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Autore: A Modern Witness    19/03/2014    4 recensioni
Affido la vita di mia figlia, la sua felicità e il suo futuro a Jared Leto.
Perché lui?
Perché non i nonni?
Perché non Amelia?
Perché mamma?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pioggia di ricordi'
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Capitolo 6.
Dopo che Shannon era uscito, Anthea era rimasta a soppesare le sue ultime parole, chiedendosi se davvero la potesse capire. Dopotutto lui il suo sogno l’aveva realizzato, no? Il suo lavoro era la sua passione, perché la poteva capire?
Aveva cercato una risposta valida: forse era perché non aveva una famiglia, ma poteva avere tutte le donne che voleva, forse, però, non poter contare sulla presenza di una donna fissa era diverso, dal sapere di poter avere chiunque in qualsiasi momento. Tuttavia aveva suo fratello di cui potersi fidare e sua madre, no?
Tante altre domande le affollarono la testa nei minuti successivi a quella chiacchierata, mentre si dava da fare per risistemare la camera. Tuttavia si dovette fermare una seconda volta, quando Jared apparve sulla porta.
Come Shannon, anche lui fu catturato dall’albero da lei appena disegnato. Però, se al batterista quel disegno lo sembrava aver emozionato, Jared appariva furioso.
« Chi ha detto che potevi disegnare quella cosa sul muro di casa mia?» Mormorò a denti stretti, mentre teneva la sguardo fisso sul muro.
 
«E’ per lui?»
«Sì, siamo noi, Jared. E’ la rappresentazione del nostro amore...»
«Mi fai schifo.»
«Sei venuto da solo, qui, ieri sera»
«Lo so.»
«Te la sei cercata, Jared.»
«Tu hai sbagliato con me.»
«No, per me non c’è stato amore questa notte, per te sì. E’ stato solo sesso.»
«Sei crudele, Sophia.»
«Hai deciso tu di amarmi.»
 
 
Il cantante si girò verso Anthea, senza darle tempo di rispondergli. Lei sostenne il suo sguardo, per nulla spaventata, proprio come faceva Sophia, l’unica che fosse mai riuscita a non scappare da quegli squarci di cielo.
Fu un attimo.
La ragazza indietreggiò di qualche passato, portandosi una mano alla guancia calda.
«Chi ti ha dato il permesso?» Urlò il cantante fuori di sé, facendo indietreggiare ancor più la giovane.
«Questa non è casa tua, non puoi prenderti la libertà di fare quello che vuoi. Non puoi!» Jared ormai era una soffio da Anthea, mentre si sentivano dei passi svelti salire le scale e altri arrivare dalla fine del corridoio.
«Non puoi Anthea! Non puoi farmi questo, dannazione!» Disperazione, la ragazza non capiva quelle parole, ma quegli occhi celesti sembravano un mare in tempesta, devastati dal dolore di una passato che lei non poteva conoscere.
Tomo entrò nella camera e incrociò lo sguardo di Anthea, ma Jared non lo avvertì.
In realtà non stava guardando Anthea, ma davanti a lui aveva il volto di Sophia, che ancora una volta gli ribadiva che non lei non lo aveva mai amato, che per lei c’era solo lui.
A quel pensiero un riflesso involontario, lo portò ad alzare una seconda volta una mano su Anthea, ma sta volta Shannon, uscito di corsa dal bagno e con addosso solo i pantaloni, gli bloccò il braccio, facendo voltare il minore.
«Smettila…» Impartì il maggiore «Vieni con me» Gli intimò, mentre gli abbassava il braccio.
Jared lo guardò con odio, non voleva andare con lui, voleva avere la sua vendetta per Sophia.
«No, Shannon!» Tuonò il cantante, cercando di liberarsi dalla presa salda del fratello.
Il batterista lo strattonò lontano da Anthea, che fissava Jared come se fosse un pazzo, senza riuscire a dare un valido motivo a quella reazione sconsiderata e inaspettata.
Shannon lanciò un’occhiata ad Anthea, che ancora si teneva la mano premuta sulla guancia «Andresti giù con Tomo, per favore?» Le chiese, mentre faceva sedere Jared sul letto, cosciente che non sarebbe riuscito a muoverlo da lì.
Lei annui e, a passo svelto, si avvicinò al chitarrista, che era stato bloccato da Shannon, poco prima di fermare Jared. Scesero al piano di sotto lasciando i fratelli da soli in quella camera.
Tomo recuperò da in cucina un bicchiere d’acqua e lo offrì ad Anthea, che accettò bevendone un lungo sorso.
«So che vorresti chiedermi cosa sia preso a Jared, ma non saprei proprio cosa risponderti» Iniziò l’uomo.
Anthea gli sorrise lievemente «Capisco…» Gli disse, anche se in realtà non capiva.
Perché il suo albero aveva scatenato quella reazione in Jared?
Non puoi farmi questo, dannazione! Che cos’è che non poteva fare?
«Andiamo fuori, ti va?» Propose Tomo, indicando con la testa la portafinestra che dava sulla piscina.
Anthea annuì e lo seguì all’esterno. Si andarono a sedere sulle poltrone di vimini, posizionate a bordo piscina, come una piccolo salottino esterno.
Stettero in silenzio e Anthea ringraziò mentalmente l’uomo per quella strana sensazione di calma che sembrava irradiare. Alzò gli occhi al cielo. Il sole stava per tramontare, quindi il manto celeste sopra la sua testa era sporcato di striature rosate e aranciate.
Mentre dipingeva non si era accorta del passare del tempo, era un difetto ereditato da sua madre: l’arte le faceva perde la cognizione del tempo.
Ripensando a sua madre, non poteva non ricollegarsi a quello che era successo. Tuttavia, solo in quel momento, si rese conto che sia a Shannon sia a Jared  quel disegno era familiare.
Se ne rendeva conto solo ora, anche se prima aveva comparato i diversi comportamenti dei fratelli davanti al disegno, non aveva realizzo che entrambi lo conoscevano.
 
«Perché il tronco è una spirale?»
«Non è una spirale, Anthea. Sono due tronchi che si fondono insieme.
L’uno da forza all’altro, così possono dar vita alle cose più belle.»
«E quali sono queste cose?»
«Hai mai visto una quercia con un tronco così?»
«No.»
«Questa è la cosa bella.
Impara una cosa Anthea, l’essere diversi, unici al mondo, come questa quercia
non deve essere un motivo di vergogna o imbarazzo, bensì devi sempre tenere
a mente che l’essere diversi è fonte di bellezza.»
«Come te mamma?»
«Io ho perso la mia diversità Anthea, tu sei unica, piccola mia.»
 
In quel momento le era sembrato un discorso tanto futile, detto da sua madre solo perché per ogni mamma il proprio figlio è unico, speciale, diverso dagli altri.
Ora, però, si chiedeva se in mezzo a quelle parole non ci fosse di più? Se in realtà nascondessero qualcosa che la legavano a Los Angeles o addirittura ai Leto. Tutto sommato, per sua madre quell’albero aveva sempre avuto un profondo significato, poteva quasi dire che fosse l’emblema della vita di Sophia, anche se non ne aveva mai compreso pienamente il significato. Sophia era così, ti spiegava quello che una cosa significava per lei, ma non ti dava mai elementi sufficienti per capire tutto.
Spostò lo sguardo sulla piscina e poi passò a Tomo, che la stava fissando.
«Cosa c’è?» Chiese imbarazzata e nervosa, rendendosi conto di non essere mai rimasta da sola con lui.
Lui fece spallucce «Avevi un’espressione interessante, assorta com’eri nei tuoi pensieri. Comunque vorrei dirti una cosa.» Si fece serio, ma non minaccioso.
«Dimmi pure» Replicò lei, portandosi le ginocchia al petto.
«Jared non è così» Anthea, aveva lo strano presentimento che chiunque avrebbe potuto dire quella frase sul cantante, e Tomo non era il primo che lo affermava «Non riesco a spiegarmi cosa lo abbaia fatto saltare così, era sconvolto. Tuttavia Anthea, tu non gli alleggerisci la situazione…»
«Dovrei avere pietà di lui? Mi ha dato uno schiaffo e non so nemmeno perché.» Ribadì, un po’ alterata, ma mantenendo un tono calmo.
«Non pietà, ma dovresti parlarci. Jared non è bravo con i rapporti è decisamente più bravo con le parole. Parlare con lui può essere completamente distruttivo oppure completamente rigenerante.»
Anche questo le era già stato detto, eppure c’era qualcosa che la bloccava. Non voleva conoscere Jared, quel pensiero la spaventava. Confrontarsi con lui… non sapeva cosa avrebbe potuto venire fuori.
«Io non parlerò con Jared, i suoi occhi dicono già abbastanza.» Sottolineò convinta.
Tomo non le poté darle torno, a volte lo sguardo dell’amico era un libro aperto « A maggior ragione, dovresti farti spiegare le sue motivazioni.»
Fu il turno di Anthea di fare spallucce, non le interessava. Jared non le avrebbe mai detto perché aveva accetto di mettersela in casa, seppure lo infastidisse all’inverosimile, ne era fermamente convinta.
«No.» Replicò la ragazza, alzandosi dalla poltrona. Tutti lì dentro erano a difesa di Jared, perché era a lui che avevano scombussolato tutta la vita, no? Le venne da ridere.
«Dì a Shannon che passerò la notte da un’amica» Aveva bisogno di distrarsi quella sera.
 
Quella notte aveva deciso di lasciarsi pervadere dal suo profumo, pura follia. Si dimenticò di ciò che era giusto, di ciò che era leale e la fece sua, senza pentimento. Non aveva voluto pensare alla delusione della mattina, quando lei gli avrebbe ricordato che il suo amore non era ricambiato; in quel momento non gli era importato.
Amava il suono dolce del suo nome sulla lingua di lei; la morbidezza con cui lo pronunciava e quella notte, avrebbe potuto impazzire. Lei sapeva quanto gli piacesse la sua voce e l’aveva compiaciuto mormorando il suo nome all’orecchio, all’infinto. Tuttavia era stato un triste illusione a cui Jared aveva creduto: Sophia aveva fatto il suo gioco, lo aveva accontento e soddisfatto in tutto, ma senza togliersi dalla testa lui, l’uomo che davvero lei amava.
Strizzò gli occhi, aprendoli.
La stanza era ancora immersa nel buio. Era stata l’unica condizione di Sophia: l’oscurità. Non avevano acceso una luce o lasciato a aperte le tende. Lei non lo voleva vedere.
Sospirò frustrato, desiderando di poter sprofondare in quel morbido cuscino, avvolto da quel profumo di pulito, come ultima magra consolazione.
La sentiva respirare accanto a lui, ma anche lei era sveglia, lo riconosceva dal respiro, non più beato e sereno, ma regolare e ben scandito. Tuttavia Sophia non osava parlare.
Girati, le avrebbe voluto urlare Jared. Voleva guardarla, voleva sapere se quella notte era davvero stata inutile per lei, se ancora si ostinava a dire che non avrebbe potuto amarlo.
Lei si alzò e si diresse verso il bagno.
Anche lui si alzò, accendendo la luce e guardandosi attorno, ripercorrendo con gli occhi la notte prima.
Si era preso le sue labbra contro la porta, spegnendo ogni sua resistenza con un semplice carezza sul braccio. Si era data a lui, per gioco? Per finta? Aveva abbassato le difese solo per compiacerlo?
Con astio afferrò i boxer che giacevano ai suoi piedi e sentì un singhiozzo provenire dal bagno.
Sophia piangeva, quando Jared si sentiva felice.
Si era pentita, fu l’amara conclusione a cui giunse il ragazzo, mentre si rivestiva, desideroso di andarsene.
Si avvicinò alla scrivania, per recuperare il portafoglio.
Sorrise al disordine che regnava sopra di essa, ma qualcos’altro catturò la sua attenzione: era un piccolo pezzo di carta, un rettangolo, sopra di esso, impresso con dei colori a matita vi era un disegno.
L’immagina raffigurava indubbiamente una quercia, perfettamente riconoscibile dai rami che non si muovevano rettilinei, ma bensì si snodavano in tutte le direzioni. Il tronco della quercia era una spirale che univa due querce: l’una rossa e l’altra castana.
«Pensavo fossi già andato» Mormorò Sophia, dopo essere uscita dal bagno avvolta in asciugamano.
«E’ per lui?» Chiese a denti stretti Jared, girandosi a guardarla. Aveva ancora gli occhi lucidi per lacrime versate.
Lei lo guardò negli occhi a sua volta «Sì, siamo noi, Jared, E’ la rappresentazione del nostro amore» Spiegò lei orgogliosa dei propri sentimenti.
Lui strinse un pugno, evitando di avvicinarsi «Mi fai schifo.»
Sophia non sembrò infastidita da quelle parole « Sei venuto da solo, qui, ieri sera» Gli ricordò, mentre raccoglieva le sue cose sparse per la camera.
«Lo so» Mormorò il ragazzo a sé stesso.
Sophia non l’aveva sentito, ma replicò con rabbia in voce «Te la sei cercata, Jared.»
Lui rimase esterrefatto da quel tono «Tu hai sbagliato con me.» Le ricordò puntandole un dito contro.
La rossa lo fissò con astio «No, per me non c’è stato amore questa notte, per te sì. E’ stato solo sesso» Voleva ferirlo, perché lei si era già umiliata abbastanza, solo con l’aver accettato quella notte.
«Sei crudele, Sophia»
«Hai deciso tu di amarmi» Si giustificò lei parandosi davanti a Jared «Ora sparisci.»
 
 
 
NDA:
E ADESSO???
 
Posso sentire la vostra ansia..:)
Uhm, per chi volesse questo è il mio profilo di FB, così intanto per fare qualcosa.
Grazie a coloro che commentano costantemente la storia, non potete nemmeno immaginare la gioia che mi date! Grazie, ovviamente, a chi silenziosamente legge la storia e a chi l’ha aggiunta tra le preferite/ricordate/seguite *w*
Alla prossima,
Silence.
  
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