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Autore: Dragonfly1234    21/03/2014    2 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Simon, seduto in metropolitana, guardava il suo riflesso nel finestrino del vagone.
Era lo stesso da sedici anni ormai.[...]
A Simon piaceva guardare la gente, immaginare le loro vite: nomi, posti, figli e partner. Era un modo come un altro per di occupare l'eternità.
Che dire... se vi incuriosisce leggete
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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METROPOLITANA

Misuro ogni dolore che incontro

con occhi penetranti, stretti-

mi chiedo se pesa come il mio-

o ha misura più facile.

Emily Dickinson

 

Simon, seduto in metropolitana, guardava il suo riflesso nel finestrino del vagone.

Era lo stesso da sedici anni ormai; stessi capelli castani e ricci, stessi occhi scuri, stesso viso da adolescente, anche se, doveva ammetterlo, il suo sex appeal era aumentato notevolmente.

Quando passava per strada le ragazze che incrociava lo guardavano in modo poco casto e, una volta alle loro spalle, scoppiavano in quella risatina tipica che fanno quando trovano qualcuno attraente. Non che a lui importasse, comunque.

La metropolitana si fermò frenando rumorosamente e nel vagone entrarono alcuni passeggeri.

Era quello il vero motivo per cui andava in metro, nonostante fosse un vampiro e non si stancasse a correre o il fatto che ora possedeva una macchina. A Simon piaceva guardare la gente, immaginare le loro vite: nomi, posti, figli e partner. Era un modo come un altro per di occupare l'eternità.

L'attenzione gli cadde su una ragazza sul metro e sessantacinque, i jeans aderenti le fasciavano le gambe rivelando un fisico esile. I capelli lisci castano chiaro le ricadevano sul viso dai lineamenti dolci.

Si sedette pochi sedili affianco a Simon, con la schiena dritta, sull'attenti.

Da lì il ragazzo riusciva a sentire la canzone che fuoriusciva dalle cuffiette infilate nelle sue orecchie. L'aveva già ascoltata alla radio senza prestarci attenzione, invece era carina e orecchiabile.

Simon immaginò che la ragazza stesse raggiungendo i suoi amici, probabilmente viveva in una bella casa vicino a Central Park e frequentava il ragazzo più popolare della scuola, andava ai festini. No quella versione non lo convinceva più di tanto. Provò ad attribuirle un nome ma nessuno sembrava adatto.

Smise di immaginare la sua vita e si chiese a che fermata sarebbe scesa.

Il treno fece un'altra fermata e la ragazza alzò il viso per guardare le porte aprirsi cigolando.

Aveva gli occhi di un azzurro freddo, tra il grigio e il celeste,come un fiume di montagna. Lo sguardo di lei, da prima vacuo e annoiato, si era fatto improvvisamente più attento e leggermente spaventato. Simon si voltò per vedere cosa la turbasse tanto e scoprì che il suo sguardo si posava su un ragazzo alto, dai capelli biondo cenere, gli occhi neri e un fisico ben definito. Ed ecco scoperto il ragazzo ideale della nostra protagonista di oggi. No, non era così. Lo sguardo della ragazza era spaventato, non attratto.

Simon osservò nuovamente il soggetto. Era tutto vestito di nero, tanto che per un attimo Simon pensò fosse uno Shadowhunter, ma non poteva essere: conosceva la maggior parte dei Nephilim di New York e dintorni, inoltre non la pelle segnata dalle rune.

Ad un esame più attento, Simon notò che il ragazzo non aveva solo gli occhi neri, aveva l'intera pupilla nera, come se gli fosse caduta una boccetta di inchiostro fra le palpebre.

Quegli occhi sono troppo neri per i miei gusti. Dopo pochi minuti la metro si rifermò e la ragazza sgusciò via fra l'orda di newyorkesi indaffarati che salirono sul vagone, seguita velocemente ma senza dare troppo nell'occhio dal ragazzo.

Simon si unì all'inseguimento, rincorrendoli nella stazione e poi lungo i viali e stradine.

Sembrava che la ragazza fosse sicura di dove andasse, con lo sguardo deciso e per niente confuso, e Simon si accorse che stava improvvisando solo quando, svoltato l'ennesimo angolo di un edificio di mattoni, si ritrovarono in un anglo ceco.

Simon si nascose dietro a un cassonetto dei rifiuti, afferrando un pugnale che teneva dentro la giacca,pronto ad intervenire in pochi secondi.

“Smettila di seguirmi!”- disse lei gelida.

“Perchè?” rispose lui langiudo “Non ti va di farti un giro?”

“Te lo faccio fare io, il giro, bastardo!”

Simon sentì il leggero scricchiolio di ossa che si spezzano e un urlo.

Si alzò dal suo nascondiglio e balzò sul cassonetto con un salto. La scena che si trovò davanti lo lasciò per un attimo allibito. La minuta ed esile figura che lui aveva associato ad una ragazza di alto rango, stava prendendo a calci quello che una volta era stato il ragazzo attraente dai capelli biondi.

Saltò sopra il demone, su quella che probabilmente era la schiena ma le mani lasciarono la presa a contatto con la sostanza viscida che ricopriva la creatura e Simon cadde per poi rialzarsi prontamente e correre nuovamente verso il mostro.

La ragazza intanto era riuscita a recuperare un pezzo di metallo da vicino al cassonetto e lo stava brandendo contro la creatura, colpendola alla testa violentemente e continuando a prenderla a calci.

Simon la scostò, andandole contro, e le si parò difronte, facendole da scudo.

Uno dei tentacoli che spuntavano dal corpo della creatura si contorse verso di loro e Simon lo tagliò in parte col pugnale, sangue nero zampillò bruciandogli leggermente la pelle che si rimarginò immediatamente, mentre la ragazza colpì gli altri con la sbarra di metallo.

Così lui si lanciò contro il mostro imprecando e i canini uscirono, come sempre quando combatteva, e gli lacerarono le labbra da cui uscì un piccolo rivolo di sangue.

Staccò dal muro una grondaia e la conficcò nel fianco del mostro che gridò e altro sangue fuoriuscì. Simon si voltò per guardare come se la cavava la ragazza.

Il pezzo di metallo si era ormai ridotto a pochi centimetri affilati, dopo essersi spezzato. Staccò un altro pezzo di grondaia “Al volo” le gridò. Lei si voltò e afferrò con precisione l'oggetto che però le scivolò, si chinò per recuperarlo proprio mentre un altro tentacolo le si stava per abbattere sopra, come un martello.

La ragazza ruotò su se stessa colpendo il tentacolo e fece roteare la grondaia.

I capelli le svolazzavano intorno coprendole la vista, la giacca era sporca di un misto di sangue nero e della sostanza putrida e viscida di cui era ricoperto il gigantesco polpo.

Simon gli girò attorno, con agilità sia arrampicò sul muro e poi saltò dalla parete brandendo il pugnale con una mano e un tubo di metallo con l'altra. Entrambi si conficcarono ai due lati del collo della creatura. Le mani di Simon bruciarono quando il sangue le toccò. Il polpo aspirò e con un rantolo cadde a terra, con un rumore sordo.

La ragazza urlò e fece cadere il suo pezzo di grondaia.

Simon la prese per mano e incominciò a correre “Dobbiamo muoverci, non resterà così per molto”

Quando raggiunsero una via abbastanza popolata smisero di correre e presero a camminare a passo sostenuto.

“Potevo sbrigarmela da sola” disse la ragazza quando finalmente parlò.

“Un semplice grazie bastava”

“Sono seria”

“Non penso, per quanto tu sia stata brava, che ci saresti riuscita. Non sai che cos'era quella cosa.”

“Ti sorprenderà sapere che invece lo so”

“Non credo”

“Era un posseduto, tipo l'Esorcista, hai presente?”

“No, l'ho sempre trovato terribile e scontato come film” scherzò Simon, anche se piuttosto turbato dal fatto che la ragazza fosse riuscita a capire, anche se vagamente, l'entità di ciò che avevano appena distrutto.

“Dove stiamo andando?”

“In un posto”

“Non mi porterai al manicomio o da uno strizza cervelli, vero? Non sarebbe per niente cavalleresco!”
Simon scosse la testa. “Stiamo andando all'Istituto”

“Che ha esattamente un nome da Clinica Ospedaliera”

“Se ti giuro che non lo è la smetti di parlare?”

Lei gli fece un gestaccio. Poi prese il cellulare e digitò un numero.

“Che fai?” le chiese Simon.

“Avverto a casa che rientro tardi. Dovrei già essere lì ora e mia madre potrebbe preoccuparsi.”

Simon sentì alcuni pezzi di conversazione senza volere davvero ascoltare.

Con chi sei?

Amici

Li conosciamo?

No, sono di scuola, ma non nel mio corso.

Fai la brava e stai attenta.

Si, ciao ma'.

Seguirono parecchie altre raccomandazioni da parte della madre e risposte secche da parte di lei.

“E comunque tu chi sei?” chiese lei una volta conclusa la conversazione.

“Simon Lewis”
“Matty Casper”

“Matty? Ma non è un nome da maschio?” rise Simon.

Lei alzò gli occhi. “Oppure è il diminutivo di Mathilde. Una delle due”

“Io direi la prima” e con quel commento si procurò una brutta occhiata da lei.

“Simon?”

“Si?”

“Se quella cosa non era un posseduto, cos'era?”

“Ci sei andata quasi vicino” disse guardandola per la prima volta negli occhi “Quello era un demone”








Ciao. Allora è la prima storia che scrivo sugli Shadowhunter. Come avrete notato è ambiantata sedici anni dopo CoLS. Non ho altro da aggiungere quindi vi saluto.
Recensite ;)

  
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