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Autore: claudineclaudette_    01/07/2008    3 recensioni
Storia ambientata in un futuro lontanissimo rispetto alle avventure di Squall e gli altri. Le prime due guerre della strega perse nello scorrere del tempo eppure la canzone di successione delle streghe continua a risuonare trasportata dal vento. Otto ragazzi si ritrovano uniti in una nuova battaglia, un caso o il misterioso disegno di un essere superiore?
[Se avete già letto Kasumi Megami(concluso) da un altro sito, sappiate che questo è il remake. La prima versione era troppo pessima! E infatti ho pure cambiato tutti i nomi!] ^O^
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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02. Leonheart

 

- Sono davvero desolata… - si scusò la professoressa con Sati mentre camminavano per i lunghi corridoi del dormitorio.

- Le ho già detto che non c’è nessun problema…

- Cercherò di liberarti una stanza il prima possibile, ne va anche del buon nome del Garden - ribadì cocciuta Hayley. Dopo poco le due si fermarono davanti alla stanza numero 338.

- Ti ho già spiegato le regole del Garden quindi non penso ci saranno problemi. Se hai bisogno di qualunque cosa puoi rivolgerti direttamente a me o alla dottoressa Chiryo, è un po’ brusca ma non spaventarti. - Hayley bussò sullo stipite della porta nello stesso modo delicato che aveva usato prima in presidenza. - Per l’orario delle lezioni chiedi al tuo compagno di classe, ha un anno in più ma frequentate lo stesso corso. Hey, Sway, ci sei? - chiamò, dato che nessuno veniva ad aprire.

- Un secondo - esclamò una voce da dentro la stanza.

La porta si aprì cigolando permettendo alle due di entrare. Sati si guardò intorno incuriosita, la stanza doppia era abbastanza grande ed erano stati posti simmetricamente due letti e due scrivanie. Al centro della stanza, di fronte alla porta c’era un grosso armadio e di fianco ad esso una finestra che si affacciava sul cortile.

- Prego? - domandò il ragazzo impaziente.

Sati si voltò verso di lui e si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Sembrava proprio lui. Ma non era impossibile! Qual era il suo nome? Come accidenti avevano detto che si chiamava?

Il giovane la stava squadrando immobile, attendendo una qualche spiegazioni con le braccia conserte. Aveva i capelli nerissimi, come una pietra d’ossidiana, che gli cadevano in ciocche disordinate a incorniciare il viso. Aveva dei lineamenti molto dolci, ma diversi da quelli di una ragazza. Gli occhi blu mare stavano fissando irritati l’insegnante e a tratti si spostavano su Sati. La piega rigida assunta dalle sue labbra tirate dimostrava quanto poco gradisse quella visita.

- Sway, ti presento Sati Kalidash - esclamò Hayley mostrando la ragazza con un ampio gesto della mano. - Sati, questo è Sway Leonheart.

Leonheart?!

Sway fissò la nuova matricola per un istante, poi fece un rigido segno col capo a mo’ di saluto. In risposta, Sati sorrise senza smettere di osservare il suo volto.

- Sway, so che questa notizia giunge all’improvviso, ma sfortunatamente a causa di un disguido ti è stata assegnata come compagnia di stanza.

Gli occhi del ragazzo scattarono sorpresi da Sati alla professoressa.

- Cosa?! - esclamò esterrefatto. - No!

Hayley si accigliò. Di certo non aveva intenzione di mettersi a trattare con un suo studente.

- E’ una ragazza - continuò irritato Sway. Il giovane scosse la testa profondamente contrariato. - Con tutte le norme del Garden che vietano visite nelle stanze tra matricole di sesso opposto…e volete metterla in camera con me?!

- Leonheart - tuonò allora Hayley e Sati si rese conto che non era l’insegnante dolce e remissiva che aveva creduto all’inizio. - Se ci fosse un’altra opzione non credi avremmo già scelto quella? Se non ti sta bene, d’accordo: prendi pure l’attrezzatura del Garden e accampati in cortile o nel centro addestramento, o dove ti pare! Vedi solo di informare la segreteria.

Hayley terminò il suo discorso con uno sbuffo, per scaricare la tensione. - Ora vi lascio - disse, - ho altro lavoro da svolgere. Tu Sway hai deciso qualcosa?

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo e scrollò le spalle.

La professoressa lo prese per una resa. - Bene - disse prima di scomparire nel corridoio. I due ragazzi rimasero da soli.

- Potresti smetterla di fissarmi? - chiese Sway dopo qualche secondo.

- Scusa! - esclamò Sati distogliendo lo sguardo imbarazzata. - E’ solo che il tuo volto assomiglia moltissimo a quella di una persona che conoscevo, tanto tempo fa.

- Chi era?

- Oh… - lei sorrise malinconica. - Non ha importanza ormai.

Sati trascinò dentro la stanza la valigia e si chiuse la porta alle spalle.

- Il tuo lato è quello destro - la informò Sway, vedendo che si guardava intorno indecisa. - Era il tuo ragazzo?

- Chi?

- Quello che mi somiglia.

Sati lo fissò sorpresa. - No, come avrebbe potuto. Eravamo decisamente troppo diversi - rise, come se avesse appena fatto una battuta divertente. - Potrei dire che eravamo compagni, ma è stato davvero tanto tempo fa quindi, ti prego, lascia stare.

- Non c’è problema - assicurò Sway stringendosi nelle spalle. - Vuoi una mano a disfare la valigia?

Il viso di Sati si illuminò. - Oh, sì! Ti ringrazio, non ho idea di dove mettere la roba.

- Guarda, è semplice - rispose lui, con l’ombra di un sorriso che gli aleggiava sulle labbra. - L’armadio è diviso a metà: due cassetti a testa e dieci appendini in totale.

Sati lo ringraziò di cuore e cominciò a tirare fuori dalla valigia tutte le sue cose, una alla volta. Aveva tra le mani una minigonna celeste quando sembrò incantarsi, s’irrigidì tanto da sembrare una statua di ghiaccio.

- Kalidash, stai bene? - domandò Sway preoccupato. Le si avvicinò e le sfiorò delicatamente la spalla per chiamare la sua attenzione. Sati allora sembrò percorsa da un brivido e si voltò di scatto, fissandolo. Per un istante il giovane fu certo, incrociando il suo sguardo, che gli occhi della ragazza fossero d’argento, dello stesso colore del mercurio. Subito si disse d’essersi sbagliato perché, dopo aver sbattuto le ciglia un paio di volte, si ritrovò a fissare gli intensi occhi color turchese della ragazza.

- Sì, che c’è? - chiese Sati sorridendogli.

- No, nulla - si scusò lui distendendosi sul proprio letto.

Sati finì di mettere a posto le proprie cose, che in realtà non erano molte: alcuni vestiti, la custodia della sua arma, della cancelleria e i libri forniti dalla scuola.

- Sway, se non ti dispiace vado a farmi una doccia… - ma il ragazzo si era addormentato.

Sati fece spallucce ed entrò in bagno, portandosi dietro un asciugamano e dei vestiti di ricambio.

 

Sway si svegliò lentamente. Sebbene non fosse una persona che faticava a svegliarsi, non si rese subito conto di dove si trovasse. La luce della stanza era stata spenta, per cui l’unica illuminazione proveniva da fuori la finestra e tutta la camera era pervasa dall’odore fruttato di bagnoschiuma.

Aprì del tutto gli occhi e si tirò su. Vide subito Sati dall’altra parte della stanza mentre si allacciava al collo lo strano medaglione rosso e argento. Indossava una lunga gonna color vinaccia e una camicetta bianca senza maniche leggermente sbottonata sul davanti.

- Ti informo - disse Sway con la voce impastata dalla dormita, - che tutte le matricole sono tenute a indossare la divisa all’interno del Garden. E talvolta anche fuori, se è per questo.

Sati lo guardò sorpresa. Lui effettivamente la stava indossando: era un semplice divisa blu bordata d’argento. Fece spallucce: - Il preside mi ha autorizzato a vestire in borghese fino a quando non avranno recuperato una divisa della mia taglia.

- Buon per te - disse allora Sway, andando in bagno per lavarsi la faccia.

Sati comparve silenziosa alle sue spalle. - Allora, mi fai fare un giro? - domandò porgendogli un asciugamano.

- Scordatelo - rispose lui afferrandolo con una mano. - Vacci da sola.

- Ma io mi perderei - si lamentò lei assumendo all’improvviso un’espressione infantile. - Daiiii…

Cominciò a tirarlo delicatamente per una manica.

- Va bene…va bene…va bene, ho detto! Non mi strattonare! - urlò lui cercando di riprendersi il braccio.

Gli sorrise maliziosa e lo lasciò andare. Con due passi leggeri raggiunse la porta e la spalancò.

- Dal momento che sua maestà mi concede l’onore della sua compagnia, ho l’ardire di domandarvi dove mi condurrà? - rise facendo un’elegante riverenza.

Sway sbuffò, senza dire una parola, e la precedette nel corridoio. Dopo pochi passi le domandò: - Come ti è venuta questa del “sua maestà”?

- Oh…non lo so - sorrise lei. - Mi è saltato in mente e così l’ho fatto!

Percorsero l’intero dormitorio e raggiunsero il centro del Garden. Sway prese la strada di destra, dirigendosi verso il cortile.

- Allora, da dove vieni? - indagò incuriosito.

- Da Esthar.

- Esthar…City?

- No, una città più a sud. Sul lago salato.

- Non conosco altre città oltre alla capitale - confessò Sway.

- Sì, beh, non stento a crederlo. Non ce ne sono molte e anche quelle, come tutto il resto del paese, cercano di rimanere nascoste e sconosciute il più possibile.

- E questa è una cosa che non ho mai capito…

- E’ dovuto a degli avvenimenti accaduti tanto, tanto tempo fa.

- Si sa cosa sia successo?

Sati sorrise, poi fece spallucce. - Dovresti saperlo, con l’ultimo pianto lunare tutti i documenti storici sono andati distrutti o perduti. Il più antico ritrovato è stato datato ad appena trecento anni fa, ed è comunque come un fiammifero nell’oscurità più completa.

- E’ una brutta faccenda - borbottò Sway chinando la testa.

- Già… - assentì Sati. - Molti illustri studiosi di Esthar stanno cercando di ricostruire la storia, ma con pochi risultati. Non si sa più niente della storia antecedente a trecento anni fa.

Ed era così ogni dato, ogni conoscenza sembrava andata perduta. Tanto che le nazioni decisero, di comune accordo di dimenticare il vecchio calendario e far iniziare un nuovo anno 0 da quell’ultimo, devastante, pianto della luna.

- Non si sa più niente dalla storia di quel periodo… - continuò la ragazza, - né delle guerre, né degli eroi che le combatterono. Quindi…niente streghe! - ridacchiò tra sé e sé.

- Eh? - esclamò Sway confuso.

- Nulla, nulla… questo è il cortile?

   
 
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