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Autore: YouStoleMyLips    22/03/2014    2 recensioni
A pioggia batteva sul viso pallido di una ragazza ferma, immobile davanti una tomba. Le sue iridi dello stesso grigio di cui in quel momento era dipinto il cielo. I capelli biondo scuro attaccati alle spalle bagnati da quel temporale che, nonostante il sole delle ore precedenti, non accennava a scampare.
«Signorina si sente bene?» domanda con voce preoccupata un uomo, un signore sulla cinquantina con dei baffi neri e due occhi verde smeraldo. La ragazza scuote la testa, la vista si appanna ed una forte fitta al petto la invade e poi buio. Buio.
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«Piacere di conoscerla signorina. Harry Styles» Pronunciò con voce roca e suadente per poi far comparire due adorabili fossette ai lati del suo raggiante sorriso.
«Piacere Louis, Louis Tomlinson» disse il castano mentre si girò verso Katrine e le sorrise. La ragazza si sentì lo stomaco in subbuglio le gambe molli e le mani tremanti.
‘’Il sorriso di questo Louis mi fa uno strano effetto’’ pensò.
«Piacere tutto mio»
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Chapter one:
«Devi essere forte»
 
 
«Posso fare una telefonata?» domandò Kat timida ad Harry che stava cucinando del pollo. Il ragazzo ruotò lentamente la testa verso la ragazza e le sorrise facendo comparire due dolci fossette.
«Certo…-si guardò in giro cercando qualcosa con gli occhi- Uh eccolo, tieni!»
Gli porse un iphone bianco, la ragazza si allontanò e digitò il numero di casa. Dopo un paio di squilli una voce infantile rispose al telefono, la ragazza ebbe un sussulto.
«Pronto?»
«Charlie? Oh tesoro, tutto a posto? Avete mangiato?» La ragazza cominciò a parlare velocemente, preoccupata per le due sorelline rimaste da sole a casa. Prese un lungo respiro e ricominciò a parlare.
«Charlie scusa è che non mi sento bene…»
«Non devi preoccuparti, noi abbiamo mangiato. Papà ha cucinato. E’ tornato, sai?» sussurrò la bambina con voce mielosa che fece intenerire la ragazza. Suo padre era tornato, e dopo quello che aveva detto Louis prima doveva parlargli urgentemente.
«Char…mi passi Papà?»
«Certo! Ciao.»  esclamò gioiosa la bambina, dopo poco si sentirono delle urla che chiamavano il padre, William Gilles che stava leggendo alcune sue scartoffie nel suo studio, accorse appena sentì la frase pronunciata dalla piccina  ‘’Papà c’è Kat a telefono ’’
«Katrine, dove sei?» chiese fredda e severa la voce del padre, che nonostante tutto  si ostinava a mantenere la voce fredda e dura, da vero militare.
«Loro sanno, padre. Tomlinson, non ti dice niente?»
«E’ uno dei nostri, mandalo a prendere le gemelline. Starete con loro» ordinò il padre alla ragazza che si ritrovò a contorcere le labbra in segno di disapprovazione
Sapeva che era inutile provare a controbattere suo padre aveva un carattere difficile e non amava essere contraddetto. Da quando sua madre era morta suo padre era come la pietra: freddo e severo con lei, solo con Charlie e Gregoria era un padre amorevole e gentile. Le gemelle avevano sei anni ed erano una delle ultime cose che facevano ricordare a Katrine di sua madre, Nina, che dopo aver partorito le bimbe morì. La ragazza ormai era come una madre per le gemelle.
«Devo partire, loro mi stanno cercando» sussurrò il padre, Kat si sentì salire le lacrime agli occhi e le pizzicava il naso, si lasciò  scappare uno singhiozzo.
«Katrine, devi  essere forte. Non piangere, sei una donna, la mia piccola donna. Non devi preoccuparti, Kat. Io ti voglio un mondo di bene, non dimenticarlo. Mai, mai figliola. Ti scongiuro di prenderti cura delle tue sorelline, a presto.»  disse il padre con voce tremante, fu la cosa più dolce che Katrine ricordò detta dal padre.  La ragazza chiuse la e ridiede il telefono al ragazzo, ringraziandolo. Riferì  a Louis di andar a prendere le gemelline. Il ragazzo portò con sé una delle sue sorelle minori, Phoebe, e dopo aver preso le sorelline di Katrine passarono al supermercato a comprare qualcosa per la cena.
«Lou!! Prendiamo queste?»  chiese Phoebe indicando un pacchetto di caramelle gommose, il ragazzo annuì. Ma Gregoria dopo aver contemplato a lungo una Barbie si avvicinò a Louis.
 
«No! Posale, Katrine dice che fanno venire il mal di pancia.» esclamò con voce da saputella, Louis scosse il capo divertito.
«Nahh, tua sorella bada troppo alle regole.»  disse il ragazzo divertito, la bimba mise il broncio.
«Ma Charlie?» Chiese Phoebe al fratello con una nota di preoccupazione nella voce, il ragazzo si guardò intorno e con lo sguardò cercò la bambina, che era al banco frigo. Il ragazzo con le bambine si avvicinò a Charlie, che con sguardo da intenditore, scrutava attentamente tutti gli yogurt presenti. Si allungò per prendere un vasetto di yogurt alla vaniglia.
«Louis, potremo comprarlo?- chiese garbatamente la bambina- Piace molto a Kat»
Il ragazzo annuì posandolo delicatamente nel carrello, e dopo aver pagato si andarono a casa. Le gemelline dopo avere insistito a prendere ognuna il proprio borsone entrarono a casa e si gettarono tra le braccia della sorella Katrine.
Arrivò l’ora di cena e tutti gli abitanti della villa erano riuniti in sala da pranzo mangiando l’ottimo pollo cucinato da Harry.
«E’ buono! Ma non sarai mai bravo quanto Kat» esclamò Gregoria facendo la linguaccia al riccio, che di risposta, scoppiò a ridere.
«Gregoria Rose, non essere maleducata» la riprese in modo severo la sorellina Charlie, di risposta Gregoria la guardò con sufficienza beccandosi un’ occhiataccia dalla sorella Katrine. Dopo aver pranzato e aver mandato le bambine a far il bagno, Kat aiutò Zayn a sparecchiare la tavola e a lavare le stoviglie.  Katrine augurò una notte serena a tutti i ragazzi, seduti in salotto a guardare la tv, per poi andare a dare la buona notte alle sorelle.
«Katrine?»
«Sì?» rispose la sorella alzando gli occhi dal libro che stava leggendo.
«Mi potresti…raccontare della mamma?» domandò timida Charlie che nonostante l’età era molto più severa e matura della sorella Gregoria.
«Non credo che sia una buona idea»
«Ti prego»
La ragazza sospirò affranta e leccandosi le labbra prese a parlare.
«Si chiamava Nina» cominciò
«Aveva lunghi capelli neri e i suoi occhi, oh i suoi occhi, erano così grigi…da far paura.  Era bellissima.» disse con rancore la ragazza ricordando la madre, ormai morta.
«Ma era come papà?» domandò la bimba alludendo al carattere del padre, la ragazza scosse il capo divertita.
«Ohh no, lei era dolcissima. Cantava per me, in russo, tutte le sere o mi leggeva storie sulle principesse di terre lontane» disse dolcemente accarezzando la testolina con folti capelli neri della bambina. Quest’ultima si girò sorpresa  verso la ragazza.
«Proprio come fai tu?»
«Si, finirò di raccontarti domani. Ma adesso dormi, okay?»
«Okay, ma mi canti qualcosa?» chiese la bambina accucciandosi al petto della sorella che annuì posando il libro sul comodino.
«Sleep, good boy, my beautiful, bayushki bayu, quietly the moon is looking into your cradle. I will tell you fairy tales and sing you little songs, but you must slumber, with your little eyes closed, bayushki bayu. How many secrete bitter tears will I shed that night! Sleep, my angel, calmly, sweetly, bayushki bayu…» cantò la ragazza addormentandosi.
 
  
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