Dany era la mia unica certezza e quando se ne ha una, è meglio non buttarla al vento.
Questi erano i miei pensieri mentre cercavo di fart partire il mio motorino in un caldo pomeriggio di giugno:
-Vuoi una mano?- una voce mi sorprese alle spalle.
Mi voltai e lo vidi: capelli biondi e gellati, maglietta nera e aderente con degli occhiali da sole fissati nello scollo a V.
Così maledettamente uomo.
Michele continuava a fissarmi:
-Allora?-incalzò sorridendo.
Mi ripresi:
-Oggi non vuole partire e non so perchè- spiegai.
-Lasciami guardare-propose.
Lo vidi lavorare per circa 30 minuti:
-Prova ora- disse alzandosi.
Lo misi in moto e non fece un capriccio:
-Magnifico!-esultai-Grazie-.
-Per te questo ed altro-.
Arrossii leggermente abbassando lo sguardo. Lui mi prese il mento tra pollice e indice e mi alzò il viso, come aveva fatto tante volte ai tempi della nostra relazione:
-Guarda qua- disse prima di tirare fuori dalla tasca la catenina che gli avevo regalato mesi prima -l'ho portata sempre con me- continuò; prese coraggio- Stella, io ero innamorato pazzo di te quando sono partito quattro mesi fa e lo sono anche ora, qui davanti a te, che sei più bella che mai- affermò.
Rimasi di sasso:
-Io- balbettai- io...non so che dire-.
Iniziò ad avvicinarsi:
-Meglio- sussurrò quando ormai le sue labbra stavano per toccare le mie.
Quelle labbra...erano bellissime, così definite, così invitanti.
Fu un attimo:
-Devo andare- dissi soltanto, prima di girarmi, mettermi il casco, per poi saltare in sella al mio motorino e premere veloce l'accelleratore.