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Autore: Odiblue    16/03/2014    7 recensioni
"Si sentiva strana, con le farfalle nello stomaco, come una stupida ragazzina di dodici anni, con il terrore di svenire stile Hinata Hyuuga. Tratteneva il respiro e sperava che Sasuke non si accorgesse della sua stranezza, del fiato irregolare, delle guance che si scaldavano, quando gli passava un piatto per sciacquarlo. Sperava non notasse gli sguardi con cui lo mangiava, ogni volta che alzava il braccio, per mettere una padella sullo sgocciolatoio. Era un gesto semplice, ma con quella maglietta che mostrava i muscoli e senza Naruto, di là, sul divano..." Sasuke/Sakura; cenni Naruto/Hinata.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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V.

    Sasuke si era ubriacato una sola volta nella sua breve vita. Merito di uno scherzo del Dobe e del Rimpiazzo, che avevano messo della vodka liscia nella borraccia d'allenamento. Un sorso era stato sufficiente per svelare l'inganno, ma Naruto lo aveva sorpreso lanciandogli una sfida: bere l'intero contenuto nel giro di dieci minuti. E lui non poteva tirarsi indietro.

Da quella volta aveva detto addio all'alcol, ma ricordava benissimo la sensazione dei postumi da sbronza, quel mal di testa che fracassava il cranio e martellava, martellava e martellava ancora. Ad ogni minimo movimento, persino ad ogni respiro. Sasuke sapeva di non aver bevuto vodka, quella tarda mattinata, ma la sensazione si presentava identica. Le fitte alla nuca, le scariche alle tempie, alle quali si aggiungeva un'emicrania, dettata dall'incapacità di capire cosa fosse successo.

Ricordava la lavastoviglie, smontata per metà, il Dobe e Inuzuka versione cane che facevano il palo; e Sakura, sulla porta, mentre li interrogava e lo fissava, sorpresa, per poi correre verso di lui, un poco spaventata. La Hyuuga. Doveva essere stata la Hyuuga a tramare alle sue spalle e a macchiarsi di ammutinamento. Gli pareva di sentire la sua vocina in lontananza, un suono leggero al quale si accavallava la voce più corposa e decisa di Sakura.

«Hinata, almeno tu mi potresti spiegare?»

Ovviamente non poteva, si disse Sasuke. Aveva giurato con la mano sul cuore di resistere, anche se messa sotto tortura. Si mosse di un millimetro e capì di essere sdraiato sul divano di Sakura, tra i cuscini di piuma d'oca. Aveva qualcosa di freddo e bagnato sulla fronte, probabilmente un panno che la compagna di team si era procurata, per aiutarlo a riprendersi. La sua vera compagna di team, si intende! Non quella traditrice amante di demoni gialli! La sentiva balbettare nel tentativo di svincolare dall'interrogatorio.

«Cioè... io... no... veramente...»

Sasuke aprì l'occhio e diede una sbirciata. Vedeva Hinata seduta per terra, davanti alla porta della cucina, mentre il Dobe, sul tavolo, finiva di mangiare le patatine, cedendone una, di tanto in tanto, al montone bianco. E poi c'era Sakura, inginocchiata di fronte alla Hyuuga, nel posto sbagliato, visto che lui era stato ferito e in quanto ninja medico lei sarebbe dovuta restare al suo capezzale. Dalla sua posizione, riusciva a distinguere chiaramente il profilo e a cogliere un pizzico di smarrimento per la bizzarra situazione di cui si era trovata protagonista.

«Hinata, ti prego. So di non poter pretendere una spiegazione logica da Naruto o Sas'ke-kun.»

Ehi, e questo che voleva dire? Guai in arrivo. Meglio fingersi incosciente ancora per un po'.

«Ma tu, Hinata. Noi siamo amiche, vero?» Sporca ricattatrice. Far leva sui sentimenti e l'alleanza femminile. «Io te lo direi, a ruoli invertiti.»

«Io... veramente... ehm... non è che... non potrei.» Coraggio, Hyuuga. Sasuke, sbirciando dall'occhiolino, la vedeva rigirarsi i pollici. Quel Dobe di Naruto non si preoccupava nemmeno di togliere la sua ragazza dal mirino di Sakura.

«Io ho giurato» spifferò Hinata. Questo avrebbe potuto ometterlo. «Però... forse... Akamaru...»

I muscoli di Sasuke si tesero e dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non trasalire e ammettere di essere sveglio. Dannazione. Il cane. Si era dimenticato di farlo giurare, di intimargli un tombale silenzio assoluto, ma Sakura non poteva essere un'esperta di linguaggio canino, lei che non riusciva nemmeno a leggere tra le righe e ad interpretare i suoi gesti, dopo anni su anni di conoscenza.

«Vieni qui, Akamaru» la sentì dire, intenzionata a tentare l'interrogatorio anche con il quadrupede.

Fu così che la mascotte della squadra smise di fare gli occhioni da “cucciolo” a Naruto, per ottenere una manciata di patatine, e corse a fare le feste a Sakura. Lei riuscì a farlo mettere seduto e con un piccolo cenno del capo gli chiese di “parlare”.

«Wof! Wof!»

Chiaro. Perfetto. Il suo segreto era a prova di bomba, che voleva dire “Wof! Wof!”? Ma poi vide il viso di Sakura illuminarsi di curiosità. Fu svelto a chiudere gli occhi, prima che lei si girasse verso di lui. Si sentiva studiato, esaminato nel minimo dettaglio, come se a furia di sguardi Sakura volesse infiltrarsi nella sua mente e rubargli i pensieri.

«Interessante» la sentì dire. «E poi c'è dell'altro?»  

«Wof! Wof! Wof!»

No, sul serio. Stavano scherzando, vero? Sapevano che era sveglio e si stavano prendendo gioco di lui. Non era possibile che Sakura riuscisse a tradurre “wof, wof, wof” in linguaggio umano, né che lui, Sasuke Uchiha, avesse lasciato una falla tanto ampia nel suo geniale piano. Il cane. E ora era lì, che guaito dopo guaito, ululato dopo ululato, svelava il segreto.

«Ma, sei sicuro?» chiese Sakura.

«Wof! Wof! Wof!»

«Secondo me, ti sbagli.»

Akamaru lanciò un infinito ululato e Sasuke volle sparire per l'imbarazzo. Sentiva il cuore battere a mille, per l'agitazione e per il nervoso, perché non riusciva a capire cosa stesse dicendo, quanto lo stesse prendendo in giro nella lingua dei cani. Era certo che avesse rivelato la “missione distruggi lavastoviglie”, ma dallo stupore nella voce di Sakura pareva esserci dell'altro. E se anche il montone avesse capito quel che aveva capito la Hyuuga e non avevano capito il demone giallo e la furia rosa?

Il montone bianco rincarò la dose:

«Wof! Wof! Wof!»

Ci metteva una convinzione incredibile, tanto che Sasuke supplicò mentalmente la Hyuuga di tramortirlo una seconda volta, almeno non sarebbe stata la vergogna, ad ucciderlo. Con che faccia avrebbe guardato Sakura? Per non parlare del Dobe. Lo avrebbe deriso a vita.

«Ma se poi non è così?» chiese Sakura.

In risposta ottenne un'altra sequenza di ululati. Così, a forza di imparare a decifrare i monosillabi di Sasuke stesso e i borbottii di stomaco di Naruto, la giovane kunoichi era diventata un asso dei codici cifrati, compresi quelli canini. E Sasuke era finito. La sentì sospirare e quel piccolo sfogo d'aria gli sembrò tanto stanco, sofferente e depresso che il senso di colpa lo costrinse a sbirciare. Sakura aveva abbassato lo sguardo e stava fissando le unghie delle sue mani. In lei lesse tutta la tristezza che credeva fosse evaporata dal suo corpo, un paio di anni addietro. Perché l'aveva pensata felice della vita che aveva, con il team di nuovo unito e la guerra finita. Eppure non poté che prendersi a pugni mentalmente, nel supporre che fosse proprio lui il motivo di quella sofferenza.

«Sai, Akamaru?» la sentì dire. «A volte me lo chiedo anch'io. Se mi basti sul serio. Questo equilibrio fondato sull'accontentarsi, quando ogni giorno vedo il tutto e il cuore mi dice di buttarmi e prenderlo.»

E con quelle parole, Sasuke ebbe la conferma di essere lui il “tutto” che la tormentava. E come al solito, con la sua ostinazione e la sua caparbietà aveva rovinato ogni cosa. Dannato padre che gli aveva lasciato in eredità il classico orgoglio di stampo Uchiha. Però il vecchio Fugaku ce l'aveva pur fatta a sposare Mikoto, in un modo o nell'altro...

«Wooof!»        

Sakura scoppiò a ridere. L'ultimo guaito di Akamaru spazzò via quel velo di tristezza che oscurava il volto della compagna di squadra.

«Ti ringrazio, Akamaru!» disse lei.

Abbracciò l'ammasso di pelo. Se Sasuke avesse saputo che per ottenere un po' di attenzioni bastava mettersi ad abbaiare... grandioso. Il bernoccolo che sentiva in testa, sotto il cuoio capelluto, doveva aver distrutto l'ultimo neurone portatore d'intelligenza. Era stato contagiato dal Dobe e dalla sua inguaribile stupidità.

Dicevano che l'abisso del “peggio” fosse senza fine. Il fondo intoccabile. E infatti...

«E per festeggiare, appena Sas'ke-kun si sveglierà, mangeremo tutti qui!»  

Per tutto il pranzo, il Dobe e Sakura non avrebbero fatto altro che prenderlo in giro.

“Che la tortura abbia inizio”.

*

Seduti a tavola, uno di fronte all'altra, Sasuke e Sakura giocavano a lanciarsi sguardi, fugaci occhiate che bruciavano i loro animi, nel solo incrociarsi. Rapide si nascondevano in una parete o nell'ultimo disegno uscito dal pennino di Sai, imbarazzate per il contatto visivo appena stabilito. Le chiacchiere di Naruto e i resoconti fin troppo dettagliati dei suoi pranzi da Ichiraku allentavano la tensione...

«E così ho dovuto lasciare al vecchio il portafoglio con tutti i miei risparmi per colpa del Teme!»

... ma Sasuke la percepiva comunque, ammassata in testa, vicino al bernoccolo che non la smetteva di pulsare. Mentre arrotolava gli spaghetti attorno alla forchetta e li portava alla bocca, attento a non risucchiarli come quel vandalo di un Dobe, non faceva che pensare agli occhi di Sakura. Menzogne giravano sul conto della sua famiglia. Dicevano si trattasse di civili, ma dovevano essere Shinobi di un potentissimo clan, portatori di un'abilità oculare simile allo Sharingan e al Byakugan. Perché anche mentre fissava il sugo di pomodoro nel piatto, Sasuke non riusciva a pensare a colore che non fosse il verde.

«E poi ha rotto lo sgabello e se ne è andato senza pagare e sono certo che non potrò farmi vedere da Ichiraku per un mese, per colpa sua!» continuava a lamentarsi il Dobe, sventolando coltello e forchetta, per mimare meglio la scena.

Non avevano ancora finito di mangiare, che la Hyuuga si alzò da tavola.

«Mi spiace, Sakura; ma io, Naruto e Akamaru dobbiamo proprio andare» disse.

«Ma non avete nemmeno-»

«L'Hokage ci sta aspettando, ti ringrazio per il pranzo. Era eccellente» replicò Hinata con gentilezza. «La prossima volta siete invitati da me. Per ricambiare.»

Certo il Dobe non sembrava d'accordo, ora che doveva rinunciare all'ennesima porzione di carboidrati. Sasuke poi si chiedeva quale diavoleria stesse macchinando la Hyuuga. Sapeva che non c'era nessuna riunione con l'Hokage, quindi doveva trattarsi di un tranello. Dopo la padellata in testa, aveva imparato a diffidare di quella ragazza e delle sue maniere da santarellina.  

«Ma uffa! Io volevo restare!» strillò Naruto. «Dannata quella vecchiaccia!»

L'Hokage non avrebbe apprezzato il commento e Sakura, in quanto sua allieva, in una situazione normale ne avrebbe preso le difese, ma pareva troppo sconvolta dalla fuga a metà pranzo. Fu così che, mentre la padrona di casa andava a recuperare la borsetta di Hinata sul divano, anche Sasuke si alzò da tavola.

Per la sorpresa, Sakura sprofondò tra i cuscini di piuma d'oca.

«Sas'ke-kun?» lo chiamò. «Anche tu? Insomma, non è che potresti...»

Restare? Non dopo la figuraccia che aveva fatto per colpa della lavastoviglie!

«Dove stai andando?» gli chiese lei.

Hinata e Naruto si scambiarono uno sguardo d'intesa. Rapirono il mammut canino e la borsetta, e scivolarono fuori dalla porta. Scomparvero, lasciandolo solo nella trappola del lupo. Perché Sakura, dopo averlo colto nel pieno del sabotaggio, si stava apprestando a torturarlo con nuovi elogi dell'infernale elettrodomestico.

«A casa» le disse.

Usò lo stesso tono risoluto che aveva adottato durante l'ultimo litigio. Un tono tagliente che da sempre sapeva ferire Sakura, ma lui non si sarebbe sentito in colpa. Portò la mano al pomello, pronto a sgattaiolare via, il ladro più scaltro tra i più scaltri dei ladri.

«E per quale motivo?» gli chiese lei. «Non ti trovi bene qui?»

«Non essere irritante» le disse. Ecco, dopo questa sarebbe scoppiata a piangere.      

Sakura, però, non sgranò gli occhi, vinta da un sussulto, né le iridi color bosco si riempirono di una sfumatura di dolore che, nella classica fase che precedeva le lacrime, era tanto brillante da stringere le viscere di Sasuke in un nodo. Rimase ferma sul divano, accovacciata, serrando le cosce e inserendo una mano tra le ginocchia.

«Non mi aiuti con i piatti?» gli chiese con tutta l'innocenza del mondo. Sbatté le ciglia.

Aspide velenoso pronto a mietere nuove vittime! Sasuke girò il pomello e un raggio di sole entrò dallo spiraglio della porta socchiusa.

«Lavastoviglie» bofonchiò, ma Sakura non capì e lo pregò di ripetere. «Hai la lavastoviglie, Sakura» disse allora a tutto volume.

“Che ti servo io a lavare i piatti?” si chiese. “Ho perso.”.

Puntò gli occhi neri in quelli verdissimi di lei. Di nuovo Sakura non trasalì per la durezza della sua affermazione, ma al contrario parve gioire nel cogliere una punta acerba di fastidio, nel suo tono.

«Beh, sì, ma, sai, vedi-» Cercava le parole giuste per incastrarlo. Arricciò una ciocca di capelli rosa attorno all'indice e si inumidì le labbra. «Prima di accendere la lavastoviglie, bisogna aggiustarla e poi, comunque, mettere i piatti nel cestello.»

Era malizia, un incanto paralizzante. Sasuke si trovò a studiare i piccoli gesti che Sakura stava sfruttando per attirarlo nella sua trappola, una marionettista mille volte più abile del leggendario Akasuna no Sasori, con i sorrisetti che gli lanciava e gli sguardi di fuoco che minacciavano di bruciarlo vivo, ma si ritraevano subito, quando la fiamma si faceva troppo intensa. E lui sentiva la pelle sudare e le orecchie pregare la donna sul divano di canticchiare una nuova formula della sua magia, replicando la voce soave con cui l'aveva stregato.

«Sono davvero tanti piatti, oggi» le disse, guardando il tavolo ancora da sparecchiare.

Gli serviva la conferma. Sakura doveva dire chiaramente di aver squarciato il lenzuolo in cui si nascondeva, per paura che lui la ferisse. E confermò. Lo fece sorridendo, non appena Sasuke si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave.

«E poi bisogna aspettare che finisca il lavaggio» aggiunse Sakura.

Si accarezzò il collo con il dorso della mano. Sasuke mosse un passo verso di lei, in automatico.

«E la fase di asciugatura» la sentì dire.

Intrappolò il suo polso e la tirò a sé. Fece scendere la mano fino ai fianchi, sotto il bacino, e giocò a strattonare l'orlo della maglietta lunga che Sakura indossava. Il tutto senza cedere allo sguardo di lei, una calamita che non consentiva alle pupille di mutare traiettoria.

Se Sakura voleva scappare doveva farlo in quell'istante, ma già gli sembrò che il respiro di lei si bloccasse in gola e che le guance si rivestissero di rosso. E in fondo nemmeno lui sapeva quel che stava facendo, dove avesse imparato a stringerla così, e forse sarebbe dovuto fuggire. Era ancora in tempo per spezzare l'incantesimo, ma Sakura si alzò sulle punte e avvicinò le labbra alle sue, senza sfiorarle.

«Poi bisognerà rimettere i piatti nella credenza» aggiunse.

Si fece strada fino al suo orecchio e Sasuke poteva sentirlo, un sorriso enorme che si attaccava alla sua guancia.

«Idee su cosa fare nel frattempo?» gli chiese.

Idee che a Sasuke mai erano sembrate più giuste. La sollevò prendendola per i fianchi e la portò in alto, di modo che i piedi non potessero toccare terra. Poi la lasciò scivolare verso il basso, facendo sdrucciolare il corpo di lei contro il suo, finché le loro labbra si incontrarono, a metà strada. Prima di raggiungere il pavimento, Sakura attorcigliò le gambe attorno alla sua vita, le braccia attorno al collo, mentre lui sprofondava le dita nei capelli, le intrecciava a ciocche rosa che mai avrebbe detto tanto morbide. Ruotò su se stesso, costringendo anche il corpo di Sakura a quel movimento circolare. Caddero insieme, sul divano, tra una risata di lei e uno sbuffo di lui.

«Sei pesante» le disse e quella frase la fece ridere di nuovo, riportò alla memoria un passato molto lontano. Sakura si vendicò per quella “critica” facendogli il solletico, perché a forza di guardarlo anche lei aveva imparato il valore della vendetta.

«E tu sei ridicolo, Uchiha» gli disse.

«Sarai normale tu, Haruno, con quel rumoroso rottame che tieni in cucina!»

«Ma sentitelo! Se io sono ridicola, tu sei socialmente difettato, Sas'ke-kun!» rise. «Ti ci sono voluti una lavastoviglie, delle tende e un cane per farti sputare il rospo!»

«Quale rospo?»

«Che ti piaccio!»

«Pf! Figurarsi.»

Lui non aveva confessato proprio nulla! Era stata Sakura a fare tutto, lei e la sua fervente immaginazione. Ma in fondo un pochino gli piaceva. Corrispondeva al vero, e ci tenne a farglielo sapere. Così la schiacciò al suo petto e le rubò un altro bacio.

«A proposito, sarebbe questo il tuo modo di aiutarmi con la lavastoviglie, Uchiha?» chiese lei.

Quello era solo l'inizio! Per il momento, però... senza muoversi Sasuke cercò la lavastoviglie. Il rottame plastificato lo “guardava” con lo sportello aperto e il cestello vuoto, in attesa di essere caricato. Per nulla minaccioso. Non sembrava nemmeno sul punto di esplodere e di ucciderli tutti. Sasuke mise da parte l'orgoglio e scoccò alla lavastoviglie un ghigno di riconoscenza: a volte un acerrimo nemico poteva diventare un grandioso alleato.     

*

    Nel frattempo, fuori da casa Haruno, davanti a quella famosa aiuola di gerani e primule dove tutto ebbe inizio...


«Hinata-chan?»

«Dimmi, Naruto-kun?»

«I tuoi pani sono diabolici.»

«Torniamo alla base, Naruto-kun.»

*

La base era una piccola stanza buia nell'edificio di fronte al condominio di Sakura.

Naruto, Hinata e il prode Akamaru risalirono sei rampe di scale e si trovarono nella stanzina semibuia. Alla luce di sole due candele, un gruppo di ninja sedeva attorno a un tavolo da biliardo, cosparso da carte da poker, qualche bottiglia di birra e sakè, più un'innumerevole quantità di pacchetti di sigarette.

«Ce ne avete messo di tempo, ragazzi» disse Kakashi. Depositò le carte sul tavolo e vinse un'ulteriore partita.

«Ma almeno sta procedendo?» chiese Naruto.

Si stiracchiò le braccia, lasciandosi cadere su un cuscino tra Kakashi e Yamato. Era da due anni che stava cercando di far accoppiare i suoi compagni di squadra, e tutti i precedenti tentativi si erano rivelati un buco nell'acqua. Nemmeno lui, che sapeva di essere un Dobe, avrebbe mai pensato che una lavastoviglie potesse magicamente risolvere la questione. Altrimenti si sarebbe premurato di procurarsene una anzitempo...

«Allora procede o non procede?» domandò a tutto volume, visto che nessuno dei quattro ninja si era degnato di rispondergli.   

«Se quel vecchio pervertito fosse ancora vivo, troverebbe Sakura e Uchiha molto interessanti» disse Tsunade dalla sua postazione. Stava appollaiata sul davanzale interno della finestra, con un binocolo davanti agli occhi e una bottiglia di sakè, stretta nel pugno libero.

«Il merito è tutto di Hinata-chan!» rise Naruto. «Ha improvvisato alla grande con il Teme da Ichiraku e anche a casa di Sakura-chan!»

Sai afferrò il mazzo di carte e prese a mischiarle con una tale abilità che, se avesse fallito come ninja, avrebbe potuto ripiegare sulla carriera da prestigiatore. Il classico sorriso da raggiro marchiò le chiarissime labbra e Naruto capì che stava per essere criticato.

«Non sei stato nemmeno capace di tirare via le tende, Dobe» gli disse, imitando il Teme. «Sono dovuto intervenire io per liberarmi di quegli obbrobri che la racchia si ostinava a tenere appesi in salotto.»

«Già!» sbottò l'Hokage. Tirò un pugno al davanzale che, inevitabilmente, si crepò in due. «Fino a ieri non riuscivamo a vedere niente con quelle tende tirate. Dannato ragazzino!»

Perfino Yamato, che era stato trascinato nella missione controvoglia e che si limitava a partecipare con la sola presenza, pareva risentito per la questione “tende”. In un paio di occasioni, Naruto aveva provato a rubarle a Sakura-chan, fingendo di dovere andare in bagno e sperando che il Teme la tenesse occupata, trasformandosi in un diversivo, ma mica era uno scherzo da ragazzi sgattaiolare via con metri e metri di pesante stoffa blu. Sai era stato solo fortunato, perché in fondo Sakura stessa gli aveva chiesto una mano per arredare il monolocale. Naruto mise il broncio e fissò i rotoli di tende, appoggiati al battiscopa della base.

Kakashi lesse il dispiacere sul volto dell'allievo, il risentimento tra i baffi da volpe, per aver fallito in una piccola parte di piano.

«Suvvia» disse agli altri tre ninja, pronto a prendere le sue difese. «Gli sono serviti solo due anni per portare a termine la missione.»     

Ma era questo il modo di difenderlo?

«Non è colpa mia se il Teme è una causa persa!» sbottò, saltando in piedi.

La scintilla negli occhi di Kakashi – quadernetto arancione aperto sul tavolo da biliardo – non lasciava presagire nulla di buono, anzi era un chiaro sentore di discorsi scottanti e super-bollenti a ore quattro.

«A proposito di cause perse, Naruto» disse con fare indagatore. Ecco da chi aveva preso Sakura-chan con le sue manie per i questionari, le domande imbarazzanti e i modi da poliziotto. «Quand'è che chiederai a Hinata di diventare la tua ragazza?»

E tutto quello che Naruto vide fu una giovane fanciulla dai capelli corvini irrigidirsi stile tavola da surf e, tutta rossa in viso, schiantarsi sul pavimento.

...

«Hinata-chan?» 
 


The End
 
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Fineeee! Ora posso tornare ad essere una persona normale. Scherzi a parte. Avevo psicologicamente bisogno di scrivere una super-super-super cavolata. Voi non ci crederete, ma è davvero rilassante! Vi ringrazio tantissimo per non aver cercato di rinchiudermi in un manicomio già al primo capitolo. ;-) E spero che questa storiella vi abbia fatti divertire almeno un minutino. Quindi passo ai ringraziamenti “seri”, perché qualcosa di serio devo pur mettercelo di tanto in tanto.

Grazie mille a tutti i lettori anonimi e non; a quanti hanno inserito il delirio nelle preferite: 11 novembre; Dado chan; Ilovethelife; Lady Uchiha 23; maoa; MarianTheRogue; meryl watase; Nomiemi; pastafrolla; plum_cake; Puntolinea.

Nelle ricordate: ariel_09; Jooles; sakura Haruno 14.

E nelle seguite: AceHearts; crazyfrog95; DoubleSkin; feffuccia90; fire_is_my_element; Fra_Rose; iris1996; Kat98; luciaasc; Mustardgirl89; ninja_della_foglia; sakura uchiha_; Sayumi_chan; SellyLuna; Zonami84.

E infine ringrazio con tuuuuuutto il mio cuore le anime pie che hanno assecondato la mia demenza, facendomi divertire/gioire con le loro recensioni o, in alcuni casi, con i loro commenti brevi. Ringrazio quindi: meryl watase; gabriella92; ninja_della_foglia; kry333; SellyLuna; Dado chan; Puntolinea; crazyfrog95; Zonami84; 8_SlowMotion_8; Sayumi_chan; canada00.

Infine, se qualche “folle viaggiatore” dovesse approdare in futuro su questi lidi... beh...anche a lui vanno i miei ringraziamenti.

Un bacione e Auf Wiedersehen

Odiblue <3
   
 
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