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Autore: Theta_Koschei    16/03/2014    1 recensioni
Rory è un ex medico militare congedato dopo la fine della guerra in Iraq. Jack è il Capitano dello squadrone di cui faceva parte Rory.
Dopo tre anni si rivedono, e, con sorpresa di Rory, Jack riesce davvero a farlo stare meglio e a interrompere i suoi incubi sulla guerra.
E' un Alternative Universe incentrato su Rory Williams, Jack Harkness e Amy Pond.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Amy Pond, Jack Harkness, Rory Williams
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dovevo ammettere che quella lettera mi aveva stupito. Sapevo che il Capitano era un uomo parecchio all’antica, ma mi sarei aspettato una telefonata piuttosto che una lettera. Dopotutto, chi è che invita qualcuno a prendere un caffè via posta? Dubito che esista qualcuno che possa anche solo pensarci, oltre al mio Capitano. Che poi, Jack Harkness aveva sempre avuto la mia stima, in quanto a Capitano, ma non pensavo che avesse mai notato quelli che, come me, si occupavano semplicemente di curare i feriti.
E dopo tre anni dalla fine della guerra in Iraq, avevo supposto, erroneamente, che non volesse riportare a galla i bei ricordi della guerra. Pensavo che nessuno volesse farlo: mi chiedevo però chi fosse riuscito a dimenticare quell’incubo. Io ancora mi svegliavo nel cuore della notte terrorizzato da un improbabile attacco nemico. Amelia ancora non era riuscita a trovarmi uno psichiatra degno di questo nome, ma più il tempo passava, più mi convincevo di non averne bisogno.
Forse incontrare qualcuno del mio squadrone mi avrebbe aiutato a tranquillizzarmi. Forse.
Amy ne era convinta, ma ormai mi fidavo poco delle convinzioni di Amy. Nonostante l’amassi, e l’amavo con tutto me stesso, non riuscivo a sentirmi partecipe nei suoi buoni propositi. Era difficile farlo, dati gli incubi di cui continuavo a soffrire.
D’altro canto, il mio Capitano era la mia ultima speranza. Non contavo su un ritorno alla normalità, ma su un minimo di pace, si.
Ed era stato così che avevo cercato il suo numero di casa e l’avevo chiamato per confermare l’incontro.
E, due giorni dopo, avevo raggiunto il piccolo caffé indicatomi, e lui era lì in tutta la sua compostezza. Avevo dimenticato quanto potesse essere affascinante quell’uomo. Aveva qualcosa nello sguardo capace di incantare chiunque si trovasse ad intrattenere una conversazione con lui.
Mi avvicinai al tavolo, e non ci fu bisogno di cercare di attirare la sua attenzione: mi aveva visto. E improvvisamente, senza neanche aver detto una sola parola, avevo voglia di girare i tacchi e andarmene, ma non lo feci. Come avrei potuto farlo? Era pur sempre qualcuno che mi aveva accompagnato in quel dannato scontro di cui entrambi portavamo ancora le tracce.
Mi irrigidii e feci il saluto militare, come ero solito fare in Iraq, e lui si alzò e fece lo stesso.
“Generale Williams.”
“Capitano. E’ un onore rivederla dopo questi anni.” Lasciai cadere il braccio e aspettai il suo invito per sedermi al tavolo.
Mi rispose con un cenno della testa, e un sorriso luminoso che raramente gli avevo visto rivolgere a qualcuno, tanto meno a me.
Quasi non mi accorsi della cameriera con i caffè evidentemente già ordinati da Jack, tanta era la mia agitazione. Non capivo per quale motivo mi sentivo così nervoso, non ne avevo motivo, ma non scoprii che il mio nervosismo era destinato a scemare entro breve.
Da Capitano, passai a chiamarlo semplicemente Jack, e lui cominciò a chiamarmi Rory. Non eravamo più un generale e un capitano, ma due persone normali che si ritrovavano a bere un comune caffè insieme. Scoprii che Jack aveva la capacità di distogliere la mia concentrazione da quel pensiero di solito fisso che era la guerra, e mi ritrovai a sperare di poterlo rivedere di nuovo, sebbene ci fossimo appena incontrati. Aveva senso dell’umorismo, e un talento innato per il flirt, tanto che la povera cameriera, poco più che ventenne, aveva cominciato a trascurare i tavoli per servire noi e chiederci se, eventualmente, avevamo bisogno di qualcosa.
In Iraq non avevamo avuto modo di scoprire certi dettagli dei nostri commilitoni, le priorità erano chiaramente altre.

In men che non si dica, le nove di mattina erano diventate le undici, e noi eravamo ancora allo stesso tavolo, senza esserci accorti del tempo che passava.
“Bene, Rory. Sembra che il tempo sia volato, è il caso di lasciare il tavolo a qualcun altro” E mi sorrise ancora. Aveva la capacità di guardarti come se volesse mangiarti sul posto e di apparire comunque straordinariamente impenetrabile e la cosa mi spinse a desiderare ancora di più di incontrarlo ancora. Avevo tutta l’intenzione di andare oltre quella corazza di metallo che di cui si era circondato e sapevo che non sarebbero bastati due incontri per farlo. Poco male, ero sicuro che ce l’avrei fatto. Mi sarei fatto aiutare da Amy, che in questo era molto più brava di me.
“E’ stato un piacere vederti dopo tutto questo tempo. Pensi che sarebbe il caso di rifarlo?” Tra le sue sopracciglia si vennero a creare due piccoli solchi a dimostrazione della sua esitazione. Immaginai che non sapeva se aveva osato troppo o no, ma mi affrettai ad annuire. Ne ero più che contento, e lo sarebbe stata anche Amy. Ci avremmo guadagnato in tre, e non avevo nemmeno dovuto fare granché: aveva fatto tutto lui, facendomi prendere due piccioni con una fava.
  
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