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Autore: Lady Five    17/03/2014    4 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si misero in viaggio già il giorno seguente, con un'auto presa a nolo. Pagarono il fattorino dell'albergo perché l'indomani riportasse alla sede del “Sentiero del Dragone d'oro” i libri che avevano preso in prestito. Entrambi desideravano mettere quanti più chilometri possibili tra sé e quei pazzi furiosi. Almeno per il momento.
Goemon era tornato ad essere taciturno e accigliato, ma Fujiko non se la sentiva di dargli torto. Anche lei era arrabbiata e animata da sentimenti di vendetta, aveva solo un altro modo di esprimere ciò che provava. Guidando come una pazza, per esempio.
Quando furono a diversi chilometri da Tokyo, la donna cominciò a rilassarsi.
“Come si chiama il tuo maestro?” si azzardò a chiedere al suo compagno di viaggio, che non aveva ancora aperto bocca.
“Okada - rispose lui - Yataro Okada.”
“E il villaggio dove stiamo andando?”
“Non credo avesse un nome... era talmente piccolo! Lo chiamavamo tutti semplicemente il villaggio...”
“Ah! E come facciamo a trovarlo? Non sarà nemmeno segnato sulla cartina, men che meno lo troverà il navigatore...!”
“Non ti preoccupare. Mi ricordo la strada” fu la lapidaria risposta.
“Farà molto freddo lassù? - spezzò di nuovo il silenzio la ragazza - Perché io non avevo previsto questa eventualità e non ho portato abiti pesanti, visto che è giugno...”
“Sì, è probabile che faccia piuttosto freddo, soprattutto la sera.”
La sua imperturbabilità cominciava a seccarla. Decise che si sarebbe fermata da qualche parte a comprare dei vestiti adeguati. Sapeva che in quella zona si trovavano parecchie stazioni sciistiche... ci saranno pure dei negozi!
Si chiedeva a che cosa stesse pensando. Prima di partire aveva faticato parecchio a convincerlo a vestirsi ancora in borghese. Ma per la katana non aveva voluto sentire ragioni: l'aveva tirata fuori dalla valigia e ora giaceva sotto il suo sedile, a portata di mano. Non avevano parlato di che cosa avrebbero fatto, una volta saputa la verità. Ammesso che l'avessero scoperta in quello sperduto villaggio sulle montagne.

Il paesaggio era decisamente mutato. A Fujiko sembrò quasi di essere tornata a casa. Non per nulla quelle montagne sono chiamate le “Alpi giapponesi”. La strada proseguiva ora in strette gole, con le pendici rivestite di boschi e di prati. I picchi, ammantati di neve che rifletteva i raggi del sole come uno specchio d'argento, cominciavano a incombere su di loro.
La ragazza aveva insistito per fermarsi in un centro commerciale lungo la strada, a comprare almeno una giacca a vento. Aveva obbligato anche Goemon a prenderne una per sé. Lui sembrava tornato l'uomo di ghiaccio che aveva sempre conosciuto, prima della famosa notte a Parigi, concentrato unicamente sui propri obiettivi, senza debolezze, senza cedimenti o distrazioni... Sembrava chiuso in una dimensione tutta sua, dove lei non aveva accesso. Eppure si trovava nella sua stessa situazione! Ma aveva capito che, quando lui era così, era inutile insistere, avrebbe ottenuto esattamente l'effetto opposto.
Ad un certo punto il giovane le disse di lasciare la strada principale per cominciare a inerpicarsi per una via secondaria, che diventava a un certo punto sterrata e via via sempre più accidentata e stretta.
Per fortuna lei era un'abile pilota, abituata a guidare in condizioni estreme, perché qualunque altra donna, e forse anche parecchi uomini, si sarebbe presto scoraggiata. Ogni tanto la strada costeggiava dei paurosi strapiombi. Fujiko si era chiesta come mai il maestro di Goemon avesse portato il bambino in una regione tutto sommato non molto lontana dalla capitale, quindi secondo lei non abbastanza sicura... ma ora invece ne capiva benissimo il motivo. Solo a dei pazzi come loro poteva venire in mente di andare a cercare qualcuno fin lassù.
Dopo un paio d'ore, non fu più possibile proseguire in macchina. Ma Goemon lo aveva previsto e aveva raccomandato alla ragazza di prepararsi una borsa leggera con lo stretto necessario (e aveva sottolineato stretto), lasciando il resto nel bagagliaio dietro.
Quello che il samurai aveva omesso di dire era che occorrevano altre due ore di cammino prima di arrivare al villaggio. In salita, ovviamente. Fujiko non era una lagna, ma non era abituata a scarpinare in montagna e dopo un po' cominciò a supplicarlo di fare una sosta. Goemon le concesse a malincuore pochi minuti.
“Tra poco sarà buio, non voglio che ci sorprenda ancora per strada.”
Prese anche la sua borsa e la aiutò a rialzarsi.
“Coraggio, manca poco”.
Per il resto del tragitto la tenne sempre per mano, annullando così di colpo la distanza che si era creata tra loro.
“Dove dormiremo stanotte, se non troviamo il tuo maestro?”
“Chiederemo ospitalità in qualche casa. E' una cosa normale da queste parti.”
Finalmente, poco prima che l'oscurità inghiottisse ogni cosa, giunsero in vista delle prima casupole.
Il villaggio era davvero minuscolo, semplice e ordinato, sembrava uscito da una fiaba. Dati l'ora e il freddo che si era fatto pungente, nei vicoli non incontrarono nessuno. La ragazza si chiese se non fosse un bene... in fondo, in quel posto dovevano ricordarsi ancora di lui. Era stato prudente presentarsi così, senza precauzioni?
Goemon camminava spedito verso l'estremità opposta del paese e infine puntò verso una casa un po' isolata, che sembrava più grande delle altre, circondata da un giardino abbastanza ampio chiuso da uno steccato di legno. Le finestre erano illuminate.
Fujiko scrutava il suo volto per scoprirvi qualche traccia di emozione, nostalgia, timore, tristezza... ma quel volto era impassibile, quasi inespressivo.
Quando lui varcò il cancelletto, la ragazza si fermò.
“Forse è meglio se vai avanti da solo... Ti aspetto qui.”
“No - disse risoluto - vieni con me.”
Salirono i pochi gradini che conducevano alla veranda e alla porta d'ingresso. Goemon, dopo un istante di esitazione, bussò. Dopo un'attesa che a loro parve infinita, ma che in realtà doveva essere durata soltanto 1 minuto, l'uscio si aprì lentamente. Nel riquadro della porta comparve la sagoma di un uomo. Non un vecchio, però. Era in controluce, quindi non ne distinguevano i lineamenti, ma era alto e robusto.
“Goemon!” esclamò lo sconosciuto sorpreso.
La mano di Goemon corse istintivamente alla katana che portava appesa sulla schiena, in stridente contrasto con il suo abbigliamento occidentale.
“Non mi riconosci? Sono io, Juro!” disse l'uomo, mettendosi in modo che la luce proveniente dall'interno gli illuminasse il viso. Doveva avere più o meno l'età di Goemon, ed era vestito come solitamente vestiva lui.
I due si inchinarono simultaneamente.
Juro lanciò un'occhiata a Fujiko, che osservava la scena un passo indietro.
“Lei è Fujiko... una cara amica.”
Lei ricordò la storia dell'addestramento e della castità, trattenendo a stento un sorriso.
“Entrate” li invitò il giovane.
Si trovarono in una stanza arredata in modo molto semplice. Al centro, l'irori, il tradizionale focolare, era acceso e spandeva un gradevole tepore. E non solo quello... sopra le braci era appoggiata una pentola da cui proveniva un profumo invitante. Fujiko si rese conto di essere stanca, infreddolita ed affamata e accolse con gratitudine l'invito del padrone di casa a sedersi accanto al fuoco.
Senza parlare, Juro prese due ciotole, le riempì con la zuppa che bolliva nella casseruola e le porse agli ospiti. Mangiarono in silenzio. La ragazza era un po' stupita che due persone che si conoscevano e non si vedevano da anni non avessero nulla da dirsi... ma forse faceva parte delle usanze locali, prima rifocillarsi e poi fare le domande.
Infatti...
“Che cosa ti conduce qui dopo tanto tempo, Goemon?” chiese ad un tratto Juro, posando la sua ciotola.
“Sto cercando il nostro maestro. Mi sembra di capire che non vive più qui, altrimenti sarebbe già comparso, suppongo.”
Il volto dell'altro samurai si velò di tristezza. Seguì qualche minuto di silenzio, in cui a Fujiko sembrò di sentire i battiti del proprio cuore.
“Hai ragione, non vive più qui... perché è morto, Goemon.”
L'altro trasalì. La ragazza gli posò delicatamente una mano sulla sua.
“Questo mi addolora molto. Come è successo? Non era poi così anziano, quando sono andato via... forse si è ammalato?”
Questa volta l'espressione di Juro fu di palese sofferenza. Tacque ancora, come per trovare le parole giuste.
“No, è stato molto più terribile... lui... lui ha dovuto uccidersi.”

  
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