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Autore: Ari Youngstairs    18/03/2014    5 recensioni
Raccolta di one shot su Jace ed Alec, piccoli Missing Moments, Slice of Lives, che trattano di momenti della loro infanzia. Abbiamo già trovato un'Isabelle molto tosta, un talentuoso Jace e un Alec innamorato del proprio Parabatai. Ma vi siete mai chiesti...come sia successo? Come hanno fatto due anime così diverse, a volersi unire indissolubilmente per tutta la vita?
[Ogni OS racconta un avvenimento accaduto in ordine cronologico, dalla cerimonia Parabatai fino a quella fatidica notte al Pandemonium | Accenni Jalec ]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Izzy Lightwood, Jace Lightwood
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I Trust You 

~ 6 anni prima del Pandemonium ~


 
I pinnacoli vitrei di Alicante si innalzavano potenti e scintillanti sotto il sole, che filtrava attraverso il cielo plumbeo di fine inverno. La luce sfuggiva ad esso nei punti in cui le nuvole nere si diradavano mostrando uno squarcio di cielo azzurro. Non si riusciva a capire se stesse per piovere o no.
Jace osservava quel singolare spettacolo dalla villetta dei Penhallow, i cugini dei Lightwood che li avrebbero ospitati per un breve periodo.
Erano tornati lì per rivedere Robert e Max, il fratellino di Alec e Izzy. 
Non lo aveva mai visto, ma dato che adesso anche lui era un Lightwood, Maxwell era suo fratello quanto lo era di Isabelle e Alexander.
Gli aveva fatto un certo effetto ritornare ad Idris, con i suoi boschi e i prati sterminati, al contrario della New York d'asfalto. 
Qualcuno bussò alla porta della stanza chiedendo di entrare e Jace rispose con un mesto e svogliato "si".
Alec fece il suo ingresso, e stringeva la mano di un bambino più piccolo: aveva la stessa capigliatura mora e scompigliata dei fratelli, e i grandi occhi scuri erano coperti dalle due spesse lenti di vetro degli occhiali troppo grandi per i suoi lineamenti delicati.
«Max, questo è Jace, il nostro nuovo fratello» gli disse Alec con un sorriso. 
Il bambino scrutava Jace da dietro gli occhiali, con uno sguardo più che attento: ne coglieva ogni particolare, ogni movimento, come se riuscisse a sentire ciò a cui stava pensando.
Jace gli si inginocchiò davanti per guardarlo negli occhi, abbozzando un debole sorriso.
«Ciao, è un piacere conoscerti Max, quanti anni hai?» gli chiese con gentilezza.
«Quasi sei, ma dicono tutti che sembro più grande» 
«Per essere così piccolo, parli molto bene Max. Sembri davvero più grande»
«Max è speciale» intervenne Alec «Sei felice di Jace?» 
«Si, è simpatico» disse con gli angoli della bocca leggermente rivolti all'insù.
«Aspettate un secondo» disse Jace allontanandosi dai due per estrarre la propria valigia da sotto il letto ordinatissimo. Non era nulla più che uno zainetto celeste un po' rovinato, con dentro un paio di vestiti e un pupazzetto di legno intagliato.
Lo prese e l'osservò per qualche secondo: era un piccolo shadowhunters, con le rune dipinte con il pennarello e una piccola spada angelica in mano, fatta di plastica.
Jace richiuse lo zaino e ritornò dai fratelli.
«Guarda Max» disse mostrandogli il giocattolo «Ti piace?»
Gli occhi del bambino si spalancarono per la sorpresa: lui non aveva mai visto o posseduto un VERO giocattolo, soltanto armi finte.
«Che bello...»
«È tuo, tienilo» sussurrò mettendoglielo nelle piccole mani delicate, con le ginocchia nuovamente appoggiate al pavimento.
«Sul serio posso tenerlo? Me lo regali?»
«Certo è tutto tuo» 
Max gli gettò le braccia al collo, stringendolo in un forte abbraccio. 
Alec osservò la scena in silenzio con un'espressione di meraviglia stampata in volto: Max non era così socievole, soprattutto con persone che non aveva mai visto. Non era da lui dimostrare tutto quell'affetto.
Sentì una strana fitta alla bocca dello stomaco, ma non riuscì a capire il perché di quella strana sensazione. Non era la prima volta che la sentiva, ne era certo.
«Grazie Jace...» 
«Di nulla. Perché non vai a giocare?» gli disse con un sorriso smagliante. «Devo dire ad Alec una cosa. È una cosa da...»
«Da grandi. Lo so già, mi mandano sempre via per parlare di cose da grandi»
Farfugliò con il broncio sul viso, prima di correre nella propria cameretta contento del regalo appena ricevuto.
«Hai fatto colpo» si complimentò Alec con il Parabatai.
«Sembrerebbe di si» lo prese per mano «Vieni, ti faccio vedere una cosa»
«Che cosa?» 
Jace si avvicinò al suo orecchio per renderle udibile il suo sussurro, quasi muto, che ad Alec fece venire un brivido lungo la spina dorsale.
«Una cosa da grandi»



"Ahi" pensò Alec scostando l'ennesimo ramo spinoso che gli bloccava la strada. A volte si chiedeva se Jace sotto gli abiti portasse una tenuta anti-proiettile o altro, magari una di quelle armature dei cavalieri che aveva visto nei film mondani.
Jace aveva insistito per uscire di casa (senza permesso) e andare ad inoltrassi in quel boschetto di pini e rovi. Si era portato lo zainetto celeste, lo aveva svuotato e ci aveva messo qualcosa di grosso, dato che lo zaino sembrava esplodere, ma Alec non sapeva cosa. In compenso, il tempo stava andando aggiustandosi.
«Andiamo, dove mi stai portando?» gli chiese raggiungendolo, evitando l'ennesimo cespuglio.
«Aspetta...eccoci, siamo arrivati» rispose scostando una fronda di rami che copriva completamente il passaggio, rivelando il suo nascondiglio accuratamente nascosto:
un angolino di bosco senza alberi, solo erba verde incolta e una vecchia baracca di legno malandata.
Jace avanzò sicuro e fece cenno ad Alec di seguirlo, facendogli capire che in realtà non era una baracca...ma bensì una stalla, su cui folti grovigli di edera si arrampicavano come se volessero nasconderla agli occhi di tutti, mimetizzandola con quell'ambiente selvaggio. Sulla facciata vi era uno sportello chiuso, alto più o meno fino alle loro spalle. Si riusciva a vedere solo l'oscurità al suo interno, eppure Alec avvertiva che c'era qualcosa lì dentro, o meglio, qualcuno.
«Io e mio padre venivamo qui, fino a poco tempo fa» mormorò tristemente mentre apriva lo sportello « Prima che lui...» 
Si interruppe nel sentire la mano di Alec sulla sua spalla, in un gesto di solidarietà e conforto.
«Dai, non ci pensare. Apri lo sportello, mi hai incuriosito» 
Jace si allontanò a grandi passi dalla baracca ed emise un fischio a labbra socchiuse, che risuonò nell'aria al profumo di muschio e rugiada.
Si udì uno scalciare seguito da un nitrito, e nel giro di pochi secondi un corpo nero e possente emerse dall'oscurità della baracca facendo sobbalzare il moro dallo spavento: aveva intuito che quella era una stalla, ma non si aspettava di certo che ci fosse davvero un cavallo, e per giunta un cavallo così bello. 
La sua criniera lunga e folta, di un colore talmente scuro da rimandare riflessi color azzurro, gli copriva uno dei due occhi rotondi scintillanti. Il manto color petrolio si intonava con tutto il resto del corpo, oscuro come la notte, possente e pericoloso come la morte.
«Ciao, Belle»



«Ehm...Jace...lo conosci!?» gridò Alec nascondendosi dietro al fratello, per evitare lo sguardo del cavallo nero che si stava avvicinando, con un'eleganza mista a possenza unica.
«La conosco, è una lei» disse avvicinandosi alla cavalla che gli offrì il muso per prendersi delle carezze, che Jace non tardò a darle. Sembravano conoscersi da tempo, ma Alec continuava a non capire.
«Vedi» cominciò a spigare Jace senza smettere di coccolare la cavalla «Lei è Belle, un regalo che mi fece mio padre. Era poco più di una puledra quando l'ho vista per la prima volta, poi è cresciuta ed è diventata fortissima. Quando lasciai Idris per andare a vivere da voi, se n'è occupata tua cugina Aline.»
«Conosci Aline?» chiese Alec stupito.
«Abbastanza, le ho insegnato a cavalcare.» si vantò con orgoglio mentre si sfilava lo zaino dalle spalle «E adesso insegnerò anche a te»
Estrasse (sotto lo sguardo più che preoccupato di Alec) un paio di briglie in cuoio e una sella, decorata da intarsi incisi a fuoco.
Belle rimase docile mentre Jace le allacciava il sellino sulla schiena e le metteva le briglie con delicatezza per non farle male.
Le diede una pacca sul muso e con un abile slancio salì in sella.
Alec rimase qualche minuto a fissarlo, con l'aria di chi stava ammirando un'opera d'arte incredibilmente ben riuscita: su quel cavallo, Jace sembrava la versione rimpicciolita del principe azzurro.
«Beh, non sali?»
«No, non ci salgo là sopra» 
Belle nitrì come per evidenziare il fatto che le parole di Alec l'avessero offesa. 
«Andiamo, ti divertirai» insistette Jace, tendendogli una mano diventando improvvisamente serio «Ti fidi di me?»
Ci fu un attimo di eterno, lunghissimo silenzio, in cui Alec impiantò lo sguardo negli occhi di Jace, simili a due aureole d'angelo: dorati, forti, decisi, gli occhi di un vero guerriero.
Anche il biondo lo stava osservando con molta intensità, aspettandosi una risposta mentre guardava il celeste infinito dei suoi occhi.
Alec strinse la sua mano, e con un piccolo aiuto da parte del fratello infilò un piede nella staffa metallica che pendeva dal maestoso corpo di Belle, e si sedette dietro a Jace.
«È...è sicuro?» balbettò.
«Certo, tieniti se vuoi» 
«Tieniti dove?» continuò cercando appiglio con le mani.
«Aggrappati a me, tranquillo non mi da fastidio» 
Alec un po' titubante avvolse con le braccia i fianchi di Jace, delicatamente, avendo paura di fargli male.
«TIENITI FORTE!» e diede un forte colpo con le briglie, facendo correre ad una velocità incredibile la bestia attraverso la boscaglia.
Il moro sentendo il vento sferzare il suo viso con una forza notevole, strinse ancora di più la stretta attorno a Jace per paura di essere disarcionato.
Sentiva ogni tanto qualche ramo colpirgli la testa, dato che Jace era un poco più basso di lui. Appoggiò la fronte sulla sua spalla e strinse forte gli occhi, infastiditi dall'aria che li colpivano.
«PER L'ANGELO, JACE!» gridò.
«E va bene, torniamo a casa, ma sappi che io da qui non scendo finché non saremo arrivati in un certo posticino!»
Alec non poté far altro che tenersi ancora più forte, pregando chiunque potesse sentirlo di scendere al più presto.



Anche se non se ne erano subito resi conto, erano già piuttosto lontani dalla stalla. Belle galoppava ad una velocità incredibile, e Jace la guidava con una maestria che un normale bambino della sua età non avrebbe mai potuto avere.
«Arrivati!» 
Diede un forte strattone alle briglie e Belle si fermò impennando di colpo, e Alec si spaventò tanto da cacciare un urlo e stringere forte la vita di Jace fino a fargli male.
«Vieni, ti aiuto» disse mentre con un balzo smontò dalla cavalla e tese le braccia verso Alec, sempre più spaventato.
«Ti prego, non dirmi che devo...» balbettò guardandolo.
«Tranquillo, buttati» terminò la frase con un sorriso smagliante, che rassicurò il moro tanto da convincerlo a scendere.
Prese un lungo respiro, chiuse gli occhi, deglutì un paio di volte cercando di controllarsi: doveva semplicemente scendere, nulla di impossibile, no? Era un cacciatore di demoni per Raziel, e non poteva aver paura di una cosa del genere!
Jace gli fece cenno di scendere e, dopo un attimo di esitazione, Alec scivolò giù dalla groppa del cavallo e finì tra le sue braccia.
«Visto? Ti ho preso»
Entrambi si resero conto della distanza che li separava: erano abbastanza vicini affinché i loro nasi si sfiorassero lievemente. 
Diventato paonazzo in volto, Alec si divincolò immediatamente dalla sua stretta e si guardò intorno: c'erano solo alberi e cespugli, come prima.
Jace, dopo aver legato Belle ad un ceppo robusto, si avviò verso quella che sembrava una parete fatta di edere e rami bassi.
«Guarda qua...» e scostò le fronde.
C'era un baratro altissimo sotto di loro, ma in compenso il panorama era davvero mozzafiato: era una distesa di erba verde smeraldo, tranciata in due dal corso di un fiume limpido e scintillante sotto la luce del crepuscolo. Sullo sfondo, una catena di montagne innevate.
Alec rimase senza fiato, con la bocca semi aperta per lo stupore.
Sembrava che il suo Parabatai avesse già visto tutte le meraviglie del mondo, mentre lui, un anno più grande, di Idris e del mondo non conosceva nulla.
«Jace, è...»
«Meraviglioso, lo so» terminò il biondo sorridendo «suppongo che tu non ci fossi mai stato»
«Mai, ma grazie per avermici portato» disse, poi sussurrò pianissimo sperando che il vento portasse via le sue parole «Io mi fido di te, Jace»
Gli lanciò un occhiata e notò con piacere che Jace era rimasto impassibile e con lo sguardo ancora puntato sul tramonto. Perciò non aveva sentito, per fortuna.
"Anche io mi fido di te, Alec" ma preferì tenerlo per sé.

 






Angolo Autrice
Madre de DIOS....vi prego, non ditemi quanto fa schifo. Anzi, ditemelo pure, magari con una piccola recensione 💖...
Ok, dopo questa mia autocommiserazione, passiamo alle cose importanti, ovvero al film di CoA: ho trovato la lista degli attori che potrebbero interpretare i personaggi di Maia Roberts e Raphael Santiago .
Beh, che ne pensate di questi attori? (Link delle liste accessibili cliccando sui nomi dei personaggi)
Inoltre, si crede che la Regina della Corte Seelie verrà interpretata dalla modella Lily Cole, e che Imogen Herondale sarà quasi sicuramente interpretata dalla famosissima Sigourney Weaver! Per ora è tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
   
 
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