UN
PASSAGGIO SUL SOLE
La
prima cosa che pensi nel vedere un Dio del Sole che
ti si presenta davanti con l’aria di un figo diciottenne, gli
occhiali da sole
e una spyder è: Wow, questo Dio mi sta simpatico! Aggiungi
il fatto che ha
trasformato la sua macchina in un autobus scolastico color
dell’oro…
Be’,
difficile trovare di meglio.
Una
parte di me sperò vivamente che fosse lui mio padre
divino, soprattutto perché, almeno da quel poco che sapevo,
era lui il Dio
degli Arcieri ed io e mia sorella eravamo bravissimo con
l’arco.
Solo che una vocina nella mia testa mi avvertiva che la
realtà era un'altra: se
eravamo figli del Dio del Sole, di giorno, ci sentivamo sempre spossati
e
stanchi? Certo, non siamo pannelli solari, ma, cavolo! Un minimo aiuto
da parte
di papà ci stava.
Anche
Kate non sembrava molto convinta e lo capii
dall’occhiata che mi lancio, che stava a significare: ‘Non credo dobbiamo cercare
qui.’
Nonostante
questo si fece avanti, ma Apollo la bloccò
alzando le mani e osservando gli occhi al cielo, come se avesse avuto
una
rivelazione.
“Fermi
tutti!” Disse, con aria che sprizzava felicità.
“Sento che mi sta per venire un haiku!”
‘Che
roba è un haiku?’ Mi
chiesi, senza, però, esprimere i miei
dubbi ad alta voce, non volevo offenderlo.
A
quel che potevamo capire, però, non era una cosa
molto bella, visto che le cacciatrici gemettero contrariate, mentre io
guardavo
perplesso mia sorella che fece spallucce. Anche gli altri del Campo
Mezzosangue
sembravano spiazzati quanto noi, da ciò intuii che anche
loro non avevano molta
esperienza in questi haiku.
“Erba
e Neve
Artemide
Soccorro
Quanto
sono forte.”
Declamò
il Dio, con un sorriso raggiante, come se si
aspettasse un applauso di qualsiasi sorta.
‘Ma
è uno scherzo!?’
Domandai, sempre nella mia mente. Che
cavolo di poesia era!? Soprattutto, perché cavolo la stava
declamando davanti a
tutti, quando era palese che a noi non ce ne fregava una cippa e non
era
nemmeno bella. Anche Kate aveva l’aria di una che avesse
beccato un camion in
piena faccia.
“L’ultimo
verso era di sei sillabe.” Sentenziò
Artemide, rompendo il silenzio, con una calma che, mi resi conto, stava
trattenendo a stento una sfuriata.
Mentre
i due fratelli litigavano su quale verso dare
all’ultimo vero, Zoe approfittò del momento per
voltarsi verso di noi e
spiegare: “Il Divino Apollo è da poco tornato da
un suo viaggio in Giappone,
sta attraversando la fase haiku… e forse è un
bene, perché non avrei sopportato
un'altra poesia che iniziava con ‘C’era
una Dea che veniva da sparta…’”
“Grandioso…
avrei preferito essere colpita da una
freccia.” Commentò mia sorella, facendo scoppiare
a ridere tutti, cacciatrici
comprese.
Zoe
la osservò con una certa ammirazione.
“Saresti
anche tu un ottima cacciatrice… mi chiedo come
mai la Divina Artemide non ti abbia chiesto di unirti a noi.”
Commentò,
facendomi infiammare. Avevo una strana antipatia per quel gruppo di
suffragette: le trovavo troppo estremiste… o forse era la
Dea ad esserlo. Anche
se non erano male. E poi ogunino ha il diritto di fare le scelte che
preferisce.
“Forse
perché sapeva che non avrei accettato!”
Ribatté
subito, Kate, facendomi sentire subito meglio. “Non potrei
mai stare lontana
dagli uomini per duemila anni… alcuni di loro non sono male,
soprattutto il mio
adorato fratellino.” Aggiunse, tirandomi uno scappellotto.
“Ti
ricordo che siamo gemelli.” Le dissi, facendole una
linguaccia.
“Fa
lo stesso, sono nata prima io.” Ribatté lei,
sorridendo maliziosa.
“Testona.”
La accusai.
“Antipatico.”
Ribatté lei, facendomi la linguaccia.
Scoppiammo
a ridere: sembravamo la versione soft di
Artemide ed Apollo. Solo Zoe sembrò in disaccordo, ma non
ribatté. Poco lontano
vidi Bianca di Angelo sussultare, nel sentire il nostro discorso e mi
parve che
stesse cercando di non piangere. Capii che stava pensando al fratello.
“Perfetto!”
Annunciò, infine, Apollo, finendo la sua
poesia, liberandoci da quella tortura. “Abbiamo molta strada
da fare e
pochissimo tempo, la via è diretta, si va solo ad
ovest!” Disse, indicando il
suo veicolo, invitandoci a salire.
Tutti
prendemmo la nostra roba, mentre lui ci scrutava
con attenzione. Appena si avvicinò alle cacciatrici Zoe fece
un balzo
all’indietro come un gatto arrabbiato e gli lanciò
uno sguardo assassino, quasi
lui avesse una terribile malattia contagiosa.
“Calma,
dolcezza…” La rassicurò lui, con il
solo
risultato che la ragazza indietreggiò ancora, mostrando i
denti, quasi fosse un
felino.
“Fratello!”
Lo richiamò Artemide esasperata: la sua
pazienza era agli sgoccioli. “Non
aiutare le mia cacciatrici, non
filtrare e NON chiamarle dolcezza!”
“Scusa,
dimenticavo…” Si giustificò il Dio,
alzando le
mani. “A proposito, dove te ne vai, sorellina?”
“A
caccia e non sono affari tuoi!”Rincarò subito la
Dea
della caccia, alzando gli occhi al cielo, impaziente di allontanarsi
dal
fratello rompiscatole. “Tu devi solo portare i Semidei e le
cacciatrici al
campo, non fare casini.”
“Io
non combino mai casini!” Rispose lui offeso.
“Ne
dubito fortemente…” Bisbigliò mia
sorella, così
piano che riuscii solo io a sentirla, facendomi sorridere.
Apollo
continuò la sua ispezione di Semidei, scambiando
parole cordiali con Nico di Angelo, regalando a Talia un bel sorriso
solare (naturalmente),
dopodiché si fermò su
Percy Jackson, studiandolo con attenzione che trovai un po’
inquietante. Avrei
voluto ricevere un trattamento migliore, come quello di Talia, invece,
quando
si soffermò su di noi lo vidi sgranare gli occhi per la
sorpresa, quasi ci
avesse riconosciuti. Ma fu un movimento così veloce che
dubitai perfino che
l’avesse fatto. Eppure, sembrava inquieto.
“Molto
bene… tutti a bordo!” Annunciò
allegramente, ma
con una nota allarmata.
Mentre
salivamo Kate mi prese da parte e mi sussurrò:
“Concentrati e ascolta la pazza.”
Sapevo
che si riferiva a Zoe che, in quel momento stava
scambiando un dialogo veloce con Artemide. Capii cosa intendeva, mi
fermai un
attimo, inginocchiandomi, come per allacciare le scarpe, ma, invece di
fare
quello (Anche perché erano perfettamente allacciate), mi
concentrai sulla mia
respirazione, escludendo ogni elemento di disturbo intorno a me e mi
focalizzai
sul mio udito, pre poterlo rendere ancor più fine, tanto da
sentire le parole
che le due cacciatrici si stavano scambiando.
“…
tienili d’occhio, tutti e due.”
“Anche
il ragazzo, mia signora?” Dal tono di Zoe,
intuii quanto fosse perplessa.
“Sì,
anche lui. Li affido a te e alle altre
cacciatrici, dovrete assicurarvi che non accada loro nulla, a costo di
doverli
spiare o seguire di nascosto… ho una brutta sensazione,
quindi ti chiedo di
farlo, come favore personale.”
“Mia
signora… per me sarebbe un onore… ma non
capisco…”
“Capirai
a tempo debito. Mi fido solo di voi. Non deve
accadergli nulla.” Sentenziò, infine, Artemide
ponendo bruscamente fine alla
conversazione.
“Ragazzi,
state male?”
Percy
si era avvicinato a noi, osservandoci in modo
strano. In effetti dovevamo apparire un po’ stupidi, io
chinato da diversi
secondi a far nulla e mia sorella a gambe incrociate sulla portiera.
“Nulla,
solo un piccolo malore, stiamo bene, adesso.”
Svicolai, subito, cercando di assumere un tono convincente.
Il
ragazzo non era molto convinto, ma, indubbiamente,
non aveva altre spiegazioni, così scrollò le
spalle e ci invitò a salire,
mentre Zoe ci raggiungeva, lanciandoci un occhiata come per dire: ‘Se mi fate passare dei guai, vi
userò come
bersagli nel prossimo allenamento.’
Una
volta che fummo tutti a bordo, mentre Artemide si
avviava verso ovest, Apollo fece tintinnare le chiave intorno
all’indice, con
aria soddisfatta.
“Chi
ha voglia di guidare?”
Difficile
dire di no, ma c’era quel piccolo particolare
che sarebbe stato come guidare una bomba nucleare da qui al campo, se
il Sole
aveva veramente la
capacità di
riscaldare tutta la terra. E io non volevo essere colpevole della
distruzione
del mondo, se avessi sbagliato parcheggio.
“No,
nessuno?” Chiese il Dio, con l’aria delusa.
Le
cacciatrici si misero tutte in fondo al pulman, ben
lontani da tutti i maschi altamente infetti, ma, mentre lo facevano,
Zoe si
rivolse a noi.
“Voi
due, potreste avvicinarvi un po’ di
più?” Chiese,
con un tono marziale, quasi le fosse difficile chiederlo.
“Oh,
no, grazie, sapete com’è? Sono allergica alle
pazze.” Rispose sprezzante mia sorella, lanciandole un
occhiata tagliente, che
venne subito rimandata al mittente, quando la cacciatrice strinse i
pugni.
Capii
che c’erano dei rischi, così decisi di evitarli e
mi misi tra le due: “Calmatevi, ragazze… potremmo
metterci… in mezzo.”
Suggerii, indicando i sedili tra quelli di testa e quelli in fondo, in
modo che
si trovasse un accordo pacifico.
Non
che mi stessero simpatiche le cacciatrici, ma
volevo evitare che ci scannassimo subito. Avremo avuto tutto il tempo
al campo,
dove non avremmo rischiato di far precipitare il Sole, per creare il
più
terribile inverno nucleare della storia.
Zoe
e Kate sbuffarono, ma l’accordo sembrò convincerle
e, senza dire una parole, prendemmo posizione, mentre i miei occhi
indugiavano
su quelli di Bianca, che osservava il fratello, un po’
dispiaciuta, mentre
questi parlava con Apollo di come funzionava il Sole.
Appena
ci sedemmo sentii un gemito e alzai lo sguardo
per vedere Talia pietrificata mentre il Dio le puntava il dito con un
sorriso
smagliante.
“No…
no grazie…” Squittì la ragazza, sempre
più rossa,
guardando implorante i suoi amici, come alla ricerca di qualcuno che la
nascondesse.
“Ma
che dici! Coraggio! Sei la figlia del Signore del
cielo! Non ti fulminerà come l’ultimo che ho
addestrato.” Disse rassicurante,
ridendo.
Bene…
non mi piaceva la storia del fulminare,
soprattutto perché la trovavo un’idea davvero poco
allettante. Volevo vivere ancora un po’, soprattutto volevo
vivere lontano dal
carro del Sole e non volevo rischiare di schiantarmi.
La
figlia di Zeus protestò con tutte le sue forze,
lanciando a tutti, sguardi imploranti, anche alle cacciatrici, ma
nessuno si
sarebbe sognato di mettersi contro una divinità.
Così si mise al volante con
l’aria di una che sta per avere un attacco cardiaco.
In
effetti, io avrei preferito andare a piedi.
Appena
partimmo capii subito che sarebbe stato un
viaggio turbolento. Talia sembrava improvvisamente paralizzata alla
guida e,
nonostante Apollo e Percy la stessero incoraggiando a non essere tesa e
ad
essere sciolta, lei era rigida come un ciocco di legno e guidava con
movenze
robotiche.
“La
velocità è proporzionata al calore,
più sei veloce,
più calore dai.” Stava spiegando Apollo, incurante
del fatto che stavamo
sobbalzando ogni dieci secondi, tanto che mi era venuta la nausea,
mentre mia
sorella, si stava reggendo ai braccioli del posto, accanto a me.
Eravamo
tutti parecchio sballottati e, sinceramente, mi
sentivo come se mi trovassi in una lattina sballottata dai venti.
Odiavo sempre
stare in una macchina o nei posti chiusi in generale, ma i posti chiusi
in aria
erano anche peggio.
“Rallenta!”
Sbottò Apollo, ad un certo punto, mentre
l’autobus iniziava a scendere, anzi, la parola giusta era:
precipitava verso
una cittadina che, da innevata, era diventata allagata.
Urlammo
tutti, tenendoci stretti alle cinture e alle
poltroncine, mentre sentivo la mano di mia sorella stringere la mia
così forte
che non mi sentii più le dita.
“Stai
calma!” Provai a rassicurarla, con il solo
risultato che lei, sgranò ancora di più gli
occhi, per lo spavento.
“Non
sei divertente!” Mi riprese, osservando
terrorizzata il terreno che si stava avvicinando paurosamente.
“Alza
il volante!” Urlò il Dio, tenendosi alla
poltroncina da guidatore, cercando di apparire calmo.
Forse
si era pentito di farla guidare.
Di
mio, ero pentito di salirci, su quel coso.
Talia
riuscì ad alzarsi, evitando, per poco di
provocare un incendio, lasciando, però, una bella porzione
di terra asciutta e
senza neve.
“Ottimo,
abbiamo appena provocato uno sconvolgimento
atmosferico.” Borbottò mia sorella, un
po’ più rilassata.
“Be’,
almeno adesso sappiamo perché, ogni tanto, il
sole è troppo caldo, d’inverno.”
Risposi, cercando di alleggerire la tensione.
Lei
sorrise, ma subito dopo mi volò addosso, quando
Apollo consiglio alla figlia di Zeus di girare a sinistra e lei aveva
eseguito
con una brusca manovra che aveva inclinato il veicolo, schiacciando
tutti sul
finestrino.
Nessuno
aveva più un colorito normale: tutti avevano la
pelle pallida come la morte o verde dalla nausea.
“Eccoci!
Long Island!” Ci informò Apollo, indicando la
baia dove si vedevano delle capanne e una specie di tenuta estiva
costruita
accanto ad un boschetto.
“Rallenta
un po’, tesoro, così ci ammazziamo…
be’, non
tutti ovviamente.” Le consiglio il Dio, con un sorriso, che
tradiva una certa
insicurezza. Onnipotente o no, un impatto del genere non sarebbe stato
bello
nemmeno per lui.
“Ho
tutto sotto controllo!” Urlò Talia, con gli occhi
folli.
‘Come
la macchina che sta precipitando a velocità folle verso quel
laghetto!?’
Avrei voluto chiedere, mentre osservavo il terreno che si avvicinava
pericolosamente a noi. Cadevamo come un sasso.
“Frena!”
Disse Apollo.
“Ce
la posso fare.”
“FRENA!!!”
Gridammo tutti insieme, come per richiamarla
alla realtà.
Fu
lo scossone più terribile della mia vita ed ero
convinto che, nell’impatto, mi fosse rotto almeno tre
costole, un braccio, una
gamba e qualche osso della testa. L’autobus-sole
inchiodò bruscamente a
mezz’aria finendo con il rallentare la caduta a poche
centinai di metri dal
laghetto, per finirci dentro con un grande SPLAAAAAAAAAAAAASH,
alzando una grande nuvola di vapore, mentre un gruppo di ragazze dalla
pelle
diafana (Dopo avrei capito che erano Naiadi), fuggivano in modo
disordinato.
“Be’,
avevi ragione.” Disse Apollo, mentre si rialzava,
per lo scossone, insieme a noi. “Avevi tutto sotto
controllo.”
“Col
cavolo.” Borbottammo io e mia sorella, nello
stesso istante.
[Angolo
dell’autore]
Siamo
tornati in pompa magna, a quanto pare,
il prossimo capitolo è un POV Bianca, ma come vedete, Jake e
Kate sanno il
fatto loro, dato che la sorellina riesce a tenere testa alla povera
Zoe.
Dopotutto sono due tipi che sanno il fatto loro e, ovviamente,
c’è Apollo.
Speriamo non siano figli suoi :P
Allora,
alla prossima, recensite, vi prego!
AxXx