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Autore: Lapam8842    18/03/2014    2 recensioni
AU: Tutti umani
Elena e Damon si incontrano su un aereo diretto in Canada. Entrambi hanno scheletri nell'armadio, sentimenti nascosti e un passato troppo livido. Riusciranno a tornare ad amare?
Dal testo:
«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.
«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti... Ho una piccola domanda prima di iniziare: le immagini che inserisco all'inizio di ogni capitolo si vedono?? Fatemi sapere, grazie ;)





Elena Stefan portico

 

10. Se hai amato era amore, non è mai un errore

Un vero Uomo è colui che ha imparato ad amare prima di imparare a far l'amore, colui che si emoziona e versa lacrime senza preoccuparsi di essere "un duro", colui che sa far ridere una donna e all'occorrenza asciugarle le lacrime. Un vero Uomo è quello che sa guardare dritto negli occhi una donna e dirle ti amo, quello che non ha bisogno di cambiare, che non ha bisogno di una seconda possibilità, quello che ti allunga la mano e ti porta in paradiso. Un vero uomo è quello che non sfugge alle prime difficoltà ma aspetta anche le seconde per sfidarle, è quello che non sta con un piede in due scarpe ma le usa per camminare insieme alla donna che ama, è quello che, nonostante il periodo nero, vede sempre a colori. Un vero uomo è quello che si distingue, che "cancella" una donna difficile, che ti migliora la vita anche quando la vita ti ha peggiorata. Un vero uomo non ti chiede nulla in cambio perché dietro un vero uomo ci sei solo tu.

(Claudio Cassani)

 

 

 

«Come stai?» Damon era sdraiato a fianco di Elena, in quell’enorme letto a due piazze della sua camera.

«Voglio comunque andarmene.» Si stropicciò gli occhi gonfi di pianto e carichi di inquietudine.

«Posso venire con te?» chiese il ragazzo con un sorriso rassicurante. Elena lo osservò insicura. Da un lato le sarebbe piaciuto avere accanto Damon, la sua allegria la catturava, il suo sorriso la faceva vacillare, i grandi occhi azzurri la stregavano e il suo modo di essere rassicurante, deciso e sicuro la faceva sentire protetta e forte, proprio come si sentiva in quel momento: indistruttibile. Le sarebbe stata utile una guida ma… Le congiunzioni “ma” e i “però” la fecero desistere.

«Non credo sia una buona idea e poi Alaric è venuto qui per farti scrivere. Non hai tempo di correre dietro ad una ragazzina insicura e ferita.» Era vero. Damon doveva pensare al lavoro e non aveva tempo da dedicare ad una persona conosciuta pochi giorni prima.

«Non sono più riuscito a scrivere nulla dalla morte di Rose. Lei mi ha curato pazientemente, ha preso e rattoppato il mio cuore.» Gli occhi del moro si rabbuiarono riempiendosi di tristezza.

«Cosa le è successo?» Elena si avvicinò a Damon e gli sfiorò il braccio. Voleva fargli sentire tutto il suo sostegno e Damon si lascò andare, si liberò di quelle barriere che si era costruito e condivise la sua relazione, il suo passato, i suoi calli.

«Rose… lei era amante della droga. Mi ha fatto credere che abbiamo tutti un’occasione, che nessuno può star male eternamente. Mi ha spronato a pensare, a gioire, a provare qualcosa di positivo e poi se n’è andata. Stroncata da un’overdose.»

«Ci sarà qualcosa sotto. Lei non poteva insegnarti ad amare se si odiava.» Elena nonostante tutto era ottimista perché non credeva che chi fosse in grado di amare sinceramente potesse pugnalare alle spalle senza una vera giustificazione.

«Mi ha preso in giro, Elena.» disse a denti stretti, con il cuore che pulsava impazzito.

«Mi rifiuto di crederlo e dovresti farlo anche tu.» Elena sollevò la schiena e si appoggio alla testata del letto, con le braccia incrociate all’altezza del seno. Damon copiò la sua posa, sbuffò e disse:«Cosa cambierebbe? Lei è morta.» constatò flebilmente con gli occhi chiusi, preservando il ricordo di quella donna selvaggia e sfrontata. La sua donna. Damon non aveva mai creduto nell’amore o meglio, aveva smesso di crederci. Si era innamorato perdutamente della sua professoressa di storia alle superiori. Lui le aveva regalato tutto quello che poteva: il suo batticuore, le guance arrossate, il respiro lento dopo il piacere fisico, la prima volta ma lei non aveva lasciato il marito. Credeva di essere ricambiato dal suo primo amore ma Damon era solo un’avventura di poco conto, una distrazione per una donna che non voleva invecchiare. Rose non era la prima che tentava di insegnarli ad amare ma era l’unica che aveva avuto pazienza nel saperlo aspettare e poi se n’era andata. Nessuno restava al suo fianco a lungo.

«Lei è morta ma tu no. Tu non devi privarti dell’amore solo perché sei stato “trattato male”. Si cade e ci si deve rialzare.»

«Ma ti senti? Ieri sera eri distrutta da Stefan. Preferiresti scappare piuttosto che affrontarlo.» Spostò l’argomento su di lei perché non voleva più continuare una conversazione incentrata su di lui. Non voleva più essere vittima di pensieri troppo scomodi.

Elena annuì: «Lo so ed è per questo che troverò la forza di andarci a parlare.» Si alzò dal letto più combattiva e con una nuova forza.

«Damon, potrei aver bisogni di una mano però…»

Il ragazzo lo scrutava dubbioso ed in attesa.

«Non posso prenderlo a calci in culo da sola.»

I loro occhi sorridevano felici.

 

***

 

«Adesso vattene. Io e Alaric ti abbiamo fatto dormire sul divano solo perché siamo troppo buoni e stupidi! Io e te lavoreremo insieme e nulla di più. Non saremo più amici.»

«Caroline, quello che ho fatto… io non mi pento di quello che ho fatto. Si possono amare due persone contemporaneamente.» chiarì spazientito.

«No che non si possono! L’amore deve essere esclusivo. Si ricerca un’altra persona per coprire la mancanza di qualcosa. Non hai lasciato Elena perché avevi paura di restare solo, eh Stefan?» La bionda si stava arrabbiando e se avesse potuto, gli avrebbe staccato la testa a morsi. Aveva riferito a Stefan di aver trovato Elena. Entrambi erano preoccupati per lei ma Caroline aveva fatto un errore. Non avrebbe dovuto intromettersi. Stefan aveva tradito la sua amica, le aveva spezzato il cuore e lei cosa aveva fatto? L’aveva chiamato per farli tornare assieme perché era amica di entrambi ed ambedue soffrivano. Perché era stata così cieca? Aveva sbagliato. Lei commetteva innumerevoli errori e il più grosso l’aveva riservato alla persona di cui era innamorata.

«Caroline, me ne occupo io.» Elena era scesa dalle scale e si era fermata sull’ultimo gradino con Damon al suo fianco.

«Se ne stava andando.» Caroline si risvegliò dai suoi pensieri ed avvicinò ancor di più la porta alla faccia di Stefan ma Elena la fermò:«Ci penso io.» ribadì con voce ferma. Caroline la guardava con quegli occhi azzurri ricolmi di incertezza e dubbio. Si spostò dalla porta solo perché Elena le riservava uno sguardo sicuro. La bruna si girò verso Damon e annuì impercettibilmente.

Ora Elena era sola in compagnia di Stefan e si richiuse la porta alle spalle.

«Elena, mi dispiace tanto per quello che è successo. Non avresti dovuto scoprirlo in quel modo.» Stefan riusciva ancora a guardarla negli occhi nonostante le menzogne. Elena era stufa di sentirlo parlare. Era stufa di averlo vicino. Voleva che se ne andasse perché adesso non aveva la forza di perdonarlo né di ragionare lucidamente.

«L’avrei comunque scoperto, non importa la modalità.»

«Io te l’avrei detto. Ti avrei spiegato le mie ragioni.»

«Fallo. Sono tutta orecchie.» Si spostò malamente una ciocca di capelli che le ricadeva sugli occhi.

«Io scelgo te. Tu per me…» Venne interrotto dallo sbuffare di Elena.

«Voglio sapere tutto dall’inizio. Da quanto andava avanti con Bonnie?» La mora incrociò le braccia al petto stanca. Stefan le aveva tolto tutto: il sorriso, gli occhi felici, le sensazioni leggere. Le aveva lasciato tutto il male che poteva offrirle: lacrime, inquietudine, tristezza. Era come un campo incolto irto di erbacce.

«Beh.. ecco.»

«Dimmelo!» Alzò la voce alterata.

«Siediti Elena.»

«No. Ti sto concedendo del tempo. Si uomo e prenditi le tue responsabilità.» Tuonò.

«Io e Bonnie abbiamo cominciato a frequentarci a marzo.» confessò mordendosi le labbra ormai livide. Sembrava un bambino che non sapeva come dire alla mamma di aver preso un brutto voto a scuola.

«Quindi 5 o 6 mesi fa.»

«Lo scorso marzo.» La corresse abbassando lo sguardo al parquet di noce.

«Più di un anno, Stefan? Mi hai mentito per più di un anno?» Elena scosse la testa, si morse l’interno della guancia, chiuse le mani ma si costrinse a non arrabbiarsi, più di quanto non lo era già.

«Non ti ho mentito.»

Elena lo guardò con gli occhi incendiati dalla rabbia.

«Si, ti ho mentito.» Stefan aveva anche il coraggio di prenderla in giro. Se fosse stata “Saw l’enigmista” avrebbe provato piacere nel torturarlo ma trovò la forza di domandare quello che più le interessava, quello che più la feriva e la opprimeva, mettendo da parte la rabbia: «Perché mi hai chiesto di diventare tua moglie?»

«Io volevo –si corresse mandando giù un po’ di saliva in quella gola arsa.- Io voglio sposarti perché il mondo senza di te è ricoperto da una coltre grigia. Io ho condiviso molto con te. Sentivo che tu eri la persona giusta per me.»

Elena costrinse le lacrime a non uscire dagli occhi, inghiottì della saliva e tentò di calmare il dolore sordo che le stava attanagliando anche le viscere.

«Perché Bonnie?»

Stefan si sedette sui gradini del portico ed invitò Elena a fare altrettanto. Lei voleva stargli il più lontano possibile ma sentiva le forze venire meno e si costrinse a sedersi.

«E’ successo. Ci eravamo avvicinati solo per discolpare la madre dalle accuse di furto. Mi sono reso conto di non provare per le amicizia. Il nostro rapporto era qualcosa di più passionale. Non l’ho voluto. Io non avrei mai voluto innamorarmi anche di lei. Volevo lasciarla ma non riuscivo, non potevo. Lei è importante come lo sei tu. Sono partito per lavoro. Vi sono stato lontano per due settimane ma soffrivo la mancanza di entrambe. Ho scelto te ma mi rendo conto che non posso scegliere una di voi due. Io vi amo entrambe. So che ti perderò per sempre, e che forse l’ho già fatto ma non posso più mentirti per tenerti legata a me.»

Elena trovò l’energia in una parte recondita, trovò il modo di rispondere allo sproloquio di Stefan e lo fece con sincerità perché lei era sempre stata onesta e non sarebbe cambiata adesso. Non sarebbe cambiata per il dolore che le aveva e le stava procurando Stefan. Qualcuno meritava tutto il suo amore. Lei meritava di essere amata per il suo sorriso caldo, i suoi lunghi capelli setosi –non più adesso-, il suo profumo che ora ricordava le albicocche e non più le fragole, per la sua sincerità, per le sue insicurezze, per la sua testardaggine e per la sua positività ed allegria.

«Avresti dovuto dirmelo. Avresti dovuto parlarmene. Non avresti dovuto nascondermi nulla: l’esistenza di un fratello, le origini di tua madre, il rapporto con Bonnie. Credo che tu stessi con me solo per paura di restare solo. Che rapporto può accontentarsi di questo? Se fossi stato sincero con me forse, avrei potuto accettare un rapporto non esclusivo. Non avrei rinunciato a te, ti avrei detto:”Ama entrambe se è quello che ti fa felice” perché la tua felicità può andar al di sopra della mia, perché la tua felicità è la mia e l’avrei accettato piuttosto che obbligarti a fare una scelta che ti avrebbe fatto male.»

«Ecco perché mi piaci. –Sorrise mesto- Tu sei altruista. Ti sacrificheresti per il mio bene ma non è giusto. Tu meriti di essere felice e con me non lo puoi essere. Ero convinto che avremo avuto una bella famiglia felice ma hai ragione. Ti ho nascosto troppe cose.»

«Perché non mi hai parlato della tua famiglia?» Ormai le lacrime le ricoprivano il volto. Si sentiva svuotata e spossata.

«Credo di non essere pronto per questo.»

«Eri pronto a sposarmi ma non sei pronto ad aprirti con me.» Gemette straziata dal dolore che le pulsava sottopelle. Percepiva un vuoto opprimente all’interno del petto, come se un proiettile le avesse colpito il cuore.

«Mi dispiace Elena.»

«Centra tuo padre, non è così? – Si rispose da sola- Si certo. lui è sempre stato la causa dei tuoi sbalzi d’umore. Magari è stato lui a consigliarti di trovare un’altra donna.» La ragazza era ricolma di rabbia, di delusione, di sofferenza. Stava provando troppo emozioni tutte assieme che la rendevano confusa e fredda.

Nel frattempo all’interno della casa Caroline e Damon ascoltavano con l’orecchio attaccato alla porta, dimenandosi per farsi più spazio.

«Non ve l’ha mai detto nessuno che non è educato origliare?» Alaric stava scendendo le scale per raggiungere la cucina.

«Zitto. Elena ha appena accusato il dr. Salvatore di avere una cattiva influenza su Stefan.»

«Beh, è vero. Stefan è la copia di mio padre.»

«Damon dov’è la colazione?» Alaric era uscito dalla cucina con una faccia sorpresa e dispiaciuta.

«Non ho avuto tempo.» scrollò le spalle, facendosi più spazio tirando una gomitata a Caroline.

«Questo è assurdo. Smettetela di stare attaccati a quella dannata porta e concentriamoci a preparare qualcosa da mangiare. Avrà fame anche Elena.»

A malincuore i due giovani ascoltarono Alaric e si diressero in cucina.

«Damon è un cuoco. Lui potrebbe cucinare mentre io scopro di più. Sembra che la faccenda si faccia più interessante.»

«Io non sono un cuoco. Tu, da donna, dovresti avere un talento naturale con i fornelli.»

«Elena è brava a cucinare. Io purtroppo brucio qualsiasi cosa.»

«Basta! Oggi Damon ci insegnerà a fare i croissant e berremo caffè au lait.»

«Non possiamo andare a Mile End per un brunch?»

«Ottima idea Damon. Possiamo tornare alla porta adesso?»

 

***

«Mio padre non centra.»

«Perché sei qui, se vuoi escludermi? Non sarebbe stato meglio se fossi rimasto a New York?» Elena si stava mordendo convulsamente le labbra. Non ce la faceva più. tutto questo era troppo per lei. Dov’era Damon? Necessitava della sua presenza. Aveva bisogno di guardare quegli occhi chiari e profondi che riuscivano a tranquillizzala, come avevano fatto più volte in quei giorni. 

Stefan rassegnato allisciò i jeans e fece il discorso più difficile della sua vita; lui che era abituato a ribattere, lottare a furia di obbiezioni per vincere un processo, si trovava in difficoltà a confessare:«Mio padre mi ha fatto credere che mia madre fosse stata uccisa per colpa di Damon. Era il 23 maggio. Io ero in ufficio per l’ultimo giorno di tirocinio. Mi stavo trattenendo anche se avrei potuto andarmene perché ero il figlio del capo, ma non ho mai amato le preferenze. Mio papà non era stato in ufficio tutto il giorno. Ricevetti una chiamata. Mi dissero che mamma era al New York Hospital ferita da un’arma da fuoco. Il giorno dopo mia madre non ce l’aveva fatta: era deceduta. Mio padre disse che erano stati dei mafiosi per un regolamento dei conti. Disse che Damon gli aveva imbrogliati e che loro ci avevano punito portandoci via mamma. Non mi ero dato pace. Avrei cancellato l’esistenza di mio fratello. Mio fratello non esisteva più per me. Solo due anni dopo scoprii la verità: mio papà aveva detto che Damon non era suo figlio e che lo odiava e voleva che lo odiassi anch’io. Questo fu il motivo delle mie indagini segrete. Scoprii che chi aveva ucciso mia madre era lì per vendicarsi di mio padre. Lui si era messo in mezzo per sventare il più grande traffico di bambini. Aveva fatto arrestare i responsabili, tranne uno: il padre di Bonnie. Io l’ho aiutata e sono riuscita a scagionare sua madre dalle accuse infondate di furto e spedire suo padre in prigione per ciò che aveva commesso.»

Elena si avvicinò a Stefan e li strinse la mano sussurrando un “grazie” che valeva più di mille parole. Finalmente sapeva tutto. Stefan aveva trovato la forza di parlare e lei poteva andare avanti con la sua vita. Aveva capito che la famiglia Salvatore viveva di incomprensioni, rancore ed infelicità. Come si può essere sereni se si continua a rimuginare sul passato? Elena pensava al piano insensato del dr. Salvatore: far odiare due fratelli, facendo nascere disprezzo dove prima vi era amore. Possibile che Stefan aveva creduto al padre senza battere ciglio? Stefan negli anni era diventato succube del padre ma aveva sempre ragionato con la propria testa.

«So che stai pensando. Avrei dovuto parlarti di Damon ma avevo un conflitto con me stesso.»

«L’avremo superato assieme. E’ quello che si fa quando si è una coppia.»

«Forse mi sono innamorato di due persone perché mi manca qualcosa. Non avrei mai messo il piede in due scarpe se ti avessi raccontato tutto.» constatò turbato.

«Forse il nostro rapporto non era quello che volevi. Io non ti bastavo perché sono “la solita perfetta Elena”.»

«Di notte parli nel sonno e tiri calci.»

Scoppiarono a ridere, nonostante le delusioni erano ancora lì a scherzare assieme. Nonostante le lacrime che aveva versato per colpa sua, Elena lo stava già perdonando. Magari avrebbero imparato a riamarsi e a bastarsi. Magari un giorno sarebbe diventata la signore Salvatore; ma quel giorno non era adesso. Aveva bisogno di staccare, di rattoparsi il cuore. Doveva restare sola. Avrebbe mandato a casa Stefan e Caroline e avrebbe chiesto scusa a Damon per il disturbo. La sua avventura per il Canada sarebbe iniziata presto. Aveva trovato una nuova forza: non avrebbe più pianto perché il sorriso sarebbe stata la chiave delle sua felicità. Non si sarebbe più fatta abbattere da nulla.

«E’ meglio che io torni a New York. Lo studio non va avanti senza di me.»

«Portati dietro anche Caroline. Ti prego.» Risero. Sapevano che Caroline era una testa dura.

«Credo di aver perso anche lei.»

«Dovresti parlarle con sincerità. Caroline non è stupida. Capirà che non è stata colpa di nessuno. Capirà che l’amore si insidia ovunque. Anche in quella persona che mai avremo pensato e lotteremo per non lascarci coinvolgere da quel sentimento, combatteremo per non viverlo ma poi… il cuore prenderà il sopravvento sulla ragione e ci batteremo per averne di più.»

«Tu sei disposta a perdonarmi. Sei disposta a mettere una pietra sopra a tutto questo e torneresti con me.» Constatò il biondo, guardandola nei suoi profondi occhi scuri.

«Si, è vero. Probabilmente lo farei. Ti perdonerei e ricomincerei da capo ma ora come ora, non posso farlo. Mi hai ferito. Sei riuscito a strapparmi con tale irruenza il cuore che non so se ce l’ho ancora. Dovrei perdonarti, scusarci con gli invitati del matrimonio e sposarci ma ora so la verità. Ora so che tu mi hai tradito per amore. Se tu amassi davvero me, come pensi, non l’avresti mai fatto. Io ti sarei bastata. Mi hai nascosto troppe cose. Non ti sei fidato di me, o forse, ti vergognavi di te; non lo so. Io non sono fragile. Potevo sopportarlo. Ti avrei sostenuto nella ricerca di spiegazioni ma tu mi hai escluso perché pensi che io abbia una vita perfetta e non volevi che giudicassi la tua, ma io ti ho amato con tutto il cuore e mai ti avrei giudicato. Ora posso dirti che sei uno stronzo, un uomo senza palle e sono felice di aver avuto questo confronto per capire che io non sono sbagliata. Io ho sbagliato a darti la mia completa fiducia, a farti poche domande. Io avrei dovuto capire che c’era qualcosa che non andava ma ho fatto finta di nulla perché ti portavi dietro il tuo malumore per lo stress da lavoro. Si sono aggiunti i preparativi del matrimonio e tu eri sempre più nervoso. Avrei dovuto capire dai segnali che lanciavi che ti turbava qualcosa ma non l’ho fatto. Noi non siamo fatti per stare insieme. Non ci comprendiamo. Non lo facciamo più da tempo. Mettiti nei miei panni: ti ho visto steso sopra di Bonnie, una delle miei più care amiche, e ora so che non è stato un errore. Non posso far finta di nulla. Non più..»

«Lo so. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Un giorno, magari non troppo lontano, potremo rivederci e capire se resta ancora qualcosa di noi.»

Elena annuì dolcemente e li prese la mano, facendosi forza per alzarsi dai tre gradini del portico. Stava per rientrare quando Stefan le domandò:«Perché sei venuta in Canada?»

«Mi è sempre piaciuta l’idea di prendermi un anno sabbatico per visitare un posto nuovo. Avrei voluto visitare il Canada per la nostra luna di miele. Quando ho preso il biglietto aereo ho pensato che tu non ti saresti mai preso una pausa così lunga dall’ufficio. Mi ero solo fatta un’altra stupida illusione pensandolo.»

«Spero che tu sia felice.» La sua era una frase sincera. Stefan l’aveva ferita e sperava che trovasse la felicità perché se lei fosse stata felice lo sarebbe stato anche lui. E non gli importava se avrebbe sofferto per la sua perdita perché forse era giusto così. E si accorse si sperare che la persona che le sarà a fianco sia migliore di lui e che possa donarle il doppio dell’amore che le avrebbe dato lui.

«Lo spero anch’io.»

Elena entrò in casa e trovò Damon, Caroline e Alaric che facevano finta di fare yoga, poco distanti dalla porta d’ingresso.

«Avete ascoltato tutto, non è vero?» Non sapeva se esserne arrabbiata o felice e scoppiò a ridere perché aveva degli amici pazzi che le volevano bene.
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 Buonasera a tutti e ben trovati =)
Oggi ho un po' di cose da dire. 
Questo capitolo è stato un parto. Ho ancora paura che la reazione di Elena sia troppo piatta. Poi stiamo parlando di un capitolo tutto Stelena perchè mi sembrava giusto che avessero un confronto. Caroline ha capito di aver commesso un errore a chiamare Stefan e non ne vuole più sapere di lui. Elena, invece, all'inizio è piena di energie poi man mano che i tasselli del puzzle vengono ricomposti, comincia a perdersi. Ad un certo punto vorrebbe che Damon fosse lì e l'aiutasse. Capirà verso la fine del capitolo che tutti erano intenti ad ascoltare la sua conversazione con Stefan. 
Spero che il lavoro finale vi sia piaciuto.
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. ;)
Ci sentiamo presto

p.s. per chi non l'ha ancora fatto: vi invito a visitare 
questo link.

 Grazie
 
  
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