La mattina Shikamaru, Ino e Kiba non
proferirono parola, in
quanto ognuno era incazzato per i fatti propri. Shikamaru si ripromise
di non
dare più retta ai consigli della sorella e soprattutto di
non avere più
seccature tra i piedi; Ino invece era furiosa per il comportamento di
Kiba. Non
che le interessasse, anche se dentro il suo cuore sapeva che non era
realmente
così.
Ino si voltò in direzione del giovane, che teneva lo sguardo
fisso sul banco. Ora che lo osservava meglio, poteva ammettere che Kiba
sarebbe
stato davvero un bel ragazzo se solo avesse tenuto la bocca chiusa una
volta
ogni tanto.
All’improvviso Kiba fissò il suo sguardo in
direzione di
Ino, che subito si voltò dalla parte opposta. Kiba pensava a
quanto fosse
complicata quella ragazza, soprattutto voleva capire cosa frullasse in
quella
testa bionda che trovava assolutamente attraente.
I pensieri di quest’ultimo, Shikamaru e Ino furono
interrotti dal professor Asuma.
- Bene ragazzi, avete un’ora di tempo per completare il
compito – informò. – Distribuiscili
– ordinò, dando i fogli a Hinata che si
trovava al primo banco.
Dietro Hinata stava seduto Naruto.
- Hinatuccia, mi aiuterai vero? – la implorò
Naruto con un
sorriso che fece sciogliere e arrossire la ragazza.
- Ok ... – annuì – Tie..ni,
distribuiscili dietro – mormorò,
porgendogli i fogli che caddero a terra.
- Ops … Scu… sa ... –
sussurrò, imbarazzata.
- Non preoccuparti! – la rassicurò Naruto.
- Silenzio! – sibilò Asuma. – La testa
sul foglio – ordinò severo,
andandosi a sedere in cattedra.
- Ah! Non ce la faccio
più! – esordì Naruto, buttandosi
sulla panchina. – Sono sfinito! – concluse,
prendendo la bottiglia d’acqua
dallo zaino.
- Se per una partita con gli amici ti riduci così, figurati
se dovessi giocare ai mondiali – lo prese in giro Kiba,
suscitando le risate
degli altri.
- Finitela – si lamentò Naruto – Io so resistere
– aggiunse, presuntuoso –
È che
oggi sono stanco, ho dovuto fare
il compito di fisica da solo – .
Infatti Hinata per l’imbarazzo non era riuscita a comunicare
con Naruto.
- Cos’è? Finalmente ti sei deciso a sforzare il
cervello,
testa quadra – commentò Kiba, punzecchiandolo.
- Senti chi parla! Abbiamo Mr Sapientone! –
ribatté il
biondino, facendogli una linguaccia.
- Sapete? Siete delle seccature – brontolò
Shikamaru
scocciato, sdraiato sul campetto ad osservare le sue adorate nuvole.
- Siete delle seccature! – gi fecero eco Naruto e Kiba,
ridacchiando.
”Idioti“ pensò Shikamaru, osservando
quei due rincorrersi
per un motivo non valido.
- Dove sono Sasuke e Neji? – domandò
all’improvviso Choji
,intento a mangiare una barretta di cioccolato.
Si guardarono tutti attorno: Neji parlava con il Mister
della formazione della prossima partita; Sasuke invece
lo videro a bordo campo, intento a parlare
con uno strano ragazzo con un cappuccio in testa e degli occhiali da
sole. Lo
videro dare una busta a Sasuke.
- Ma io quello lo conosco! – esclamò Kiba.
– È Shino
Aburame – disse, scrutandolo da
lontano.
- Veniva alle elementari e medie con me –
raccontò. – Una volta
eravamo grandi amici – concluse con un sorriso amaro,
suscitando lo stupore dei
suoi amici.
- Ma che razza di persone frequentavi? – commentò
Shikamaru,
avendo intuito, dato il suo elevatissimo quoziente intellettivo, che si
trattava sicuramente di uno da cui era meglio stare alla larga.
- Prima era un bravo ragazzo – gli rispose Kiba –
Adesso non
so davvero cosa gli sia successo – . Sasuke si
avvicinò ai tre, con in mano la
busta.
I tre si guardarono con aria sospetta.
Avevano capito cosa contenesse quella busta ...
- Ehm … che ne dite di organizzare un pigiama-party?
–
proruppe Kiba, cercando di attirare l’attenzione dei compagni
su un argomento
che non fossa la busta appena acquistata da Sasuke.
- Un che? – fece Naruto, inarcando le sopracciglia.
- Un pigiama-party – ripeté Kiba, spazientito.
- Bell’idea! Ma si mangia? –
s’informò subito Choji, ma la
sua domanda venne bellamente ignorata.
- Più che altro ci serve una casa libera dai genitori
–
osservò Kiba, che aveva tutta l’intenzione di
chiarire la sua strana situazione
con Ino.
- I Signori Nara sono fuori città, quindi la casa di Shika
è
libera – disse vagamente Choji, passandosi un braccio tornito
sulla fronte per
asciugare il sudore.
Tutti i ragazzi del gruppo si voltarono a fissare con
espressione furba Shikamaru.
Questi piegò le braccia dietro la testa e, sbuffando,
rispose in tono categorico:
- Non-pensateci-nemmeno – .
Tutt’intorno alla villetta
della famiglia Nara alitava un
placido vento che faceva reclinare i ciuffi d’erba del prato
curato. Ino, ritta
in piedi davanti alla finestra della cucina, ascoltava il cinguettio
degli
uccelli che si annidavano fra le chiome folte degli alberi del suo
giardino.
Sospirò con aria sognante, riordinando i vasi di fiori sul
davanzale.
- Ha l’aria di essere molto noioso –
commentò Temari,
osservando atona la ragazza togliere i guanti sporchi di terra.
- Questo perché non ami i fiori – disse Ino,
inclinando
l’ovale perfetto e sorridendo di un sorriso incantevole.
Temari si strinse nelle spalle, sollevando per la cinghia lo
zaino aperto. – Visto che abbiamo finito con le ripetizioni
di chimica, io
torno a casa – .
- Oh grazie, Tem! Senza di te non avrei saputo da dove
cominciare a studiare per il test della professoressa Kurenai
– .
L’altra si limitò ad abbozzare un sorriso;
afferrò il libro
di chimica abbandonato sul piano d’appoggio e lo fece
scivolare nello zaino.
Ino la osservò attentamente, soffocando la risatina furba
che le era salita
alle labbra.
Suo fratello Shikamaru non era certo il tipo come Kiba da
correre appresso alle ragazze per rimediare appuntamenti. Eppure con
quella
Temari era stato disposto a mettere in secondo piano il suo orgoglio e
ad
ascoltare i suoi preziosi consigli circa il gentil sesso per
riconquistarla.
Chissà cosa ci trovasse di speciale Shikamaru in Temari da
ridursi in quello stato che lui stesso definiva patetico e seccante?
Era una bella ragazza, con quel tanto di carne in più come
piaceva a suo fratello. Ma sicuramente il suo punto forte era il
carattere
duro, orgoglioso, e il tutto condito da sarcasmo e ironia.
Forse si era semplicemente innamorato, perché prima o poi, e
Ino lo sapeva, capitava a tutti.
- Perché non ti fermi a cena da noi, Temari? I miei sono
fuori città a fare visita a dei parenti. Siamo solo io e
Shika … ci farai un
po’ di compagnia – .
Temari percepì un groppo serrarle il respiro.
Non era pronta per
rivederlo.
- No, Ino … I mie fratelli mi staranno aspettando. Sono io
la sera che cucino, quindi non posso assentarmi. Ti ringrazio per
l’invito –
rifiutò gentilmente Temari, ignorando il desiderio che
contrastava nella sua
testa di stare con Shikamaru.
- Beh, puoi chiamarli e invitare anche loro a cena! Basterà
buttare giù un po’ di pasta in più!
– esclamò allegramente Ino, indossando il
grembiule da cucina sopra il vestitino a balze.
Temari si morse l’interno della guancia, e un fiotto di
sangue le si diffuse sotto la pelle. – Scusami Ino, ma non
posso – .
- È per Shikamaru, vero? – mormorò
l’altra, scansando il
ciuffo biondo che cadeva obliquo davanti agli occhi.
Temari annuì col capo, lo sguardo basso.
- Temari, credimi: Shikamaru non è uno stronzo come
può
esserti sembrato. È solo … pigro, ma ti vuole
bene. Io non l’ho mai visto in
vita sua crogiolarsi a tal punto per una ragazza. È stato a
causa mia se ha
dovuto lasciare Suna in fretta e furia! Per venire a prendere me
all’aeroporto
– cercò di persuaderla Ino, ma Temari
l’interruppe.
- Senti, io ti ringrazio, ma non sai quanto abbia sofferto
per quel gran figlio di puttana di Shikamaru, quindi …
– .
- Ehm … – tossicchiò Kiba, comparendo
sulla soglia della
porta insieme al suddetto giovane Nara.
Temari si morse la lingua, reprimendo a stento la caterva
d’insulti che le era salita alle labbra.
Perché doveva
incontrare proprio lui, l’ultima persona che voleva vedere
sulla faccia della
terra?
- Oh Shika, Kiba … che ci fate qui? –
esordì Ino, emettendo
un risolino nervoso. – Ma soprattutto, che ci fa lui qui? – sbottò
furente, additando Kiba.
Questi stampò sulla faccia un sorrisetto furbo. –
Wow, come
sei sexy con quel grembiulino! Posso ordinare qualcosa extramenu,
dolcezza? – .
- Deficiente! Mentecatto! – l’apostrofò
Ino, piantandosi le
mani sui fianchi magri.
- Inuzuka, quella è la mia scocciatura di sorella, non devi
passarti nemmeno per l’anticamera del cervello di provarci
con lei … anche
perché è seccante, te la sconsiglio –
sentenziò Shikamaru, esibendosi in un
violento sbadiglio.
Kiba avvampò per l’imbarazzo bofonchiando qualcosa
di
confuso, mentre Ino rideva di gusto beandosi della sua pessima figura.
- Guarda che non sei tutto questo granché, Yamanaka
– la
rimbeccò offeso Kiba, ma la sua espressione sembrava quasi
divertita.
- E io che ci posso fare se tu mi trovi irresistibile,
tesoro?! – mandò in risposta Ino, strizzandogli un
occhio.
- Che seccatura le persone innamorate – sbuffò
Shikamaru,
gettando il borsone sportivo a terra e lasciandosi cadere esausto sul
divano.
- Io non sono innamorata, è lui che mi viene dietro
–
protestò Ino, tutta impettita e rossa per
l’indignazione.
- Sì, sì … magari in
un’altra vita – esclamò Kiba, facendo
infervorare ancor di più la biondina.
- Mentre tu continui a fare il deficiente, Inuzuka, io giro
i tacchi – s’intromise Temari in tono raggelante,
dirigendosi verso la porta
d’ingresso sotto lo sguardo furtivo di Shikamaru.
- Ehilà bimba, dove credi di andare? – la
fermò Kiba,
sbarrandole la strada con un braccio.
- Fila a cambiarti il pannolino, Inuzuka – ribatté
Temari,
torcendogli un polso.
- Oh cazzo! Fa male – guaì Kiba, massaggiandosi il
polso
dolente. – Tu non sei una donna, ma un’arpia
– .
Shikamaru e Ino si scambiarono un’occhiata complice per poi
sbottare a ridere.
- E ora levati di mezzo, pivello – sbuffò Temari,
atona,
liberandosi il passaggio con uno strattone; ma Kiba le
circondò la vita,
attirandola a sé.
- Bellezza, tu non vai proprio da nessuna parte –
bisbigliò
il ragazzo, incrociando lo sguardo di Ino per vedere la sua reazione,
che lo compiacque
alquanto.
La biondina davanti a lui, infatti, fumava di rabbia.
Era gelosa.
- Prima che ti stacchi le palle, Inuzuka, per quale motivo
dovrei restare? – chiese Temari, con artificioso tono
suadente.
- Ho proposto un
pigiama-party qui, in casa Nara, visto che è
l’unica abitazione libera dal
controllo dei genitori e con abbastanza stanze per appartarsi. Stanno
arrivando
anche i tuoi fratelli, quindi non devi preoccuparti per loro, e non si
accettano rifiuti – disse Kiba, togliendole il braccio dal
fianco dato che la
reazione di Ino l’aveva soddisfatto e l’espressione
di Shikamaru non prometteva
niente di buono.
- E va bene … Se non si può rifiutare di
partecipare a
questo stupidissimo pigiama-party organizzato da un coglione con le
turbe
ormonali … rimango – si arrese Temari, rigida.
- Bene, tanto non valeva nemmeno la scusa che Shikamaru è un
gran figlio di puttana – infierì Kiba, scoppiando
in una fragorosa risata e
beccandosi le occhiate bieche del giovane Nara e di Temari. – Ok
… Che prepari per cena, splendore? –
esordì poi, dileguandosi con Ino in cucina per sottrarsi
agli sguardi assassini
dei due ragazzi.
- Ehi Temari, visto che non hai il cambio appresso puoi
prendere uno dei miei pigiami! – gridò Ino, mentre
Kiba la trascinava via
contro la sua volontà.
Temari, imprecando contro se stessa per aver accettato
l’invito, si accomodò accanto a Shikamaru, le
braccia incrociate sul petto
prosperoso come per intimargli di non rivolgerle parola.
Non che corresse questo pericolo.
Quello scemo, infatti, stava dormendo.
Anche quelle notti a
Suna, dopo il consueto bagno di mezzanotte, si appisolava lasciandola
sola in
quella cala deserta.
Dormire era l’unica cosa che sapeva fare bene ….
Insieme a
scopare ragazze straniere e sparire alla velocità di un
fulmine.
“Questa è un’altra dote
mirabile” , pensò con amaro sarcasmo
Temari, incenerendolo con lo sguardo.
Ma lui non pareva accorgersi delle due lingue di fuoco che
sfavillavano nei suoi occhi.
Temari, seccata, afferrò il telecomando e accese la
televisione tanto per ingannare il tempo in attesa
dell’arrivo degli altri
ragazzi e per evitare di rivolgere parola a quel vegetale, ma
d’un tratto un
sonoro sbadiglio la costrinse a voltarsi verso di lui.
Temari scosse disperata il capo, con disapprovazione, ma la
sua espressione sembrava quasi divertita. Sollevò un braccio
e gli sbatté una
mano sulla spalla, facendo cadere il ragazzo di lato. Questi
continuò a
sonnecchiare e non mutò la sua posizione di un solo
millimetro.
Temari proruppe in una risata fragorosa quanto canzonatoria.
Shikamaru arricciò infastidito il naso, schiacciando una
guancia sulle mani intrecciate e borbottando:
- Mendekouze – .
All’una e mezza del mattino
l’intero gruppo di ragazzi
barcollava per la villetta Nara, chi vittima della consistente
quantità
d’alcool assunta, chi intontito dal sonno.
Neji e Rock Lee si stavano ancora
sfidando fra chi reggeva
di più il rhum portato da Kankuro, mentre Ten Ten, messa
fuorigioco da pochi
bicchieri, si era sdraiata sul letto di Ino per seguire la sfida, ma
soprattutto per evitare di cadere a terra da un momento
all’altro a causa della
sbornia.
Kankuro si aggirava furtivo per la
villetta nella speranza
di abbordare la dolce Ino. Fin ora però l’unica
che aveva mostrato di
ricambiare le sue attenzioni era la sua compagna di classe Tayuya,
ovviamente
non per scelta ma perché inebriata dagli effetti dello
scotch che Sasuke aveva
portato da casa. Quest’ultimo si era addormentato sul divano
e Sakura si era
ritagliata un posticino accanto a lui, che intontito
dall’alcool non si era
accorto della sua straordinaria vicinanza.
Shikamaru, Kiba, Naruto e Gaara si
erano radunati invece
nella camera del primo per fumare e consumare birra sotto gli sguardi
di
evidente rimprovero di Temari, Ino e Hinata.
- Prima o poi vi verrà una
cirrosi epatica, a tutti quanti –
ringhiò la bionda di Suna, squadrandoli uno a uno con i suoi
grandi occhi
ammonitori.
Kiba sbottò in una
risatina ironica, mentre Shikamaru si
esibì in un gesto scaramantico poco educato.
- Shika, ci sono delle ragazze qui!
Non sei in mezzo a quei
buzzurri dei tuoi amici! – lo rimproverò Ino,
stizzita.
- Se non chiudi il becco da sola, te
lo faccio chiudere io –
ammiccò Kiba, guizzando la lingua sulle labbra come per
inumidirle prima di un
bacio.
- Tsk! Va’ al diavolo,
Inuzuka! – ribatté Ino, zittendolo
con un cenno della mano.
- Almeno non contagiate mio fratello
– disse Temari,
osservando con espressione agghiacciante Gaara scolarsi un goccio di
birra e
trarre un tiro dalla sigaretta di Naruto. – Questa roba fa
male – ruggì poi,
spazientita, strappando dalle mani dei ragazzi sigarette e bottiglie
semivuote.
- Ben fatto, Tem! –
convenne Ino, trionfante.
- Ah ci hai rovinato la festa,
donnaccia – si lagnò Naruto,
la vista annebbiata dall’alcool. Si stropicciò gli
occhi e vacillò fino al
letto di Shikamaru, accasciandosi inerte accanto a Hinata, che
avvampò.
- Io vado a buttare questa roba
– disse Temari, dispotica,
afferrando le tre bottiglie di birra che i ragazzi stavano condividendo
fino a
poco fa.
Ino uscì sul corridoio
insieme all’altra bionda, ondeggiando
nella sua corta camicia da notte. – Io vado a prendere lo
straccio nello
stanzino. Non oso immaginare cosa avranno combinato nella mia camera
quegli
altri ubriaconi – .
- Aspetta, ti accompagno! –
esordì Kiba raggiungendo la giovane,
tenendosi in piedi a stento.
- Io vado a ricavarmi un posticino
sul divano – disse Gaara,
il viso prostrato dalla stanchezza. – Ma chi me
l’ha fatto fare di unirmi a
questa combriccola di squilibrati – imprecò fra i
denti, abbandonando la stanza
accaldata.
Shikamaru serrò le
palpebre, tutta l’intenzione di dormire,
ma i baci che Naruto aveva cominciato a imprimere sul collo di Hinata
cominciavano a divenire piuttosto rumorosi. Così,
incollerito per l’andamento
di quella pessima serata, si alzò da terra con un movimento
che richiese un
gran spiegamento di forze; acciuffò il suo morbido cuscino e
anche lui si
dileguò dalla camera.
Sarebbe andato ad appisolarsi nella
stanza dei genitori.
L’accesso al piano
superiore era, infatti, stato
espressamente vietato.
Perlomeno sarebbe riuscito a chiudere
occhio prima
dell’alba.
- Dannate tette … Ma perché non sono nata uomo
… Sarebbe
stato tutto più semplice – borbottò
Temari fra sé e sé, rinunciando
all’impresa
di addomesticare quella vertiginosa scollatura. Socchiuse per un attimo
le
palpebre pesanti per il sonno e proseguì lungo il corridoio
buio senza sapere
esattamente dove si stesse dirigendo, quando ad un tratto
incassò una testata
che la sballottò indietro di un paio di metri.
- Cazzo che botta – biascicò una voce scapigliata,
ma per
Temari era fin troppo famigliare.
Solo lei poteva sapere
quante volte, in quelle notti estive a Suna, quella voce avesse
sussurrato il
suo nome in preda al delirio.
- Stronzo. Potresti tenere gli occhi aperti almeno quando
cammini – sbottò Temari, massaggiandosi le tempie
pulsanti con movimenti
circolari.
- Seccatura, hai la testa più dura del cemento –
si lamentò
Shikamaru, scrollando il capo dolente.
- Scusa se ho la testa di cemento, Nara – ringhiò
Temari,
stizzita. – Ah lasciamo stare … Non mi va di
discutere con te. Ho sonno e
voglio dormire – tagliò corto, oltrepassandolo con
una spallata e dirigendosi
verso la porta che si apriva sul lato destro.
- Se fossi in te non entrerei lì – disse vagamente
Shikamaru, imbracciando il cuscino morbido.
Temari aggrottò le sopracciglia, scettica. – E
perché? Cos’è
questa uscita da “Non aprite quella porta” ?
Un’altra delle tue patetiche scuse,
Nara?! – sbraitò, ondeggiando furiosamente i
quattro codini.
Lui fece spallucce, segno che non voleva affaticarsi più di
tanto, ma lo sguardo omicida che gli scoccò la bionda lo
indusse a rispondere.
- Nella mia camera ci sono Naruto e Hinata … stanno
…
insomma, hai capito – .
- Sì, ma nella camera di tua sorella ci sono Neji, Ten Ten e
Lee ubriachi fradici che smaltiscono la sbornia e mio fratello Kankuro
che
cerca di abbordare Tayuya … Non è un bello
spettacolo – commentò Temari, una
smorfia ironica di disgusto sulle labbra.
- Lo so – sospirò Shikamaru, maledicendo Kiba per
quella
pessima idea. Erano le due del mattino e lui non era ancora riuscito a
chiudere
occhio. – Infatti stavo andando a schiacciare un pisolino in
camera dei miei – aggiunse,
la voce d’un tratto spezzata.
Temari distolse lo sguardo da lui, abbassando le ciglia,
imbarazzata da quei ricordi estivi che affollarono in un breve istante
la sua
mente.
Gli ansiti spezzati di Shikamaru nel suo orecchio
Un violento tremito le scosse le
spalle, facendole
accapponare la pelle.
Ma non poteva lasciarsi trasportare da quei momenti
piacevoli, altrimenti ci sarebbe ricascata, e il suo orgoglio
un’altra
sconfitta non la avrebbe sopportata.
- Beh, allora ‘notte – si limitò a dire
la bionda, sventolando
con fare ironico una mano in aria. – Io vado a trovarmi un
posticino fra il
circolo di alcolizzati anonimi … e magari salvo anche Tayuya
dalle tempeste
ormonali di mio fratello – e riservandogli la sua espressione
più buffa, deviò verso
la stanza di Ino, in fondo al corridoio.
Shikamaru si girò a guardarla, contemplando quei capelli
dorati risplendere sotto i riflessi argentei della luna che filtravano
diagonalmente attraverso i vetri
delle finestre dalle serrande alzate.
- Mendekouze – chiamò Shikamaru, ancora prima che
potesse
rendersene conto.
Temari si arrestò e con un movimento meccanico torse il capo
verso di lui, sbalordita.
– Non ti conviene andare nella camera di Ino …
Staranno
ancora smaltendo la sbornia quei deficienti. Se fai la brava ragazza ti
faccio
un po’ di spazio – bofonchiò Shikamaru,
alzando in aria il cuscino.
Il cuore di Temari mancò un battito.
Le sue parole, seppur avessero espresso una richiesta
implicita, la stordirono, e per alcuni secondi il suo cervello smise di
ragionare.
- Non ci pensare nemmeno, Nara. Non sono più la stupida e
sprovveduta ragazzina che hai lasciato a Suna –
ringhiò invece la sua voce, che
risuonò terribilmente dura fra le pareti del corridoio
deserto.
- Ehi Tem, ti ho solo offerto un po’ di spazio in camera dei
miei genitori, mica voglio scopare … Figurati, voglio solo
dormire e
risvegliarmi quando il mondo sarà finito – fu la
rozza risposta di Shikamaru,
che si esibì in un violento sbadiglio.
Temari spalancò gli occhi, rossa per
l’indignazione.
Quel deficiente non era cambiato di una virgola.
Sempre il solito scansafatiche che se ne usciva con la frase
più inopportuna.
– Come vuoi, Sabaku … La mia era solo una
proposta. A
domattina – salutò il ragazzo, alzando pigramente
un braccio in aria e, stretto
il cuscino sul torace, strascinò la sua sagoma fino alla
rampa di scale, quando
si sentì tirare indietro per i capelli.
- Che accidenti è? –
s’irritò, serrando i denti per il
dolore.
- Chi arriva ultimo si becca il pavimento – proruppe Temari,
la voce squillante, mollando la presa ferrea dal codino sfatto e
lanciandosi su
per le scale.
- Sei una seccatura terribilmente sleale –
protestò
Shikamaru, sistemando la coda floscia. – Questa me la paghi,
Mendekouze – .
Reprimendo il sorriso che minacciava di affiorare sulle
labbra, Shikamaru salì le scale e raggiunse la porta della
camera dei genitori,
la quale era rischiarata a tratti dalla luce lattea della luna. Il
giovane
gettò un’occhiata al letto e con immenso orrore
scoprì che Temari era già stesa
nel centro, le coperte leggere tirate fino alla vita.
Lo aveva fottuto.
- Fammi un po’ di spazio, Mendekouze –
brontolò Shikamaru,
assonnato, assestandole una gomitata nel fianco.
- Vaffanculo. Dormi per terra – fu la fine risposta della
ragazza, che si voltò sull’altro lato,
mostrandogli la schiena.
- Prendi tutto, ma non il mio letto – la implorò
Shikamaru,
mollandole una cuscinata sul bacino.
- Il letto è dei tuoi genitori e non toccarmi il culo. Fila
da un’altra parte, ragazzino frignone
–piagnucolò Temari, prepotente.
- Ragazzina dispettosa – l’apostrofò
Shikamaru, gettando con
noncuranza il cuscino sul pavimento. Ma la prospettiva di dormire per
terra non
gli parve nemmeno così male in confronto all’idea
di condividere il letto con
quell’arpia inacidita che solo poche sere prima gli aveva
versato un bicchiere
d’acqua addosso semplicemente per aver tentato di baciarla.
Il moro si sdraiò supino sul pavimento ancora torpido di
calore, le braccia incrociate dietro la nuca. Abbassò le
palpebre per
conciliare il sonno, ma a sua sorpresa scoprì che dormire
per quella sera si sarebbe
rivelata un’utopia. Qualcuno verso il basso, suo malgrado, si
era risvegliato
inaspettatamente dal lungo letargo.
- Dannati ormoni – biascicò irritato Shikamaru,
respirando
profondamente per non lasciarsi sfuggire la situazione.
Ma certo quella seccatura non era d’aiuto.
- Nara – chiamò Temari, strisciando con i gomiti
fino alla
sponda del letto.
- Che diamine vuoi? – fu la brusca risposta.
- Ho fame – .
Shikamaru strabuzzò gli occhi, allibito. –
Mbé, cosa vuoi da
me? – .
- Ho fame – si limitò a ripetere Temari,
spazientita.
S’impuntò sui gomiti e alzò i talloni
in aria, ondeggiandoli con espressione
languida.
- Scendi in cucina e trovati qualcosa nel frigorifero –
tagliò corto Shikamaru, cacciando la testa sotto il cuscino.
- Non mi sembra il modo educato di comportarsi con un’ospite
– osservò Temari, digrignando i denti con fare
ironico.
- Non me ne frega niente. Lasciami dormire, Mendekouze, o
giuro che ti sbatto fuori a calci nel sedere –
minacciò Shikamaru, otturandosi
le orecchie e stringendo le palpebre.
Temari storse le labbra, con disappunto. – Sono le due e
mezza del mattino. È normale avere un leggero languorino. Tu
non hai fame,
Nara? – .
Shikamaru, una vena che pulsava sulla fronte, scattò la
testa in aria. – No. Io voglio solo dormire senza rotture di
scatole, Sabaku –
rispose seccato, e si ributtò a peso morto sul pavimento.
– Hai voluto il letto
e nemmeno dormi … Sei proprio una seccatura – .
- Non ha l’aria di essere molto comodo quel pavimento
–
osservò vagamente Temari, il mento raccolto in una mano.
- Infatti. Per niente – assentì acido Shikamaru,
intuendo
che il suo unico obiettivo era rompere le scatole.
Temari rotolò supina, le braccia e le gambe divaricate sul
materasso e la testa che pendeva dal collo nel vuoto.
L’estremità dei quattro
codini arrivavano perfino a sfiorare l’addome di Shikamaru,
che fu scosso da un
tremito eccitato.
- Mi manca Suna – sospirò lei, toccando per la
prima volta
con lui quell’argomento “off-limits” .
- Immagino … Avrai solo brutti ricordi – disse
Shikamaru,
sarcastico.
- Tu sei un brutto
ricordo, non Suna. Tu sei un brutto
ricordo anche qui a Konoha – obiettò Temari.
- Ah, grazie – borbottò lui, il tono ferito.
- A Suna ho vissuto tutta la mia infanzia, la mia
adolescenza … Ci ho lasciato un pezzo di vita – .
- È una cittadella balneare, non offre alcuna
possibilità di
studio o lavoro. Vostro padre ha fatto bene a trasferirsi qui, a Konoha
– .
- Ma tu che ne sai! – sbottò Temari, offesa,
colpendolo con
le nocche chiuse nello stomaco. – Io ci crescerò i
miei figli a Suna. Non
intendo restare qui, a Konoha. Finito il liceo me ne andrò
– .
Lo stomaco di Shikamaru si contrasse in una violenta morsa,
e una vocina dentro di lui gli suggeriva non solo per il pugno appena
ricevuto.
- Non è una bella cosa – si lasciò
sfuggire, il tono
meditabondo.
Temari, se possibile, rovesciò ancor di più il
capo e gli
mostrò un’espressione accigliata.
- Essere un brutto ricordo, intendo. Non è una bella cosa
–
spiegò lui, la voce bassa.
- Già. Affatto – confermò Temari, tutta
impettita. – Beh
‘notte, Nara – tagliò corto, tornando
sotto le lenzuola.
- Sei tu che non
mi hai voluto dare una seconda possibilità – la
rimbeccò d’un tratto Shikamaru,
dopo una lunga pausa.
- Sono quasi le tre del mattino, Nara. Non mi sembra il
momento adatto per discuterne. E poi sei stato uno stronzo a scappare
così, non
c’è niente da spiegare –
ribatté lei, inferocita.
- Te l’ho spiegato il motivo della mia improvvisa partenza.
Sei tu che complichi sempre le cose. Potrebbe essere tanto semplice se
solo lo
volessi – replicò Shikamaru, poggiandosi con i
gomiti ai piedi del materasso.
- Ah, adesso la colpa è mia! – tuonò
furiosa Temari, levando
via le lenzuola e strisciando sul ventre fino a lui.
- Mi sembra ovvio. Fino a prova contraria, sei tu che mi hai
rovesciato un bicchiere d’acqua in testa, solo
perché volevo dimostrarti che ti
eri sbagliata sul mio conto e farti cambiare idea. Sono giorni che ti
chiedo
scusa, ti ho invitata a cena fuori, cazzo, mi stai facendo impazzire,
Mendekouze – sbottò sincero Shikamaru,
sollevandosi sulle ginocchia.
Il volto di Temari fu solcato da un’ombra.
- Tu non mi avresti mai ricercata se non mi avessi
incontrata nella tua scuola – mormorò debolmente,
dopo una lunga pausa. – Come
posso crederti? – .
Shikamaru deglutì rumorosamente, senza trovare nulla da
ribattere per persuaderla a cambiare idea.
La sua dannata pigrizia Temari non l’avrebbe mai accettata
come giustificazione, quindi tacque, osservando con una dolorosa fitta
al cuore
la ragazza tornare a stendersi sul letto.
D’istinto Shikamaru, abbandonando ogni remore della sua
razionalità, afferrò il cuscino e si
trascinò fino al letto, cadendo su un lato
e costringendo Temari a lasciargli un po’ di spazio.
- Che diamine ti credi di fare? Torna a dormire per terra,
maniaco – intimò la ragazza, truce, assestandogli
una poderosa gomitata nel
fianco.
- Maniaco?
Credimi, ho visto ben oltre i tuoi pantaloncini e la tua canottiera,
Sabaku –
la rimbeccò Shikamaru, ironico.
Temari lo relegò sul lato opposto del materasso con uno
spintone e lei stessa rotolò sull’altro fianco,
mostrandogli la schiena rigida.
Shikamaru schiacciò la faccia sul cuscino, mugugnando:
- Mendekouze – .
- Si può sapere
perché mi segui dappertutto? – sibilò
Ino,
avvolta nella sua camicia da notte azzurrina, seguita da un Kiba brillo.
- Perché io e te dobbiamo parlare – gli rispose
lui,
fissandola serio negli occhi cerulei.
La biondina sbuffò, toccandosi nervosamente una ciocca di
capelli.
- Non abbiamo proprio niente da dirci – replicò,
distogliendo stizzita gli occhi cerulei da quelli castani di lui.
Kiba con un dito le prese il mento, facendole alzare
delicatamente il viso.
- Io penso proprio di si – ghignò divertito,
avvicinando
pericolosamente le labbra a quelle della biondina che ne
poté sentire il
respiro.
- Fai puzza di
alcool
– gli fece notare, spostando bruscamente la mano di Kiba dal
suo mento. – Ora
se vuoi scusarmi, devo prendere una cosa nel ripostiglio –
aggiunse, aprendo la
porta che si trovava davanti a sé.
Kiba la prese per il polso, chiudendo la porta a chiave e
sbattendovi sopra la biondina sulla, bloccandole i polsi per farla
stare ferma
- Fantastico!
–
asserì Ino, innervosita. – Siamo rinchiusi qua
dentro – sospirò, scocciata – Cosa
hai intenzione di fare Inuzuka? – ringhiò acida,
riducendo gli occhi a due
piccolissime fessure.
- Parlare!Che a te ti piaccia o no! – le rispose lui,
mordendole il lobo dell’orecchio.
- Questo non mi sembra proprio il modo di parlare –
precisò
lei, soffocando il brivido di piacere.
- Bè,
ognuno a un
modo di parlare diverso – la informò. –
Questo è il mio – disse premendo il suo
corpo contro quello della ragazza e cominciandole a baciare nel collo,
suscitando un brivido di piacere che la bionda si lasciò
scappare.
Kiba sorrise soddisfatto.
- Visto che è come dicevo io, ti piaccio ammettilo!
– la
provocò, sorridendole sornione; le sollevò la
camicetta da notte, accarezzando
le sue gambe da stambecco.
- Finiscila! – urlò Ino, cercando di staccarsi da
lui, ma
Kiba non la mollava. – Tu..sei solo..un..un..-
boccheggiò, ma non le veniva in mente la parola
da affibbiargli.
- Sono? – la incitò a continuare il ragazzo,
facendo cadere
lentamente le bretelline della camicia da notte.
- Un maniaco, ecco che sei! – ribatté lei, in
reggiseno e
mutandine.
- Bè, a quanto pare questo maniaco ti piace – le
rispose
Kiba, avvicinandosi pericolosamente alle labbra rosee di lei.
Un ghigno malizioso si stampò sul volto della biondina che,
liberatasi da Kiba, lo fece catapultare per terra, mettendosi a
cavalcioni su
di lui, dove poté sentire l’eccitazione del
ragazzo.
- tsk – sbuffò, facendo scivolare le sue ciocche
dorate sul
viso del ragazzo. – Sicuro che non sia il contrario?
– ammiccò maliziosamente,
togliendogli la maglietta nera del pigiama e facendolo rimanere in
boxer.
- Può darsi.. – le rispose vago Kiba, slacciandole
lentamente il gancetto del reggiseno e fissandola maliziosamente negli
occhi.
- Ah! Non si può avere tutto in fretta! – gli
disse Ino,
bloccando la sua mano per poi posarsela sul viso e cominciare a
leccargli le
dite.
Kiba non se lo fece ripetere due volte: la prese bruscamente
per la nuca, baciandola con foga, quasi a soffocarla. Le sue labbra si
adattarono perfettamente a quelle morbide della ragazza, che si
lasciò andare
mandando il suo orgoglio a farsi fottere.
- Visto…è come dicevo io –
ansimò Kiba, staccandosi dal
bacio e strappando il reggiseno della biondina; lo buttò
dietro di sé, affondando
il suo viso nelle rotondità della giovane che ansimante si
lasciò andare a un
gridolino di piacere.
Kiba sollevò
Ino,
sbattendola nuovamente contro la porta ,togliendole le mutandine e
stuzzicando
il sesso della ragazza con le dite che avvinghiò le sue
gambe sulla vita del
ragazzo, gemendo per il piacere….
Il tonfo sordo di una porta che si
chiudeva al piano
inferiore fece sobbalzare Temari. Tutta sudata,
s’impuntò sui gomiti, stando
semistesa.
- Mhm … Nara, hai sentito anche tu? –
domandò, protendendo
il collo oltre il corpo del ragazzo.
In risposta ricevette solo un grugnito stranito.
Temari, mezza assopita, s’inginocchiò sul letto,
rimanendo
in ascolto dei gridolini concitati che provenivano dal piano
sottostante.
- Ma che diavolo … ? Shika, ma che cosa stanno combinando?
–
insistette Temari, premendogli una mano sul fianco nudo e scuotendolo.
- Nh … Zitta, Mendekouze – mugugnò
Shikamaru, rigirandosi
sulla schiena con braccia e gambe divaricate.
- Accendi la luce, dobbiamo scendere a controllare … Magari
è quel deficiente di Kankuro che, in preda agli ormoni, sta
cercando di
accalappiarsi una ragazza – .
- Nh … sì … Magari controlliamo
un’altra volta, eh Mendekouze?!
– esclamò assonnato Shikamaru, ignorando il suo
ordine.
Temari, tutta impettita, si portò le mani sulle anche.
– Ah
… faccio da sola! – sbottò, dispotica.
Balzò sopra il ragazzo a cavalcioni,
allungando un braccio verso il comodino, alla cieca ricerca
dell’interruttore
della lampadina.
Sotto di sé, lo sentì sbuffare contrariato.
- Dove sei, piccolo stronzetto? – imprecò la
bionda, tastando
la superficie lignea e riversando alcuni oggetti a terra.
- Sei insopportabile, seccatura –
s’irritò Shikamaru,
schiudendo appena le palpebre. – Oh cazzo – si
lasciò sfuggire poi, in un
sussurro roco, ritrovandosi il seno abbondante della ragazza sbattuto
letteralmente in faccia.
- Cazzo lo dico io – s’inalberò Temari,
rovesciando sul
pavimento un libro di ricette probabilmente appartenete alla Signora
Nara. – Ti
dispiacerebbe darmi una mano? – .
Shikamaru deglutì rumorosamente, guardando inebetito
l’incavo
dei seni che s’intravedeva dalla scollatura della canottiera.
Inspirò ed
espirò, cercando di mantenere il controllo sui suoi ormoni
che cominciavano a
reclamare la loro parte.
- Nara, ma che stai facendo? – proruppe Temari, stizzita,
intercettando la traiettoria del suo sguardo.
Il giovane arrossì, fissando gli occhi altrove. –
Guarda che
non sei bella, Sabaku – borbottò.
La bionda incrinò le labbra in un ghigno di soddisfazione.
–
Peccato che qualcun altro sembri
pensarla diversamente – constatò, lanciando un
rapido sguardo fra le gambe del
ragazzo.
Shikamaru si grattò la nuca, imbarazzato.
Forse quello di Temari era una sorta di “via
libera” .
Decise di tentare a prendere l’iniziativa, a suo rischio e
pericolo.
Shikamaru percorse con le mani le cosce lisce della ragazza,
fino a far scivolare via i pantaloncini del pigiama.
- Che cosa stai facendo? Non ti azzardare a toccarmi, Nara –
abbaiò Temari, mollandogli uno schiaffo e togliendosi le sue
mani di dosso.
Ma Shikamaru, divertito e deciso a fare sul serio, la spinse
gentilmente da un lato, rotolandole sopra.
- Guarda che ti mordo – ringhiò Temari, incassando
un paio
di pugni sulla sua schiena.
- Zitta, seccatura – ribatté seccato Shikamaru,
premendo con
prepotenza le labbra contro quelle carnose di lei per farla tacere.
- Mmm … M-mollami … L-lasciami o ti denuncio per
stupro –
mugolò Temari, costretta a parlare a tratti a causa dei suoi
baci irruenti.
Shikamaru si portò carponi su di lei, soffocando ogni
protesta con la sua bocca. – Se non vuoi che sia uno stupro,
allora smettila di
far finta che non ti piace, Mendekouze – replicò
furbo, facendo scivolare una
mano oltre l’ombellico incavato.
- T-ti odio – ansimò affannata Temari, chiudendo
strettamente
gli occhi. – S-Shika – .
E finalmente eccolo.
Il suo nome.
- Se mi odiassi, non mi abbracceresti – le fece notare
compiaciuto
lui, sentendo le sue braccia calde avvolgergli le spalle sudate.
Shikamaru sollevò una mano e la passò sotto la
scollatura
della canottiera, scendendo lentamente sul suo seno fremente,
assaporando il
suo respiro anelante che sbatteva sulla bocca.
- Forse hai ragione a dire che non ti avrei più ricercata
–
confessò Shikamaru, sincero, baciandola sulla curva del
collo madido di sudore
– ma a quest’ora non starei bene come sto adesso
– le bisbigliò, incrociando le
mani con le sue.
- Non mi piaci più, Nara – ribatté
Temari, mordendosi le
labbra per soffocare un gemito.
- Peccato che il tuo corpo dica tutt’altro – la
inchiodò
Shikamaru con un irritante sogghigno, sentendo i fianchi di lei che
premevano
con impazienza contro i suoi.
Temari si maledì. Il calore si diffondeva
all’inguine sempre
più velocemente e il desiderio di sentirlo muovere dentro di
sé si acuiva di
secondo in secondo. Ma in cuor suo aveva paura. Paura che le avrebbe
fatto del
male un’altra volta.
- Ok Shika, aspetta un momento – proruppe, la voce tremula.
- Ehi Tem … cos’hai? – chiese Shikamaru,
ansioso,
scostandosi un poco.
Temari sollevò una mano, carezzandogli le labbra umide con i
polpastrelli affusolati. Il volto lucido di sudore
s’illuminò di un sorriso
splendido che Shikamaru le aveva visto soltanto in quelle passionali
notti a
Suna.
- Io ti amo, Shika. Mi sei mancato, terribilmente mancato in
questi ultimi mesi e ho una voglia matta di sentirti di nuovo dentro di
me, ma
ho paura che tu non provi esattamente quello che provo io. E questo
dubbio mi fa
vivere male, Shika, perché ho paura di ferirmi
un’altra volta e non mi lascio
andare. Non so nemmeno perché te lo dico, ma quando si
tratta di te il mio stupido
orgoglio passa in secondo piano e non si oppone –
sbottò Temari, tirando su con
il naso.
Shikamaru la guardò intensamente negli occhi verdi e lei,
come per un riflesso incondizionato, abbassò lo sguardo.
- Sapessi in che dubbi madornali ho vissuto io questi ultimi
mesi, Tem. Paura che non volessi più vedermi, che mi
odiassi, paura di perderti
definitivamente. Tu ti lamenti del tuo orgoglio, e io che dovrei dire
del mio
che con te è andato a farsi fottere da un pezzo?!
– .
Lei proruppe in una risatina annacquata.
Shikamaru poggiò la fronte contro la sua, racchiudendole il
viso fra le mani. – Quella mattina, sulla spiaggia, ero
serio. Non mi sono mai
sentito così con una seccatura. Tem, tu sei la prima con la
quale mostro una
parte del mio carattere che non conoscevo neanche io. Ti amo e non sai
quanto,
Mendekouze – .
- È sbagliato. Non dovrei darti una seconda
possibilità –
sussurrò Temari, incerta, arruffandogli i capelli sulla nuca.
- Non eri tu a dire che le regole esistono per essere
trasgredite?! – esclamò ironico Shikamaru,
sfiorandole l’orecchio con la punta
del naso. Con le mani scorse la sua schiena e le sfilò la
canottiera. Lei
protese le braccia per aiutarlo a svestirla, il cuore che le si
schiantava
contro il petto. Lui le accarezzò un fianco sinuoso, per poi
risalire
lentamente verso un seno, percependo il battito del polso aumentare
inarrestabile.
- Dimmi che non vuoi, dimmi che stai male e io ti lascio
andare – bisbigliò Shikamaru, scendendo con la
bocca sul suo seno nudo.
In risposta ricevette solo un gemito eccitato.
Così, più sicuro, le separò le gambe
con un ginocchio e i
fianchi presero a sfregare contro il suo interno cosce.
- Bastardo, alla fine hai ottenuto quello che volevi –
ansimò Temari, contorcendosi fra le sue braccia e
aggrappandosi alle scapole.
- Vedrai che tra un po’ non sarai più
così arrabbiata con
me, Mendekouze – esclamò Shikamaru, la voce rotta
d’eccitazione.
***
Shika, dopo torture e fraintendimenti, è riuscito a farsi perdonare da Tem. All’inizio lei sembrava impuntata a resistere, ma alla fine ha ceduto … e come darle torto?… ehmehm!Il capitolo è stato scritto da entrambe le autrici, abbiamo mischiato un po’ gli stili: fondamentalmente io mi sono occupata di Shika e Tem, mentre la mia cara collega di Kiba e Ino!
Un bacione da entrambe e scusate ancora il ritardo^^!
bambi88: ciao, tesoro! Eh già Shika va torturato a dovere! Però diciamo che l’abbiamo fatto soffrire abbastanza e Tem prima di concedersi gliel’ha fatte passare di tutti i colori! Che ne dici della riappacificazione^^? Anche il nostro selvaggio Kiba non si è fatto attendere! Ha “parlato” chiaramente con Ino! Eh sì, Kanky è rimasto solo! È tutto tuo cara, fanne ciò che vuoi! Un bacione da entrambe!
sophie95: già, Shika si è beccato una bella doccia fredda, ma alla fine ne è valsa la pena! Kanky non ha combinato nulla, eccetto Tayuya, ma non si può dire certo per amore…! Ciao, un bacio
Talpina Pensierosa: eh, finalmente Shika e Tem, dopo mille fraintendimenti, sono riusciti a riappacificarsi! Piaciuta la scena? Il tuo tifo per quell’uomo selvaggio di Kiba ha avuto successo! Alla fine è stato lui che ha conquistato Ino! La scenetta hot è tutto merito di SangoChan88! Facci sapere che ne pensi, un bacio!
stefy90: è lo sappiamo! Scusaci per il ritardo, ma metterci d’accordo per scrivere è un vero problema! Sì, Ino piace un po’ a tutti in questa storia perché è sorella di Shika, ma bisogna dire che SangoChan riesce a renderla molto simpatica e piacevole come personaggio! Eheh, hai visto poi che bella la scenetta hot fra lei e Kiba? Piaciuta? Comunque riteniamo che Shika abbia sofferto abbastanza e finalmente c’è stata l’agognata riappacificazione! Tem è una gran donna, ma alla fine ha ceduto pure lei! E come darle torto??!! Ciao, un bacione da entrambe!
nidaime93: piaciuto il nuovo capitolo? Eheh, tutto dedicato alle coppie principali della storia! Finalmente Shika è riuscito, a modo suo, a farsi perdonare da Tem, che sé fatta desiderare a lungo ma alla fine ha ceduto pure lei! Kiba, invece, ha chiarito con Ino … fin troppo esplicitamente eheh!! Facci sapere che ne pensi, un bacione da entrambe!