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Autore: slytherin ele    20/03/2014    0 recensioni
Albus è stufo della sua vita, di essere famoso e fintamente amato solo a causa del padre... si rifugia nella lettura, senza pensare che anche delle semplici frasi, pronunciate ad alta voce posso creare seri problemi nel suo mondo...
Ecco come arriveranno Alec e Morgana da un luogo diverso lui, da un tempo lontano lei...
Storia partecipante al contest "Crossover fanfictions" indetto da Emma Lawrence.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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(Capitolo III) Non chiedo nulla.

“Non c’è più. Puoi stare tranquillo.” Furono queste le prime parole che Albus sentì, appena fu rinvenuto. Si sentì sollevato nell’udire la voce di Alec.

Cercò di tirarsi su, piano, sentendo la testa pulsare e gli occhi che gli bruciavano. Ricadde l’attimo seguente, gemendo per il dolore. Non si scontrò con la dura pietra del pavimento di una stanza, né con l’erba secca del giardino, ma su delle gambe. Si rese conto: aveva il capo, appoggiato sul grembo del vampiro e la mano scoperta gli accarezzava i capelli, in un gesto continuo e rilassante.

“Quindi c’è l’ho fatta? L’ho spedita nel limbo?” chiese, con voce fievole, qualche istante dopo, combattendo la voglia di appisolarsi.

Sentì Alec ridere. “No, qualunque cosa tu abbia pensato o fatto è riuscita a destabilizzarla per un momento, però.”

“E poi l’hai uccisa?!” chiese Albus, alzandosi di colpo, in preda al panico. Non voleva che Alec ammazzasse Morgana, non voleva che nessuno morisse per colpa sua.

“No.” Rispose il vampiro, prendendogli il volto fra le mani e baciandogli le labbra.

Al lo fissò spaesato, aspettando con ansia la fine della spiegazione. Alec lo tirò a sé, sbuffando e lasciando che si appoggiasse al suo petto.

“Nel momento in ci sono riuscito a liberarmi, si è resa conto che non avrebbe potuto uccidermi. Così, mi ha minacciato, dicendo che sarebbe tornata con i rinforzi e poi è svanita.”

Se possibile Albus si sentì ancor meno confortato, Alec avrebbe rischiato la sua vita, di nuovo, per un suo stupido capriccio. Si strinse di più a lui, sospirando e dicendosi che sarebbe stato inutile pensarci in quell’istante e non avrebbe di certo aiutato il ragazzo con le sue elucubrazioni.

“Dove siamo?” chiese quindi, accortosi di essere in una piccola stanza.

“Credo sia una stanza dello scantinato del castello… quando Morgana se n’è andata, tutto ha cominciato a riprendere il suo corso, mi sono dovuto nascondere e no  poteva lasciarti svenuto in mezzo a un prato.” disse Alec, tranquillo come a costatare l’ovvio.

Albus sorrise e lo baciò, chiedendosi se la morsa al petto che provava poteva significare che quello che sentiva per lui era amore o se era soltanto un’attrazione destinata a svanire in poco tempo.

“Non ti chiederò di seguirmi, né tanto meno rimarrò qui.” disse risoluto il vampiro, creando un peso sullo stomaco del mago. “ Non voglio trasformarti contro la tua volontà, né pregarti o farti sentire in colpa se non vuoi farlo… desirerei che tu venissi con me, questo è ovvio… ma tu hai una vita qui, una famiglia e, che tu voglia capirlo o no, io sono un morto, la mia specie è composta di esseri privi di qualsivoglia morale o pietà e il mio clan è il peggiore mai esistito. Questo lo so e nulla o nessuno sarà capace di farmi cambiare idea. Siamo la peggior compagnia che chiunque posso volere con sé.” Albus provò a inserirsi nel discorso, ma Alec non glielo permise, continuando a parlare. “Non voglio dire che non tornerò, se lo vorrai io ci sarò.” concluse, fissandolo come a voler ribadire la veridicità delle sue parole.

“Ti chiamerò io, Alec…” disse Albus, sorridente. “Un giorno sarò pronto a far parte di quella specie che tanto disprezzi e t’insegnerò a vederla sotto un altro punto di vista… il mio! Siete strabilianti, incredibili… non siete mostri, siete creature meravigliose…” spiegò sincero. “Solo che ora non è il momento, non per me… non posso lasciare la mia famiglia senza una spiegazione valida, senza l’unica spiegazione vera…”

Alec annuì e si baciarono a lungo, prima che il vampiro decidesse di dover tornare, di sicuro Jane gli avrebbe fatto una predica con i contro fiocchi e Aro so sarebbe dimostrato preoccupato per poi lasciare che fosse Marcus a punirlo. A lui non importava, perché quella giornata era valsa più di tutta la sua vita da vampiro messa insieme.

 

Da quel giorno, le giornate erano state tutte uguali, nessuno sembrava ricordarsi di nulla e probabilmente era vero.

Albus aveva dovuto recuperare la verifica di trasfigurazione e tener fede alla promessa fatta a Mary Jane.

Erano usciti il sabato dopo e Albus si era accorto che la ragazza, tolti i suoi modi adoranti nei confronti del padre, sapeva essere divertente e davvero arguta. Si era trovato a pensare che, in un'altra vita, forse sarebbero stati bene insieme, avrebbero formato davvero una bella coppia, ma non in quella che stava vivendo, perché se pensava alle parole amore, coppia o per sempre solo un volto compariva nella sua mente: quello di Alec, il vampiro.

   
 
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