fece sollevare lo sguardo per incrociare un paio di occhi dorati.
Kurt strinse le dita attorno all’anello, sorridendo furbescamente “E se lo fossi?”
Il ragazzo scrollò le spalle, rigirandosi il bastone tra le dita “Ne sarebbe comunque valsa la pena.” Rispose, inclinando lievemente il capo.
Kurt arrossì leggermente “Sì, be’ … Me la sarei cavata benissimo da solo, comunque.”
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, divertito “Tu credi?”
“Ne sono assolutamente certo.”
“E io che avrei detto che quelle guardie erano sul punto di tagliarti una mano.”
“Solo perché mi hai distratto.”
“E così, ti distraggo?”
Kurt cercò di non mostrarsi sorpreso, ma diamine, tutto quello era a dir poco surreale; mise su un’espressione impassibile, e si avvicinò leggermente al ragazzo con un sorriso furbo “Sono sempre un po’ nervoso quando avverto la presenza di sangue blu, Principe Blaine.” Sottolineò le ultime parole con un’occhiata divertita, e il ragazzo di fronte a lui sembrò vagamente deluso “Come l’hai capito?” chiese infatti, sbattendo le palpebre.
Kurt fece spallucce, facendosi rimbalzare giocosamente l’anello sul palmo “So fare due più due” rispose con leggerezza, prima di voltarsi per scendere dal tetto.
“Aspetta!” lo chiamò Blaine, quasi tendendo una mano per trattenerlo.
“Sì?” Kurt si voltò con un’espressione educatamente interrogativa.
“Insomma … È tutto qui? Nemmeno un ‘grazie’?”
Kurt finse di pensarci su “No” decretò alla fine, come se fosse la cosa più naturale del mondo “Anzi, credo che tu sia quello che mi deve ringraziare. Ti ho salvato dall’ennesima mattinata noiosa della tua vita. Ma non preoccuparti. Ti perdono per questa evidente mancanza di buona educazione.” Si girò di nuovo, muovendo qualche passo.
“Ehi! Almeno posso riavere il mio anello?!”
Kurt si voltò con espressione pensierosa “Mmh … No. Non direi.” Sorrise innocentemente di fronte all’espressione sbalordita di Blaine. “Dovrai ritrovarmi, per averlo.”
“Ma non so nemmeno come ti chiami!”
“Come se sapere il mio nome potesse cambiare qualcosa.” Sbuffò Kurt, alzando gli occhi al cielo. “Se ti impegnerai , riuscirai a trovarmi. Sempre che ti importi abbastanza dell’anello, è ovvio.”
Blaine lo scrutò per qualche secondo, con quei suoi occhi dorati “Non verrò solo per l’anello.” Asserì, con un sorriso aperto e luminoso, sicuro.
Kurt sentì i battiti del proprio cuore accelerare sensibilmente, ma cercò di mostrarsi impassibile “Allora ci vedremo in giro, suppongo.” Si voltò di nuovo, e stavolta non esitò a correre per raggiungere il tetto accanto a quello su cui si trovavano.
“Contaci, ladruncolo!” gli urlò Blaine, senza potersi trattenere dal sorridere ampiamente – forse l’anello non era l’unica cosa che gli aveva rubato.



***



Note:
Che parto questa OS O_O
Davvero, non so come mai mi ci sia voluto così tanto.
Non mi soddisfa tantissimo, purtroppo :\ Spero che l'abbiate apprezzata lo stesso ^^
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito/messo tra le seguite/preferite/ricordate, davvero, vi meritate galassie di caramelle.
Spero di scrivere la prossima OS abbastanza velocemente!
Fatemi sapere, come sempre.
Tanti abbracci stritolanti!


 

Come sempre, mi trovate sulla mia pagina facebook: https://www.facebook.com/AmbrosEFP


 

  
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