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Autore: cincinnatasgame    18/03/2014    1 recensioni
Buio.
La mia storia inizia nel buio, in una cantina... o meglio, nella cella di una cantina.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per mesi fui torturata, per mesi cercai di trovare una scappatoia, per mesi John ne seppe una più del diavolo (ammesso che non fosse proprio lui il diavolo).
Quando tentavo di scappare, lui trovava sempre un modo per sbarrarmi la strada.
Quando cercavo di morderlo, finiva sempre con una siringa di verbena nel fianco.
Quando cercavo di strappare le stringe con in denti o con le unghie, lui me le stringeva ancora di più.
Per mesi provai a non perdere la speranza e , quando ero proprio sul punto di perderla e abbandonarmi all’idea che sarei rimasta lì per sempre, successe l’imprevedibile.
La speranza ritornò… o meglio, arrivò di persona.
Aveva i capelli come il grano, gli occhi profondi come il mare, e un passato nero come la pece.
 
 
Era il 26 Giugno del 1920 (lo sapevo grazie ad un piccolo calendario appeso nello studio di John) e quella mattina era il mio giorno di ‘riposo’.
Infatti ogni martedì, per motivi a me sconosciuti, il Dr. Whitmore non veniva mai a prendermi nella cella.
A me questo stava bene, perché dopo un mese, giusto di martedì, sarebbe stato il mio compleanno e avrei preferito passarlo nella cella piuttosto che dentro il laboratorio ad essere vivisezionata.
 
Quando avevo un po’ di tempo per me, e mi sdraiavo supina sul pavimento duro della cella, ripensavo sempre alle cose belle che mi erano successe durante la vita, sperando così di non perdermi nella solitudine e finire per spegnere le mie emozioni.
Accompagnavo questi ricordi canticchiando alcune canzoni che aiutavano a renderli ancora più belli e più piacevoli.
Ad esempio c’era un ricordo che mi piaceva sempre riportare alla luce:
 
Mia madre e mio padre erano seduti vicino al fuoco abbracciati e guardavano me e mio fratello giocare.
Mia madre era bellissima, uguale a me: boccoli castani che contornavano dolcemente il suo viso angelico, un paio di occhi verdi vivaci che scrutavano il mondo e che ,quando volevano, potevano diventare serissimi, la bocca rossa e paffuta che quando sorrideva faceva formare ai lati, sulle guance, due piccole e graziose fossette, e aveva mani lisce e gentili che mi accarezzavano sempre.
Mio padre invece aveva un aspetto un po’ più autoritario e severo: capelli scuri e corti, occhi neri come la notte che grattavano via l’anima con un solo sguardo, zigomi affilatissimi e una bocca seria, che raramente sorrideva.
Mio fratello aveva preso tutto da lui, tranne l’aspetto autoritario; infatti, a differenza di mio padre, lui con gli occhi neri guardava le cose con la dolcezza di mia madre.

 
I miei pensieri furono interrotti dal suono della porta della cantina\prigione che si aprì.
Iniziai ad agitarmi: non era il mio giorno libero quello?
Per caso John aveva cambiato idea e ora voleva torturarmi anche di martedì?
Vidi il suo volto... e rimasi di pietra.
Aveva graffi ovunque e da una ferita sulla fronte gocciolava ancora del sangue, sentii una stretta allo stomaco… avevo fame.
Poi subito dopo mi accorsi che non era solo : dietro di lui c’era un uomo…o meglio, dietro di lui si trascinava un uomo evidentemente svenuto o, se non peggio, morto.
Il colore dei capelli era come quello del grano, sporchi di terra, sembrava avere un paio d’anni in più a me, sui ventitré, ma a differenza di John non aveva graffi, (probabilmente era un vampiro e i graffi si erano curati da soli) l’unica ferita era sul collo, sembrava un morso di zanzara. Probabilmente quel mostro di John lo aveva messo K.O. con una siringa alla Verbena… tipico suo.
 
< Visto 15679? Ti ho portato compagnia > disse col fiatone. Probabilmente quel corpo non era tanto facile da trasportare.
Con gli ultimi sforzi lo trascinò dentro la cella accanto alla mia e la richiuse con un grosso tonfo.
< Trattalo bene, non vogliamo che gli ospiti si sentano a disagio qui, vero? > . Sorrise. Poi aggiunse < E cerca di non farlo arrabbiare, non gioverebbe alla tua salute >. Mi strizzò un occhio.
Si asciugò le gocce di sudore sulla fronte che si erano mescolate al sangue e a grandi falcate uscì dalla porta, lasciandosi dietro me e lo straniero.
 
Passarono ore prima che il nuovo compagno di sventure si svegliasse.
Ormai era il tramonto e la cella aveva assunto un colore rosso sangue.
Attraverso le sbarre lo vidi muoversi e portarsi una mano sul punto dove John gli aveva fatto la siringa, poi ,con un espressione evidente di dolore mista a confusione, si mise a sedere e si guardò intorno.
 
< Bentornato nel mondo dei vivi > dissi quasi d’istinto.
Lui si voltò di scatto e mi scrutò con un paio di occhi blu.
Aveva un’espressione indecifrabile, come se fosse sorpreso di vedere una presenza umana (o quasi) in quel posto.
< Chi sei? > mi domandò.
< Io sono Lana, Lana Holtper e tu? >
Non mi rispose. Già mi stava antipatico.
< Che razza posto è questo? Dove mi trovo? > si guardò intorno con aria smarrita.
< Benvenuto nello scantinato degli orrori di John Whitmore: qui risiedono i vampiri sfortunati che, una volta rapiti, vengono utilizzati da lui come cavie per i suoi esperimenti > imitai la voce di una guida turistica.
Il volto dello sconosciuto assunse un’espressione di sorpresa.
< Cavie? di cosa stai parlando? >
Mi sentii in colpa, non avrei voluto spaventarlo subito dopo il risveglio, ma ormai il dado era tratto.
< John usa i vampiri come cavie: ci ‘viviseziona’ e fa esperimenti su di noi sia per vedere in quanto tempo guariamo sia quanto dolore possiamo sopportare. Quando è gentile e non vuole vivisezionarci preferisce iniettarci virus letali per vedere in quanto tempo possiamo guarire.>
Ora era visibilmente turbato.
Mi guardò.
< Ci sei solo tu oppure ci sono anche altri… vampiri? >
Mi guardai intorno con aria interrogativa < Io non vedo nessun’altro qui >
Il suo sguardo non cambiò di una virgola, a quanto pare non gli andava di scherzare. Non potevo biasimarlo.
< Da quanto tempo sei qui? > mi domandò.
< Sei mesi, ma mi sembrano anni >
Mi accorsi di avere un’espressione triste da come mi guardò.
Il viso aveva i lineamenti duri, ma a compensare c’erano due grossi occhi blu che sembravano tutt’altro che frastornati e tristi, anzi, adesso avevano assunto un carattere più vivo, come se sul mare che era racchiuso in loro ci fosse in atto una tempesta.
< Come hai fatto a resistere? Perché non sei scappata? >
Mi ritornò in mente la visione di mia madre, mio padre e mio fratello davanti al caminetto.
< Speranza, non mi ha mai abbandonata. E riguardo al discorso della fuga… bè, non sarei ancora qui se avessi già trovato un modo per andarmene > dissi.
Ci fu un momento di silenzio, poi aggiunsi:
< Ora che ci penso, io non so ancora il tuo nome  >
< Forse è meglio che non lo sai, a volte i nomi sono molto potenti ed è più sicuro non spifferarli ai quattro venti >.
< Beh, a quanto pare gli unici due vampiri in questo seminterrato siamo noi , e se non mi vorrai dire il tuo nome, ti capirò: i muri a volte possono essere davvero molto infedeli .
Comunque penso che trascorreremo un bel po’ di tempo insieme e ,se non vuoi che ti chiami ‘straniero’ per i prossimi cento anni che ci terranno rinchiusi qui, è meglio che tu me lo dica.  >.
Mi sentivo davvero stanca, anche parlare mi sottraeva un sacco di energie.
All’improvviso il suo sguardo si fece serio, mi guardò e lì capii che forse non era stata una buona idea chiederglielo.
< Mi chiamo Nicolas Grayd, e non sono un vampiro >.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Saalve a tutti *salutaconlamanina*, eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.
Abbiamo visto che Lana adesso non è più sola ma in compagnia, ma sarà una compagnia piacevole? Io non mi fido tanto di Nicolas.
Anche il Dr. Whitmore si fa sempre più misterioso, perché portare una cavia che non è un vampiro nel suo laboratorio?
ZAN ZAN , presto lo scopriremo.
Volevo ancora una volta ringraziarvi per le visualizzazioni, anche se so di non essere così granché, ma vi assicuro che spero di migliorare.
Con ciò vi saluto e ovviamente se avete consigli da darmi, sarei più che felice di leggerli.
(P.S. comunque penso che da oggi in poi pubblicherò solo un capitolo a settimana poiché sono davvero impegnatissima in questo periodo.)
A presto,
Cincinnata :3

 

  
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