Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Meg___X3    02/07/2008    11 recensioni
Inuyasha e Sesshoumaru, all’alba delle vacanze estive, ricevono la notizia che una ragazza sarà ospitata in casa loro. Ma chi l’ha deciso? E soprattutto, chi è questa sconosciuta? Riguardando il testamento del loro defunto padre, le cose cominciano a complicarsi più del dovuto… * Ciao! ^^ Questa è la mia prima pubblicazione! Spero vi piaccia <3 Meg.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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fanfiction

 

Alchimia dei sensi.

 

Allora... grazie grazie grazie per le recensioni *_* E le letture! E le aggiunte ai preferiti! ^^ Ma dopo vi ringrazierò meglio... vi lascio al capitolo! Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

Capitolo due

L'incontro con Sesshoumaru.

 

 

 

Il taxi di Kagome e Rin arrivò dopo due ore di viaggio. La villa dei Taisho era fuori città, immersa nelle foreste interne del Giappone. Si affacciava su un piccolo specchio d’acqua che molto spesso attirava turisti dalla città, pronti a vedere il meraviglioso riflesso del sole che all’alba ricopre interamente l’acqua cristallina. Per quanto ne sapessero, anche la Residenza No Taisho era meta di molti giri turistici, soprattutto per il fatto che aveva almeno trecento anni buoni e perché il suo aspetto faceva decisamente spalancare la bocca: marmo, statue, stile nettamente occidentale. Era risaputo che i Taisho non avevano origini giapponesi, e si raccontava che chi la fece costruire fosse in realtà europeo. Ciò non è comunque una novità, perché all’inizio la comunità demoniaca era talmente estesa che comprendeva tutto il globo.

Quando superarono il cancello in ferro battuto, rimasero come chiunque avrebbe reagito a quella vista: sorprese.

Il prato era verdeggiante, costellato di piccoli laghetti, contornati da alcune statue bianche, sprazzi di fiori colorati e fontane con guizzi alti e sottili. La strada biforcava in due ben distinte, che seguivano una forma rotonda, fino a giungere di fronte a quella celestiale residenza. Il colore dei muri era bianco, ma molti decori erano beige, e spiccavano le statue bianche fra le colonne. La villa era di forma rettangolare, su diversi piani. Nella parte centrale c’erano delle deliziose arcate sorrette da colonne prive di decorazioni. L’incredibile dose di opere a tutto tondo rendeva l’abitazione ancora più straordinaria di quanto non lo fosse. Esattamente al centro, si aprivano due scalinate laterali che conducevano alla porta d’ingresso.

Rin e Kagome si resero conto di essere col naso appiccicate al finestrino solo quando sentirono il rumore del bagagliaio aprirsi.

«Wow» biascicò la diciottenne, con lo sguardo inchiodato a quella straordinaria opera d’arte. Per quel poco di arte che aveva studiato, poteva dire appieno che non era sicuramente in stile orientale. Si domandò se tutte le ville europee fossero così.

Rin rimase con la gola secca. Non aveva mai visto una cosa del genere. Anzi, a dir la verità aveva visto ben poco. Non era mai andata in vacanza, ne in gita scolastica. Esistevano quelle meraviglie, e lei non lo sapeva.

«Signorine, benvenute alla Residenza No Taisho» esclamò il taxista, forse abituato ad accogliere turisti affascinati. Aprì la portiera del taxi e permise alle due ragazze di uscire.

Kagome e Rin si affrettarono a muoversi, cercando di guardare quella villa da tutte le angolazione. Non avevano mai visto tanto sfarzo, soprattutto concentrato in un’opera così… strana ed accattivante!

«Oh… beh… grazie» borbottò Kagome, che sembrava aver di colpo perso la sua faccia tosta. Si avvicinò al taxista e gli domandò quanto gli doveva, mentre Rin si guardava attorno, sognante.

Sembrava di essere in una piccola radura, avvolte dalla foresta. La lunga strada che li aveva condotti alla villa sembrava così lontana… in quel piccolo angolo di paradiso. La villa brillava dei riflessi del sole… sembrava così eterea. Forse era perché non aveva mai visto una cosa del genere, ma si sentì subito a suo agio. Prese il suo trolley e lo zainetto, avvicinandosi alla scalinata. Fece il primo gradino.

Chissà come sarebbe scenderla con un vestito elegante… pensò, dolcemente. Magari con lo strascico! Adorava fantasticare su quelle storie. Per quanto avesse sedici anni, ragionava e pensava abbastanza ingenuamente. Non aveva la smania di crescere, come le sue compagnie di scuola. Molto spesso ripensava alla sua infanzia con incredibile nostalgia, sperando di avere qualche anno di meno. Ecco perché Kagome la chiamava sempre “piccola”.

«Ehi Rin!» la richiamò, la diciottenne. Il taxista se ne era andato, e si trovava a pochi passi da lei, col trolley e il borsone sulle spalle. «Direi che… come nuova casa è decente, no?» azzardò, con un sorrisino.

Rin non seppe che rispondere, e finì per annuire solamente. All’inizio le era parso strano trasferirsi così, da degli amici di famiglia… ma a quanto pare Kagome sapeva già tutto di ciò. Sua mamma le aveva riferito che Izayoi aveva conservato un posto per loro, nella villa di suo marito.

«Beh, andiamo dai» mormorò, cominciando a salire le scale. Giunsero in fretta di fronte al portone, indecise se suonare.

«Pazzesco» esclamò Kagome, sorpresa «non c’è il campanello!».

Rin rise un istante. «Forse dovremmo bussare…» disse, indicando le enormi maniglie posizionate al centro del portone.

«Se ci fossero più ragnatele, meno luce e più nebbia sarebbe come stare in un film dell’orrore» borbottò, afferrandone una e sbattendola delicatamente contro l’entrata. Fece un respiro profondo.

La porta si aprì delicatamente, senza alcun cigolio sinistro. All’entrata vi era una donna anziana. «Oh…» esclamò alla vista di Rin «Benvenute…» disse, aggrottando le sopracciglia.

Rin comprese perfettamente e si portò in avanti, dispiaciuta. «Mi scusi Signora, avevo proposto di avvisare, ma Kagome è davvero cocciuta!».

La signora si voltò dunque verso la diciottenne. «Dunque tu sei Kagome Higurashi…» ne studiò lentamente i tratti, pensosa. «Quando hai detto di essere nata?».

«Il 18 marzo del 1990» rispose, confusa da quella domanda inaspettata. L’aveva fatta anche al telefono il notaio.

«Oh… si, proprio due mesi dopo quel rompiscatole» esclamò, mostrando un sorriso gioioso «le nipoti del Signore e sua moglie sono sempre benvenute!» disse, dolcemente.

Rin però si fece avanti. «Oh ma io… non sono…» biascicò.

Kagome la precedette. «Lei è Rin, ed è sotto la mia tutela da circa tre mesi. Però vive con me da quando ho nove anni» spiegò, gentilmente.

L’anziana donna scrutò la piccola a lungo. Poi sorrise. «Scusami. È solo che siete molto simili».

Rin scosse le spalle, come a dirle di non scusarsi. Erano effettivamente accumulate da alcune similitudini: avevano entrambe i capelli lunghi e mossi, scuri, anche se un occhio attento poteva distinguere che quelli di Kagome erano color ebano, mentre quelli di Rin marrone scuro. Ad assomigliarle era anche il volto perlaceo e ovale, e la forma degli occhi.

«Molto spesso ci scambiano per sorelle» mormorò Kagome, guardando dolcemente la piccola Rin «ed è come se lo fossimo» disse, in un impeto di gentilezza. Non era solita esprimere i suoi sentimenti, Rin era molto più affettuosa.

Le prese difatti la mano e la strinse, amorevole. «Già».

L’anziano donna le fissò, commossa, e poi tossì. «Scusate, non mi sono neanche presentata» mormorò, porgendo la mano ad entrambe «io sono Kaede, e se non ci fossi io questa casa sarebbe un’immondizia».

Scoppiarono tutte e tre in una risatina, prima che Rin, rinsavita, poggiasse una mano sul braccio della donna. «Non è che disturbo, vero?» domandò, apprensiva.

Kaede scosse il capo. «No di certo. Qua ci sentiamo così soli» spiegò, indicandole di entrare. «Lasciate pure qui le valigie, vi porto a fare un giro della casa».

 

 

 

 

«E così si tratta di mia cugina…» sussurrò Inuyasha, dopo aver appreso da suo fratello del nuovo pezzo di testamento. «Bene» esordì, serio.

Sesshoumaru lo fissò, attendendo il suo efficace ragionamento.

«Così non romperà le scatole» borbottò.

Il demone alzò un sopracciglio. «Inuyasha, è tua cugina» disse, serio.

Quello lo fissò, come a dire “E allora?!”.

Sesshoumaru sospirò pesantemente. «Beh, sei tu che devi fare gli onori di casa» disse, indicandolo prepotentemente con le mani «sei tu che dovrai farle compagnia».

Il mezzodemone spalancò gli occhi. «Cosa?! Neanche per sogno!» esclamò, rude «non farò da balia ad una ragazzina!» tuonò.

Sesshoumaru sospirò nuovamente, frustrato. «Hai letto il testamento, Inuyasha. È solo di due mesi più piccola di te».

«Appunto! È una ragazzina» borbottò testardo «e non sono interessato a fare la sua conoscenza!».

Il demone alzò le braccia al cielo. «Parli come se dovessi sposarla!» esordì, infastidito «Si tratta solo di essere gentile con una persona, non è così difficile!».

Inuyasha lo fulminò con lo sguardo. «Sai che lo è».

«No stupido hanyou, non è così difficile, maledizione!» urlò, scocciato. Era stata una settimana difficile: Inuyasha continuava a lamentarsi, aveva dovuto intrattenere un colloquio privato col preside della scuola, a quanto pare devastata da una rissa provocata proprio da suo fratello… Aveva tutti i diritti di sentirsi stressato.

Inuyasha lo fissò, ferito. Si mise una maschera d’orgoglio e si alzò, freddamente. «Beh, lo stupido hanyou se ne va nella sua stanza» esordì, uscendo dall’ufficio «che quella ragazzina vada affanculo».

Sesshoumaru si mise una mano nei capelli.

 

 

 

 

«Di qua ci sono le stanze dei proprietari…» esclamò Kaede, indicando il piano superiore. «Non so se è una buona idea andarci» borbottò «non sono soliti accettare visite di cortesia».

Kagome e Rin aggrottarono le sopracciglia, guardandosi. Che strani padroni. Non è che erano come nella Bella e la Bestia, vero?

«Kaede?» esclamò una voce maschile da sopra le scale. Un paio di gambe muscolose fasciate in pantaloni di altissima fattura comparvero sugli ultimi gradini della scala a chiocciola. Era impossibile vederne il volto, ma l’anziana signora parve riconoscerlo. «Si, sono io Sesshoumaru. Sto facendo visitare la casa alle nostre ospiti».

«Ospiti?» domandò dubbioso «Vengo subito» esordì quella voce, che Kagome catalogò come molto affascinante. Non pareva certo quella di una bestia: era roca, profonda… ma bella.

Rin seguì l’entrata dello sconosciuto con strana ansia: non capiva perchè ma lo temeva leggermente. Forse aveva paura di ciò che avrebbe potuto essere.

Si trattava di un uomo adulto, dai capelli argentati come la Luna e gli occhi color dell’Oro. Il volto era ovale, perlaceo. Sulla fronte aveva una mezzaluna violacea, e sugli zigomi delle striature del medesimo colore. Aveva gli occhi sottili, come lame affilate, il naso dritto e la bocca sottile. Le spalle erano larghe e la vita stretta, cinta in una camicia bianca molto elegante.

Era serio in volto, emanava freddezza. Sentì le sue paure accrescere: com’era quell’uomo? Era buono?  Sentì i suoi occhi vagare su di lei per un lungo momento, e la sensazione che ne provò la lasciò scombussolata: non era come quando quel traslocatore l’aveva guardata… ma non era nemmeno piacevole. Era… strano… quasi… doloroso.

Kaede si frappose fra loro. «Loro sono Kagome Higurashi e Rin…» disse, ignorando il cognome della piccola.

Lei si sporse in avanti, imbarazzata. «Ehm… non lo so nemmeno io» sussurrò, cercando di non farsi sentire da Sesshoumaru. Idea alquanto stupida, perché lui era un demone cane. Rizzò la schiena e ritrovò difatti i suoi occhi dorati inchiodati nei suoi.

Kaede le sorrise vagamente. «Rin» puntualizzò, con un sorriso. «E lui è Sesshoumaru No Taisho, primogenito del marito di Izayoi» disse, pensando le due lo sapessero.

Kagome annuì, difatti. «Piacere» disse, abbassando leggermente il capo. Durante il viaggio in taxi aveva pensato a cosa dire e fare di fronte al padrone di casa: inchino o stretta di mano? Alla fine aveva optato per un semplice movimento della testa, dandosi della stupida per certi pensieri.

«Il piacere è mio» replicò, con un leggero inchino del capo. Aveva modi eleganti e perfetti, ma il viso era forse troppo serio perché risultasse gentile e caloroso.

Kaede sorrise, contenta della buona riuscita di quella presentazione.

«Qual è la stanza che vi è piaciuta di più?» domandò il demone, spostando lo sguardo da Rin a Kagome.

La diciottenne rimase a pensarci un po’ su. «La biblioteca» rispose, sincera. Era abbastanza studiosa… in particolare di materie teoriche, apprendibili facilmente con lo studio. Con la matematica, ad esempio, non ci andava affatto d’accordo.

Sesshoumaru sorrise, evidentemente soddisfatto della risposta.

Rin invece arrossì lievemente. «La sala da ballo» ammise, con voce carezzevole.

Il demone la fissò, accigliato, poi ritornò a guardare Kagome.

Rin si sentì decisamente offesa. Come… come mai prima aveva continuato a guardarla ed ora la ignorava? Scacciò via quel pensiero, confusa.

«E quella che avete preferito di meno?» domandò poi, pacato.

«La sala dei dipinti» esordì Kagome, sicura «veramente belli… ma troppi».

Sesshoumaru stortò il capo. «Commento curioso».

Rin lo fissò, imbarazzata. Era sicura di stare per fare una brutta figura… ma fu comunque sincera. «Il… suo ufficio. È così… cupo» confessò, stringendo le spalle.

Due lame dorate, luccicanti, si piantarono nei suoi occhi, talmente ammaglianti da lasciarla leggermente a bocca aperta. Ancora quella strana sensazione… ne fastidiosa, ne piacevole. Strana.

Sesshoumaru lanciò un’occhiata a Kaede. «Parlando di cose serie…» disse, cambiando discorso.

Rin si sentì nuovamente umiliata e abbassò il capo, stringendo lievemente i pugni. La stava ignorando! Platealmente!

«Posso sapere chi sei?» domandò, guardandola negli occhi.

Rin alzò il capo, sorpresa di sentirlo rivolgersi a lei. Era una domanda strettamente personale, molto sfacciata. Difatti aggrottò le sopracciglia, leggermente scocciata da quella richiesta. «Il mio nome è Rin» rispose, caparbia, forse un po’ troppo esuberante «e sono sotto la tutela di Kagome fin da quando ho sette anni».

Lui parve non reagire a quella risposta, e guardò Kagome, che prese a parlare, lucida. «È esatto. È stata trovata da mia mamma una notte. Era stata quasi… investita da un auto. L’abbiamo allevata come una di famiglia. È come una sorella minore, per me».

«Benvenuta nella mia dimora» disse, con un’eleganza che la affascinò. Era un uomo strano. Sembrava… perfetto. Un principe azzurro. Con quel volto liscio e intagliato nel marmo… i capelli argentati… gli occhi dorati… beh, forse da piccola lo immaginava biondo e con gli occhi azzurri, ma per il resto ci assomigliava.

«Grazie…» biascicò, imbarazzata. Le aveva rivolto un’occhiata di fuoco. Ardente.

«Ora, scusate, ma vorrei ritirarmi nelle mie stanze» esordì, gentile «Kaede, voi sapete qual è la stanza riservata alle ospiti, no?».

L’anziana donna parve tentennare, e si sporse fino al suo orecchio, allontanandolo di qualche passo.

Rin e Kagome si guardarono, ignare di quello che i due stessero parlando.

Il demone e la donna ritornarono da loro, pacati. «Grazie Sesshoumaru» esordì, con venerazione.

«Grazie a voi» continuò lui, galante. Risalì in fretta le scale e scomparve dalla loro vista.

Rin sentì un peso sul cuore scomparire velocemente.

«Bene» disse Kaede, rilassata «avete fame?».

 

 

 

 

Kagome raggiunse in fretta la sua camera. Era in fondo al corridoio, spaziosa e con tante finestre. Aveva i tendaggi bianchi ed i mobili in legno beige, ed il letto a baldacchino era favoloso. Si sentì una piccola principessa, infilandosi sotto le coperte circondata da teli bianchi e lenzuola di seta.

Sesshoumaru è strano, si disse. Educato ma scostante. Era come se volesse in realtà… essere diverso da com’era. Voleva essere forse più trasandato? Che sciocchezza, chi poteva desiderare di essere rozzo? Nessuno.

Ci rimuginò sopra ancora un po’ e poi si addormentò.

 

 

 

 

Rin si guardò attorno. Accidenti, quella stanza era favolosa. Rosa, con pareti decorate a mano, le tende trasparenti e una vista sul lago cristallino. Com’era possibile che avesse avuto la fortuna di abitare in quella villa? Probabilmente aveva fatto qualcosa di straordinario nella sua vita precedente. Si tolse i vestiti e si infilò la camicia da notte, corta fin sopra le ginocchia e con un delizioso fiocco su entrambe le spalline. Si sdraiò sul letto, dolcemente, avvolgendosi con le soffici lenzuola.

Ora si che poteva augurarsi una buona notte.

 

 

 

Continua nel prossimo capitolo...

 

 

 

 

Allora... sono lusingata da tutte le vostre recensioni!! Non mi aspettavo assolutamente che piacesse così tanto!!! GRAZIE davvero a tutti! Recensori e lettori!

Comunque, ritornando al capitolo... ebbene, ecco finalmente l'arrivo a casa Taisho! Non potevo non metterci dentro il mio orgoglio italiano e far diventare Inuyasha un europeo! XD Beh, discendente... poi lui è comunque giapponese nelle vene. E poi... come potevo non scegliere una villa italiana? Esatto, la casa è realmente esistente, anche se purtroppo non l'ho mai visitata ç_ç Si chiama Villa Mansi ed è a Lucca. ^^

Ora... passiamo ai ringraziamenti per le recensioni...

 

lilysol: abbiamo lo stesso nome?! *_* Ma che bello! Sei la seconda Linda che conosco in tutta la mia vita XD E ti svelo un segreto... sono stata due ore sul dizionario dei sinonimi per comporre questo titolo!!! ^__* Grazie davvero per i complimenti!!! Spero continuerai a seguire la storia ^^ E sono contenta che ti intrighi... era il mio obiettivo! :)

 

Onigiri: oddio... *ç* Grazie! Mi hai descritta in maniera straordinaria... sono commossa! Sei davvero gentile! ;) Ed ecco il tuo adorato continuo! Spero ti sia piaciuto ;) Ci ho messo un bel pezzo di me... praticamente le risposte di Kaggy alle domande di Sesshy erano le mie ^^ Sto cercando di creare dei caratteri ben delineati... come vedi, Inuyasha sta piano piano prendendo forma... ma anche Sesshy... ^^ Insomma... speriamo in bene! ;) Grazie ancora!

 

Kaimy_11: Allora, allora... Dal testamento e la storia di Izayoi e Sumiko, si, Kagome e Inu sono cugini, per di più di primo grado. (Sumiko e Izayoi sono sorelle) ^^ E Rin e Sesshy... beh, vedi Kagura da qualche parte?! XD E comunque, continua pure a rompermi le scatole in questo modo, è stimolante! ^__* Grazie, grazie e ancora grazie!!!

 

Marty_Roro: oh... grazie ^^ In effetti non è proprio la mia prima... nel senso che scrivevo anche alcune cose a casa... ma non ne ho mai pubblicata nessuna! Ed è comunque la prima su Inuyasha <3 E grazie ancora per i complimenti, sono lusingata, lo ripeto! XD Spero continuerai a seguirmi ^^ Baci!

 

roro: che nome adorabile!! ^^ Grazie! Sono contante che la storia ispiri... temevo non piacesse per il legame di parentela fra inu e kaggy... >.< Ma avviso che bisogna stare a vedere... ^^ Continua a seguirmi e grazie ancora!!

 

Ichigo wehara: ehehehe, tu hai centrato il problema! XD Beh, loro sono... effettivamente, cugini. Sumiko e Izayoi sono sorelle. Ma ti chiedo comunque di seguirmi e pazientare... ci sono troppi segreti ancora da scoprire!! <3 Bacioni!!!

 

elita: ciao anche a te! XD exact... scoprirai tutto andando avanti... ^^ Si, Inu No Taisho non era proprio sincero con i suoi figli... non che fosse una persona cattiva, anzi! Io lo immagino buono e generoso, capace di amare infinitamente una persona (beata Izayoi *çççççç*) Dunque... continua a seguirmi... e dimmi come ti è sembrato questo capitolo! =) Baci!

 

Michiyochan: eheheh... grazie per i complimenti! E beh, che dirti per Inu e Kaggy? Pazientare, pazientare, pazientare... non si sa mai che l'amore sbocci anche con il loro legame di parentela! E poi... hai visto com'è il carattere di Inu, no? Molto difficile... Kagome sarà in grado di sopportarlo?? *_* Ti lascio il quesito XD Grazie ancora!!! Kiss!

 

mikamey: wow, grazie mille! Sono contenta che già ti piaccia!!! XD Spero continuerà a piacerti anche più avanti...!!! =) Beh... cos'altro posso dirti? Spero di ricevere un'altra tua recensione... e grazie ancora!! Baci!!

 

e.... fine!!! Wow, siete nove!! Incredibile!! Grazie davvero!! Siete gentilissime!! *me si commuove di nuovo* XD

 

Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia fra i preferiti:

1 - baby_dark
2 - dany chan
3 - Toru85

 

Grazie davvero! E beh... al prossimo capitolo!!!! =)

Baci, Meg.

  
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