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Autore: cup of tea    20/03/2014    1 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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A SHADOW HANGING OVER

Capitolo 12





E’ incredibile come, quando tutte le nuvole che si sentono incombere sopra la propria testa diradano, anche tutte le altre cose che ci circondano assumono nuovi colori e, soprattutto, una nuova luce.

Sulla carrozza che li stava riportando ad Hummel Place, Blaine non riusciva a staccare gli occhi da Kurt, che ogni volta che si accorgeva dello sguardo innamorato di Blaine non poteva fare a meno di arrossire, facendo impazzire d’amore Blaine ancora di più, se possibile.

Fu un viaggio tutto sorrisi e risolini imbarazzati, tutto carezze e dita intrecciate. Nemmeno la strada dissestata lo rese difficile: i due passeggeri quasi non si accorgevano dei numerosi sobbalzi che i sassi e le buche inevitabilmente provocavano alla carrozza. Tutto ciò a cui parevano dare attenzione erano i visi l’uno dell’altro e il cielo azzurro sopra di loro.
 
***
Finalmente a casa, l’accoglienza non fu timida.

Un’aria di festa aveva avvolto la tenuta, e le ragazze, dopo aver salutato, abbracciato, ed essersi congratulate a dovere con i due neo innamorati, insistettero perché fosse organizzato un party di bentornato.

“Brittany, noi non facciamo queste cose… non abbiamo mai invitato altri a casa nostra.” Obiettò il signor Hummel, dubbioso.

“Lo so, signore! Ma è proprio questo che si deve fare quando le nuvole non incombono più! Aria di cambiamento! Invitiamo della gente qui, apriamoci al mondo!”

“Brittany, tesoro,” intervenne Santana, con un affetto che Blaine, per la prima volta da quando era ad Hummel Place, associò più all’amore che all’amicizia. Come si diceva prima, tutto acquista una nuova luce, quando si smette di pensare alle proprie disgrazie e ci si guarda bene intorno. “In effetti neanche io credo sia una buona idea…” continuò Santana.

“Perché no?” Chiese l’altra, innocentemente.

“Perché nessuno vorrà venire qui.”

“Perché no?” Ripetè Brittany.

“Perché siamo un covo di reietti, ecco perché.” Sbottò Santana. “Tu sei considerata matta, per quanto noi sappiamo che invece sei solo un genio; abbiamo poi due innamorati che insultano la religione, di cui uno ha perfino avuto una tresca con un criminale; e anche una cuoca che si improvvisa mamma di un re.”

“Basta così, Santana!” Intervenne il signor Hummel.

Santana incrociò le braccia, risentita.

Brittany, dal canto suo, aveva gli occhi lucidi. “Ma… la profezia si è compiuta, perfino la parte del nuovo compagno di palcoscenico del signor Hummel…  Dobbiamo festeggiare…”

“A proposito, che fine ha fatto la Berry?” Chiese Santana.

“Ha realizzato il suo sogno e la profezia di Brittany.” Rispose Blaine, lieto che l’argomento fosse cambiato e che gli animi potessero così rilassarsi nuovamente. Raccontò dello spettacolo e della parte che Rachel aveva ottenuto per un caso totalmente fortunato e apparentemente voluto dal destino. Disse anche che sarebbe rimasta ancora per qualche giorno a Bath per sostituire Jacob, mentre il signor Hummel aveva lasciato il ruolo di protagonista al suo sostituto, un grato attore alle prime armi.

“Quindi i nostri sforzi sono serviti! Bene, ora dovremo solo farne altri per sopportare il suo ego quando tornerà!” Commentò ancora la ragazza ispanica, andandosene in cucina.

Blaine volle seguirla. Si scusò con gli altri presenti e la raggiunse, trovandola appoggiata al lavello con le braccia tese e il capo chino.

“Tutto bene, Santana?” Chiese titubante.

“Certo, caro il mio bibliotecario. Perché non dovrebbe?” Lo canzonò con un sorriso amaro.

“Perché non ti ho mai vista così… di malumore. Di solito ti diverti nel prendere in giro, ora invece lo fai pensando davvero quello che dici.”

“Benvenuto ad Hummel Place, Blaine Anderson! Ti presento la stronza più cattiva della casa!”

“Santana…”

“Perché dobbiamo fare un party?! E’ proprio necessario? Siete tornati a casa, evviva, ma non importa a nessuno! A nessuno importa di sei disperati che hanno fatto buon viso a cattivo gioco e cercano di sopportarsi a vicenda solo perché altrimenti non lo farebbe nessun altro! Non mi va di invitare la città e vedermi sbattere in faccia tutta la sua indifferenza. Non abbiamo bisogno di loro. Non ho bisogno di nessuno.”

La ragazza sembrò per la prima volta lasciare entrare qualcuno dentro la sua corazza. Aveva appena detto di non aver bisogno di nessuno, ma la realtà era che aveva un gran bisogno di sentirsi accettata e apprezzata. E anche di parlarne apertamente.

“Santana, tutti qui abbiamo bisogno di qualcosa, compresa tu. Poi possiamo decidere come affrontare quello che ci viene offerto in risposta. Possiamo chiuderci e incaponirci e lamentarci perché non siamo o non abbiamo quello che desideriamo, oppure meravigliarci e sorprenderci nello scoprire che anche se non è ciò che volevamo è bello lo stesso o supera addirittura le nostre aspettative. Guarda me: io avevo solo bisogno di un lavoro e ho trovato invece una famiglia. Non potrei esserne più grato.”

“Non capisco perché me lo stai dicendo.”

“Santana, diamo questo party, proviamoci. Per Brittany, che ne ha bisogno. Per sua natura non sembra una ragazza abituata a rimanere chiusa in gabbia. Deve vedere gente, parlare con loro.”

“E se le danno di nuovo della pazza? E se la vogliono far rinchiudere? Cosa faremo? Cosa farò io? Io... non posso vivere senza di lei.”

“Le hai parlato di queste paure? Lei… sa che le vuoi bene in un certo modo?”

“Come fai a saperlo?”

“Beh… amo un uomo… mi riesce abbastanza semplice individuare altri che come me amano chi non dovrebbero. Ma chi ha scelto chi si può e chi non si può amare?”

Santana si fermò un momento a riflettere. “Questo non cambia niente. Non le dirò nulla, e tantomeno lo farai tu.”

“Non farò niente. Non spetta a me. Ma fossi in te, metterei da parte tutti i timori e le direi tutto.”

Il silenzio che seguì era intriso dei pensieri della ragazza, persa in chissà quale ricordo. “Sai perché me ne sono andata da quel teatro, tempo fa?”

Blaine non rispose, aspettò che fosse lei a raccontarglielo.

“Avevo appena dichiarato il mio interesse per un’altra ballerina, Carmen. Ballava il flamenco, portava sempre questi bellissimi abiti rossi, con spacchi vertiginosi che lasciavano intravvedere le sue cosce lisce e olivastre. Era estremamente sensuale quando suonava le nacchere e i suoi occhi neri erano così profondi che spesso ho pensato di annegarmici dentro. Ero solo una ragazzina e non pensavo che dicendole apertamente quello che provavo per lei avrei causato un tale casino. Lei si spaventò. Era abituata a ricevere apprezzamenti, ma solo da uomini, che decideva a suo piacimento di assecondare o di rifiutare. Ma essere desiderata da una ragazza, questo era troppo anche per lei: mi umiliò nello spogliatoio, davanti alle altre ballerine. Ti risparmio i loro sguardi disgustati e le loro mani che cercavano di coprire i punti sensibili del corpo rimasti scoperti tra un cambio di costume e l’altro. Arrivò il direttore del teatro, indignato dal nostro baccano. Conosciuta la ragione, si prese gioco di me e poi mi portò nel suo lurido ufficio. Mi fece un lungo discorso su quanto io fossi sbagliata e di quanto avessi bisogno di essere riportata ‘sulla retta via’. Ci provò con me insieme alla sua guardia del corpo, ma riuscii a scappare prima che potessero farmi qualsiasi cosa. Ed eccomi qui, decisa a non fare lo stesso errore di mettere la mia vita nelle mani della persona sbagliata.”

Aveva parlato per tutto il tempo con un freddo distacco, ma ora gli occhi erano velati dalle lacrime.

Blaine non potè fare altro che andare ad abbracciarla. Lei non si scompose, ma Blaine potè percepire comunque la sua gratitudine.

“Brittany è diversa.” Le sussurrò.

“Ma la società no.”

Noi siamo la tua società. E a noi va bene chiunque tu voglia essere. Sarebbe sciocco lasciarsi sfuggire l’opportunità di essere felici solo perché abbiamo paura. Credimi, l’ho sperimentato sulla mia pelle.”

Santana di lasciò sfuggire un sospiro divertito contro la sua spalla e poi si liberò delicatamente dall’abbraccio.

“Sai, Anderson, in fondo non sei tanto male.”

“Ecco la Santana che conosco!”
 
***
 
Quando ricomparvero nella sala da pranzo, Blaine e Santana scoprirono che durante la loro attesa Brittany aveva convinto il signor Hummel a dare quella fantomatica festa - da organizzare per il fine settimana, così che fosse presente anche Rachel. Blaine strinse la mano di Santana per farle sentire tutto il suo appoggio e che tutto sarebbe andato per il meglio; dopodichè si meravigliò del coraggio della ragazza quando chiese a Brittany di parlarle.

Kurt chiese di essere aggiornato, ma l’unica cosa che Blaine rispose fu: “La nostra bambina sta crescendo.”
***
I preparativi furono condotti con estrema diligenza e professionalità. Sembrava perfino tornata per qualche giorno la bella stagione, quindi fu possibile riempire i locali della tenuta di fiori colorati.

Rachel arrivò in tempo per coordinare i lavori e intanto raccontò di aver ricevuto un’offerta per la firma di un contratto che l’avrebbe vista come personaggio secondario nella nuova commedia da inscenare nel teatro di Bath. La sua balia di Giulietta aveva fatto talmente successo che il direttore non aveva potuto lasciarla andare via. Era una piccola parte, ma il primo passo verso il suo grande futuro di attrice.

Brittany fu incaricata di portare gli inviti in città ma, prima che uscisse, Blaine riuscì a captare lei e Santana scambiarsi un tenero bacio sulla porta. Gli scappò un sorriso, che Santana notò, imbarazzata.

A lei spettò la pulizia dei locali più ampi, che avrebbero ospitato centinaia di persone. Ancora non era cnvinta che dare una festa fosse una buona idea, ma si era lasciata convincere dagli occhi azzurri e imploranti di Bittany. Sperava solo che tutto andasse bene.

Mercedes, dal canto suo, ovviamente si dedicò al cibo, mentre Blaine provvide ai piccoli interventi di manutenzione fino ad allora rimandati, e Kurt gironzolava per la casa e il giardino per assicurarsi che tutto fosse a posto. Il vento, fuori, aveva ricominciato a soffiare forte.
 
***
Alle diciannove, ora prestabilita per l’inizio dei festeggiamenti, ancora nessuno aveva bussato alla loro porta. Intanto, il vento aveva riportato delle nuvole nere cariche di pioggia nella brughiera. Sembrava già notte, con quel buio. Mercedes accese le candele nella sala da pranzo dove si erano riuniti tutti nell’attesa.

Blaine era su un altro pianeta: vedere Kurt così ben vestito e curato lo faceva sognare ad occhi aperti. Anche Santana e Brittany si tenevano per mano sedute sul divanetto, ma Santana muoveva nervosamente la gamba accavallata e si stava torturando un’unghia. Rachel, intanto, si scaldava la voce speranzosa di potersi esibire anche quella sera. In effetti, il suo ego era un po’ cresciuto negli ultimi giorni.

Alle venti passate, ancora nessuno. Pensarono potesse essere per via del temporale che nel frattempo era scoppiato. Nessuno sarebbe uscito di casa con quel tempaccio.

Alle ventuno, di fronte al fatto che le uniche anime presenti erano ancora solo le loro, decisero che era inutile aspettare oltre. Eppure qualcuno suonò i batacchi del portone.

Holly e Meredith, le sorelle di Mercedes, erano arrivate da Bath incuriosite dall’invito che Rachel aveva esteso loro prima di tornare ad Hummel Place.

“Quando si parla di feste, noi non manchiamo mai… ma questa deve essere stata molto breve! Sono già andati tutti via?”

“Non è venuto nessuno, come io avev-“

“Santana!” La interruppe Blaine, prima che potesse dire qualcosa che avrebbe potuto offendere qualcuno.

“Oh, che importa?! I grandi party non piacciono a nessuno. E noi possiamo divertirci anche senza tutta quella gente, no?” Intervenne Meredith, la più esuberante delle sorelle Jones.

“Ci tenevamo molto a conoscervi tutti, Mercedes ci parla sempre di voi.” Proseguì Holly, che salutò Blaine con un abbraccio affettuoso.
In quel momento, il grido di casa Hummel, rimasto muto per diversi giorni, ruppe l’atmosfera come un ospite sgradito e indesiderato. Un urlo agghiacciante, il solito suono acuto che poteva far gelare il sangue di chiunque. Gli sguardi spaventati delle signore presenti fece scattare qualcosa dentro Blaine. Basta, non si poteva continuare con la storia del fantasma! Qualcuno doveva risolvere l’enigma, una volta per tutte. E siccome sembrava essere l’unico a non credere fino in fondo al paranormale, si arrese all’idea che sarebbe stato lui. Sapeva anche che la cosa non avrebbe fatto piacere a Kurt, in presenza del quale, sapeva, non si doveva accennare alle grida. Avrebbe quindi effettuato le sue ricerche di nascosto, ma per una buona ragione.
 
***
Le sorelle Jones si fermarono per tutto il fine settimana.

Santana riacquistò un po’ della sua sicurezza – vuoi perché alla fine aveva avuto ragione lei riguardo all’indifferenza della città nei loro confronti, vuoi perché aveva capito che la loro forza stava proprio nell’essere diversi, vuoi perché Brittany era la sua anima gemella e la stava rendendo felice.

Vuoi perché Holly le fece un lungo e saggio discorso su quanto solo la famiglia possa capirti davvero e sull’impossibilità di piacere all’intera società inglese indistintamente. Una volta accettati dalle persone a cui si vuole bene, tanto basta a renderti felice.

Blaine invece riusciva a fuggire per qualche ora in biblioteca, con la scusa degli ultimi ritocchi ai volumi. La verità era che aveva finito di sistemare tutto già da prima che partisse per Bath, ma non aveva ancora voluto mostrare il suo lavoro a Kurt. E la cosa capitava a fagiolo, dal momento che lì poteva condurre tutti i gli studi che voleva in materia di case più o meno infestaste.

All’inizio a Kurt non dispiaceva che Blaine lavorasse così tanto: in fin dei conti lo aveva assunto perché facesse il bibliotecario, c’era tutto il tempo per fare gli sposini una volta finito il suo incarico. Poi però cominciò a sentirne la mancanza e a soffrire la solitudine.

Una sera, dopo che Blaine si fu congedato per andare a dormire, Kurt decise di seguirlo in camera sua. Ciò che trovò dietro la porta, fu una sorpresa: non un assonnato fidanzato in veste da notte pronto per il mondo dei sogni, bensì una macchina umana instancabile china su pile di libri appoggiati alla scrivania.

“Che stai facendo?” Chiese seriamente curioso.

Blaine cercò di nascondere l’ovvio, inutilmente. Optò per la verità, che era sempre la cosa migliore. “Io… Kurt, sono un uomo di scienza. Non sopporto quando le cose non hanno una spiegazione logica. Sto cercando qualcosa che mi aiuti a capire cosa provoca quei suoni terribili che si sentono attraversare i muri. So che non vuoi parlarne-“

“Blaine.”

“-ma continuo a scervellarmi e non trovo niente che abbia senso-“

“Blaine.”

“-trovo solo cose sui fuochi fatui, che secondo alcuni sono le anime dei morti, ma noi non vediamo fantasmi, ne udiamo i lamenti-

“Blaine.”

“- quindi, se tu potessi aiutarmi a capire…”

“Blaine!”

Finalmente Blaine usò la bocca per qualcos’altro, ovvero rispondere al bacio che Kurt gli aveva stampato pur di farlo star zitto. Confuso da quella reazione inaspettata, Blaine rispose anche al largo sorriso che Kurt gli stava rivolgendo.

“Vieni con me.” Gli disse quest’ultimo e lui lo seguì.
 
***
Camminarono furtivi lungo i corridoi e le scale della tenuta buia e silenziosa, fino a quando arrivarono di fronte alla porta di una stanza che Blaine aveva sempre visto chiusa a chiave. L’unica chiave l’aveva infatti il signor Hummel e non permetteva a nessuno di entrarci.

“Blaine, questa è la vecchia stanza dei miei genitori. Sei l’unico a cui permetterò di farla vedere, dopodichè la chiuderò per sempre.”

“Non sei obbligato…”

“No, ma voglio farlo.” Sorrise e girò la chiave nella serratura.

Quando entrarono accesero una candela che potesse illuminare un poco la stanza e poi Blaine afferrò la mano di Kurt, che aveva gli occhi umidi. La stanza era gelida perché una finestra era rotta e non era mai stata riparata. Aveva smesso di piovere, ma il vento imperversava ancora e spense la candela in un soffio. Fortunatamente la luna bastava a far entrare un po’ di luce, che, riflettendosi sulla superfice, permise a Blaine di notare una bizzarra costruzione di vetri e fili appesi al soffitto.

“La storia delle urla di mia madre se l’è inventata mio padre quando ero piccolo. Si sentiva talmente in colpa per la sua morte che si punì con l’invenzione di un fantasma venuto a vendicarsi di lui. Costruì lui questo aggeggio, dopo aver rotto il vetro con le sue mani. Alla fine, non è nient’altro che un lampadario a cui sono appesi dei vetri, ma quando c‘è vento questi sbattono e tintinnano l’uno contro l’altro, producendo quel suono stridente che tanto conosciamo. E’ amplificato grazie a qualche miracolo dell’architettura, che propaga le vibrazioni attraverso le pareti di pietra per tutta la casa. Non ho mai detto a mio padre di aver scoperto la verità, così come non lo dirò mai ad altri all’infuori di te. Voglio che tu sappia tutto di me, e questo marchingegno fa parte del mio passato, del mio presente e del mio futuro. In parte gli sono addirittura affezionato: pensare che sia mia madre, me la fa sentire vicina. Ecco… questa è la spiegazione logica.”

“Oh, Kurt…” Blaine lo afferrò e lo baciò con passione. Amava quell’uomo ogni giorno di più.

“Sei sicuro che non vuoi dirlo alle altre?” Chiese poi, una volta richiusa a chiave la stanza.

“Nah… mi piace vedere quando si spaventano!” Ridacchiò Kurt, contagiando Blaine.
 





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LA TAVOLA DI CUP OF TEA
Eccolo! Finalmente!
Spero vi sia piaciuto anche questo, ormai siamo praticamente alla fine (il prossimo sarà l’epilogo, dopodichè non ci resterà che salutarci :’( ) Se invece non vi è piaciuto, ci tengo ad informarvi che oggi è due anni che sono su efp, quindi è una sorta di compleanno per Cup of Tea, e quindi non le si possono far critiche! Ahahah ovviamente scherzo, ogni commento malvagio è benaccetto, così come quelli buoni!
Che dire, buona lettura e buona nanna a tutti!
Vi abbraccio, soprattutto per la vostra pazienza <3
Cup of tea
   
 
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