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Autore: mychemicalfrnk    20/03/2014    4 recensioni
Ti capita mai di sentirti stanca/o di te stessa/o? Di voler cambiare radicalmente la tua vita? Di voler ricominciare? Ecco, Quinn si sente esattamente così, da molto tempo ormai. Finalmente però, ha la possibilità di cambiare le carte in gioco, di cambiare se stessa e di apparire in maniera differente, ed è assolutamente decisa a farlo. Ma questa nuova vita è esattamente come se la aspetta? E tutto perfetto come pensava? Oppure la sua nuova vita si rivelerà un totale disastro?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn, Quinn/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Artie sorrise. “piacere di conoscerla” disse stringendo la mano a mia madre e a mio padre, che li raggiunse poco dopo.
Era molto magro, aveva i capelli corti e castani e indossava una camicia bianca sotto al gilet, con dei pantaloni marroni. Portava degli spessi occhiali, con la montatura nera, ma era impossibile ignorare gli occhi azzurri nascosti dietro di essi. Sua madre non era molto alta. Aveva i capelli castani, più scuri di quelli del figlio, che le arrivavano alle spalle. Portava una camicia viola e dei pantaloni neri.
Mia madre sfoggiò il sorriso migliore che riuscì a trovare: per lei il rapporto con i vicini era sempre stato importantissimo, sin da prima che io nascessi.

 
 
 
“Salve, io sono Judy, lui è mio marito Russel e questa è mia figlia Quinn” disse indicando prima mio padre e poi me, che ero rimasta sulle scale da quando mia madre aveva aperto la porta.

Sorrisi e arrivai davanti alla porta, stringendo la mano prima alla madre e poi ad Artie

“Entrate, prego” disse mia madre, facendo un gesto con la mano e tenendo aperta la porta per loro.

“Questo è solo un pensiero” disse la signora Abrams indicando la teglia “Abbiamo pensato che potesse farvi piacere”

“Oh, Non dovevate distrurbarvi!” rispose mia madre prendendo la teglia e posandola sul tavolo, “Volete accomodarvi?” disse indicando il divano.

“No grazie, siamo solo venuti a salutare” rispose la madre di Artie declinando l’invito

“Lasciate almeno che vi mostri la casa, da questa parte” disse avviandosi verso le scale e poi bloccandosi di colpo, mostrando un po’ di imbarazzo
Artie e la madre capirono al volo e si guardarono.

“Stia tranquilla, posso aspettare qui” disse Artie con un sorriso. Non c’era nessuna traccia di commiserazione o tristezza nel suo sguardo e nel suo tono di voce, era chiaro che era abituato a situazioni del genere

“Oh… ecco.. certo.. Quinn! Perché non rimani con Artie mentre mostro la casa alla signora Abrams?” Disse mia madre lanciandomi uno sguardo supplicante.
Annuii e sorrisi. Mia madre cominciò a salire le scale seguita dalla madre di Artie e mio padre, che fino a quel momento aveva solo sorriso e annuito. Era un tipo timido, di poche parole.
 
 

 
“Allora, verrai al liceo McKinley?” disse Artie che si era allontanato dalle scale e ora stava in soggiorno, accanto al divano

“Sì, inizio lunedì” risposi sedendomi sulla poltrona di fronte a lui “tu vai lì vero?”

Artie annuì, e la sala piombò in un imbarazzante silenzio. Artie si guardò un po’ in giro, bloccò la sedia a rotelle e poi spostò ancora lo sguardo su di me prima di sorridere

“Hai qualche consiglio da darmi?” chiesi ricambiando il sorriso

“Stai attenta alla reputazione” disse lui tornando serio. “In quella scuola le classi sociali sono importantissime e duramente delineate” disse

“Cosa intendi con duramente delineate?” Chiesi perplessa.

“Gli sfigati sono sfigati, i popolari sono popolari, e poi ci sono quelli nel mezzo della scala sociale, che non sono abbastanza popolari, ma sono comunque abbastanza fortunati da non essere giudicati sfigati”

“E chi decide queste classi?” Chiesi incuriosita.

“Beh, ecco… Una persona lo ha scritto in faccia, sai, se sei uno sfigato si nota…” Disse lui lasciando la frase in sospeso e guardando in basso, come a voler dire “Indovina in che classe sono finito io

Immediatamente però riacquistò il sorriso e continuò a parlare

“Gli sfigati non parlano mai con i ragazzi popolari, hanno paura” disse scuotendo la testa

“Hanno paura di cosa?” Chiesi sempre più incuriosita

“Del cassonetto” rispose Artie con semplicità, come se non ci fosse cosa più naturale di quella. E in effetti non c’era bisogno di dire altro, era perfettamente chiaro.

“E chi è che butta la gente nei cassonetti?” Chiesi con gli occhi spalancati, con un certo disappunto.

“Il gruppo di Puck” rispose, quasi divertito dalla mia curiosità

“Puck? Che soprannome ridiciolo” Dissi inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia.

“Può anche essere un soprannome ridicolo, ma è il più popolare della scuola, se entri nel suo gruppo puoi essere considerato al vertice della scala sociale”
Quella frase attirò la mia attenzione. La popolarità era esattamente quello che stavo cercando, tutto quello che volevo era che la gente conoscesse il mio nome.

“Dunque, cosa bisogna fare per entrare nel gruppo di questo… Puck?” chiesi con tutta la naturalezza che avevo in corpo ma, evidentemente, fallendo miseramente, perché Artie mi guardò con disappunto.

“Scusa se lo dico, ma, sinceramente non mi sembri il tipo di persona che entra in quei gruppi” disse guardandomi come a rimproverarmi

Scrollai le spalle “Beh, ecco, do tutta un’altra impressione al primo impatto effettivamente” dissi con un sorriso che nella mia mente voleva essere misterioso, ma che fallì come il mio precedente tentativo di sembrare disinteressata.
 
 
Cazzate.
 
 
Ero esattamente come apparivo, una povera e ingenua ragazzina sfigata.
 
Artie inarcò un sopracciglio e fece un sorriso divertito. “Va bene: suppongo che tu debba fare buona impressione su di lui, e il trono sarà tuo” disse con una certa enfasi e con la voce carica di ironia,  proprio mentre sua madre scendeva le scale accompagnata da mia madre dicendo “è veramente una casa deliziosa”.

“Avete fatto amicizia voi due?” Chiese sua madre raggiungendoci.
Annuimmo entrambi. Artie tuttavia mi era simpatico, ed ero abbastanza sicura di essere simpatica anche a lui.

“Volete fermarvi per la cena?” Tentò di nuovo mia madre

“Oh, no grazie, siamo solo venuti a salutare” Ribadì la madre di Artie sorridendo

“Siete sempre i benvenuti” Ribattè mia madre mentre accompagnava la signora Abrams alla porta

“Ci vediamo lunedì, quindi” Disse Artie mentre si avviava alla porta e facendomi un occhiolino che voleva significare “Buona-fortuna-per-la-faccenda-di-Puck”. Sorrisi scuotendo la testa mentre chiudevo la porta. Ora ero sicura di stargli simpatica.
 
 
La mattina dopo mi svegliai tardi, dopo una notte praticamente insonne a causa del nuovo letto, della carta da parati improponibile che mi appariva davanti ogni qualvolta aprivo gli occhi, e del chiasso che facevano i ragazzi del vicinato. Pensare che il mio obbiettivo era diventare uno di quelli…
Scesi per colazione e chiamai Rachel al telefono.
 
Buongiorno dormigliona! Ti ho mandato un messaggio ma suppongo che tu stessi ancora dormendo, come al solito” disse. Potevo percepire il suo sorriso anche al telefono
 
“Erano le 7:30, nessuno è sveglio alle sette e trenta a parte te”

Dimentichi che oggi è giovedì, e i comuni mortali che non si sono appena trasferiti a km dalla loro città natale vanno a scuola”
 
“Oh, giusto” dissi mentre prendevo una tazza e i cereali dalla dispensa “e tu non dovresti essere a scuola?”
 
E’ intervallo. Adesso smetti di cambiare argomento, racconta tutto
 
“La casa e bella e più grande di quella dove abitavo prima e i vicini sono simpatici” dissi, un po’ troppo sbrigativa.
 
Tutto qui?” Disse con una punta di delusione nella voce
 
“Ehi, sono qui da meno di un giorno, che ti aspetti?”
 
Non so, qualcosa di più… definisci vicini simpatici
 
“Un ragazzo della nostra età, va nella scuola dove comincerò lunedì”
 
E com’è?
 
“Te l’ho detto, è simpatico”
 
Mh-Mh
 
“Cosa intendi con ‘Mh-Mh’?”
 
Nulla, tranquilla” disse ridendo
 
Di colpo mi venne in mente che nemmeno Rachel era a conoscenza della mia voglia di cambiare regole.
 
“Tu? Ti manco già?” Chiesi sorridendo
 
Troppo” Disse, di colpo improvvisamente seria.
 
“Verrai a trovarmi presto, vero?”
 
Ovviamente” Disse solenne
 
Una campanella provenne dall’altra parte della linea
 
“Devo andare… Due ore di storia” Riuscivo a vederla mentre roteava gli occhi e si dirigeva alla classe
 
“Va bene, mi manchi!” Dissi
 
“Anche tu. Ci sentiamo dopo?
 
“Certo, a dopo”
 
E la chiamata si concluse. 
 
Hola gente :)
Dopo una settimana sono tornata con il secondo capitolo, che ve ne pare?
Quinn viene a conoscenza dell'esistenza di un certo Puck... il nome vi dice nulla? ;)

Voglio ringraziare le persone che hanno messo questa storia nelle seguite, nelle preferite, e voglio ringraziare le persone che hanno recensito, grazie mille per aver letto almeno il primo capitolo :)
Cercherò di postare ogni settimana un nuovo capitolo, solitamente il giovedì

Per adesso è tutto direi, alla settimana prossima! 
-Alice
  
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