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Autore: Piccola_stella1997    18/03/2014    1 recensioni
Gwen ripensa da anziana alla sua vita dopo il reality, ai suoi amori, amicizie, problemi e mille altre cose, raccontando tutto a sua nipote! La storia è principalmente un flashback, che riporterà in vita tutti i pensieri di Gwen...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il lunedì la voglia di andare a scuola era sparita, non mi volevo proprio alzare dal letto, forse per paura della reazione di Thomas dopo il bacio della sera precedente, ero così codarda delle volte. Mary nel frattempo era già a fare colazione e mi accorsi che non potevo fare ritardo, per riperdere poi un altro anno. Di malavoglia mi alzai e velocemente mi vestì, senza fare colazione presi la borsa e uscì, il freddo di Londra mi rilassava certe mattine e decisi quindi di farmela a piedi. Arrivai fortunatamente in orario e corsi subito al corso di biologia, mentre entravo notai Thomas con una ragazza, non l'avevo mai vista in giro, aveva anche lei dei capelli neri, erano così lisci e lucenti che sembravano finti, e occhi verdi, talmente verdi che si potevano notare anche in lontananza. Non seguì molto le parole della professoressa, la quale mi rimproverò diverse volte, ero troppo sovrappensiero “chi era quella ragazza?” “che ci faceva con Thomas?” erano le mie domande a cui non riuscivo a dare una risposta, chiesi velocemente anche ad alcune ragazze che seguivano il mio corso ma nessuna riuscì a darmi una risposta.

Subito dopo il suono della campanella corsi fuori la porta del corso di matematica dove prima erano entrati Thomas e la ragazza misteriosa, e infatti li vidi uscire insieme

-ehi Thomas ciao!- dissi imbarazzata, come se non lo conoscessi

-Gwen ciao, ti presento Izzy è nuova-

-piacere, e vi conoscete?-

-certo, stiamo insieme!- disse velocemente lui, poggiandole una mano sulla spalla, come per dirle “dai andiamo via” e quasi la trascinò via da me -ciao Gwen, ci becchiamo-

Ci becchiamo? Quando mai mi aveva detto CI BECCHIAMO, e poi la sua ragazza? Rimasi impietrita alla sua risposta, quando si erano fidanzati? Che significava allora quel bacio?

Troppe domande per la mia mente, dovevo capirci qualcosa, e di sicuro stare imbambolata a fissare il vuoto non era l'opzione migliore, mi ricordai dell'interrogazione di matematica, ma non ero nelle condizioni giuste, quindi dissi al professore che non mi sentivo bene, e stranamente consentì a farmi uscire.

Fuori dall'aula però incontrai Oscar, che girava anche lui come in cerca di qualcuno, appena mi vide infatti fece un sospiro e mi fermò

-Gwen, finalmente ti ho trovata, devi vedere questa foto, devo capire davvero dov'è mio padre-

-aspetta che centro io con tuo padre?- iniziai a preoccuparmi, un campanellino d'allarme cominciò a suonare nella mia testa, come se avessi già capito tutto

-centra che sei identica a lui- disse mentre mi mostrò quella foto, un colpo al cuore, una fitta, un forte dolore, quello nella foto, era mio padre -che succede?- mi disse Oscar vedendomi pietrificata davanti quella foto

-è mio padre- dissi con un filo di voce -dove hai trovato questa foto? Perchè hai una foto di mio padre? Tu chi sei?-

-Gwen, calmati, io mi sento come te, non ci sto capendo più nulla, sono nato senza la figura di un padre, e mia madre non voleva mai dirmi nulla su di lui, solo pochi giorni fa ho trovato questa foto e mi sei venuta in mente tu, siete identici-

-come fai a sapere che è tuo padre?-

-sono subito corso da mia madre, volevo capire chi fosse quest'uomo che tanto ti assomiglia e alla fine mia madre non ce l'ha fatta più e mi ha raccontato tutto-

-usciamo da questa scuola- lo presi per un polso e lo trascinai fuori da quell'edificio che tanto odiavo, e che mi stava sembrando solamente una prigione

-Gwen, il polso, mi fai male!- solo dopo avermi urlato queste parole allentai la presa, ero troppo impegnata a pensare a mio padre

-scusa, dai, andiamo a sederci su quella panchina-

Oscar iniziò a raccontarmi per filo e per segno tutto quello che gli aveva detto la madre, beh la storia potevo immaginarmela, mio padre dopo aver scoperto appunto mia madre tra le braccia di un altro aveva cominciato a frequentare, quasi per ripicca, un'altra donna, ma non provava amore, facevano sesso, subito dopo si alzava dal letto e tornava a casa da mia madre, senza nessuna colpa, anche con le camicie sporche di rossetto. Questa storia andò avanti per ben tre mesi, quando lei un giorno gli disse che era incinta, mio padre allora non volle avere responsabilità, di punto in bianco scomparse dalla vita di lei lasciandola sola e con un bambino in grembo, lei decise allora di trasferirsi a Londra, dove abitavano alcuni suoi lontani parenti, li riuscì a comprarsi una casa e a crescere suo figlio, nascondendogli però per 18 anni la verità su suo padre, un po' come mia madre.

Il quel momento ci sentivano così vicini che le nostre braccia quasi si unirono da sole, in un abbraccio sincero accompagnato dalle nostre lacrime.

Oscar mi guardò negli occhi e mi asciugò le lacrime

-ecco che i tasselli del puzzle hanno preso il loro posto- dissi sorridendo

-non so se essere felice o triste!-

-felice Oscar, hai scoperto la verità finalmente-

 

Dopo la lunga chiacchierata con Oscar lui decise di rientrare a scuola mentre io presi una mappa della città e cominciai a girarmi per bene Londra, ancora non l'avevo mai fatto, sempre nei posti più vicini alla scuola e a casa.

Mi precipitai quindi al Big Ben, vederlo da vicino mi faceva uno strano effetto, poi il London Eye, resistere alla tentazione di salirci fu difficile ma dopo aver visto i prezzi decisi che era meglio spenderli per qualcos'altro, e infatti entrai in un negozio e comprai una bella coperta di lana pesante. Presi la metro per la prima volta, e fortunatamente riuscì a trovare la linea giusta per il Buckingham Palace, e poi per il Tower Bridge. Mi sentivo così bene a girare da sola in quella immensa città che non mi accorsi che si erano fatte le sei ed era ora di rientrare a casa, quando all'improvviso mi tornò in mente Thomas, ero vicina a casa sua e dovevo capirci qualcosa, quindi mandai un sms a Mary e corsi verso l'abitazione.

Quando mi ritrovai sotto casa sua cominciò a diluviare, quindi cercai il più possibile di ripararmi sotto il piccolo balconcino che sporgeva mentre suonavo insistentemente al campanello, ma nessuno veniva ad aprirmi, ero completamente bagnata quando finalmente sentì aprire la porta

-si si sono andata io Thomas- non era Thomas, né il padre, ma era la sua ragazza -c-ciao- mi disse timidamente, girando lo sguardo verso le scale come in cerca di aiuto

-Thomas è in casa?- quasi urlai mentre entrai bruscamente dentro casa, ma subito dopo lo vidi scendere dalle scale, con una bella camicia profumata e dei jeans perfettamente attillati

-ehi Gwen ciao-

-ok, forse puoi esserti arrabbiato, tu mi hai baciata, poi io ti ho baciato e quando tu hai voluto ridarmi un altro bacio io mi sono scansata dicendoti che non mi meritavi, ma perchè metterti da un momento all'altro con un'altra ragazza, senza dirmi niente, senza aver né parlato né chiarito, che senso ha? Dimmelo perchè io davvero non l'ho capito-

-Gwen, scusami davvero tanto, sono uno sciocco, ma ti ho preso in giro, lei non è la mia ragazza-

-c-cosa? E chi è? Chi ci fa in casa tua?-

-è mia cugina- disse con un filo di voce, cominciai a ridere, non potevo crederci che era arrivato a mezzucci da bambini -ti diverte la cosa?-

-no è solo che, ma dai, abbiamo 18 anni e ancora fai credere che sei fidanzato solo per ripicca, queste cose si facevano da bambini non adesso-

-lo so Gwen e infatti mi dispiace se ci sei stata male, io volevo parlare, poi però ho pensato a te con Duncan, perchè Gwen io so che lo ami, quindi ho capito che con te non potrò mai avere una possibilità- disse tutto d'un fiato, mi avvicinai lentamente a lui e lo abbracciai, non volevo litigare, avevo così tanti problemi

-sei sicuro che potrai continuare ad essere mio amico- dissi accarezzandogli una guancia

-si Gwen, non ti preoccupare, ti voglio troppo bene per perderti, e ora va da lui, i tuoi occhi brillano anche solo sentendo il suo nome- gli feci un grande sorriso e cominciai a correre diretta verso casa.

Avevo in mano la grande busta contenente la coperta che avevo comprato proprio per lui e mi impediva di correre più velocemente ma cercai con tutta me stessa di accelerare, non sapevo perchè correvo, forse perchè non vedevo l'ora di dargli un bacio.

Finalmente arrivai davanti la sua “casa” e comincia a bussare, felice come non mai, più bussavo, e più cresceva la voglia di vederlo, ma lui non apriva, decisi quindi di aprire io ma appena aperta mi trovai davanti solamente il letto vuoto. Lasciai la coperta ed entrai in casa, mamma era sul divano con il telefono in mano e appena mi vide balzò in alto e mi venne ad abbracciare

-oh Gwen finalmente sei tornata, è da ore che ti chiamo, ma dove hai il telefono?-

-mamma non è il momento, mamma dov'è Duncan?-

-Gwen- mi guardò dritta negli occhi, era da così tanto che non avevamo un contatto così vicino

-é? sai dov'è?-

-Duncan è partito, è venuto a salutarci e voleva vederti ma non ti ha trovata in casa e non rispondevi alle chiamate-

-come è partito? Non può essere partito? Io io io lo amo, io voglio dirglielo-

-Gwen, io so che lo ami, e so che lo hai sempre amato-

-mamma si, io voglio andare da lui, dov'è Franc, mi faccio portare da lui-

-non c'è tesoro, ma, posso accompagnarti io, c'è la macchina qui fuori, andiamo-

-ma mamma, non hai mai guidato qui, con la guida a destra-

-ci proverò!- in quel momento capì il bene che mi voleva mia madre, le sorrisi come non avevo più fatto ormai da mesi e l'abbracciai con tutte le forze che avevo.

In realtà non so come mia madre riuscì a portare la macchina fino all'aeroporto, avevo un po' di terrore, soprattutto durante le curve o mentre frenava all'improvviso, ma ci riuscì e mi ritrovai davanti l'entrata, quel posto immenso, pieno di gente con valigie, persone che partivano, per vacanza o per lavoro, e gente che invece era appena scesa da un aereo. Mi concentrai a vedere tra la folla in cerca di una cresta verde, ma ferma li davanti capì che non avrei risolto nulla.

Non sapevo bene a chi chiedere e soprattutto cosa, mi precipitai quindi verso una signora che stava in un ufficio e le chiesi l'orario del primo volo per Toronto, sarebbe partito tra un quarto d'ora.

Questo voleva dire che Duncan stava già facendo la fila per imbarcarsi, e io non sapevo proprio come arrivarci fin li, la signora di prima mi vide sperduta che guardano prima a destra e sinistra e mi chiese

-ehi ma cerchi qualcuno?-

-devo assolutamente arrivare alla fila per l'imbarco, non devo prendere l'aereo devo solamente fermare una persona- dissi ingenuamente

-non possiamo farla passare, non ha biglietti, passaporti, e potrebbe avere cattive intenzioni-

-cattive intenzioni? Cazzo, lei pensa che voglia sparare alle persone che stanno per partire? Voglio solamente fermare Duncan, voglio solamente questo, sono arrivata fino a qui, con mia madre che ha cercato di guidare a destra abituata invece alla guida a sinistra, non ho cattive intenzioni signora la prego mi faccia passare!-

-mi dispiace ma non posso- quelle parole mi trafissero il cuore, non poteva fermarmi, non dovevo fermarmi, mi guardai di nuovo intorno quando vidi finalmente l'indicazione per l'imbarcazione e girandomi di scatto mi diressi li, la signora mi vide correre e mi urlò dietro che non potevo passare, non mi avrebbero fatto passare ma in quel momento sentivo solo il mio cuore battere all'impazzata, vidi la fila per i controlli di sicurezza, c'erano poche persone, le solite ritardatarie, poi mi fermai, una voce disse che c'era un ritardo di un quarto d'ora per il volo diretto a Toronto, forse era un segno, un aiuto, potevo farcela, dovevo farcela, ma c'erano ancora i controllori che mi avrebbero vista senza biglietto, senza passaporto, senza carta d'identità.

In realtà però era da così tanto che volevo infrangere le regole, e infatti appena la signora davanti a me passò il controllo di sicurezza, mi scansai dai controllori a corsi fino alla fila per l'imbarco, certo non passai inosservata e cominciarono a rincorrermi, ma ormai mancava così poco al mio obbiettivo, tutti si girarono verso la mia parte visto le urla, ma a me non importava io dovevo vedere Duncan, ma fu lui il primo a vedermi, e infatti sentì urlare il mio nome, l'avevo trovato.

-DUNCAN- urlai anche io, nel frattempo le guardie mi avevano quasi raggiunta, ma io dovevo abbracciarlo, anche lui corse verso di me, e finalmente ci raggiungemmo

-Gwen che ci fai qui?-

-Duncan scusami davvero tanto, scusami per non averti perdonato subito, dopo tutti i tuoi sforzi, ma ora l'ho capito, finalmente, ti amo e ti amerò sempre- dissi tutto di un fiato

-Gwen ti amo anche io, ti amo e non smetterò mai di amarti- mi abbracciò, mi alzò e mi fece fare un giro, e subito dopo mi baciò, mi erano così mancati i suoi baci, così dolci e sensuali allo stesso tempo.

Le guardie si erano fermate a vederci, forse le avevo anche commosse visto che mi lasciarono in pace dicendo solo “che non succeda più, prossima volta si compri un biglietto”

-Ricominciamo tutto da capo, facciamo finta che il reality non sia esistito- allungai la mia mano -piacere sono Gwen, e sono ancora bagnata per la pioggia che mi sono beccata prima e il mio cuore batte a mille per la pazzia che ho appena fatto per la persona che più amo al mondo- Duncan sorrise, quei sorrisi che mi mancavano così tanto

-ed io sono Duncan, io invece ho appena perso una aereo che mi è costato all'incirca 500 sterline per la persona che più amo al mondo- e scoppiò a ridere seguito da me.

 



CIAOOOO!!!!!! Scusate il mega ritardo di questo capitolo, le scuse sono sempre quelle, troppo studio (e ora si è aggiunta anche la palestra) quindi dovete proprio capirmi, comunque ecco che la fine è arrivata, questo non è l'ultimo capitolo...non vi preoccupate arriverà a breve...ma vi dico solamente che il racconto delle nonna Gwen è finito. Oh mio dio quanto sono antisgamo, non vi tengo neanche la sorpresa, vabbe dai si capiva, avete visto che carini???? Non potevo far succedere altre peripezie alla mia coppia preferita! Quindi si, la storia sta quasi finendo *piange* e mi sono divertita molto a scriverla...ci sentiamo al prossimo (ultimo) capitolo!! Un bacione 

  
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