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Autore: SangoLily    03/07/2008    5 recensioni
Settembre: finite le vacanze estive, rinizia la scuola dove tra incontri inaspettati e nuove amicizie si intrecciano le vicende di un gruppo di ragazzi. Tra i pairing: ShikaxTema e NaruxHina. Le scrittrici sono SangoChano88 e Lily_90 che si sono unite!!! Buona lettura!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Storia con Mary

La mattina Shikamaru, Ino e Kiba non proferirono parola, in quanto ognuno era incazzato per i fatti propri. Shikamaru si ripromise di non dare più retta ai consigli della sorella e soprattutto di non avere più seccature tra i piedi; Ino invece era furiosa per il comportamento di Kiba. Non che le interessasse, anche se dentro il suo cuore sapeva che non era realmente così.
Ino si voltò in direzione del giovane, che teneva lo sguardo fisso sul banco. Ora che lo osservava meglio, poteva ammettere che Kiba sarebbe stato davvero un bel ragazzo se solo avesse tenuto la bocca chiusa una volta ogni tanto.
All’improvviso Kiba fissò il suo sguardo in direzione di Ino, che subito si voltò dalla parte opposta. Kiba pensava a quanto fosse complicata quella ragazza, soprattutto voleva capire cosa frullasse in quella testa bionda che trovava assolutamente attraente.
I pensieri di quest’ultimo, Shikamaru e Ino furono interrotti dal professor Asuma.
- Bene ragazzi, avete un’ora di tempo per completare il compito – informò. – Distribuiscili – ordinò, dando i fogli a Hinata che si trovava al primo banco.
Dietro Hinata stava seduto Naruto.
- Hinatuccia, mi aiuterai vero? – la implorò Naruto con un sorriso che fece sciogliere e arrossire la ragazza.
- Ok ... – annuì – Tie..ni, distribuiscili dietro – mormorò, porgendogli i fogli che caddero a terra.
- Ops … Scu… sa ... – sussurrò, imbarazzata.
- Non preoccuparti! – la rassicurò Naruto.
- Silenzio! – sibilò Asuma. – La testa sul foglio – ordinò severo, andandosi a sedere in cattedra.

***

- Ah! Non ce la faccio più! – esordì Naruto, buttandosi sulla panchina. – Sono sfinito! – concluse, prendendo la bottiglia d’acqua dallo zaino.
- Se per una partita con gli amici ti riduci così, figurati se dovessi giocare ai mondiali – lo prese in giro Kiba, suscitando le risate degli altri.
- Finitela – si lamentò Naruto – Io so resistere – aggiunse, presuntuoso – È che oggi sono stanco, ho dovuto fare il compito di fisica da solo – .
Infatti Hinata per l’imbarazzo non era riuscita a comunicare con Naruto.
- Cos’è? Finalmente ti sei deciso a sforzare il cervello, testa quadra – commentò Kiba, punzecchiandolo.
- Senti chi parla! Abbiamo Mr Sapientone! – ribatté il biondino, facendogli una linguaccia.
- Sapete? Siete delle seccature – brontolò Shikamaru scocciato, sdraiato sul campetto ad osservare le sue adorate nuvole.
- Siete delle seccature! – gi fecero eco Naruto e Kiba, ridacchiando.
”Idioti“ pensò Shikamaru, osservando quei due rincorrersi per un motivo non valido.
- Dove sono Sasuke e Neji? – domandò all’improvviso Choji ,intento a mangiare una barretta di cioccolato.
Si guardarono tutti attorno: Neji parlava con il Mister della formazione della prossima partita; Sasuke invece lo videro a bordo campo, intento a parlare con uno strano ragazzo con un cappuccio in testa e degli occhiali da sole. Lo videro dare una busta a Sasuke.
- Ma io quello lo conosco! – esclamò Kiba. – È Shino Aburame – disse, scrutandolo da lontano.
- Veniva alle elementari e medie con me – raccontò. – Una volta eravamo grandi amici – concluse con un sorriso amaro, suscitando lo stupore dei suoi amici.
- Ma che razza di persone frequentavi? – commentò Shikamaru, avendo intuito, dato il suo elevatissimo quoziente intellettivo, che si trattava sicuramente di uno da cui era meglio stare alla larga.
- Prima era un bravo ragazzo – gli rispose Kiba – Adesso non so davvero cosa gli sia successo – . Sasuke si avvicinò ai tre, con in mano la busta.
I tre si guardarono con aria sospetta.
Avevano capito cosa contenesse quella busta ...
- Ehm … che ne dite di organizzare un pigiama-party? – proruppe Kiba, cercando di attirare l’attenzione dei compagni su un argomento che non fossa la busta appena acquistata da Sasuke.
- Un che? – fece Naruto, inarcando le sopracciglia.
- Un pigiama-party – ripeté Kiba, spazientito.
- Bell’idea! Ma si mangia? – s’informò subito Choji, ma la sua domanda venne bellamente ignorata.
- Più che altro ci serve una casa libera dai genitori – osservò Kiba, che aveva tutta l’intenzione di chiarire la sua strana situazione con Ino.
- I Signori Nara sono fuori città, quindi la casa di Shika è libera – disse vagamente Choji, passandosi un braccio tornito sulla fronte per asciugare il sudore.
Tutti i ragazzi del gruppo si voltarono a fissare con espressione furba Shikamaru.
Questi piegò le braccia dietro la testa e, sbuffando, rispose in tono categorico:
- Non-pensateci-nemmeno – .

***




Tutt’intorno alla villetta della famiglia Nara alitava un placido vento che faceva reclinare i ciuffi d’erba del prato curato. Ino, ritta in piedi davanti alla finestra della cucina, ascoltava il cinguettio degli uccelli che si annidavano fra le chiome folte degli alberi del suo giardino. Sospirò con aria sognante, riordinando i vasi di fiori sul davanzale.
- Ha l’aria di essere molto noioso – commentò Temari, osservando atona la ragazza togliere i guanti sporchi di terra.
- Questo perché non ami i fiori – disse Ino, inclinando l’ovale perfetto e sorridendo di un sorriso incantevole.
Temari si strinse nelle spalle, sollevando per la cinghia lo zaino aperto. – Visto che abbiamo finito con le ripetizioni di chimica, io torno a casa – .
- Oh grazie, Tem! Senza di te non avrei saputo da dove cominciare a studiare per il test della professoressa Kurenai – .
L’altra si limitò ad abbozzare un sorriso; afferrò il libro di chimica abbandonato sul piano d’appoggio e lo fece scivolare nello zaino. Ino la osservò attentamente, soffocando la risatina furba che le era salita alle labbra.
Suo fratello Shikamaru non era certo il tipo come Kiba da correre appresso alle ragazze per rimediare appuntamenti. Eppure con quella Temari era stato disposto a mettere in secondo piano il suo orgoglio e ad ascoltare i suoi preziosi consigli circa il gentil sesso per riconquistarla.
Chissà cosa ci trovasse di speciale Shikamaru in Temari da ridursi in quello stato che lui stesso definiva patetico e seccante?
Era una bella ragazza, con quel tanto di carne in più come piaceva a suo fratello. Ma sicuramente il suo punto forte era il carattere duro, orgoglioso, e il tutto condito da sarcasmo e ironia.
Forse si era semplicemente innamorato, perché prima o poi, e Ino lo sapeva, capitava a tutti.
- Perché non ti fermi a cena da noi, Temari? I miei sono fuori città a fare visita a dei parenti. Siamo solo io e Shika … ci farai un po’ di compagnia – .
Temari percepì un groppo serrarle il respiro.
Non era pronta per rivederlo.
- No, Ino … I mie fratelli mi staranno aspettando. Sono io la sera che cucino, quindi non posso assentarmi. Ti ringrazio per l’invito – rifiutò gentilmente Temari, ignorando il desiderio che contrastava nella sua testa di stare con Shikamaru.
- Beh, puoi chiamarli e invitare anche loro a cena! Basterà buttare giù un po’ di pasta in più! – esclamò allegramente Ino, indossando il grembiule da cucina sopra il vestitino a balze.
Temari si morse l’interno della guancia, e un fiotto di sangue le si diffuse sotto la pelle. – Scusami Ino, ma non posso – .
- È per Shikamaru, vero? – mormorò l’altra, scansando il ciuffo biondo che cadeva obliquo davanti agli occhi.
Temari annuì col capo, lo sguardo basso.
- Temari, credimi: Shikamaru non è uno stronzo come può esserti sembrato. È solo … pigro, ma ti vuole bene. Io non l’ho mai visto in vita sua crogiolarsi a tal punto per una ragazza. È stato a causa mia se ha dovuto lasciare Suna in fretta e furia! Per venire a prendere me all’aeroporto – cercò di persuaderla Ino, ma Temari l’interruppe.
- Senti, io ti ringrazio, ma non sai quanto abbia sofferto per quel gran figlio di puttana di Shikamaru, quindi … – .
- Ehm … – tossicchiò Kiba, comparendo sulla soglia della porta insieme al suddetto giovane Nara.
Temari si morse la lingua, reprimendo a stento la caterva d’insulti che le era salita alle labbra.
Perché doveva incontrare proprio lui, l’ultima persona che voleva vedere sulla faccia della terra?
- Oh Shika, Kiba … che ci fate qui? – esordì Ino, emettendo un risolino nervoso. – Ma soprattutto, che ci fa lui qui? – sbottò furente, additando Kiba.
Questi stampò sulla faccia un sorrisetto furbo. – Wow, come sei sexy con quel grembiulino! Posso ordinare qualcosa extramenu, dolcezza? – .
- Deficiente! Mentecatto! – l’apostrofò Ino, piantandosi le mani sui fianchi magri.
- Inuzuka, quella è la mia scocciatura di sorella, non devi passarti nemmeno per l’anticamera del cervello di provarci con lei … anche perché è seccante, te la sconsiglio – sentenziò Shikamaru, esibendosi in un violento sbadiglio.
Kiba avvampò per l’imbarazzo bofonchiando qualcosa di confuso, mentre Ino rideva di gusto beandosi della sua pessima figura.
- Guarda che non sei tutto questo granché, Yamanaka – la rimbeccò offeso Kiba, ma la sua espressione sembrava quasi divertita.
- E io che ci posso fare se tu mi trovi irresistibile, tesoro?! – mandò in risposta Ino, strizzandogli un occhio.
- Che seccatura le persone innamorate – sbuffò Shikamaru, gettando il borsone sportivo a terra e lasciandosi cadere esausto sul divano.
- Io non sono innamorata, è lui che mi viene dietro – protestò Ino, tutta impettita e rossa per l’indignazione.
- Sì, sì … magari in un’altra vita – esclamò Kiba, facendo infervorare ancor di più la biondina.
- Mentre tu continui a fare il deficiente, Inuzuka, io giro i tacchi – s’intromise Temari in tono raggelante, dirigendosi verso la porta d’ingresso sotto lo sguardo furtivo di Shikamaru.
- Ehilà bimba, dove credi di andare? – la fermò Kiba, sbarrandole la strada con un braccio.
- Fila a cambiarti il pannolino, Inuzuka – ribatté Temari, torcendogli un polso.
- Oh cazzo! Fa male – guaì Kiba, massaggiandosi il polso dolente. – Tu non sei una donna, ma un’arpia – .
Shikamaru e Ino si scambiarono un’occhiata complice per poi sbottare a ridere.
- E ora levati di mezzo, pivello – sbuffò Temari, atona, liberandosi il passaggio con uno strattone; ma Kiba le circondò la vita, attirandola a sé.
- Bellezza, tu non vai proprio da nessuna parte – bisbigliò il ragazzo, incrociando lo sguardo di Ino per vedere la sua reazione, che lo compiacque alquanto.
La biondina davanti a lui, infatti, fumava di rabbia.
Era gelosa.
- Prima che ti stacchi le palle, Inuzuka, per quale motivo dovrei restare? – chiese Temari, con artificioso tono suadente.
- Ho proposto un pigiama-party qui, in casa Nara, visto che è l’unica abitazione libera dal controllo dei genitori e con abbastanza stanze per appartarsi. Stanno arrivando anche i tuoi fratelli, quindi non devi preoccuparti per loro, e non si accettano rifiuti – disse Kiba, togliendole il braccio dal fianco dato che la reazione di Ino l’aveva soddisfatto e l’espressione di Shikamaru non prometteva niente di buono.
- E va bene … Se non si può rifiutare di partecipare a questo stupidissimo pigiama-party organizzato da un coglione con le turbe ormonali … rimango – si arrese Temari, rigida.
- Bene, tanto non valeva nemmeno la scusa che Shikamaru è un gran figlio di puttana – infierì Kiba, scoppiando in una fragorosa risata e beccandosi le occhiate bieche del giovane Nara e di Temari. – Ok … Che prepari per cena, splendore? – esordì poi, dileguandosi con Ino in cucina per sottrarsi agli sguardi assassini dei due ragazzi.
- Ehi Temari, visto che non hai il cambio appresso puoi prendere uno dei miei pigiami! – gridò Ino, mentre Kiba la trascinava via contro la sua volontà.
Temari, imprecando contro se stessa per aver accettato l’invito, si accomodò accanto a Shikamaru, le braccia incrociate sul petto prosperoso come per intimargli di non rivolgerle parola.
Non che corresse questo pericolo.
Quello scemo, infatti, stava dormendo.
Anche quelle notti a Suna, dopo il consueto bagno di mezzanotte, si appisolava lasciandola sola in quella cala deserta.
Dormire era l’unica cosa che sapeva fare bene …. Insieme a scopare ragazze straniere e sparire alla velocità di un fulmine.
“Questa è un’altra dote mirabile” , pensò con amaro sarcasmo Temari, incenerendolo con lo sguardo.
Ma lui non pareva accorgersi delle due lingue di fuoco che sfavillavano nei suoi occhi.
Temari, seccata, afferrò il telecomando e accese la televisione tanto per ingannare il tempo in attesa dell’arrivo degli altri ragazzi e per evitare di rivolgere parola a quel vegetale, ma d’un tratto un sonoro sbadiglio la costrinse a voltarsi verso di lui.
Temari scosse disperata il capo, con disapprovazione, ma la sua espressione sembrava quasi divertita. Sollevò un braccio e gli sbatté una mano sulla spalla, facendo cadere il ragazzo di lato. Questi continuò a sonnecchiare e non mutò la sua posizione di un solo millimetro.
Temari proruppe in una risata fragorosa quanto canzonatoria.
Shikamaru arricciò infastidito il naso, schiacciando una guancia sulle mani intrecciate e borbottando:
- Mendekouze – .


***



All’una e mezza del mattino l’intero gruppo di ragazzi barcollava per la villetta Nara, chi vittima della consistente quantità d’alcool assunta, chi intontito dal sonno.
Neji e Rock Lee si stavano ancora sfidando fra chi reggeva di più il rhum portato da Kankuro, mentre Ten Ten, messa fuorigioco da pochi bicchieri, si era sdraiata sul letto di Ino per seguire la sfida, ma soprattutto per evitare di cadere a terra da un momento all’altro a causa della sbornia.
Kankuro si aggirava furtivo per la villetta nella speranza di abbordare la dolce Ino. Fin ora però l’unica che aveva mostrato di ricambiare le sue attenzioni era la sua compagna di classe Tayuya, ovviamente non per scelta ma perché inebriata dagli effetti dello scotch che Sasuke aveva portato da casa. Quest’ultimo si era addormentato sul divano e Sakura si era ritagliata un posticino accanto a lui, che intontito dall’alcool non si era accorto della sua straordinaria vicinanza.
Shikamaru, Kiba, Naruto e Gaara si erano radunati invece nella camera del primo per fumare e consumare birra sotto gli sguardi di evidente rimprovero di Temari, Ino e Hinata.
- Prima o poi vi verrà una cirrosi epatica, a tutti quanti – ringhiò la bionda di Suna, squadrandoli uno a uno con i suoi grandi occhi ammonitori.
Kiba sbottò in una risatina ironica, mentre Shikamaru si esibì in un gesto scaramantico poco educato.
- Shika, ci sono delle ragazze qui! Non sei in mezzo a quei buzzurri dei tuoi amici! – lo rimproverò Ino, stizzita.
- Se non chiudi il becco da sola, te lo faccio chiudere io – ammiccò Kiba, guizzando la lingua sulle labbra come per inumidirle prima di un bacio.
- Tsk! Va’ al diavolo, Inuzuka! – ribatté Ino, zittendolo con un cenno della mano.
- Almeno non contagiate mio fratello – disse Temari, osservando con espressione agghiacciante Gaara scolarsi un goccio di birra e trarre un tiro dalla sigaretta di Naruto. – Questa roba fa male – ruggì poi, spazientita, strappando dalle mani dei ragazzi sigarette e bottiglie semivuote.
- Ben fatto, Tem! – convenne Ino, trionfante.
- Ah ci hai rovinato la festa, donnaccia – si lagnò Naruto, la vista annebbiata dall’alcool. Si stropicciò gli occhi e vacillò fino al letto di Shikamaru, accasciandosi inerte accanto a Hinata, che avvampò.
- Io vado a buttare questa roba – disse Temari, dispotica, afferrando le tre bottiglie di birra che i ragazzi stavano condividendo fino a poco fa.
Ino uscì sul corridoio insieme all’altra bionda, ondeggiando nella sua corta camicia da notte. – Io vado a prendere lo straccio nello stanzino. Non oso immaginare cosa avranno combinato nella mia camera quegli altri ubriaconi – .
- Aspetta, ti accompagno! – esordì Kiba raggiungendo la giovane, tenendosi in piedi a stento.
- Io vado a ricavarmi un posticino sul divano – disse Gaara, il viso prostrato dalla stanchezza. – Ma chi me l’ha fatto fare di unirmi a questa combriccola di squilibrati – imprecò fra i denti, abbandonando la stanza accaldata.
Shikamaru serrò le palpebre, tutta l’intenzione di dormire, ma i baci che Naruto aveva cominciato a imprimere sul collo di Hinata cominciavano a divenire piuttosto rumorosi. Così, incollerito per l’andamento di quella pessima serata, si alzò da terra con un movimento che richiese un gran spiegamento di forze; acciuffò il suo morbido cuscino e anche lui si dileguò dalla camera.
Sarebbe andato ad appisolarsi nella stanza dei genitori.
L’accesso al piano superiore era, infatti, stato espressamente vietato.
Perlomeno sarebbe riuscito a chiudere occhio prima dell’alba.




Temari imboccò il corridoio buio del primo piano, marciando a passi pesanti sulle gambe ambrate che spuntavano da sotto gli shorts a scacchi del pigiama. Armeggiò con la scollatura della canottiera per una manciata di secondi, cercando di addomesticarla, ma ogni tentativo si rivelava inutile. La canottiera di Ino era almeno di due taglie più piccole rispetto alla sua, e il suo florido seno tendeva a mostrarsi più di quanto fosse lecito.
- Dannate tette … Ma perché non sono nata uomo … Sarebbe stato tutto più semplice – borbottò Temari fra sé e sé, rinunciando all’impresa di addomesticare quella vertiginosa scollatura. Socchiuse per un attimo le palpebre pesanti per il sonno e proseguì lungo il corridoio buio senza sapere esattamente dove si stesse dirigendo, quando ad un tratto incassò una testata che la sballottò indietro di un paio di metri.
- Cazzo che botta – biascicò una voce scapigliata, ma per Temari era fin troppo famigliare.
Solo lei poteva sapere quante volte, in quelle notti estive a Suna, quella voce avesse sussurrato il suo nome in preda al delirio.
- Stronzo. Potresti tenere gli occhi aperti almeno quando cammini – sbottò Temari, massaggiandosi le tempie pulsanti con movimenti circolari.
- Seccatura, hai la testa più dura del cemento – si lamentò Shikamaru, scrollando il capo dolente.
- Scusa se ho la testa di cemento, Nara – ringhiò Temari, stizzita. – Ah lasciamo stare … Non mi va di discutere con te. Ho sonno e voglio dormire – tagliò corto, oltrepassandolo con una spallata e dirigendosi verso la porta che si apriva sul lato destro.
- Se fossi in te non entrerei lì – disse vagamente Shikamaru, imbracciando il cuscino morbido.
Temari aggrottò le sopracciglia, scettica. – E perché? Cos’è questa uscita da “Non aprite quella porta” ? Un’altra delle tue patetiche scuse, Nara?! – sbraitò, ondeggiando furiosamente i quattro codini.
Lui fece spallucce, segno che non voleva affaticarsi più di tanto, ma lo sguardo omicida che gli scoccò la bionda lo indusse a rispondere.
- Nella mia camera ci sono Naruto e Hinata … stanno … insomma, hai capito – .
- Sì, ma nella camera di tua sorella ci sono Neji, Ten Ten e Lee ubriachi fradici che smaltiscono la sbornia e mio fratello Kankuro che cerca di abbordare Tayuya … Non è un bello spettacolo – commentò Temari, una smorfia ironica di disgusto sulle labbra.
- Lo so – sospirò Shikamaru, maledicendo Kiba per quella pessima idea. Erano le due del mattino e lui non era ancora riuscito a chiudere occhio. – Infatti stavo andando a schiacciare un pisolino in camera dei miei – aggiunse, la voce d’un tratto spezzata.
Temari distolse lo sguardo da lui, abbassando le ciglia, imbarazzata da quei ricordi estivi che affollarono in un breve istante la sua mente.

Gli ansiti spezzati di Shikamaru nel suo orecchio

Un violento tremito le scosse le spalle, facendole accapponare la pelle.
Ma non poteva lasciarsi trasportare da quei momenti piacevoli, altrimenti ci sarebbe ricascata, e il suo orgoglio un’altra sconfitta non la avrebbe sopportata.
- Beh, allora ‘notte – si limitò a dire la bionda, sventolando con fare ironico una mano in aria. – Io vado a trovarmi un posticino fra il circolo di alcolizzati anonimi … e magari salvo anche Tayuya dalle tempeste ormonali di mio fratello – e riservandogli la sua espressione più buffa, deviò verso la stanza di Ino, in fondo al corridoio.
Shikamaru si girò a guardarla, contemplando quei capelli dorati risplendere sotto i riflessi argentei della luna che filtravano diagonalmente attraverso i vetri delle finestre dalle serrande alzate.
- Mendekouze – chiamò Shikamaru, ancora prima che potesse rendersene conto.
Temari si arrestò e con un movimento meccanico torse il capo verso di lui, sbalordita.
– Non ti conviene andare nella camera di Ino … Staranno ancora smaltendo la sbornia quei deficienti. Se fai la brava ragazza ti faccio un po’ di spazio – bofonchiò Shikamaru, alzando in aria il cuscino.
Il cuore di Temari mancò un battito.
Le sue parole, seppur avessero espresso una richiesta implicita, la stordirono, e per alcuni secondi il suo cervello smise di ragionare.
- Non ci pensare nemmeno, Nara. Non sono più la stupida e sprovveduta ragazzina che hai lasciato a Suna – ringhiò invece la sua voce, che risuonò terribilmente dura fra le pareti del corridoio deserto.
- Ehi Tem, ti ho solo offerto un po’ di spazio in camera dei miei genitori, mica voglio scopare … Figurati, voglio solo dormire e risvegliarmi quando il mondo sarà finito – fu la rozza risposta di Shikamaru, che si esibì in un violento sbadiglio.
Temari spalancò gli occhi, rossa per l’indignazione.
Quel deficiente non era cambiato di una virgola.
Sempre il solito scansafatiche che se ne usciva con la frase più inopportuna.
– Come vuoi, Sabaku … La mia era solo una proposta. A domattina – salutò il ragazzo, alzando pigramente un braccio in aria e, stretto il cuscino sul torace, strascinò la sua sagoma fino alla rampa di scale, quando si sentì tirare indietro per i capelli.
- Che accidenti è? – s’irritò, serrando i denti per il dolore.
- Chi arriva ultimo si becca il pavimento – proruppe Temari, la voce squillante, mollando la presa ferrea dal codino sfatto e lanciandosi su per le scale.
- Sei una seccatura terribilmente sleale – protestò Shikamaru, sistemando la coda floscia. – Questa me la paghi, Mendekouze – .
Reprimendo il sorriso che minacciava di affiorare sulle labbra, Shikamaru salì le scale e raggiunse la porta della camera dei genitori, la quale era rischiarata a tratti dalla luce lattea della luna. Il giovane gettò un’occhiata al letto e con immenso orrore scoprì che Temari era già stesa nel centro, le coperte leggere tirate fino alla vita.
Lo aveva fottuto.
- Fammi un po’ di spazio, Mendekouze – brontolò Shikamaru, assonnato, assestandole una gomitata nel fianco.
- Vaffanculo. Dormi per terra – fu la fine risposta della ragazza, che si voltò sull’altro lato, mostrandogli la schiena.
- Prendi tutto, ma non il mio letto – la implorò Shikamaru, mollandole una cuscinata sul bacino.
- Il letto è dei tuoi genitori e non toccarmi il culo. Fila da un’altra parte, ragazzino frignone –piagnucolò Temari, prepotente.
- Ragazzina dispettosa – l’apostrofò Shikamaru, gettando con noncuranza il cuscino sul pavimento. Ma la prospettiva di dormire per terra non gli parve nemmeno così male in confronto all’idea di condividere il letto con quell’arpia inacidita che solo poche sere prima gli aveva versato un bicchiere d’acqua addosso semplicemente per aver tentato di baciarla.
Il moro si sdraiò supino sul pavimento ancora torpido di calore, le braccia incrociate dietro la nuca. Abbassò le palpebre per conciliare il sonno, ma a sua sorpresa scoprì che dormire per quella sera si sarebbe rivelata un’utopia. Qualcuno verso il basso, suo malgrado, si era risvegliato inaspettatamente dal lungo letargo.
- Dannati ormoni – biascicò irritato Shikamaru, respirando profondamente per non lasciarsi sfuggire la situazione.
Ma certo quella seccatura non era d’aiuto.
- Nara – chiamò Temari, strisciando con i gomiti fino alla sponda del letto.
- Che diamine vuoi? – fu la brusca risposta.
- Ho fame – .
Shikamaru strabuzzò gli occhi, allibito. – Mbé, cosa vuoi da me? – .
- Ho fame – si limitò a ripetere Temari, spazientita. S’impuntò sui gomiti e alzò i talloni in aria, ondeggiandoli con espressione languida.
- Scendi in cucina e trovati qualcosa nel frigorifero – tagliò corto Shikamaru, cacciando la testa sotto il cuscino.
- Non mi sembra il modo educato di comportarsi con un’ospite – osservò Temari, digrignando i denti con fare ironico.
- Non me ne frega niente. Lasciami dormire, Mendekouze, o giuro che ti sbatto fuori a calci nel sedere – minacciò Shikamaru, otturandosi le orecchie e stringendo le palpebre.
Temari storse le labbra, con disappunto. – Sono le due e mezza del mattino. È normale avere un leggero languorino. Tu non hai fame, Nara? – .
Shikamaru, una vena che pulsava sulla fronte, scattò la testa in aria. – No. Io voglio solo dormire senza rotture di scatole, Sabaku – rispose seccato, e si ributtò a peso morto sul pavimento. – Hai voluto il letto e nemmeno dormi … Sei proprio una seccatura – .
- Non ha l’aria di essere molto comodo quel pavimento – osservò vagamente Temari, il mento raccolto in una mano.
- Infatti. Per niente – assentì acido Shikamaru, intuendo che il suo unico obiettivo era rompere le scatole.
Temari rotolò supina, le braccia e le gambe divaricate sul materasso e la testa che pendeva dal collo nel vuoto. L’estremità dei quattro codini arrivavano perfino a sfiorare l’addome di Shikamaru, che fu scosso da un tremito eccitato.
- Mi manca Suna – sospirò lei, toccando per la prima volta con lui quell’argomento “off-limits” .
- Immagino … Avrai solo brutti ricordi – disse Shikamaru, sarcastico.
- Tu sei un brutto ricordo, non Suna. Tu sei un brutto ricordo anche qui a Konoha – obiettò Temari.
- Ah, grazie – borbottò lui, il tono ferito.
- A Suna ho vissuto tutta la mia infanzia, la mia adolescenza … Ci ho lasciato un pezzo di vita – .
- È una cittadella balneare, non offre alcuna possibilità di studio o lavoro. Vostro padre ha fatto bene a trasferirsi qui, a Konoha – .
- Ma tu che ne sai! – sbottò Temari, offesa, colpendolo con le nocche chiuse nello stomaco. – Io ci crescerò i miei figli a Suna. Non intendo restare qui, a Konoha. Finito il liceo me ne andrò – .
Lo stomaco di Shikamaru si contrasse in una violenta morsa, e una vocina dentro di lui gli suggeriva non solo per il pugno appena ricevuto.
- Non è una bella cosa – si lasciò sfuggire, il tono meditabondo.
Temari, se possibile, rovesciò ancor di più il capo e gli mostrò un’espressione accigliata.
- Essere un brutto ricordo, intendo. Non è una bella cosa – spiegò lui, la voce bassa.
- Già. Affatto – confermò Temari, tutta impettita. – Beh ‘notte, Nara – tagliò corto, tornando sotto le lenzuola.
- Sei tu che non mi hai voluto dare una seconda possibilità – la rimbeccò d’un tratto Shikamaru, dopo una lunga pausa.
- Sono quasi le tre del mattino, Nara. Non mi sembra il momento adatto per discuterne. E poi sei stato uno stronzo a scappare così, non c’è niente da spiegare – ribatté lei, inferocita.
- Te l’ho spiegato il motivo della mia improvvisa partenza. Sei tu che complichi sempre le cose. Potrebbe essere tanto semplice se solo lo volessi – replicò Shikamaru, poggiandosi con i gomiti ai piedi del materasso.
- Ah, adesso la colpa è mia! – tuonò furiosa Temari, levando via le lenzuola e strisciando sul ventre fino a lui.
- Mi sembra ovvio. Fino a prova contraria, sei tu che mi hai rovesciato un bicchiere d’acqua in testa, solo perché volevo dimostrarti che ti eri sbagliata sul mio conto e farti cambiare idea. Sono giorni che ti chiedo scusa, ti ho invitata a cena fuori, cazzo, mi stai facendo impazzire, Mendekouze – sbottò sincero Shikamaru, sollevandosi sulle ginocchia.
Il volto di Temari fu solcato da un’ombra.
- Tu non mi avresti mai ricercata se non mi avessi incontrata nella tua scuola – mormorò debolmente, dopo una lunga pausa. – Come posso crederti? – .
Shikamaru deglutì rumorosamente, senza trovare nulla da ribattere per persuaderla a cambiare idea.
La sua dannata pigrizia Temari non l’avrebbe mai accettata come giustificazione, quindi tacque, osservando con una dolorosa fitta al cuore la ragazza tornare a stendersi sul letto.
D’istinto Shikamaru, abbandonando ogni remore della sua razionalità, afferrò il cuscino e si trascinò fino al letto, cadendo su un lato e costringendo Temari a lasciargli un po’ di spazio.
- Che diamine ti credi di fare? Torna a dormire per terra, maniaco – intimò la ragazza, truce, assestandogli una poderosa gomitata nel fianco.
- Maniaco? Credimi, ho visto ben oltre i tuoi pantaloncini e la tua canottiera, Sabaku – la rimbeccò Shikamaru, ironico.
Temari lo relegò sul lato opposto del materasso con uno spintone e lei stessa rotolò sull’altro fianco, mostrandogli la schiena rigida.
Shikamaru schiacciò la faccia sul cuscino, mugugnando:
- Mendekouze – .

***

- Si può sapere perché mi segui dappertutto? – sibilò Ino, avvolta nella sua camicia da notte azzurrina, seguita da un Kiba brillo.
- Perché io e te dobbiamo parlare – gli rispose lui, fissandola serio negli occhi cerulei.
La biondina sbuffò, toccandosi nervosamente una ciocca di capelli.
- Non abbiamo proprio niente da dirci – replicò, distogliendo stizzita gli occhi cerulei da quelli castani di lui.
Kiba con un dito le prese il mento, facendole alzare delicatamente il viso.
- Io penso proprio di si – ghignò divertito, avvicinando pericolosamente le labbra a quelle della biondina che ne poté sentire il respiro.
- Fai puzza di alcool – gli fece notare, spostando bruscamente la mano di Kiba dal suo mento. – Ora se vuoi scusarmi, devo prendere una cosa nel ripostiglio – aggiunse, aprendo la porta che si trovava davanti a sé.
Kiba la prese per il polso, chiudendo la porta a chiave e sbattendovi sopra la biondina sulla, bloccandole i polsi per farla stare ferma
- Fantastico! – asserì Ino, innervosita. – Siamo rinchiusi qua dentro – sospirò, scocciata – Cosa hai intenzione di fare Inuzuka? – ringhiò acida, riducendo gli occhi a due piccolissime fessure.
- Parlare!Che a te ti piaccia o no! – le rispose lui, mordendole il lobo dell’orecchio.
- Questo non mi sembra proprio il modo di parlare – precisò lei, soffocando il brivido di piacere.
- Bè, ognuno a un modo di parlare diverso – la informò. – Questo è il mio – disse premendo il suo corpo contro quello della ragazza e cominciandole a baciare nel collo, suscitando un brivido di piacere che la bionda si lasciò scappare.
Kiba sorrise soddisfatto.
- Visto che è come dicevo io, ti piaccio ammettilo! – la provocò, sorridendole sornione; le sollevò la camicetta da notte, accarezzando le sue gambe da stambecco.
- Finiscila! – urlò Ino, cercando di staccarsi da lui, ma Kiba non la mollava. – Tu..sei solo..un..un..- boccheggiò, ma non le veniva in mente la parola da affibbiargli.
- Sono? – la incitò a continuare il ragazzo, facendo cadere lentamente le bretelline della camicia da notte.
- Un maniaco, ecco che sei! – ribatté lei, in reggiseno e mutandine.
- Bè, a quanto pare questo maniaco ti piace – le rispose Kiba, avvicinandosi pericolosamente alle labbra rosee di lei.
Un ghigno malizioso si stampò sul volto della biondina che, liberatasi da Kiba, lo fece catapultare per terra, mettendosi a cavalcioni su di lui, dove poté sentire l’eccitazione del ragazzo.
- tsk – sbuffò, facendo scivolare le sue ciocche dorate sul viso del ragazzo. – Sicuro che non sia il contrario? – ammiccò maliziosamente, togliendogli la maglietta nera del pigiama e facendolo rimanere in boxer.
- Può darsi.. – le rispose vago Kiba, slacciandole lentamente il gancetto del reggiseno e fissandola maliziosamente negli occhi.
- Ah! Non si può avere tutto in fretta! – gli disse Ino, bloccando la sua mano per poi posarsela sul viso e cominciare a leccargli le dite.
Kiba non se lo fece ripetere due volte: la prese bruscamente per la nuca, baciandola con foga, quasi a soffocarla. Le sue labbra si adattarono perfettamente a quelle morbide della ragazza, che si lasciò andare mandando il suo orgoglio a farsi fottere.
- Visto…è come dicevo io – ansimò Kiba, staccandosi dal bacio e strappando il reggiseno della biondina; lo buttò dietro di sé, affondando il suo viso nelle rotondità della giovane che ansimante si lasciò andare a un gridolino di piacere.
Kiba sollevò Ino, sbattendola nuovamente contro la porta ,togliendole le mutandine e stuzzicando il sesso della ragazza con le dite che avvinghiò le sue gambe sulla vita del ragazzo, gemendo per il piacere….

***


Il tonfo sordo di una porta che si chiudeva al piano inferiore fece sobbalzare Temari. Tutta sudata, s’impuntò sui gomiti, stando semistesa.
- Mhm … Nara, hai sentito anche tu? – domandò, protendendo il collo oltre il corpo del ragazzo.
In risposta ricevette solo un grugnito stranito.
Temari, mezza assopita, s’inginocchiò sul letto, rimanendo in ascolto dei gridolini concitati che provenivano dal piano sottostante.
- Ma che diavolo … ? Shika, ma che cosa stanno combinando? – insistette Temari, premendogli una mano sul fianco nudo e scuotendolo.
- Nh … Zitta, Mendekouze – mugugnò Shikamaru, rigirandosi sulla schiena con braccia e gambe divaricate.
- Accendi la luce, dobbiamo scendere a controllare … Magari è quel deficiente di Kankuro che, in preda agli ormoni, sta cercando di accalappiarsi una ragazza – .
- Nh … sì … Magari controlliamo un’altra volta, eh Mendekouze?! – esclamò assonnato Shikamaru, ignorando il suo ordine.
Temari, tutta impettita, si portò le mani sulle anche. – Ah … faccio da sola! – sbottò, dispotica. Balzò sopra il ragazzo a cavalcioni, allungando un braccio verso il comodino, alla cieca ricerca dell’interruttore della lampadina.
Sotto di sé, lo sentì sbuffare contrariato.
- Dove sei, piccolo stronzetto? – imprecò la bionda, tastando la superficie lignea e riversando alcuni oggetti a terra.
- Sei insopportabile, seccatura – s’irritò Shikamaru, schiudendo appena le palpebre. – Oh cazzo – si lasciò sfuggire poi, in un sussurro roco, ritrovandosi il seno abbondante della ragazza sbattuto letteralmente in faccia.
- Cazzo lo dico io – s’inalberò Temari, rovesciando sul pavimento un libro di ricette probabilmente appartenete alla Signora Nara. – Ti dispiacerebbe darmi una mano? – .
Shikamaru deglutì rumorosamente, guardando inebetito l’incavo dei seni che s’intravedeva dalla scollatura della canottiera. Inspirò ed espirò, cercando di mantenere il controllo sui suoi ormoni che cominciavano a reclamare la loro parte.
- Nara, ma che stai facendo? – proruppe Temari, stizzita, intercettando la traiettoria del suo sguardo.
Il giovane arrossì, fissando gli occhi altrove. – Guarda che non sei bella, Sabaku – borbottò.
La bionda incrinò le labbra in un ghigno di soddisfazione. – Peccato che qualcun altro sembri pensarla diversamente – constatò, lanciando un rapido sguardo fra le gambe del ragazzo.
Shikamaru si grattò la nuca, imbarazzato.
Forse quello di Temari era una sorta di “via libera” .
Decise di tentare a prendere l’iniziativa, a suo rischio e pericolo.
Shikamaru percorse con le mani le cosce lisce della ragazza, fino a far scivolare via i pantaloncini del pigiama.
- Che cosa stai facendo? Non ti azzardare a toccarmi, Nara – abbaiò Temari, mollandogli uno schiaffo e togliendosi le sue mani di dosso.
Ma Shikamaru, divertito e deciso a fare sul serio, la spinse gentilmente da un lato, rotolandole sopra.
- Guarda che ti mordo – ringhiò Temari, incassando un paio di pugni sulla sua schiena.
- Zitta, seccatura – ribatté seccato Shikamaru, premendo con prepotenza le labbra contro quelle carnose di lei per farla tacere.
- Mmm … M-mollami … L-lasciami o ti denuncio per stupro – mugolò Temari, costretta a parlare a tratti a causa dei suoi baci irruenti.
Shikamaru si portò carponi su di lei, soffocando ogni protesta con la sua bocca. – Se non vuoi che sia uno stupro, allora smettila di far finta che non ti piace, Mendekouze – replicò furbo, facendo scivolare una mano oltre l’ombellico incavato.
- T-ti odio – ansimò affannata Temari, chiudendo strettamente gli occhi. – S-Shika – .
E finalmente eccolo.
Il suo nome.
- Se mi odiassi, non mi abbracceresti – le fece notare compiaciuto lui, sentendo le sue braccia calde avvolgergli le spalle sudate.
Shikamaru sollevò una mano e la passò sotto la scollatura della canottiera, scendendo lentamente sul suo seno fremente, assaporando il suo respiro anelante che sbatteva sulla bocca.
- Forse hai ragione a dire che non ti avrei più ricercata – confessò Shikamaru, sincero, baciandola sulla curva del collo madido di sudore – ma a quest’ora non starei bene come sto adesso – le bisbigliò, incrociando le mani con le sue.
- Non mi piaci più, Nara – ribatté Temari, mordendosi le labbra per soffocare un gemito.
- Peccato che il tuo corpo dica tutt’altro – la inchiodò Shikamaru con un irritante sogghigno, sentendo i fianchi di lei che premevano con impazienza contro i suoi.
Temari si maledì. Il calore si diffondeva all’inguine sempre più velocemente e il desiderio di sentirlo muovere dentro di sé si acuiva di secondo in secondo. Ma in cuor suo aveva paura. Paura che le avrebbe fatto del male un’altra volta.
- Ok Shika, aspetta un momento – proruppe, la voce tremula.
- Ehi Tem … cos’hai? – chiese Shikamaru, ansioso, scostandosi un poco.
Temari sollevò una mano, carezzandogli le labbra umide con i polpastrelli affusolati. Il volto lucido di sudore s’illuminò di un sorriso splendido che Shikamaru le aveva visto soltanto in quelle passionali notti a Suna.
- Io ti amo, Shika. Mi sei mancato, terribilmente mancato in questi ultimi mesi e ho una voglia matta di sentirti di nuovo dentro di me, ma ho paura che tu non provi esattamente quello che provo io. E questo dubbio mi fa vivere male, Shika, perché ho paura di ferirmi un’altra volta e non mi lascio andare. Non so nemmeno perché te lo dico, ma quando si tratta di te il mio stupido orgoglio passa in secondo piano e non si oppone – sbottò Temari, tirando su con il naso.
Shikamaru la guardò intensamente negli occhi verdi e lei, come per un riflesso incondizionato, abbassò lo sguardo.
- Sapessi in che dubbi madornali ho vissuto io questi ultimi mesi, Tem. Paura che non volessi più vedermi, che mi odiassi, paura di perderti definitivamente. Tu ti lamenti del tuo orgoglio, e io che dovrei dire del mio che con te è andato a farsi fottere da un pezzo?! – .
Lei proruppe in una risatina annacquata.
Shikamaru poggiò la fronte contro la sua, racchiudendole il viso fra le mani. – Quella mattina, sulla spiaggia, ero serio. Non mi sono mai sentito così con una seccatura. Tem, tu sei la prima con la quale mostro una parte del mio carattere che non conoscevo neanche io. Ti amo e non sai quanto, Mendekouze – .
- È sbagliato. Non dovrei darti una seconda possibilità – sussurrò Temari, incerta, arruffandogli i capelli sulla nuca.
- Non eri tu a dire che le regole esistono per essere trasgredite?! – esclamò ironico Shikamaru, sfiorandole l’orecchio con la punta del naso. Con le mani scorse la sua schiena e le sfilò la canottiera. Lei protese le braccia per aiutarlo a svestirla, il cuore che le si schiantava contro il petto. Lui le accarezzò un fianco sinuoso, per poi risalire lentamente verso un seno, percependo il battito del polso aumentare inarrestabile.
- Dimmi che non vuoi, dimmi che stai male e io ti lascio andare – bisbigliò Shikamaru, scendendo con la bocca sul suo seno nudo.
In risposta ricevette solo un gemito eccitato.
Così, più sicuro, le separò le gambe con un ginocchio e i fianchi presero a sfregare contro il suo interno cosce.
- Bastardo, alla fine hai ottenuto quello che volevi – ansimò Temari, contorcendosi fra le sue braccia e aggrappandosi alle scapole.
- Vedrai che tra un po’ non sarai più così arrabbiata con me, Mendekouze – esclamò Shikamaru, la voce rotta d’eccitazione.



***


Scusate l’immane ritardo con cui aggiorniamo, ma Mary (SangoChan) è straimpegnata con l’università e quindi metterci d’accordo per scrivere i capitoli è veramente difficile, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Beh l’attenzione di questo capitolo è concentrata tutta sulle due coppie principali della ff! La sublime scenetta hot fra Kiba e Ino è stata tutta opera di Mary … lei ha una grande abilità per far risaltare il fascino selvaggio di Kiba, eheh! Se poi l’accoppia con Ino sono scintille!
Shika, dopo torture e fraintendimenti, è riuscito a farsi perdonare da Tem. All’inizio lei sembrava impuntata a resistere, ma alla fine ha ceduto … e come darle torto?… ehmehm!Il capitolo è stato scritto da entrambe le autrici, abbiamo mischiato un po’ gli stili: fondamentalmente io mi sono occupata di Shika e Tem, mentre la mia cara collega di Kiba e Ino!
Un bacione da entrambe e scusate ancora il ritardo^^!




LaTerrestreCarzyForVegeta:
eheh, sì Tem ha dato una bella lezione al nostro Shika con quel bicchiere d’acqua, ma finalmente, dopo averli torturati a dovere, Shika è riuscito a riappacificarsi con la sua seccatura! Piaciuta la scena? Anche Ino e Kiba si sono dati da fare! Finalmente lui ha preso in mano la situazione! Ciao, un bacio da entrambe

bambi88: ciao, tesoro! Eh già Shika va torturato a dovere! Però diciamo che l’abbiamo fatto soffrire abbastanza e Tem prima di concedersi gliel’ha fatte passare di tutti i colori! Che ne dici della riappacificazione^^? Anche il nostro selvaggio Kiba non si è fatto attendere! Ha “parlato” chiaramente con Ino! Eh sì, Kanky è rimasto solo! È tutto tuo cara, fanne ciò che vuoi! Un bacione da entrambe!

sophie95: già, Shika si è beccato una bella doccia fredda, ma alla fine ne è valsa la pena! Kanky non ha combinato nulla, eccetto Tayuya, ma non si può dire certo per amore…! Ciao, un bacio

Talpina Pensierosa: eh, finalmente Shika e Tem, dopo mille fraintendimenti, sono riusciti a riappacificarsi! Piaciuta la scena? Il tuo tifo per quell’uomo selvaggio di Kiba ha avuto successo! Alla fine è stato lui che ha conquistato Ino! La scenetta hot è tutto merito di SangoChan88! Facci sapere che ne pensi, un bacio!

stefy90: è lo sappiamo! Scusaci per il ritardo, ma metterci d’accordo per scrivere è un vero problema! Sì, Ino piace un po’ a tutti in questa storia perché è sorella di Shika, ma bisogna dire che SangoChan riesce a renderla molto simpatica e piacevole come personaggio! Eheh, hai visto poi che bella la scenetta hot fra lei e Kiba? Piaciuta? Comunque riteniamo che Shika abbia sofferto abbastanza e finalmente c’è stata l’agognata riappacificazione! Tem è una gran donna, ma alla fine ha ceduto pure lei! E come darle torto??!! Ciao, un bacione da entrambe!

nidaime93: piaciuto il nuovo capitolo? Eheh, tutto dedicato alle coppie principali della storia! Finalmente Shika è riuscito, a modo suo, a farsi perdonare da Tem, che sé fatta desiderare a lungo ma alla fine ha ceduto pure lei! Kiba, invece, ha chiarito con Ino … fin troppo esplicitamente eheh!! Facci sapere che ne pensi, un bacione da entrambe!

  
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