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Autore: Valerie Clark    21/03/2014    1 recensioni
Lettere, lettere alla polvere. Lettere alla stessa persona, lettere che non invierò mai. Lettere, sigarette e ricordi di un amore nato morto.
ATTENZIONE: potrebbe restare incompleta, noi due potremmo restare incompleti.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sbattuta
 
Dieci marzo duemilatredici
 
Stanotte t’ho sognato. Stanotte, appena chiusi gli occhi, t’ho sognato. Stanotte, appena chiusi gli occhi, dopo averti pensato per minuti, ore, t’ho sognato.
Ho sognato il tuo corpo così perfettamente avvinghiato al mio, le tue dita intrecciate alle mie, nelle mie, i tuoi occhi riflessi nei miei. Ti vedevo, vedevo tutto così chiaro; era lì che appartenevamo, è lì che apparteniamo, solo in un sogno, solo in un mio stupido sogno.
Avanti, in quale universo perversamente parallelo io e te saremmo mai stati insieme veramente? Ma veramente veramente intendo; tipo alla luce del sole, tipo per davvero. In nessuno, credimi. Io non sono stata abbastanza per te, è per questo che te ne sei andato, no? Perché non ero abbastanza, perché non bastavo, non bastavo mai. Tu eri così perfetto, ed io ero così … cos’ero io, cosa sono io? Non lo so, mi sento una buona a nulla; a volte mi sento un nulla e basta.
Non me l’hai mai detto, che non ti bastavo. Non me l’hai nemmeno mai fatto capire. Ma io lo sapevo, lo so che non bastavo; io non basto neanche a me stessa, come posso bastare a qualcun altro?

Cristo, mi manchi tremendamente.
T’ho visto appena stanotte, in quel sogno, nella mia testa, e già mi manchi.
Ogni sera m’addormento pensando a te, pensando a quei corpi avvinghiati, a quelle dita intrecciate, a quegli occhi riflessi gli uni negli altri; ogni sera è come se fossi ancora qui.
Ma tu non sei più qui, ed è una cosa con cui prima o poi dovrò fare i conti. Prima o poi, una di queste sere, qualcosa nel cervello mi urlerà ‘Non c’è più!’ e allora il mio cuore smetterà un attimo di battere.
Ma sai qual è il vero problema? Che tu potresti essere qui, potresti scegliere di essere qui, di esserci ancora. Invece no, no, tu hai scelto di non esserci più, non più con me, non più per me, non più dentro di me. E questa cosa mi fa male, un male cane, e non ho nessuno a cui dirlo, nessuno con cui confidarmi, perché eri tu, eri tu l’unico con cui potevo parlare, l’unico con cui potevo anche non parlare, perché mi avresti guardata e avresti capito lo stesso.

Io veramente non capisco perché mi sento così, sbattuta tra mille pensieri, tra mille emozioni, tra mille ricordi. Non capisco come sia possibile che una persona ami così tanto un’altra, e poi questa gli venga tolta, così, perché ‘il destino ha deciso così’. Amare poi, e che ne so io se è amore. So che è passione, so che è ammirazione, so che è, o meglio era, amicizia, un’amicizia infinita. Ma sono confusa; non mi sono mai sentita così prima, sei la prima persona che mi fa sentire tutte queste cose, e tutte insieme.
Mi ricordo quella prima volta in cui abbiamo fatto l’amore; eravamo tutti per noi, solo noi. Solo noi, rimasti indietro, rimasti soli, rimasti insieme. Siamo davvero rimasti insieme sempre?
Mi ricordo quei corpi avvinghiati, quelle dita intrecciate, quegli occhi riflessi gli uni negli altri; tutto era come nel mio sogno. Poi mi ricordo le lingue che scorrevano fameliche, i respiri affannati, il fiato corto. Mi ricordo che il mio cervello urlava ‘Vattene’, e mi ricordo che non ho mai voluto andarmene.  
Mi ricordo che dopo quella volta ho pensato a te sempre, continuamente. Ogni cosa che facevo pensavo ‘Cosa farebbe lui?’, poi hai smesso di farle, quelle cose, poi hai smesso di fare tutto. Ma, per la miseria, io te lo giuro, ti sento vicino a me, ogni sera, ogni notte. Sento la tua voce in ogni canzone, vedo il tuo viso in ogni persona.
E se un giorno dovessi mai scordarti, scordare la tua voce, il tuo viso? Non me lo perdonerei.
Ma alla fine sarebbe colpa tua, se mai mi scordassi di te; sì, perché io, fosse per me, ti avrei al mio fianco sempre, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

Io vorrei soltanto che, almeno per una volta, quello che voglio sia mio; vorrei, almeno ancora per una volta, sentire la tua voce, scaldarmi dentro un tuo abbraccio.
Ti prego, torna.

No, non torni, non puoi tornare, non tornerai.
E allora io me ne resterò da sola, continuerò a sperare in una cosa che so non accadrà mai, continuerò a sognarti. Continuerò a non essere abbastanza per te, per me, per nessuno, ma tanto nessuno dopo di te sarà mai abbastanza per me.
 
   
 
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