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Autore: Aliceclipse    20/03/2014    1 recensioni
Persone familiari. Troppo. Un abbraccio diverso, impacciato. Sapeva di casa. E quel profumo, quel dopobarba. Kurt non voleva andare a casa. Ovunque, ma non a casa. Non con due persone che chiamava famiglia, ma che erano estranee. Ormai erano estranee.
Mani, troppe mani. Kurt Non era più responsabile delle sue azioni, e se ne rendeva conto solo in quel momento. Tentando di bloccare quelle mani disperatamente, si stava affannando in cerca del verde. E poi lo afferrò, il verde. Disperatamente.
***
Non sembrava cattivo. Non sembrava vuoto.
Sembrava solo fuori luogo, nonostante il suo modo di vestire e tutti quei piercing non sembrassero strani, su di lui.
Si chiese da quanto li aveva. Si chiese che musica ascoltava, quali fossero le sue materie preferite.
E, improvvisamente, l’ora di storia non sembrava così noiosa.
Quella scuola non sembrava tanto spaventosa, nonostante le sue paure. Le paure a cui non voleva dar voce, ma che lo tormentavano nel sonno, senza tregua, ogni notte. Quelle che lo segnavano profondamente, la causa delle sue occhiaie pronunciate.

***
BadBoy!Kurt, Klaine, Kurt/Puck friendship, Quinn/Puck friendship, Faberry, Blaine/Santana friendship, Blaine/Rachel friendship.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18

Verità.


Era rimasto solo, sulla porta di quella cucina così piena di caos, così vissuta, imbarazzato come non si sentiva da tempo. E, finalmente, cominciava a sentire.
Non sapeva bene cosa, ma Kurt sentiva.
Sentiva un po' di colore, probabilmente.
Il colore che si era rifiutato di cercare. Perché non poteva cercarlo, il colore, o avrebbe finito per farsi male di nuovo.
Non si stava così male nel grigio, alla fine. Però quella mezz'ora passata lì, in cucina con Blaine, era stata una vera ventata d'aria fresca. E, in quell'istante, se qualcuno glielo avesse chiesto, Kurt non avrebbe saputo dire cosa veramente lo spaventasse così tanto dell'essere felice di nuovo.
Ma era solo un momento, e lo sapeva.
Però, mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto, per un secondo, uno soltanto, il piccolo sorriso che increspò le sue labbra si trasferì, finalmente, anche ai suoi occhi.
E se ne accorse, in parte. In parte, invece, si ricordò della promessa della sera prima. E si morse il labbro.
Aveva proposto a Blaine di saltare la scuola. Ma perché?
No, non riusciva a ricordarlo.
E non voleva pensare che fosse soltanto perché voleva assolutamente passare del tempo con lui.
No, non era per questo.
Nemmeno un po'.
Allora cos'era?
Focalizzò lo sguardo sulla cucina disastrata. Padelle e piatti erano abbandonati un po' ovunque insieme a cucchiai e buste del latte vuote.
Strinse le labbra, passandosi una mano tra i capelli, spazzando via di se' i pensieri su Blaine, e provando ad analizzare quello che aveva intorno. Poi si rimboccò le maniche con fare pratico, e cominciò a radunare le stoviglie.
Era sempre Kurt. E certe cose non cambiano mai.

Quando Blaine scese le scale, completamente vestito, era particolarmente attivo, nonostante la nottata passata quasi in bianco. Kurt Hummel - quel Kurt Hummel - era lì, e lo stava aspettando.
E sapeva di essersi comportato in maniera un po' equivoca, prima. Non poteva fare a meno di pensare di aver esagerato. Sembrava aver colto nel segno, ma davvero Kurt era un tipo così suscettibile per certe cose?
Non lo sembrava affatto.
Si stupì quando, nello scendere gli ultimi gradini, sentì canticchiare. Aggrottò leggermente le sopracciglia, stupito, e si avvicinò con passo delicato alla porta della cucina, sperando di non farsi sentire.
Lo aveva sentito cantare soltanto una volta, ma la voce di Kurt era inconfondibile. Aveva un colore così particolare, così vivo, che non pensava se lo sarebbe mai dimenticato. Poggiò il palmo della mano contro lo stipite, attento a non fare rumore, mentre il suo sguardo si spostava verso la cresta verde del ragazzo. Era girato di spalle, e muoveva leggermente le spalle, dandosi il tempo, mentre canticchiava a bassa voce.
"I know I'm not perfect, but I can smile, and I hope that you see this heart behind these tired eyes."
Una canzone che Blaine conosceva, ma di cui non ricordava il titolo. non era una canzone allegra, ma era.. serena. E questo sembrava abbastanza, in quel momento. lui la trovava azzeccata.
Mentre Kurt cantava, Blaine si fece più vicino alla figura dell'altro ragazzo.
"I'm no angel, but please don't think that I can't cry, I'm no angel, but does that mean that I won't fly."
Blaine sospirò, e Kurt si voltò di scatto verso di lui, l'ultima tazza ancora in mano. Poi lo fissò, lo sguardo colmo di qualcosa che Blaine non avrebbe saputo decifrare.
E Blaine sorrise.
- Non dovevi sistemare, Kurt, hai già fatto anche troppo.- Mormorò, prendendogli la tazza dalle mani, e posandola sulla mensola accanto a loro, ancora bagnata. Kurt lo lasciò fare, senza saper bene come replicare. Avrebbe dovuto rispondere che era suo dovere aiutarlo, che era il minimo, dopo averlo ospitato per la notte.
D'altra parte, però, lui non si era sentito per nulla obbligato. Aveva fatto quello che aveva fatto solo per il piacere di farlo, per voglia, muovendosi come se si trattasse di casa sua.
Altro particolare non esattamente da lui. Si sentì improvvisamente avvampare, e allora si voltò, e prese lo straccio per asciugarsi le mani.
Quando tornò a guardare Blaine, l'altro si era avvicinato di un altro passo a lui, e lo stava fissando, le braccia posate sui fianchi. Kurt gli lanciò un'occhiata fugace, e poi alzò un sopracciglio.
- Quindi oggi niente scuola, nemmeno per Anderson il santarellino?- sussurrò, avvicinandosi pericolosamente alle labbra del ricciolo. Che non si tirò indietro, anzi, gli sorrise in modo piuttosto spavaldo.
- Chi ti dice che sono un santarellino? - rispose, portandosi il pollice alla bocca, e mordendosi l'unghia in maniera leggera. Un gesto che pose un minimo di distanza in più, e che li rese entrambi più consapevoli della situazione abbastanza equivoca.
- Puoi dimostrarmi che non lo sei? - Kurt incrociò le braccia, aggiungendo un pizzico di sarcasmo alla conversazione. Non poteva permettere che Blaine avesse la meglio. Assolutamente no.
- Io.. no. Però puoi dirmi cos'hai in mente per capirlo.- La voce di Blaine si fece più leggera. se fossero stati poco può lontani, probabilmente Kurt non l'avrebbe sentita. Assunse un ghigno, allontanandosi da Blaine, per raggiungere la porta.
- Prima andiamo a recuperare la macchina di Puck allo Scandals. Poi te lo dirò. - Gli fece l'occhiolino, e Blaine scoppiò a ridere.
-Dobbiamo prendere il Pullman per arrivarci, Cooper ha preso la macchina stamattina.- Disse, seguendolo. Kurt fece spallucce senza voltarsi, ed entrambi si avviarono verso la porta d'ingresso.

***

Quando Quinn entrò in classe, in ritardo come al solito, teneva il cellulare stretto nella mano destra, per poter sentire la vibrazione. Kurt non si era fatto vivo quella notte, e lei non era riuscita a dormire. Forse era stupido preoccuparsi così, ma Kurt era una delle ragioni che in quel periodo la spingevano ad andare avanti, e non sapere come stava la rendeva nervosa. Come al solito, si beccò una partaccia dal professore di turno perché non aveva rispettato gli orari. Era passata da Puck quella mattina, ma del suo Pick up non c'era ancora traccia, quindi aveva portato lei il ragazzo a scuola.
Anche Puck era preoccupato, ovviamente, ma non quanto lei. O, se lo era, non lo mostrava.
Le aveva raccontato della visita di Finn e della fuga sconvolta di Kurt, e allora i conti avevano cominciato a tornare.
Mentre si metteva a sedere, sospirò, mettendo in tasca il cellulare, dopo aver dato un'ultima occhiata veloce.
Sola in un banco per due persone, nell'ultima fila, stravaccò i piedi sulla sedia libera, accasciandosi un po', e guardandosi intorno mentre il professore spiegava.
Quella mattina tra i banchi c'era un insolito chiacchiericcio. Di solito, quella classe era particolarmente pacata, se non si contavano i soliti due o tre elementi di disturbo.
Quella mattina, però, Azimio e Samuel non sbraitavano più degli altri, costringendo il professore a punirli e rallentando il resto della classe. Sebrava piuttosto che si stessero uniformando ad un chiacchiericcio che non era comune in quella classe, ma in cui si amalgamavano perfettamente. Poteva vederli, Quinn, mentre parlavano animatamente, sottovoce, con i loro rispettivi compagni di banco, e si lanciavano occhiate complici. Tutti, in quell'aula, sembravano presi da qualche novità particolare.
Si chiese cosa stessero architettando quei due. Quella situazione non le piaceva per niente.
Mentre rifletteva, il telefono vibrò nella sua tasca.
Lei alzò lo sguardo. Il professore sembrava troppo preso dalla lavagna per prestare attenzione alla classe.
Quinn prese il cellulare e lo mise nell'astuccio velocemente, attenta a non farsi vedere.
Aggrottò la fronte quando, invece del nome di Kurt, lesse "Rachel Berry". E, quando aprì il messaggio, rimase ancor più confusa.
A quanto pare avevamo ragione.
Quinn digitò velocemente una risposta, non sapendo bene cosa aspettarsi. Avevano parlato parecchio in quei giorni. A cosa si riferiva Rachel?
Di che parli?
La risposta arrivò dopo una decina di minuti. Quinn tamburellò distrattamente le dita sul quaderno mentre leggeva.
Blaine. Lo sa tutta la scuola, non hai sentito? Poi ti spiego, dobbiamo parlare. A mensa. Col resto del Glee.

***

Quando la porta del Pick up si chiuse dietro di lui, Blaine si sistemò meglio, mordendosi un labbro, mentre Kurt metteva in moto. Durante il tragitto per arrivare fino allo Scandals avevano parlato del più e del meno, di canzoni, soprattutto, di gusti musicali. Di colori preferiti. Di cibo. Scordandosi perché si trovassero lì, scordandosi quello che stavano facendo. Poi il pullman si era fermato a pochi metri dal parcheggio della discoteca, e su di loro era calato un silenzio imbarazzato.
Blaine si era ricordato della sera precedente. Si era ricordato di Kurt ubriaco. Si chiese con quanti ragazzi era stato prima che lui lo passasse a prendere.
Kurt si era ricordato di non ricordare. Anche lui si stava facendo molte domande. E si sentiva imbarazzato, più di quanto gli dicesse la sua dubbia e recente etica.
Tra loro, però, il silenzio imbarazzato sembrava molto frequente, quindi Blaine, una volta superata l'uscita del parcheggio, cercò di farsi coraggio. Perché lui era un Anderson, per la miseria! Gli Anderson potevano tutto.
-Quindi dove andiamo? Sono un bravo ragazzo, non ho mai marinato le lezioni, sai.- Esclamò, stringendo le ginocchia per frenare le gambe tamburellanti. Kurt ridacchiò, lo sguardo fisso sulla strada.
-Mi hai appena provato di essere un santarellino. Io l'ho fatto miliardi di volte. Anche prima che.. - Il sorriso sul suo volto si spense improvvisamente, e le mani si strinsero di più attorno al volante, - beh, l'ho fatto spesso. Non ti dirò perché però, altrimenti dovrei ucciderti.- Sussurrò, e, al termine della frase, sembrò rilassarsi un pochino.
Blaine avrebbe voluto fare domande. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più su Kurt, sul Kurt vero, non su quello che mostrava agli altri. Ma non lo fece.
Aveva la sensazione che Kurt volesse fare di tutto, tranne parlare del suo passato.
A Blaine, per ora, poteva andar bene.
Voleva conoscerlo, ma prima di farlo doveva fare in modo che il ragazzo si fidasse di lui.
-Un giorno lo scoprirò, lo sai vero? e non potrai uccidermi. Sai, so difendermi molto bene.- Kurt si voltò verso di lui, sorpreso, e Blaine fece l'occhiolino.
-Che significa "sai difenderti bene"? Sei figlio di un terrorista per caso?- Scoppiarono entrambi a ridere.
-No, no, niente del genere. Faccio Boxe. - Kurt accostò di colpo, frenando. Poi voltò il busto verso Blaine per poterlo guardare meglio.
-Mi prendi in giro.-
-Assolutamente no.- Blaine rise dell'espressione sconvolta di Kurt, mentre tornava a girarsi verso la strada, e metteva di nuovo in moto il Pick up.
-Scusa se ti offendo Blaine, ma non sembri per nulla un ragazzo che fa boxe. Sembri uno molto.. pacifico. Non ti ci vedo a fare a botte.- Esclamò, ancora gli occhi sbarrati. Intanto, la macchina riprendeva a muoversi.
-Già. Io, ehm.. - Blaine sapeva di essere arrossito. Per lui non era semplice parlare. Non voleva apparire un ragazzino impaurito, Kurt doveva averne passate tante. Sospirò. - Ho cominciato per colpa di un'aggressione. Dei bulli mi picchiarono a sangue dopo un ballo scolastico. Avevo.. avevo appena fatto coming out.- Mormorò, tenendo lo sguardo fisso su Kurt.
L'altro rallentò notevolmente l'andatura della macchina, lo sguardo perso sembrava vagare sulla strada senza vederla veramente. Blaine aspettava impaziente.
-E' per questo che sei al Mckinley?- Kurt aveva abbassato notevolmente anche il tono di voce. Blaine lo fissò intensamente.
Avrebbe potuto chiedergli mille altre cose. Avrebbe addirittura potuto prenderlo in giro, avrebbe potuto rinfacciargli di aver sempre avuto ragione sul suo essere gay. Blaine, fino a quel momento, non lo aveva mai detto esplicitamente. Lo aveva fatto intendere, certo, ma non detto. E quelle di Kurt erano rimaste supposizioni.
Invece gli aveva chiesto se si era trasferito per questo, con la tristezza e la confusione negli occhi.
-Prima ero stato trasferito alla Dalton, ma la retta era troppo alta per i miei, così mi sono fatto trasferire di nuovo.- Tra di loro cadde di nuovo il silenzio, e Blaine si accasciò sul suo sedile, rattristato e cercando di non perdersi nei ricordi.
Kurt, invece, era teso come una corda di violino.
-Tu sei nel glee, Blaine.- Sussurrò poi. Blaine lo guardò, perplesso.
-Sì.-
-Cosa sai di me? Cosa ti hanno raccontato?- Blaine si tirò un po' su, senza smettere di guardarlo.
-Non molto, in realtà. Ho visto una foto, e Rachel mi ha detto che sei cambiato molto, che le manchi. Tutto qui.- Kurt cambiò marcia con forza, aumentando la velocità.
-Mio padre è morto quest'estate.- Sussurrò. Così piano che fu un miracolo sentirlo, per Blaine. -E' cambiato tutto, sono cambiato io. Non è una giustificazione per i miei comportamenti e ne sono più che consapevole, però.. - Kurt strinse le labbra, poi deglutì. - Blaine, lascia stare. Non so perché te lo sto dicendo.-
-Non devi parlarmene se non vuoi.- Kurt gli lanciò uno sguardo di ringraziamento, e Blaine gli sorrise. - E poi non hai risposto alla mia domanda, Latin lover. Dove andiamo?- Kurt rise. E non era una delle sue solite risate tristi. Sembrava essersi sollevato da un peso piuttosto grande. Ed il suo sguardo un po' perso era sempre presente, però sembrava, in qualche modo, più leggero.
-Siamo quasi arrivati-.






Angolo di Alis.
Buongiorno a tutti. So che sono di nuovo in ritardo, ma ho avuto problemi (di nuovo) con il computer, e giuro che non ci saranno più ritardi così grandi.
Passando al capitolo.. Piccole verità cominciano a venire fuori. E i nostri cattivissimi ragazzacci stanno andando.. dove? Avete idee? Siete curiosi? Non ve ne frega una mazza? In ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto, molto curiosa. So che il capitolo non è molto lungo, però a breve, lo prometto, mi farò perdonare! Intanto potete contattarmi qui su efp, sulla pagina di Facebook o, se preferite, su Twitter.
 A presto ;)
   
 
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