PdV di Michelangelo. Prima persona.
Il laghetto artificiale è ancora più bello di notte. La luna si riflette sull’acqua nera. Si intravedono ogni tanto dei guizzi colorati: i pesci non dormono la notte? L’acqua si increspa ed il riverbero si frammenta in una miriade di schegge luminose.
Neanche io riesco a dormire. Non riesco a smettere di pensare a quello che è successo.
Non riesco a togliermi dalla testa quello sguardo…
Eppure, dovrei essere contento. Sono riuscito ad incontrare i miei nemici. Li ho combattuti con abilità ed onore. Karai si è complimentata con me. Perfino il maestro Shredder mi ha degnato di un suo apprezzamento.
Tuttavia, quello sguardo…
Probabilmente il mutante che avevo ferito era morto. Si era scansato un po’, ma sono riuscito a tagliargli la gola. Un pezzo della mia vendetta si è compiuta. Sono vigliacchi senza onore, che mi hanno picchiato a sangue e lasciato morire.
Allora perché non sono felice? Perché mi sento peggio di prima? Forse questo concetto della vendetta non è un granché…
Mi sento veramente male. E poi tutto quel sangue… Mi vengono i brividi a ricordarlo. Ho lo stomaco chiuso come un pugno, provo un profondo senso di disgusto.
Sono stanco. Stanco della battaglia, stanco di non ricordare niente della mia vita. Stanco di questi bot ninja che mi seguono in ogni momento per servirmi e proteggermi. O per osservarmi?
Mi prendo la testa tra le mani, non capisco neanche io quello che voglio. Non vorrei essere qui, non vorrei essere in nessun altro posto. Vorrei solo togliermi dalla testa quello sguardo, lo sguardo del mutante quando l’ho ferito. Non era arrabbiato, no… Non c’era odio in quello sguardo. C’era paura, dolore, e poi qualcos’altro, che non riesco bene a decifrare.
Perdono? Poteva mai essere perdono? Quella tartaruga mi perdonava per averla uccisa? Non aveva senso…
L’allarme!
Balzo in piedi dalla panchina dov’ero seduto, e mi guardo intorno. I due bot ninja che sono con me scrutano nel buio. Un'altra decina accorre nel giardino dall’interno. Tutto il mio corpo si riscuote. Siamo sotto attacco!
Karai non mi ha ancora spiegato la procedura da seguire in questi casi. Devo correre alla struttura centrale? Difendere la mia posizione? Questo complesso è grandissimo. Possibile che stiano attaccando nel settore dove sono io? Voglio difendere a tutti i costi il mio maestro, spero che qualcuno arrivi presto a darmi indicazioni…
All’improvviso, un bot dietro di me produce un rumore, come un crepitio elettrico. Mi giro veloce. Uno shuriken sporge dalla sua testa.
Sono qui! Stanno attaccando qui!
Il mio cuore batte fortissimo. Nell’oscurità non riesco a vedere niente. Qualcuno si nasconde nel buio oltre le siepi. Altri shuriken mi sibilano vicino, mettendo fuori gioco anche il secondo bot vicino a me.
Cinque, sei bot si dirigono nella direzione da cui sono venute le stelle la lancio, altrettanti si stringono intorno a me.
La paura mi assale completamente quando vedo chi balza fuori dall’oscurità ed inizia a combattere i bot: sono le tartarughe! Quello con la maschera rossa che combatte con i sai, e quello con la maschera blu che utilizza i katana. Sono veloci e letali, il rosso combatte con rabbia, ringhia a denti stretti; il blu compie movimenti perfetti, fluidi e precisi.
Sono venuti per me. Sono venuti per uccidermi!
L’allarme continua a suonare. Decido di non scappare, di combattere. Sono solo due. Ed io non sono un vigliacco. Faccio per lanciarmi contro di loro, quando intravedo un movimento sul lato opposto. Qualcuno si sta muovendo veloce come un fulmine, è già addosso ai bot al mio fianco.
Indossa un chimono rosso scuro. E’ anch’esso un mutante. E’ un uomo topo. So di chi si tratta, Karai me l’ha descritto bene.
E’ Splinter. Il malvagio. L’assassino.
Sembra sfiorare appena con i palmi delle mani i primi due bot, che essi vanno in frantumi. Si gira, e con il bastone verde che sta impugnando, ne distrugge altrettanti alle sue spalle. E’ impossibile. E’ piu veloce dei bot, e forse più abile dello stesso maestro Shredder. Si muove con una grazia ed una perfezione dei gesti che non pensavo potessero esistere. Pochi secondi, ed ha letteralmente sbriciolato tutti i bot al mio fianco come se fossero giocattoli per bambini. Mi sta guardando.
Adesso ho molta paura. Non sono alla sua altezza. Mi ucciderà come un insetto. Inizio ad indietreggiare. Non è molto onorevole, ma sono terrorizzato, non voglio morire. Inizio a gridare aiuto.
“Karai! Maestro! Aiuto!”
Lui sembra bloccarsi una frazione di secondo, una nuvola oscura il suo sguardo.
Capisco che nessuno arriverà in tempo per salvarmi. L’azione è stata troppo veloce, non è passato neanche un minuto dal momento dell’inizio dell’attacco.
Estraggo il mio kusarigama. Mi difenderò sino alla fine.
Non riesco a fare neppure un giro alla catena, che con un balzo mi è addosso e me la strappa dalle mani. Veloce come una scheggia.
Mi trattiene avvolgendo le sue braccia intorno al mio corpo. E’ troppo forte, non posso neanche muovermi. Mi stringe fino quasi a soffocarmi. In mano tiene qualcosa di bianco: forse uno straccetto, un fazzoletto.
“No no no! No, lasciami!”
Non posso evitare che mi metta lo straccio sul viso. Ha un odore forte, dolciastro, penetrante.
Inizia a girarmi la testa. Sto svenendo. E’ la fine.
Tutto intorno a me diventa completamente buio.