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Autore: _Rael_89    02/07/2008    10 recensioni
"Mi dicono che sono una tr**a:
ma il mio unico errore fu
l’amare la persona sbagliata."
(Avvertimento: Naruto è un tantino OOC)
[Sasuke x Ino] [Naruto x Sakura] [Implica SasuInoIta & NaruSakuSai]
(Per le Violet Roses e le Pink Panthers)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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you call me a bitch

L’odore della pioggia era forte, in quella strada. Lunghe cicatrici marchiavano le squallide mura di un prefabbricato, mentre il suono assordante di clacson e le luci al neon dei semafori accompagnavano la via.

 

You call me “bitch”

 

Mi dicono che sono una troia:
ma il mio unico errore fu
l’amare la persona sbagliata.

 

Pugno. Calcio. Pugno. Guancia dolente. Sangue sputato.
Solito teatro di vita quotidiana in quelle strade: vicoletto putrido, lunghe ombre che si proiettano sulle mura, fari accecanti di un auto, in tre contro uno. Però, cazzo, se quel biondino ci sapeva fare: incassava bene, dovevano ammetterlo, attutendo al minimo il colpo; e tirava dei pugni con tanta veemenza che, prima o poi, avrebbe rotto qualche costola a qualcuno di loro. O, forse,  era già successo.

 

Scese da quei tacchi, mentre le labbra sottili emisero un lungo sospiro:
con l’indice ed il medio afferrò le scarpette, scuotendo la chioma dorata al vento, per liberarsi almeno di quelle forcine che le pungevano sulla nuca.
L’ombra del tramonto, alle sue spalle, proiettava la snellezza del suo corpo sull’asfalto.

Un colpo forte. Rumore di metallo colpito. Un altro colpo forte.
Sbatté più volte le lunghe ciglia appesantite dal trucco.

 

Una sirena. Un grido assordante.
-Via, via!-
-Cazzo, questi ci beccano…!-
Le ruote dell’auto stridettero sull’asfalto, mentre l’ultimo di quei delinquenti di strada chiudeva con forza lo sportello sgangherato. E via: veloci a scappare, come i ratti.
Il ragazzo si accasciò al muro prendendo in faccia tutto quel vento metropolitano, intasato dallo smog, che non solo gli ricordò l’infiammazione sul labbro spaccato, ma lo avvertì che la bella stagione stava finendo. Merda: dovrà cercarsi un lavoro, se non vuole morire al freddo di un sottopassaggio della metro come un cane. Si passò una mano sulla guancia, marchiata da tre cicatrici, appiccicaticcia di sangue si sfregò i ciuffi biondicci: gli piaceva da morire quella sensazione di onnipotenza, di sopravvivenza, dopo uno scontro con qualsiasi idiota. Non ricordava come era cominciata… ma che importava? Ormai era abbastanza tosto da fronteggiarne tre assieme.

 

-Che cazzo ci fai tu qui?-
Lo vide chinarsi, per raccogliere il contenuto di quel distributore.
-Ho voglia di fumare.- schioccò la lingua sulle labbra, mentre frugava nelle tasche dei jeans maleodoranti di sbornia e fumo. Ne estrasse l’accendino; e compì pochi e veloci gesti nell’infilarsi la sigaretta in bocca.
-Non fare l’idiota.- i braccialetti trillarono su quel polso sottile, mentre puntava la mano verso di lui. –Tu mi stavi aspettando.-
Alzò lo sguardo scuro su di lei. –Forse.-
E morse la sigaretta.

Un anellino d’argento all’anulare sinistro. Lei è di un altro.

 

Si sedette a terra, dando una gomitata ad un bidone di ferro; sbuffò con veemenza, tastandosi i pantaloni scoloriti.
-… merda!- imprecò, davanti alla vista del portafoglio semi vuoto. –Con questi soldi non posso permettermi nemmeno un grammo di hashish!-

Felicità incompleta, dunque.
Una striscia sottile di ombra colpì la sua scarpa da ginnastica allungata sul terreno; si voltò di scatto. Una figura si era fermata a fissarlo: forme gentili, anche se poco prosperose, un peccato. Aveva gli occhi scintillanti di lacrime già sgorgate, un verde evidenziato dal rosso delle borse sotto gli occhi: o almeno questo percepì malamente, vedendola contro sole. Tremava un poco, si vedeva; forse se la era fatta addosso…
Ma si avvicinò.

 

-E così il mio caro fratellino ha finalmente voluto fare le cose in grande!- lasciò andare una folata di perlaceo fumo. –Ecco perché sei così elegante… avrete festeggiato.-
La ragazza socchiuse gli occhi, focalizzando quella rughetta che si era formata all’angolo della sua bocca.
-Sei geloso, Uchiha?-
-E perché dovrei?- altra boccata, ma più veemente.
Agitò la chioma chiara, superandolo; aveva la schiena a pezzi, le gambe dolenti e voleva togliersi quell’infernale vestitino a tubetto candido.
-Non mi inviti a salire?- ingoiò l’orgoglio per una volta, il ragazzo.
-Sai che, se vuoi, sei il benvenuto.-
-Certo che lo sono… a te non basta scopare con un Uchiha solo, giusto?-
Non si voltò.

Ok, stavolta te la sei meritata.

 

-Che cazzo vuoi?- profferì, odiando quel melenso tentativo di trattenere le lacrime.
-Sai quel che voglio.-
Era lei, no? Quella snob che vedeva sempre in giro, piatta come una tavola da surf e violenta quasi quanto lui, ma con il più bel fondoschiena che i suoi occhi avessero mai potuto gustare. Per stavolta portava quei ridicoli capelli color chewing gum  raccolti sulla nuca, ad evidenziare il faccino pulito.

Ridicoli. Ma simbolo dell’unica libertà che reclamava. Ridicoli. Belli.
Si rialzò con calma, respirando violentemente.
-Che c’è? Il tuo boyfriend non sa tenerti occupata…?- ma si bloccò, in quello stupido raptus forse di gelosia: era di nuovo in lacrime, davanti a lui.
-Sono io che non voglio farmi tenere occupata da lui, forse.- si difese, cosciente di essere troppo vulnerabile.
-Piangi di nuovo.- schioccò la lingua sulle labbra, trattenendosi uno “stupida”: stupida, perché ti fai trattare come una pezza da piedi.
-Meglio qualche lacrima al volto sporco di sangue e fango.- era debole, ma orgogliosa.

 

Iniziò a salire i gradini, senza controllare se la stesse seguendo; bastarono pochi minuti, e sentì il ritmo dei suoi anfibi alzare la polvere che regnava su quelle scale.
Non era vicino, ma tanto sapeva dove andare.
Giunta davanti la porta, trovò con facilità le chiavi di casa dentro la borsa; infilò nella toppa, girando lentamente…
-Ho voglia.- le comunicò sovrastandola, imprigionando con le sue braccia toniche la piccola figura.

Ho voglia che tu sia mia. Ho voglia di metterlo al culo a mio fratello.
Con il bacino la spinse attaccata alla porta, mentre rubò brusco la sua mano, comandandogliela per girare la chiave.
La porta si aprì.

 

Si lasciò andare ad un sorrisetto. -Colpito.- e si avvicinò, con passo calmo e ritmato.
Gli piaceva osservare quella piccola figura che sembrò intimorirsi, dimenticatasi come al solito che ora era lui il più alto.
-Stavolta che ti ha fatto?-
Sentì la sua dentatura strusciare.
-Non sono affari tuoi.-
-Nemmeno sono affari tuoi le mie risse; ma, ultimamente, se mi vedi pestato e livido, ti avvicini per sapere che sono vivo.-
-E’ pura pietà.-
-Pietà per colui che ha fatto piangere la tua migliore amica?!-

Già: era violento, cattivo, perverso. Ma proibito. Quindi, succulento.
Vero, Sakura?

 

Non le lasciò il tempo di respirare, che coprì la sua bocca con quelle labbra:
si sentì d’improvviso accaldata, e non più stanca.
Si sottrasse alle sue labbra.
-Se vuoi andare avanti, non dominarmi.-
Le sorrise sornione. –Non me lo permetti mai.-
-Cosa pensi che sia questo, eh?-
-Non so.- chiuse la porta alle sue spalle. –Per me, è adrenalina pura.-
L’avvolse in un abbraccio, massaggiandole il collo con la lingua.
-Il mio corpo?-
-Sai che non è solo questo.-
-Davvero?- lo fissò decisa, passandosi la lingua tra le labbra. –E dimmelo.-
Inarcò un sopracciglio. –Le parole sono futili involucri.-
-Ah. E cosa è che conta ed è vero?-
-Fai troppe domande.-
Stavolta inarcò lei un sopracciglio.

Due corpi che si muovono a ritmo. Spinte. Gemiti a respiro violento.
Era solo questo tra loro?

 

-Tu sei uno stronzo.-
-E’ una parola comoda, Sakura-chan.-
-Non chiamarmi così.-
Allungò lo sguardo sulle braccia nude. –Quando si tratta di Hinata, sono uno stronzo. Quando si tratta di altro, sono semplicemente Naruto.-
-Tu sei… una cattiva compagnia: tu le hai rubato la verginità, senza ripagargliela con l’amore.-
-Ma era consenziente: alla fine, le ho regalato un sogno.-
Strinse gli occhi di menta. –Già… illusione.-
-Temi che abbia fatto così anche con te?-
Si portò una mano sulla bocca.

Due corpi che si muovono. Spinte. Gemiti a respiro violento.
L’avevi dimenticato, quel giorno di pioggia?

 

Con perizia, le tirò giù la lampo del vestito; cadde in un soffio.
-Volevi toglierlo, no? Lo leggevo nei tuoi occhi, che era insopportabile.- rise, divertito dalla sua malizia.
Affondò di nuovo la bocca nell’incavo del suo collo, impegnando le mani a slacciare il reggiseno, occupando la bocca a riempirle la spalla di baci.
-… Sasuke.-
Riaprì gli occhi, fermandosi.
-Perché pensi che io faccia questo?-
-… perché è ciò che realmente desideri.-

Le si fermò il cuore.
-… non pensi che sia una troia?-
Soffiò; la guardò in viso.
-No, Ino: le troie sono squallide. Tu no. Così come non credi che io sia qui per l’ennesima rivalità con Itachi. Io so quel che provi.-
Ingoiò la saliva. –Cosa provo?-
-Itachi ti è stato imposto da tuo padre, perché figlio maggiore di una ricca famiglia; ma io sono stato scelto da te.-
Basta così, no?
-Hai parlato.- sorrise, prima di mordergli il labbro inferiore.

 

Sakura l’aveva sempre saputo, fin da quel giorno che lo vide a cazzeggiare con quei cretini davanti alla sua scuola: teppista, un tipo che vuole solo rimorchiare, una scopata e via, due se gli fa impazzire il tuo fisico. E quante volte l’aveva detto ad Hinata…
Ma c’erano stati i suoi no.
E poi, le sue lacrime.
E le imprecazioni contro di lui…
Poi… se lo trovava sempre tra i piedi. Chissà perché, soprattutto quando usciva con Sai. Era lì, sorriso da ebete, sguardo fisso su di lei che la chiamava, muto.
Poi, le sue frasette maliziose...
… e quelle strane confidenze, sul fatto che voleva lei e non Hinata, che lo stuzzicava, che non sarebbe stata una scopata e via…
La sua prima volta con Sai, poi. La delusione. L’accorgersi che si era costruita un sentimento per riparare all’umiliazione di aver obbedito a papà in fatto di amore. Le lacrime.
Naruto.

Una notte di sesso… no, d’amore.
E con lui non pianse.

 

Gli sfilò la camicia, soffiando sul suo petto modellato dalla palestra.
-Sasuke…- appoggiò la fronte sulla sua pelle.
Il ragazzo smise di toccarla in preda al desiderio.
-Dimmi.-
-Io… io non ho mai scopato con Itachi.-
Restò attonito, un poco senza parole…
Schioccò la lingua sul palato. –
Lo vedi che non sei una troia?-

 

-Io non ti ho fatto piangere mai, Sakura.- un poco intimidito, prese il coraggio per accarezzarle una guancia. –Sarò uno stronzo che non fa altro che farsi canne, fare a botte e rimorchiare le ragazze… ma da quella volta con te non ho scopato più. E non ti ho fatto piangere.-
Alzò gli occhi su di lui. -…
non pensi che sia una troia?-
-E tu non pensi che io sia uno stronzo puttaniere?- le sorrise. –Sakura, le troie sono squallide… Sai ti è stato imposto da tuo padre: ma tu mi hai scelto, quella stessa notte che facemmo l’amore.-
Si morse il labbro, lasciando cadere altre calde lacrime.
Lui non poteva saperlo che aveva pianto altre volte: ma perché non aveva accontentato Sai, non scopando con lui. Lei era vergine da quell’ultima volta con lui.
-… portami a casa tua, Naruto.- lo pregò.

 

Una coperta calda. Due corpi sudati.
Respiri che si inseguono, mentre occhi e mano esplorano le nudità.
Lingue che stuzzicano, bocche che si completano.
Spinta. Spinta. Spinta.
Passione che ti offusca la mente.
Amore.

 

 

Sakura appoggiò la testa sul cuscino, carezzata sul braccio dai capelli di Naruto.
Riaprì gli occhi. No, non le veniva da piangere.

 

Ino si coprì il seno nudo, poggiando la guancia sul petto di Sasuke, accaldato.
Riaprì gli occhi. Le veniva da sorridere.

 

Sono una troia? Forse.
Ma sono fragile, perché non so dire di no all’autorità.
Ma sono forte, perché voglio dire di sì all’amore.
So quel che voglio, ma è ancora presto per appropriarmene.
Sono una troia perché amo farmi del male.
Soffrire perché non mi permetto di avere ciò che voglio.
Sono una troia perché il mio ragazzo non mi possiede…
Ma chi lo dice che nel suo possesso io scorga amore?
Sono una troia perché vado a letto con la persona sbagliata…
Ma è la persona che amo.
Questo è per voi essere una troia?

Se è così, bene.
Allora, sono una troia.

************************
Questa one-shot è stata ispirata dai lavori di L’Ele_crazy_tamagotchi, una utente del forum NaruSaku che considero un’ottima scrittrice, anche disegnatrice piena d’inventiva, nonché mia Sakura-chan personale ù.ù Non so se la leggerà mai qui su EFP, o se riuscirà a commentarla… ma anche qui voglio ringraziarla per il suo “apporto involontario” nel creare questa idea, nonché per il resto, ovvio. Grazie, Ele**
Voglio annunciarvi che voglio dedicarmi di più a questo quartetto: è assolutamente affine nonché IC e canon, a mio parere.
Tornando a questa fanfiction: contesto metropolitano, tutti i personaggi hanno circa vent’anni, sono tutti figli di famiglie benestanti tranne Naruto, che ho voluto rendere un teppistello accentuando anche la sua aggressività. Un po’ OOC, ok, ma mi piace. SasuInoIta è il mio solito triangolo, il NaruSakuSai l’ho provato su suggerimento di Kaho, ma non mi è dispiaciuto.
Dedicata a tutte le Violet Roses e le Pink Panthers.
La vostra Rael

PS: Troverete un vocabolo strano, "profferì" invece di "proferì": MicrosoftWord non me l'ha corretto, quindi credo vada bene anche così.

  
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