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Autore: Colli58    22/03/2014    6 recensioni
La serenità che percepiva nella loro casa era confortante, la sentiva vivida come quando lui Johanna e Katie erano un trio affiatato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
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Rientrando a casa dopo quella giornata assurda, Kate si sentiva spossata nonostante in fondo non ci fossero stati casi di omicidio e il lavoro svolto fosse stato solo d’ufficio. La sua tensione nervosa l’aveva messa sulla difensiva per troppo tempo e nonostante il semplice scherzo degli amici e colleghi non fosse durato a lungo, il suo umore poteva essere migliore, decisamente migliore considerato che il conto aperto con quello spiritoso di suo marito era andato ad azzerarsi quando la stampa li aveva sorpresi fuori da distretto. Lei aveva evitato di rispondere, scuotendo il capo con noncuranza, Rick invece aveva semplicemente dichiarato che la loro vita privata era soltanto loro e che certe sciocchezze dovevano restare quello che erano. Sciocchezze appunto.
Poi se ne erano andati salendo in auto e allontanandosi il più velocemente possibile.
Ora Rick se ne stava a qualche passo dietro a lei, camminando in silenzio. Forse sapeva di aver qualcosa da farsi perdonare perché la sua naturale loquacità era svanita da che avevano lasciato il distretto.
La propria era stata del tutto assente. Giustificata forse.
Una volta superata la soglia di casa, Kate si diresse verso il divano e vi abbandonò la borsa. Si voltò per la prima volta ad osservare il marito e quello che vide la lasciò stupita.
“Seriamente? E’ per quello che stavi muto dietro a me? E’ per questo che ti sei attardato in garage?”
La donna mise le mani sui fianchi indispettita. Castle stava tenendo nascosta dietro alla schiena la fiocina che i ragazzi in ufficio gli avevano così gentilmente donato.
“Beh, mi piace… e poi volevo portarmela al mare per giocarci…” Castle la guardò con aria colpevole. La vide stringere gli occhi e trattenere con il suo adorabile broncio un sorriso divertito.
“Quando l’ha infilata in macchina? No aspetta non lo voglio sapere realmente…” Finì alzandosi i capelli dal viso. Certo non aveva di che annoiarsi con lui.
Stava fingendo, almeno così Castle speculò. Appoggiò la fiocina accanto alla porta d’ingresso, con un movimento misurato, senza scollare gli occhi da lei.
Strinse le labbra con un’espressione colpevole e alzò le spalle con un sorrisetto. Avanzò lentamente e si avvicinò alla donna. “Non sei veramente arrabbiata vero?”
“Cosa te lo fa pensare Castle?”
“Posso essere ottimista?”
“Non puoi…”
“Oh, Kate? E’ stato solo uno stupido scherzo.” Replicò Castle lamentoso. Si avvicinò togliendo la giacca e la buttò sul divano accanto alla borsa di lei. Poi le cinse la vita con le braccia.
“Fammi un sorriso tesoro…” La stuzzicò.
Kate cercò di divincolarsi. “Non ti azzardare…” disse cercando allontanare le sue mani dai propri fianchi senza successo. “Non hai fatto molto per farti perdonare la tua sparata in ufficio. Dovevi proprio comportarti in quel modo? Sei il solito bambino vanesio…” Replicò Kate sbuffando.
Lui iniziò a farle il solletico. “Lo so, lo so che vuoi giocarci anche tu…” disse mentre lei si divincolava cercando di scappare all’indietro ma riuscì soltanto a salire sul divano.
“Castle piantala!” gracchiò Kate.
Castle rise rumorosamente. “Sto solo cercando di sdrammatizzare!”
Lei riuscì a sfuggire alla sua presa e poi scivolò alle spalle di Castle e gli si aggrappò stringendo le braccia intorno al suo collo, avvinghiando le gambe attorno ai suoi fianchi. Castle la afferrò per le cosce sostenendola e roteò su sé stesso divertito. “Sei pazzo!” Sbottò Kate ridendo e mordendogli il lobo di un orecchio. Sorpreso Rick si lasciò sfuggire un infantile “Ahia!” Kate rise di nuovo baciandolo proprio dove prima l’aveva addentato.
“Potresti dare una chance anche all’altro orecchio, questo oggi ha subito ben due attacchi…” Commentò piegando la testa di lato, più per assecondare le labbra di Kate che per distogliersi da quelle attenzioni.
“Ok, la prossima volta mi dedico a quello opposto.” Kate lasciò scivolare le gambe a terra e Castle si fermò.
Si voltò verso di lei che si strinse a lui appoggiando la testa alla sua spalla. Castle le diede un bacio sulla testa approfittando dell’assenza delle sue barriere.
“Mmmpfff” Kate sbuffò nascondendo il sorriso nella sua maglia.
Mi avevi già perdonato…”
“Forse.” Rispose Kate con un velo di titubanza.
Castle strinse gli occhi. “Allora tutta quella scena al distretto? Mi hai tenuto il muso per tutto il giorno.”
Kate sbuffò di nuovo. “Ho una reputazione da difendere in quel posto non credi? Non potevo fare diversamente.”
Castle tornò a stringerla. “Ok, mi sta bene.”
Kate spostò il viso per guardarlo negli occhi. “Davvero?”
“Sono sempre il tuo fedelissimo partner. Tu sei la tosta tra i due. Io sono quello più creativo. Mi sta bene.” Dichiarò e Kate scosse il capo sorridendogli.
“Comunque avevo intenzione di farmi perdonare. Ma visto che lo hai già fatto…”
“Castle?” Lo richiamò lei mentre lui le lasciava una scia di piccoli baci sulla testa.
“Ok, ok… Per farmi perdonare ho intenzione di riempirti di coccole.” Mormorò tra i suoi capelli.
“Voglio prepararti una cena sfiziosa e cullarti poi con un bel bagno rilassante, un massaggio e…”
Lasciò la frase a metà. Non riteneva ci fosse bisogno di altre spiegazioni. Kate inspirò compiaciuta. Adorava quando Castle la riempiva di attenzioni e da qualche giorno era diventato anche più solerte. Giudicò che non ne stava approfittando, no lui era il suo pazzo splendido uomo. Il suo umore poteva dirsi in netto miglioramento grazie a lui.
“Il frigorifero però è vuoto, non abbiamo avuto tempo di fare la spesa.” Ripose pensando al fatto che erano stati in vacanza e che avevano evitato di lasciare pietanze a deperire inutilmente.
“E’ qui che ti sbagli. Ho in serbo una cosa speciale per te.” Lei alzò gli occhi su di lui. “Hai fatto la spesa?”
Castle negò. “Non io, ci ho mandato Janet. Le ho inviato la lista tramite whatsapp e lei ci ha riempito al dispensa.” Aggiunse con un sorriso furbo. Kate si allontanò da lui.
“Hai mandato la nostra donna delle pulizie a fare spese?” Chiese confusa. Castle annuì e la lasciò per indietreggiare verso la cucina.
Si mosse velocemente e arrivò al frigorifero spalancandolo e mostrando il suo contenuto. “Diciamo che - porzioni per due - è un concetto molto ampio per lei. Castle sorrise divertito e poi tornò a richiudere lo sportello. Kate avanzò verso la cucina.
“Ok, uomo dei miracoli… Janet ha tre figli, la quantità conta.” Disse sorridendo.
“Allora devo prendere appunti.” Rispose tornando a guardare il frigorifero. “Per quando li avremo anche noi.”
Kate lo raggiunse e gli diede uno schiaffo sulla nuca. Poi gli diede un bacio lento e dolce.
“Tre… Sì.” Gli disse prima di voltarsi e andarsene a passo lento.
Castle la osservò deliziato mentre lei si allontanava. “Mettiti comoda, io ti preparo la cena.” Disse quindi sbottonandosi le maniche della camicia e rivoltandole per poi andare a organizzarsi in cucina.
Quella donna era il suo inferno ed il suo paradiso.
Aveva avuto ragione: lei non era davvero arrabbiata, era solo un puntiglio per quella sua stupida battuta al distretto che prontamente sarebbe stata dimenticata dopo quella serata.
Era anche splendido pensare a quanto fosse così convinta della sua scelta. Tre aveva sottolineato, forse il fato aveva di nuovo parlato, però la sua splendida moglie stava davvero portandolo al settimo cielo.
Non si era aspettato, dopo la sua titubante confessione di qualche giorno prima, che la sua convinzione sul voler avere figli progredisse così rapidamente. Però non doveva certo stupirsene, le sue decisione erano state sempre accompagnate da una certa caparbietà e molta forza nel perseguirle. Sia nel bene che nei momenti difficili. Momenti bui che erano quasi dissolti. Pensare a quell’unico vero punto oscuro della sua vita era triste, perché sapeva che non avrebbe mai potuto risolvere il suo dramma definitivamente, non senza un grosso colpo di fortuna. Ma nella loro vita quest’ombra ricadeva di tanto in tanto, non era più la ragione di vita di Kate. Ora aveva altri scopi.
Pensare anche solo di essere riuscito a portarla fuori dal grigiore in cui viveva quando l’aveva conosciuta, che grande conquista era stata. E poi sposarla. Ora pianificare di avere figli era un ulteriore passo verso una felicità nuova. Ne era sicuro e quello stato di benessere cancellava ogni dubbio passato e certo non poteva essere minimamente scalfito da qualsiasi sciocchezza potesse essere scritta o detta da un giornalista scandalistico.
Pensando al loro piccolo scandalo in corso non poté evitare di ricordare quella sera, il profumo, il vestito che indossava e la sua pelle abbronzata. La sua reazione sanguigna alle avances...
Si era trattenuto, ma per una manciata di minuti aveva desiderato ardentemente di spaccare il naso a Brent per aver anche solo insinuato di volere Kate per una notte. Non era servito, Kate lo aveva ridicolizzato riducendolo ad un inutile gingillo, osannando suo marito davanti ai loro occhi. Kate ripeteva di averlo detto in preda ai fumi dell’alcool, ma allora perché la serata era finita in quel modo? La passione aveva preso corpo così rapidamente che era stata una necessità spogliarla e fare l’amore con lei sul divano perché la stanza da letto era troppo lontana ed il desiderio così pulsante da non poter aspettare oltre. Era così viva, così passionale, così sfacciatamente padrona dei suoi sensi. Kate ne era perfettamente cosciente e lui si riteneva a suo agio con l’esserlo. Un mix di possessività e di sottomissione e la loro sintonia non aveva perso smalto nel tempo. Si fermò guardando la tavola che stava preparando. Tutte quelle attenzioni che le dedicava non gli costavano nessuna fatica e lo riempivano d’orgoglio. A lei piacevano ma non ne abusava mai. Non pretendeva nulla, accettava e ricambiava le sue attenzioni semplicemente. Come poco prima aveva finto di pretendere delle adeguate scuse, ma la scelta di coccolarla era stata solo sua. Ripensando al proprio passato, dove le attenzioni non solo erano richieste ma pretese in ogni caso, Kate riusciva a renderlo libero da tali giochi mentali. E anche se fosse stata così brava da fare in modo che lui non se ne accorgesse, beh a lui andava bene così.
L’amava, l’adorava. Era la sua vita. Era così inebriato dalla loro affinità, dalla loro reciproca comprensione da non desiderare altro. Era perfetta per lui.
Finì di sistemare la tavola e tornò alle padelle.
Preparò un antipasto freddo di sapori mediterranei. Janet era stata diligentissima e le aveva procurato ingredienti freschi. Formaggi, pomodorini dolci, olive fragranti. Il pesce spada era abbondante e aveva uno splendido aspetto. Kate si stava attardando in camera da letto, forse si era distesa un po’ per rilassarsi, l’avrebbe chiamata appena pronto.
Il campanello suonò. Castle abbassò il fuoco e si asciugò le mani nel grembiule da cucina che aveva indossato. Non aspettavano visite quindi andò ad aprire con una certa curiosità.
Jim Beckett stava diritto davanti alla porta con l’aria di essere fuori posto.
“Ehi Jim, accomodati…” Gli disse salutandolo. Era una sorpresa averlo lì e Kate ne sarebbe stata felice, visto che non lo aveva ancora sentito e… beh riteneva l’articolo sul ledjer troppo imbarazzante per lui.
“Grazie Richard, scusa se sono passato senza preavviso, ero da un cliente in zona e così…” disse scusandosi del suo arrivo inatteso.
Castle lo accompagnò fino alla cucina. “Nessun problema, hai fatto bene. Kate sarà felice di vederti.” Rispose indicando all’uomo di accomodarsi.
“Sto preparando la cena, ti fermi?” Aggiunse quindi Castle andando a cercare qualcosa di fresco e adatto da bere per suo suocero. Jim osservò la tavola perfettamente apparecchiata per due. Sembrava preparata per una cenetta romantica e l’uomo si voltò verso lo scrittore scuotendo il capo. “Credo che sarei di troppo.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo. Fa piacere ad entrambi.” Disse avvicinandosi con una bibita fresca e porgendo un piccolo vassoio con un bicchiere pulito al padre di Kate.
“Quella è decisamente una tavola per due.” Sottolineò Jim e Castle sorrise.
“Diventerà per tre e poi ho pesce a sufficienza. Ti piace lo spada?” Castle tornò alla credenza della cucina e prese piatti, posate e bicchieri per il nuovo arrivato.
“Certo, ma Rick davvero non serve che io resti.” Rispose l’uomo sorseggiando la sua bibita.
Castle si avvicinò lentamente. “Insisto.” Sottolineò. “E poi immagino che tu abbi avuto modo di leggere l’articolo sul ledger…” La buttò lì andando ad osservare lo sguardo del suocero.
L’uomo fece un sorriso imbarazzato. “Non leggo il ledger, ma non ho potuto fare a meno di esserne informato…”
Castle tornò ai suoi piatti. “Beh, tengo a sottolineare che non è andata esattamente come l’hanno scritta ed eravamo… un po’ su di giri.” Si giustificò. “Hanno davvero gonfiato la cosa…” Jim rise mettendosi una mano sul viso.
“Ok, forse non è stata una bella scelta di termini.” Aggiunse quindi ridendo. “Scusa so che sarà imbarazzante per te, ma è stata una cosa meno… Kate si è solo difesa.”
Jim sorrise e annuì. “Immagino…”
“Sai la situazione era un po’ particolare…” Stava cercando di trovare le parole migliori ma non stava raggiungendo il suo intento con esiti sperati. Castle portò in tavola gli antipasti e tolse le candele andando a posarle sulle mensole.
Jim osservò i manicaretti, sorpreso per la varietà ed il pregio dei formaggi e delle salse che li accompagnavano.
“Stai ancora viziando mia figlia Rick?” Chiese sorridendo.
“E lo farò per sempre…” Rispose Castle abbassando la voce e incrociando brevemente lo sguardo con suo suocero. “Merita ogni attenzione, ogni piccolo vizio.” Aggiunse con dolcezza. Non attese risposta. Tornò ai fornelli e abbassò al minimo le piastre per potersi allontanare con calma.
“Vado a chiamare Kate. Gli dai un occhio?” Aggiunse quindi e Jim annuì avvicinandosi ai fornelli.

Quando la raggiunse nella loro stanza, Kate era distesa sul letto con indosso una comoda tuta. Stava osservando la foto del loro matrimonio incorniciata sul comodino. Lo sguardo perso su quella immagine e Castle ne fu sorpreso. Non aveva mai pensato che Kate fosse ancora così presa da quel momento. Era stato fantastico in effetti anche per lui.
“Ehi…” la richiamò avvicinandosi. Kate si girò sorridendo.
“Eravamo davvero splendidi quel giorno. Tu eri da sogno.” Commentò guardando la foto sul comodino e sedendo accanto a lei.
Kate gli diede un bacio. “Eri stupendo anche tu. Lo sei ancora…”
“Woah…” rispose di nuovo sorpreso. Lei gli fece l’occhiolino.
“Mi è sembrato di sentire il campanello poco fa, chi è passato?”
“Tuo padre. Mi sono permesso di invitarlo a cena…”
“Papà è qui?” Castle annuì e lei si alzò sulle ginocchia.
“Come lo hai trovato?” Chiese con un velo d’ansia giocherellando con le stringhe della coulisse della sua tuta.
“Tranquillo.” Rispose Castle. “Mi è sembrato abbastanza rilassato.”
Kate annuì e scese dal letto. Fece qualche passo avanti e poi si voltò.
“Ha già accennato a…”
“Sì, fortunatamente ha retto bene il colpo. Io mi sono un po’ incartato ma è andata bene.” Rispose Castle alzandosi a sua volta e prendendola per una mano. “Coraggio, andiamo a cena.”
“Incartato in che senso?” Mormorò lei dubbiosa.
Uscirono in soggiorno mano nella mano e sorpresero Jim intento a maneggiare la fiocina che Castle aveva appoggiato accanto alla porta.
“Fate pesca sportiva?” Chiese Jim rivolgendo un sorriso a sua figlia.
“Beh no…” iniziò a dire Kate
“Quello è solo un regalo…” Continuò Castle.
“Dei ragazzi in ufficio…” aggiunse Kate.
“Una specie di scherzo!” Finì Castle grattandosi la nuca e ricambiando lo sguardo funereo di sua moglie.
Jim scoppiò a ridere sia per la risposta che per il modo in cui era uscita dalle labbra dei suoi cari. Posò l’oggetto e annuì a capo chino.
“Oh, certo… Achab!” Aggiunse quindi sorridendo e Kate sbuffo arrossendo.
“Ciao papà…” Disse andandogli incontro e abbracciandolo.
“Katie…” la salutò Jim di rimando. Castle si fiondò ai fornelli e si dedicò ai dettagli del suo risotto lasciando padre e figlia a parlare tra loro.
Kate prese la fiocina e la nascose nell’armadio dei cappotti. L’avrebbe fatta sparire a tempo debito.
“Eri in zona?” Chiese quindi Kate tornando da lui.
“Un cliente a due isolati da qui. Rick ha voluto che mi fermassi per la cena…” Rispose quasi scusandosi. Indicò la tavola elegantemente preparata e Kate sorrise. “Non disturbi mai papà.”
Jim scosse il capo. “Sembrerebbe una cena per festeggiare, non vorrei aver interrotto qualcosa.” Kate e Rick si scambiarono uno sguardo fugace.
“Appunto.” Aggiunse Jim notando la loro interazione.
“In realtà dovevo farmi perdonare una battuta fuori luogo.” Commentò Castle portando in tavola da bere, si limitò ad un paio di bicchieri di vino bianco per sé e Kate, mentre portò the freddo e acqua frizzante per Jim.
“Sicuri?” Affondò Jim guardando la figlia.
“C’è una piccola cosa… Una decisione…” Rispose Kate guardando Castle che annuì. In fondo non c’era nulla di male nel far sapere al proprio padre che stava pensando di avere un figlio. Castle li fece accomodare. Kate si sedette e sorrise a Castle poi si rivolse a suo padre.
“Noi vogliamo avere un bambino…” Disse con calma. Jim osservò sua figlia. Il suo sguardo era un misto di orgoglio e commozione. Annuì mentre il sorriso si allargava sul suo volto. “E’ una notizia meravigliosa ragazzi.” Disse con un sussurro.
Castle decise che forse era il momento di rendere le cose più leggere. Era chiaro che entrambi stavano pensando all’unica persona che mancava in quel momento. A Johanna e a cosa avrebbe pensato, detto e fatto dopo quella notizia. Kate avrebbe sentito la mancanza della madre come mai prima.
“Beh, Jim, forse diventerai nonno… Mia madre all’inizio l’ha presa male, ricordo che si considerava troppo giovane per essere definita nonna. Ma mia madre è…”
“Stupenda e molto vivace.” Finì di dire Jim. Senza smettere di sorridere. “L’ho vista nella sua ultima fatica a Broadway. La sua scuola di recitazione sta andando bene.” Disse senza staccare gli occhi da sua figlia.
“Penso che sarò molto orgoglioso di essere chiamato nonno.” Aggiunse.
“Se succederà…” replicò Kate.
“Succederà!” Aggiunse Castle con più convinzione stringendole la mano.
Durante la cena dell’articolo sul ledjer parlarono per qualche minuto, ridendone tutti e tre. L’attenzione era rivolta tutta alla nuova prospettiva di crescita della famiglia. Jim osservò i due comportarsi con naturalezza. Richard sempre molto premuroso, un po’ guascone come al solito, divertente e iperprotettivo nei confronti di Kate. Sicuramente avrebbero fatto progetti, la carriera di Kate doveva andare verso una svolta ed entrambi sembravano esserne convinti.
La sua Katie era molto rilassata, divertita, innamorata. La sua bambina stava vivendo una vita piena di amore e Richard era un marito attento e molto presente. E poi quel modo di completarsi a vicenda che si vedeva nei gesti, persino nelle frasi. La loro sintonia era così confortante, la loro felicità palpabile.
Osservò Kate raggiungere suo marito in cucina. Lo fermò e lui si voltò chinando il capo verso di lei che lo ipnotizzò con uno sguardo e una mano sulla sua guancia. Lo faceva anche Johanna con lui. Quel gesto lo aveva ereditato da lei. Vide Richard abbassarsi senza distogliere lo sguardo e baciarla con dolcezza. Era lo sguardo di un uomo innamorato e i sussurri a filo di labbra erano frasi d’amore anche solo per il modo in cui avveniva. Lo sapeva bene. Tutto quello gli mancava molto, ma era felice che sua figlia avesse avuto la chances di essere felice come lui lo era stato con Johanna. Sperava solo che potesse vederla, in qualsiasi luogo fosse, che potesse vedere la sua bambina sbocciare.
Alcuni colleghi, tempo addietro, gli avevano consigliato di trovarsi una nuova compagna, ma quando aveva perso la persona che reputa perfetta per sé, nessuna più poteva competere. Lui aveva perso la donna perfetta, tutte le altre potevano dirsi pallide imitazioni.
No, non ce la faceva nemmeno a pensare di sostituire lei nel suo cuore. E guardando sua figlia rapita dallo sguardo adorante di suo marito, sguardo che lei stessa era la sola in grado di catturare, pensò che una parte di Johanna vivesse con forza dentro la sua bambina. Che affiorasse in lei in tanti modi. Johanna era ancora lì sotto i suoi occhi nonostante tutto. Richard era più che mai conscio di avere tra le mani una donna stupenda, glielo aveva confermato poco prima.
“Merita ogni attenzione” gli aveva detto. Come lo meritava la sua Johanna.
Sorrise giocherellando con il tovagliolo. La cena era stata stupenda. Ma ora doveva lasciare i due soli. Avevano una famiglia da pianificare e, nonostante la loro cortesia e la loro gentilezza, sapeva che avevano bisogno di stare soli. Però la serenità che percepiva nella loro casa era confortante, la sentiva vivida come quando lui Johanna e Katie erano un trio affiatato. Quando le domeniche di festa passavano il tempo insieme, portando Katie a pattinare o al central park per una passeggiata. Era un ricordo lontano, ma la sensazione era ancora viva in lui, non l’avrebbe mai scordata. Ancora faceva bene.
Per un lungo periodo aveva pensato che scordare tutto fosse la soluzione migliore, ma si sbagliava. Si era sbagliato ed aveva quasi trascinato con sé sua figlia nella propria rovina. Quei ricordi non potevano essere cancellati, facevano parte di lui come facevano parte della vita di Katie. Ora c’era anche Richard a far parte della sua vita, completandola. Le era entrato nel sangue, di questo ne era a conoscenza da molto tempo, vederli insieme così uniti ne era la riprova. Richard era un uomo fortunato e ne era consapevole, gli era grato per aver salvato la sua bambina e anche la loro vita come famiglia perché vederli insieme, pensare pure di diventare nonno, aveva dato nuovamente un senso alla parola famiglia anche per lui.
Kate tornò da lui con il caffè. Castle si era attardato a sistemare le stoviglie. Si era reso conto che forse i due avevano bisogno di parlare tra loro, come facevano di tanto in tanto. Conosceva ormai bene la naturale riservatezza di Jim. Era giusto il momento di tenersi in disparte.
“Ecco…” lo servì Kate posando la tazza del caffè davanti a lui.
“Sei felice.” Disse a sua figlia. Non era una domanda e lei se ne accorse.
Annuì guardando Rick. “E’ un uomo meraviglioso.”
“Ti adora Katie.” Aggiunse abbassando la voce. “E’ anche un padre piuttosto premuroso.”
Lei sospirò. “Già. Beh, vedremo come andrà…”
Jim le diede un’occhiata pungente. “Resta così, rilassata e felice e… vedrai che presto…”
“Papà, detto da te è un po’… strano.” Replicò con un velo di imbarazzo.
Lui annuì. “Forse tua madre avrebbe usato parole migliori.”
“Sono perfette…” replicò Kate deglutendo.
Jim posò il tovagliolo prendendo un sorso di caffè. “Sarebbe così fiera di te… sarebbe al settimo cielo al pensiero di poter diventare nonna.”
“Mi piacerebbe poterla avere accanto.” Mormorò Kate abbassando la voce.
Jim annuì. “Non sai quanto le somigli… quello che hai fatto prima con Richard… Lo faceva anche lei con me. Le somigli moltissimo.”

Quando Jim li lasciò soli, Castle trovò Kate in cucina ferma con le mani sul lavello ed un sorriso appena accennato sul volto. Guardava nel vuoto.
“Pensi a tua madre?” Le chiese destandola gentilmente dai suoi pensieri. Lei annuì.
“E’ la prima volta che io e papà ne parliamo così apertamente.” Rispose voltandosi verso di lui.
“E’ una buona cosa Kate. Lascia che i bei ricordi tornino senza far male. E’ ciò che vi resta.” Kate lo abbracciò annuendo. “Sembrava piuttosto felice della novità, non credi?” Castle la sentì pronunciare quella frase con una ingenuità quasi fanciullesca. Era una parte di Kate che raramente emergeva ma che adorava, quella che elevava il proprio istinto di protezione nei suoi confronti all’ennesima potenza. La sentiva fragile e indifesa anche se praticamente non lo era per niente, ma in quella situazione sentiva come non mai l’esigenza di proteggerla dal resto del mondo.
“Era molto felice per i suoi standard. Avremo ottimi nonni per i nostri figli…” Commentò.
Lei si rilassò contro il suo torace.
“Vieni” le disse spegnendo la luce sopra il piano di lavoro della cucina, “andiamo a farci una doccia e poi ci infiliamo tra le lenzuola. Così parliamo un po’ se ti va…”
Lei si voltò verso la cucina ancora da finire di sistemare. “Ma tutto questo?”
“Domani ci penso io… Ti raggiungo più tardi al distretto e sistemo.” La guidò con calma verso la loro stanza da letto.
“Castle?” Lo fermò trattenendo la sua mano.
“Si?”
Lei si morse un labbro. “Non ti dispiace se preferisco andare a dormire presto? Insomma niente bagno…” Le dispiaceva smontare i piani di suo marito.
Lui scosse il capo. “Hai voglia di parlare… stasera coccole.” Le diede un bacio in testa e tornò a voltarsi.
“Castle?”
“Di nuovo sì?” Replicò lui divertito.
“Ti amo…” sussurrò andando ad appoggiarsi a lui che l’accolse tra le braccia.
“Mmmmm…” si limitò a dire lui.
“Cosa?” Chiese lei.
“Non so se riesci a superarmi. Mi amo davvero molto sai?”
Kate gli diede un colpo con la mano sulla spalla.
“Sai stavo pensando che potresti cambiare il tuo nickname su facebook… Achab starebbe benissimo!” Aggiunse Castle riprendendo a camminare.
Raggiunsero la camera da letto ridendo.

  
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