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Autore: _haribooinlove    17/03/2014    21 recensioni
-ciao, sono Harry-
Afferrai la sua mano un po’ seccata. –Lily-
-tanto piacere, Lily- sorrise.
-il piacere è tutto tuo..- borbottai.
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-mi sposo!- annunciò May di botto.
-oh mio dio. E’ magnifico..- sussurrai -e me lo fai vedere o no il tuo futuro marito?- chiesi divertita.
-si chiama Harry Styles-
Un momento.. Harry Styles?
Risi.
-che buffo.. quando ero piccola il mio vicino di casa si chiamava Harry Styles. Era una vera rottura.. Eravamo ‘amici’ però poi tutto d’un tratto traslocò, da quel giorno non lo vidi mai più-
May sorrise, però non facendo molto caso alle mie parole. –ti faccio vedere una sua foto-
Mi porse il suo cellulare e ammirai lo sfondo.
(...)
-May non capisci, lui è Harry, il mio vicino di casa rompiscatole!-
Restammo qualche secondo in silenzio, lei perplessa ed io con la bocca aperta che fissavo Harry.
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Cioè, avevo capito bene? Una lunghissima settimana in compagnia (forzata) di testa di cespuglio?!
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-Mi hai stufato Lily!-
Rimasi atrofizzata, rovinata da quelle quattro parole che mi erosero dentro.
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Mi prese la testa nelle mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi, non sapendo che fu in quel momento che cambiai tutte le certezze che avevo su di lui.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sì, vado a prepararmi. Rinchiudo tutto in quello stupido bagaglio. I baci, quelli dati e quelli non, i rimpianti, le lacrime. Sbatto la porta e volo via.
Nota per me: se qualcuno mi chiede di andare alle Hawaii devo tirargli un calcio in faccia.
-la valigia?- ripetè Haven, incredula.
-hai sentito bene, la valigia. Io me ne vado, maledetta May è il suo stupido ego femminile. Non sarei mai dovuta venire. Lo sai che cosa starei facendo adesso?- spolmonai, rossa in viso –starei con un giornale in mano, sul divano del mio appartamento, bevendo una cioccolata calda e pensando a quanto fossero felici tutti quei fottuti innamorati la fuori. E qual è il risultato? Ora anche io sono fuori, ma non sono innamorata, né felice-
-Lily- fece Hav, per calmarmi –tu sei innamorata-
-certo- borbottai, grattandomi il sopracciglio sinistra –di un coglione-
-beh…-
-anzi no- mi corressi -lui non lo è, la cogliona qui sono io- scossi la testa e scesi i gradini.
-e adesso cosa vorresti fare?- sbottò Haven, sapendo che mi sarei girata a guardarla  -vorresti andare via? Fuggire dal dolore? Pensi che cosi si risolva qualcosa? Pensi che così si rimargini quella voragine che hai nel petto?-
-voglio svegliarmi da questo incubo- proferii impassibile.
-non ti credevo così- fece la mia amica scuotendo la testa –questa non è la vera Lily, questa Dixon molla. Sei diventata una mollacciona-
Mi stava provocando, sta cercando d’innescare dentro di me quella fiaccola di riscatto, la goccia che fa traboccare il vaso, ma non ha capito che so il suo gioco, e che sono stanca.
-va bene, sono diventata una mollacciona. Probabilmente domani mi crescerà una coda e mi usciranno anche le branche- dissi –c’est la vie-
-c’est la vie?- sibilò lei, rossa di rabbia. Ops, forse avevo esagerato –mi vuoi dire che Harry spacca tutto, May ha una crisi esistenziale, tutto il matrimonio sta andando a puttane, per colpa tua, e tu te n’esci con un “è la vita”?!-
-cosa cosa cosa?- la interruppi, furiosa –per colpa mia?! Haven, ma che stai dicendo? Ti ricordo che è stata idea vostra sabotare il matrimonio, io non c’entro niente-
-non abbiamo mica scelto noi di farti innamorare di Harry!- esclamò stizzita.
Ma che stava blaterando?
-io lo sapevo, Lily, ne ero certa. Dicevi di odiarlo, ti lamentavi di che razza di bamboccio fosse, ma alla prima occhiata gli sei caduta ai piedi, come hai fatto con Liam e l’australiano Garret-
Urlava, ed anche io stavo iniziando ad alzare la voce.
-su quale piano la stai mettendo?!- sbraitai –non mi sembra più questione di mollare-
-hai rovinato il loro matrimonio!- urlò Haven –l’hai rovinato-
Sono sicura di essere sbiancata. Lasciai cadere le mani sui fianchi, le fessure che avevo al posto degl’occhi presero fuoco. Chi era quella? Dov’è Haven?
-Lily…- sussurrò, rendendosi conto di aver esagerato  -non…non volevo dire quello, io…-
Le mie gambe parlarono per me. Scappando. Correvo sulla fredda sabbia, piangendo e scuotendo la testa.
Haven aveva ragione.
Quella Lily non c’era più, quella Lily era morta.
 
Ti prego, chiuditi! Su, un altro sforzo, manca poco, pochissimo.
-finalmente!- esclamai. Non ho mai capito come mai le valigie al ritorno non hanno la minima intenzione di chiudersi, volessero restare in vacanza? Ah no, preferirei lasciarle alle Hawaii piuttosto che rimanere.
Presi lo zaino e legai la giacca in vita, sistemando sul colletto della tshirt gli occhiali da sole.
Lo so, è notte, forse dovrò aspettare fino a domani mattina per salire sull’aereo, ma non m’importa. Voglio andare via.
Raggiunsi la reception a passo svelto, incespicando nei lacci svolazzanti delle Converse. Maledizione, per la fretta non avevo nemmeno fatto un fiocco degno di essere chiamato tale.
Mi piegai, borbottando cose incomprensibili, e mi allacciai decentemente le scarpe, facendo anche il doppio nodo.
Quando mi rimisi in piedi, con troppa foga, mi caddero a terra gli occhiali.
-che cazzo- mugugnai, stizzita. Feci per prenderli ma un’altra mano s’allungò verso di essi, sfiorando la mia. Che cos’era? Una scena da commedia romantica? Ne avevo veramente abbastanza di rosa e cuori per adesso, con tutta questa dolcezza potrei seriamente rischiare di prendere il diabete.
Con uno scatto tolsi i Rayban dalla mano di quello sconosciuto, del quale vidi il viso solo quando voltai la testa distrattamente dopo aver ripreso a camminare.
-volevo solo essere gentile!- protestò lui, alzando le braccia all’aria. Aveva un accento italiano, ma non gli diedi molta importanza.
Entrai nel grande edificio, infastidita dl triplo giro che dovetti fare con le porte girevoli. Non esistevano quelle normali?
Dietro al lussuoso bancone non c’erano persone, possibile che dormissero tutti? Certo, era l’una passata ma dovrebbe esserci qualche fattorino pronto a servirmi, ed ora avevo bisogno di molto aiuto, più “miracolo” lo chiamerei.
Suonai ripetutamente il campanellino, e solo dopo tre musichette di natale ed una de “i pirati dei caraibi”-adoro intonare canzoncine con qualsiasi cosa. Devo bussare alla porta? Suono “tanti auguri a te”, devo affiggere un chiodo? strimpello “ i sogni son desideri”- un Hawaiano piuttosto assonnato mi venne a servire, sbucando fuori da una porta su cui regnava la frase “accesso riservato allo staff”.
-buonasera signorina- borbottò, con la voce impastata di sonno –posso aiutarla?-
-sì- risposi, afferrando dalla busta dei documenti e delle banconote da cinquanta- devo partire-
Gli porsi i documenti.
Il receptionist sgranò gli occhi- partire?! M-ma, signorina, è l’una di notte passata, a quest’ora lei non…- ora gli porsi anche i cento dollari, che guardò accigliato –oh…ehm, mi faccia fare una telefonata-
Funziona sempre.
Vedevo l’hawaiano parlare al telefono e, tra uno sbadiglio ed un altro, lanciarmi qualche occhiatina fugace.
Mise giù la cornetta e afferrò i soldi, mettendoli sbrigativamente nella tasca interna della giacca elegante.
-il suo taxi sta arrivando- mi avvisò, controllando i documenti e scribacchiando i miei dati sul database del Mac nuovo di zecca sulla scrivania.
-perfetto- assentii.
Mi accomodai su uno dei tanti divanetti d’attesa e chiusi gli occhi.
Haven, com’ha potuto? Secondo lei sono veramente io la causa di quest’orribile matrimonio. Non sono stata mica io ad aver tradito Harry con un cameriere dell’hotel.
Oh, l’hai fatto invece.
L’ho fatto?
Le labbra di May non sono state le uniche a toccare quelle di Harry, in questo viaggio…
La mia coscienza si zittì all’istante, quando la voce di una ragazza che mi chiamava mi rimbombava nei timpani.
-Lily…- mormorò Haven, sedendosi accanto a me. Aveva il viso sfigurato dalle lacrime. Si era cambiata, ora indossava una tshirt tutta sgualcita e dei pantaloncini di cotone, ai piedi calzava dell’infradito –mi dispiace tantissimo-
Rimasi impassibile, fissando il vuoto davanti a me e cercando di non strappare il tessuto della maglietta che mi rigiravo freneticamente nelle mani.
-Lilian Grace Dixon- fece Haven, prendendomi per le spalle e facendomi voltare verso di lei.
Mi guardò negli occhi e le si accumularono di nuovo delle lacrime ai bordi –mi dispiace infinitamente- mi strinse a se, forse più per non lasciarmi scappare che per affetto.
No, non posso cedere. Non devo.
Il fattorino richiamò la mia attenzione con un colpo di tosse –ehm, signorina Dixon, il suo taxi è qui-
Mi staccai da Haven, che rimase sul divanetto, e, trattenendo le lacrime, afferrai le valigie e corsi verso la grande porta tenuta aperta dal fattorino.
-vuoi veramente andare via?- chiese Hav, riprendendo fermezza e scrutandomi.
-è quello che fanno le mollaccione, no? Dai agli sposi le felicitazioni da parte mia- mi sistemai lo zaino in spalla e scrutai la ragazza, pensierosa –e poi riferiscigli anche di andare a farsi fottere-
Detto questo sgattaiolai nel taxi, lasciando Haven a bocca aperta, ed indicai al guidatore la meta: aeroporto.
 
-fine della corsa, signorina- m’indicò il tassista, porgendomi la mano per prendere i soldi.
Gli diedi le banconote indicate sul cruscotto e ringraziai, acchiappando le valige e trascinandomi all’interno dell’aeroporto.
-perfetto- borbottai, vedendo la matassa di gente ammassata per fare il check-in.
 
Dopo un’ora abbondante avevo fatto tutte le procedure necessarie per potermi imbarcare, mancava solo l’arrivo dell’aereo.
-posso?- chiesi ad una coppietta che scherzava. I posti erano tutti pieni e la maggior parte delle persone erano sdraiate a terra.
-oui, oui- disse la ragazza spostando il suo borsone e sorridendomi.
-ehm…merci- qualche parola la sapevo dire anch’io in francese.
-parlez-vous français?- mi chiese il ragazzo, allungando il collo per vedermi meglio.
-non, je…- come si diceva? –je suis anglais-
-oh, siamo laureati in lingue- ammise la ragazza, finalmente parlando la mia lingua, con un accento francese marcato.
Era molto carina. I suoi capelli erano biondo cenere e gli occhi a mandorla azzurri. Era vestita semplice. Con una camicetta a scacchi e sotto una tshirt bianca, aveva degli shorts e un paio di ballerine.
Anche lui non era male, aveva i capelli lunghi sul collo e corvini, un po’ scompigliati. Indossava una maglietta grigia a maniche corte e dei bermuda colorati, ai piedi portava delle espadrillas.
-anche tu in vacanza alle Hawaii?- chiese lui.
-ehm, si. Viaggio di ritorno, anche voi?-
-si purtroppo. Honolulu è bellissima, queste isole sono paradisiache…- la ragazza mi allungò la mano –piacere, sono Aline, e lui è Xavier-
-sono Lily- risposi cortese, stringendo la mano prima ad Aline e poi a Xavier –ho sempre amato la Francia-
-oh, peccato che noi siamo del Belgio- sghignazzarono.
-oh be, bello anche quello. E poi a Bruxelles c’è il parlamento dell’Unione Europea, che meraviglia-
-ti piace l’economia?- chiese Xavier, incuriosita.
-sì, in verità sono un avvocato. Ho a che fare con cose del genere ventitré ore su ventiquattro, in pausa pranzo mi concentro a sbranare il sandwich-
Mi squillò il cellulare e controllai chi era. Haven, non volevo parlare con lei, perciò rifiutai la chiamata e ritornai alla conversazione con i francesini tanto simpatici.
Parlammo del più e del meno per un po’, però poi mi chiamarono di nuovo: era Liam. Forse a lui posso anche concedere qualche minuto.
-scusatemi un attimo- dissi, portandomi l’apparecchio all’orecchio –Liam? Che c’è?-
-Lily! Finalmente, ma cosa è successo? Haven mi ha detto che vuoi andare via-
-sono in aeroporto, Liam- tagliai corto.
-tu non puoi andare via!- esclamò lui. Dovetti allontanare il telefono dall’orecchio, per evitare di spaccarmi il timpano sinistro.
-sì invece. Mi dispiace, ma devo tornare alla mia vecchia e normale vita-
-ok- disse lui impassibile, sentii un brusio e poi dei clacson suonare–una curva e sono arrivato all'aeroporto-
-cosa?! No, Liam, rimani lì voglio tornare a…Liam?-
Perfetto, aveva chiuso.
-Aline, Xavier…io, io devo andare- farfugliai prendendo le mie cose.
-cos’è successo?- chiese la ragazza, drizzando la schiena.
Raccontai sbrigativamente la storia alla coppia.
-mon Dieu, gli americani sono così…complicati-
-puoi dirlo forte, Xavier- osservai, legandomi bene la giacca alla vita –ora mi nascondo in bagno-
Corsi verso la toilette più vicina e, portandomi a presso tutti i bagagli, mi ci addentrai.
Nemmeno il fetore proveniente dai bagni riuscì a fermarmi.
-non può portare le valigie qui!- mi rimproverò un’inserviente Hawaiana, che era in procinto di pulire un water. Non voglio dirvi cosa c’era sullo spazzolone.
-scusi signora, ma è questione di vita o di morte- risposi stizzita, sedendomi sul trolley.
-no!- protestò, avvicinandosi armata di spazzolone sporco –questa è questione di vita o di morte!- me lo sventolò in faccia.
-che schifo! Ma che fa?!-
Cercò di colpirmi con quell’ammasso di spatole puzzolenti e sudicie ma io la scansai, cadendo dritta col sedere a terra.
-okay, okay- mi arresi, alzando le braccia –ha vinto lei, ora vado via-
Presi le mie cose ed uscii dal bagno, imbattendomi contro la schiena di una persona.
-oh mi s…cazzo- iniziai a correre come una bambina, buttando all’aria le valigie troppo pesanti e scansando persone.
Liam mi rincorreva, saltando sopra i miei ostacoli e seguendo la via che avevo percorso.
Arrivai alla fine dell’immensa sala. Per inerzia mi catapultai su una delle colonne di cemento.
-Lily, calmati maledizione!- sbottò lui, ormai davanti a me –non sono mica un mostro-
-peggio!- sbottai –uno scagnozzo di Haven. Vi ho detto che non voglio tornare!-
-non comportarti da bambina, ti prego!-
Da bambina? Ero davvero così infantile? Certo, scappare davanti ad un mio amico non era di certo il massimo della maturità, ma mi hanno scocciato. Una persona può avere o no il libero arbitrio? Devono scegliere gli altri per me? No.
-ascoltami- continuò –quello che è successo sta sera è stato…ehm…-
-un motivo in più per andare via- puntualizzai.
-no. E’ stato romantico, una sceneggiata molto romantica- si sedette sulla poltroncina e lo seguii, confusa.
-romantico, Liam? Da quando in qua una rissa è romantica? Quello è stato infantile, stupido. Harry si è comportato come il vero bambino che è-
-bambino di cui tu sei innamorata- precisò, scrutandomi sornione –tu sai benissimo che non ti parlerà più se te ne andrai e neanche May non lo farà più-
-oh May- sospirai –beh, lei dovrebbe farsi confessare-
-anche tu, se vogliamo metterla su questo piano, ed Harry. In realtà tutti dovremmo andare a confessarci. Sai bene che non è questo il punto-
Scossi la testa, ma non dissi nulla. Aveva ragione, come al solito. Stavo girando intorno al punto principale: non volevo sentirli dire “lo voglio”. Sono una mollacciona, io mollo. Lascio le cose a metà. La verità è che non so guardare il dolore negli occhi. Non lo so sopportare.
-Haven mi ha detto che ho rovinato il loro matrimonio, che è stata tutta colpa mia- ammisi. Ecco, perché gli occhi presero a pizzicarmi?
Non piangere Lily m’imposi non devi piangere.
-ed ora perché stai piangendo?- Liam rilassò i muscoli e mi strinse nelle sue braccia, accarezzandomi i capelli –Haven avrà bevuto qualche bicchierino di più. E’ palese che non avrebbe voluto dire ciò, Lily, Harry ti ama, sei tu la donna della sua vita- mi scosse leggermente, ma io abbassai il capo.
Le lacrime m’impedivano di parlare, continuavo ad inzuppare la maglietta di Liam.
-i-io- singhiozzai –n-non ce la faccio. Io non lo voglio vedere sposarsi-
-lo so, lo so ma…-
Tutti i passeggeri diretti a New York City sono pregati di raggiungere il casello A6 per l’imbarco, grazie.
Mi staccai da Liam e recuperai le valigie –ci…ci vediamo a New York-
-Lily, io abito a Boston- mi rammentò, triste.
-oh…- Boston, era un po’ più sopra di New York, non ci si poteva di certo andare in bicicletta.
Lo abbracciai calorosamente –grazie di tutto-
-sei fantastica- rispose lui –se cambi idea, ricorda: il matrimonio è fra tre giorni-
Gli sorrisi malinconicamente –assicurati che andrà bene, mi dispiace-
Raggiunsi il casello d’imbarco e m’imbattei in Aline e Xavier, che si accingevano a prendere le loro valigie da terra.
-ragazzi- li salutai –è giunto il momento di salutarci, grazie mille della compagnia e spero di rivedervi, un giorno-
-vienici a trovare- m’incitò Xavier –viviamo in una casa di campagna dei dintorni di Mons-
-mi piacerebbe molto, magari potreste venire anche voi, un giorno a New York. Mi farebbe molto piacere-
Ci scambiammo i numeri di telefono e gli indirizzi email, ma poi la voce metallizzata di un’assistente mi ricordò che era giunto il momento di tornare a casa.
-ehm, Lily?- disse Aline, quando ormai mi ero voltata –ricordati che Honolulu non è poi così lontana da New York-
Le rivolsi un mezzo sorriso e percorsi il tunnel, che mi condusse direttamente in aereo.
Solo qualche ora e rivedrò il mio appartamento, Central Park e Mark Russell. Solo qualche ora e ritornerò alla solita, futile, noiosa normalità.



CIAO BELLEE
OK, SONO UNA COGLIONA. CI HO MESSO UNA VITA AD AGGIORNARE E GUARDATE COSA E' USCITO FUORI!
QUESTO CAPITOLO FA LETTERALMENTE PENA.
CIOE', NON SUCCEDE NULLA! 
SCUSATEMI INFINITAMENTE, NEL PROSSIMO CERCHERO' DI METTERE PIU' AZIONE E MENO SCENE LAGNOSE.
SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO, LASCIATEMI UN COMMENTO (ANCHE NEGATIVO, NATURALMENTE)
GRAZIE INFINITAMENTE A CHI SEGUE "ANCORA TU" E A CHI RECENSISCE, SONO DIPENDENTE DEI VOSTRI SPLENDIDI COMMENTI.
ORA VI LASCIO UNA FOTO DI ALINE E XAVIER, VI PIACCIONO COME PERSONAGGI?

ALINE (WEMIMA WEST)             XAVIER (PIERRE BOULANGER)

SECONDO VOI COME SI E' COMPORTATA HAVEN? CI TERREI CHE ME LO SCRIVESSE IN UNA PICCOLA RECENSIONE:)
E LILY? SECONDO VOI COSA FARA'? E CHE NE DITE DELLA FRASE FINALE DI ALINE? 

GRAZIE INFINITE DI TUTTO! 
P.S. VI ANDREBBE DI PASSARE AD UNA MIA PICCOLA FLASHFIC? ECCO IL LINK : 
FLASHFIC
UN BACIONE X
 
   
 
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