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Autore: Lady Five    20/03/2014    4 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fujiko si lasciò sfuggire un grido di spavento. Goemon alzò di scatto la faccia e strinse i pugni.
Per un po' nessuno riuscì a parlare.
“Ma... come... quando è successo?”. La voce insolitamente tremante di Goemon spezzò il silenzio.
Per tutta risposta Juro si recò nella stanza accanto e tornò con una busta. La porse al suo vecchio compagno.
“Prima di farlo mi ha lasciato questa per te, se mai ti avessi rivisto.”
Gomon la prese e se la rigirò a lungo tra le dita, indeciso.
Intuiva che, se ne avesse letto il contenuto, la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Ma non era per quello, che era venuto fin lassù? Per conoscere finalmente la verità?
“Vi lascio soli” disse Juro alzandosi.
“No, aspetta. Tu sai tutto, vero? Sai perché l'ha fatto?”
Il giovane abbassò il capo.
“Sì, so tutto, e te lo dirò. Ma è meglio se prima leggi quello che lui avrebbe voluto dirti di persona, se ne avesse avuta la possibilità.”
Goemon si decise a strappare la busta e a estrarne i fogli contenuti. Fujiko, incoraggiata da un suo sguardo, si portò dietro di lui e seguì la lettura da sopra la sua spalla.

Mio amato discepolo,
se leggerai queste righe, vorrà dire che ti sei salvato. Io invece sarò scomparso da tempo e nulla potrò più fare per rimediare al male che ti ho inflitto. Ma posso raccontarti la verità e chiederti perdono, anche se non lo pretendo.
Quando ti ho portato via con me, eri solo un bambino spaventato e senza nessuno al mondo. Credevo che quassù saresti stato al sicuro, e per un po' è stato così. Ma poi i tuoi nemici ci hanno trovato e, per salvarti la vita, ho dovuto cacciarti, mandarti lontano, e poi porre fine alla mia vita, prima che lo facessero loro, per mantenere intatto il mio onore e anche per espiare le mie colpe.
Sì, Goemon, perché io ho compiuto delle azioni orribili, e non solamente verso di te.
Faccio parte da molti anni di un'associazione, il “Sentiero del Dragone d'oro”, che ha lo scopo ufficiale di proteggere e tramandare la cultura giapponese. Di fatto, invece, è una setta che mira a impadronirsi di denaro e potere, con qualunque mezzo, anche illecito, anche violento. Sono uno dei suoi “giustizieri”. Elimino chi si ribella, chi può essere una minaccia per il gruppo, chi non sta alle regole.
Anche tuo padre faceva parte dell'associazione, perché la maggior parte sono persone come lui, pulite e oneste. A un certo punto aveva capito che c'era qualcosa di strano e voleva uscirne. Ma la setta non permette a nessuno di andare via, soprattutto se ricco, perché potrebbe essere denunciata e perché non vuole rinunciare alle donazioni. Spesso fa in modo che i soci le intestino molti dei loro beni, per poterli incamerare alla loro morte. Tuo padre lo fece con una minima parte del suo patrimonio, il resto lo mise al sicuro per te. Sapeva di essere in pericolo. Infatti i vertici dell'organizzazione decretarono la morte sua e di molti altri ex membri, sparsi nel mondo, colpevoli, ufficialmente, di aver sposato donne non giapponesi e quindi di aver tradito gli ideali del gruppo.
Li ho uccisi io, Goemon.
Io ho assassinato i tuoi genitori per ordine della setta.
E avrei dovuto uccidere anche te. Ma quello non ho avuto il cuore di farlo. Eri solamente un bambino innocente, e io mi ero ormai affezionato a te. Ho chiesto alle autorità il tuo affidamento, l'ho ottenuto subito grazie ai potenti agganci della setta e ti ho portato quassù, facendo credere che ti avrei eliminato in un secondo momento, per non suscitare sospetti nella polizia (la tesi dell'omicidio-suicidio non sarebbe più stata credibile così)...

Le mani di Goemon tremarono violentemente, mentre il suo volto era deformato dalla rabbia e dall'orrore. Anche Fujiko non poteva credere a quello che stava leggendo. Era ancora peggio di quello che avevano immaginato. Si strinse a lui, nel vano tentativo di scacciare quell'incubo.

….. Ho sperato che si dimenticassero di me. Che non mi cercassero. In fondo, ormai ero piuttosto vecchio per quel tipo di lavoro, potevano benissimo sostituirmi con qualcuno di più giovane e forte. Sono riuscito a nasconderci per 10 anni. Ma poi ho saputo da amici fidati che non soltanto avevano scoperto dove vivevo, ma anche che non ti avevo affatto ucciso e ti tenevo con me. Eri di nuovo in pericolo, e l'unica possibilità di salvarti era che tu lasciassi il Giappone per sempre. E anche così c'era sempre la possibilità che ti trovassero, perché il “Sentiero del Dragone d'oro” estende i suoi tentacoli in tutto il mondo. Ma non potevo dirti la verità, non ne ho avuto il coraggio.
Ora so che stanno arrivando. Li conosco bene. Non avranno pietà, mi trascineranno via, mi tortureranno e poi mi uccideranno nel modo più crudele possibile. Allora ho deciso che lo farò io. Me ne andrò per mia volontà e per mano mia.
Adesso che sai la verità, hai tutto il diritto di odiarmi.
Sappi solo che nei 10 anni in cui ti ho tenuto con me ho cercato di fare del mio meglio per renderti un uomo d'onore, leale e coraggioso. Per rimediare in qualche modo all'orrore di cui ti ho reso vittima.
Affido questa lettera al tuo compagno Juro. Lui, se vuoi, ti aiuterà. Ma sappi che la vendetta non riporterà in vita i tuoi genitori e non ti darà la pace che credi.
Perdonami, se puoi.

                                                                                Il tuo maestro Yataro Okada


Le mani di Goemon gli ricaddero in grembo, come se le forze lo avessero all'improvviso abbandonato. Chinò la testa. Avrebbe dovuto mettersi a urlare tutta la sua disperazione, ma non ce la faceva. Non era abituato a esternare ciò che provava. O forse tutto il peso di quella terribile rivelazione lo stava schiacciando al punto di paralizzare qualsiasi reazione. Fujiko era sconvolta quanto lui. Ma anche lei non sapeva che cosa dire. Si limitava ad accarezzargli i capelli, in silenzio.
Dopo alcuni lunghi minuti, finalmente il giovane parlò con la voce spezzata. Sembrava sul punto di piangere, e probabilmente solo la sua rigida educazione da samurai glielo impediva.
“Dieci anni... per dieci anni ho vissuto con l'assassino dei miei genitori, considerandolo quasi un padre. Grato che mi avesse salvato dall'orfanatrofio... Mio padre si fidava di lui, era un amico, gli aveva affidato la mia educazione. Come ha potuto farlo? Come riusciva a guardarmi negli occhi? Che razza di mostro era?”
Il dolore si tramutò in rabbia cieca. E impotente. Perché non poteva più prendersela con lui.
Fujiko tentò una timida giustificazione.
“Hai ragione, è tremendo quello che ha fatto quell'uomo... ma in fondo ti ha salvato la vita e ti ha protetto finché ha potuto, e ha pagato con la vita la sua scelta. Ha cercato di rimediare, in qualche modo...”
Goemon la fissò, ma come se non la vedesse. Il suo sguardo gelido e crudele la spaventò.
“Devo scoprire chi sono quei bastardi. E li voglio fare a pezzi così lentamente, che saranno loro stessi a implorare la morte...”
Juro, nel frattempo, si era affacciato sulla soglia. Goemon se ne accorse.
“Devi dirmi tutto ciò che sai” gli intimò.
L'amico si sedette di fronte a lui.
“Che cosa vuoi sapere?”
“Innanzitutto se lui è morto davvero...”
“Sì, l'ho seppellito io stesso, sulla montagna, dove ha scelto di morire. Nessun altro sa dove.”
“Nella lettera non si fanno i nomi... non si dice chi sono i mandanti dell'assassinio dei miei cari, ma anche di quelli di Fujiko e di molti altri... voglio sapere chi sono! Se tu lo sai, devi dirmelo!”
Juro fissò per un istante la ragazza con stupore. Certo non si aspettava che anche lei fosse stata toccata da quella brutta storia.
“Il maestro me lo disse a voce. Non volle metterlo per iscritto, perché in fondo sperava che, dopo tanti anni, tu avessi rinunciato alla vendetta. Temeva per la tua incolumità. Ma mi incaricò di rivelartelo, se tu me lo avessi chiesto.”
“Quindi?” lo sollecitò Goemon con impazienza.
“La maggior parte di quanti erano ai vertici dell'organizzazione allora (erano i veri capi, non ufficiali: non comparivano mai in pubblico e nessuno sapeva della loro esistenza) sono passati a miglior vita. Ne è ancora vivo soltanto uno, quello che stava sopra tutti. E' diventato un pezzo grosso dell'alta finanza internazionale... non sarà affatto facile avvicinarlo, gira sempre con una scorta numerosa e non dorme mai due notti nello stesso posto. E' un vero squalo e in parecchi lo vorrebbero fuori dai piedi.”
“Il nome.”
“Sosa Abe”.
Goemon se lo annotò mentalmente.
Juro proseguì.
“Il maestro mi incaricò anche di combattere il Sentiero del Dragone d'oro con altri mezzi... mi chiese di rivelare al mondo chi fossero veramente, quali fossero i suoi reali scopi, gli inganni e i mezzi illeciti che usavano... stando sempre attento a non farmi scoprire.”
“E tu l'hai fatto?”
“Sì. Perché anch'io sono una vittima della setta. Prima di morire, il maestro mi rivelò che anche i miei genitori erano stati eliminati da loro, quando io ero molto piccolo. In quel caso non aveva commesso lui personalmente il delitto, ma sapeva chi era stato. E i mandanti erano sempre gli stessi.”
“E tu... non hai agito? Io non sapevo nulla, fino ad ora, ma tu... hai avuto la possibilità di far giustizia” disse l'altro con una punta di disprezzo nella voce.
Juro puntò due occhi affilati come lame nei suoi.
“Come credi che siano morti tutti gli altri? Li ho eliminati io, con alcuni altri come noi, che, grazie alle indicazioni del maestro, ho rintracciato tra quelli resi orfani dalla setta. L'unico che non siamo riusciti a raggiungere è chi ti ho detto.”
“Ti chiedo scusa... perché non me l'hai detto subito?”
“In più, con i miei complici abbiamo creato una rete d'informazione clandestina, che divulga la verità sulla setta...”
Fujiko alzò di scatto la testa, colpita da un'illuminazione, e per la prima volta intervenne.
“Il Sentiero della verità... Sei tu! Sei tu il blogger che denuncia le malefatte del Sentiero del Dragone d'oro!”
Il giovane annuì.
“Io sono uno dei tanti. Il nostro blog è dichiarato illegale e la polizia sta cercando da anni di individuarci. La setta è infiltrata anche lì.”
“Ma... come fai da quassù, dove sicuramente non c'è una connessione internet...”
Sul volto di Juro passò l'ombra di un sorriso.
“Tecnologia satellitare. E anche per non farci beccare usiamo dei sistemi molto sofisticati... come vedi, siamo samurai evoluti!”
Anche Fujiko sorrise. Goemon invece era impassibile.
“Qualunque cosa tu decida di fare, Goemon, noi ti aiuteremo. E' la missione a cui abbiamo dedicato la nostra vita.”
Seguì un lungo silenzio, durante il quale probabilmente ognuno elaborava ciò che aveva appena scoperto.
Fujiko era confusa. Non riusciva a decifrare le proprie sensazioni. La vendetta di Goemon avrebbe dovuto essere anche la sua... eppure non riusciva a provare la stessa rabbia, lo stesso odio. Lo attribuì al fatto che lui si sentiva tradito dalla persona di cui si fidava di più, a cui era più legato, dopo la perdita della sua famiglia.
Juro ruppe il silenzio.
“Sarete stanchi. E' meglio andare a riposare. Vi ho preparato una camera.”
Goemon alzò lo sguardo, un po' addolcito.
“Grazie, Juro... scusa, io... non ti ho chiesto niente di te... come vivi? Sei sposato?”
“Non ti preoccupare. Avremo tempo per parlare. Comunque no, non sono sposato. E qui al villaggio ho preso il posto del maestro, addestro ragazzi che vogliono imparare a usare la katana e a altre armi tradizionali. Più che altro lo fanno per divertimento. Diventare samurai non è più molto di moda, purtroppo.... Ma almeno così mi guadagno da vivere. E poi ho il blog di cui occuparmi.”
Juro li accompagnò alla loro stanza e augurò loro la buonanotte.
La camera era arredata in modo molto essenziale, come è nello stile giapponese. Sul pavimento giacevano due futon.
Fujiko si chiese se il padrone di casa avesse destinato loro un'unica stanza perché non ce n'erano altre, o perché aveva capito il legame che c'era tra di loro. Ma in fondo non aveva importanza.
Goemon si lasciò cadere su uno dei materassi. Sembrava improvvisamente sfinito, spossato da tutte quelle emozioni violente che si erano abbattute su di lui tutte insieme. La ragazza spinse l'altro futon accanto al suo e aprì la borsa per cambiarsi. Si sdraiò a sua volta e si avvicinò a lui. Appoggiata su un gomito, gli sfiorò il viso con l'altra mano. Il giovane le circondò le spalle con un braccio e la attirò sul suo petto. Fujiko poteva percepire tutta la sua tensione dalla rigidità dei muscoli, dal lieve fremito della sua pelle.
“Juro era un tuo amico?” chiese per spezzare il silenzio.
“Sì, era un mio compagno durante l'addestramento. Posso dire che eravamo amici, sì, insomma, era il ragazzo con cui avevo legato di più. Non ero molto socievole neanche allora, ero troppo arrabbiato con la vita.”
“Certo, è comprensibile. Mi sembra una brava persona.”
“Sì, sembra anche a me. E' incredibile che ci sia proprio lui dietro quel blog...”
“Ed è riuscito anche a eliminare la maggior parte dei responsabili di quegli atroci delitti...”
“Sì, tranne uno. Il più importante. Quello è mio.”
“Che cosa intendi fare, Goemon?”
Lui la fissò stupito.
“Che cosa pensi che intenda fare? L'ho detto prima. Darò la caccia a quell'individuo. Fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia.”
Fujiko non disse nulla. Si rese conto di avere paura. Paura di perderlo.
“Non ci sono riusciti loro in tutti questi anni. Come pensi di farcela tu, da solo?”
“Da solo? Pensavo che tu fossi dalla mia parte...”
“Sì, certo che sono dalla tua parte! D'accordo, siamo in due. Che cosa cambia?
“Tu... tu non stai provando le stesse cose che sto provando io, vero? Non hai la mia stessa sete di giustizia...”
La donna si morse le labbra.
“No, è vero, per qualche strano motivo, non è così... Forse perché ho avuto quasi 20 anni per farmene una ragione, per sforzarmi di andare avanti... ricordati che fino a pochi giorni fa io pensavo che si fosse trattato di un incidente... una tragedia, ma in fondo una fatalità... non ho ancora realizzato del tutto che invece sono stati assassinati. Per te è diverso, tu l'hai sempre saputo, e non ci si può rassegnare a un'atrocità del genere. Poi c'è il fatto del tuo maestro... un doppio tradimento, una nuova orribile ferita. Non credere che non ti capisca... ”
Goemon la strinse più forte.
“Noi siamo diversi... a differenza di Juro e dei suoi amici, noi siamo due criminali incalliti. Possiamo farcela. E poi lui ha detto che ci aiuteranno. Dobbiamo soltanto studiare un piano. Se ci fosse anche solo una possibilità di farlo arrestare, di assicurarlo alla giustizia, forse lo prenderei in considerazione. Ma non ci sono prove, ed è trascorso troppo tempo. E poi la setta ha agganci ovunque... Non posso farla passare liscia, a un mostro simile. Se non te la senti, non ti preoccupare. Andrò avanti da solo...”
L'aveva già detta quella frase.
Fujiko si liberò dal suo abbraccio, alzò il viso verso di lui.
“Non è che non me la sento... io ho paura, ho paura che ti succeda qualcosa, ho paura di perderti... - la sua voce diventò quasi un sussurro - perché io... io credo di amarti, Goemon...”

  
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