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Autore: Nat_Matryoshka    03/07/2008    4 recensioni
27 - Donuts
"Di lei non sapeva praticamente nulla, se non quello che le aveva detto la stessa Orihime poco tempo prima, quando avevano condiviso quella sorta di colazione assieme. Eppure, nonostante vivesse da sola e dovesse cavarsela contando sempre su sè stessa da quando era ancora una bambina, conservava una positività davvero incredibile, impensabile... detestava doverlo ammettere, ma la sua compagnia in qualche modo riusciva ad infonderle un po' -ma solo un po'- di quella leggerezza d'animo che le faceva apprezzare come un tesoro quelle ciambelle e la brezza che le muoveva i capelli."
[Riruka/Orihime]
[Raccolta di shot a tema estivo su vari pairing]
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pride (not for your sake)

[AU, leggermente angst]

 

 

“Allora, tra quanto esci?”

Soi Fon tirò su col naso, rivolgendosi ad una ragazza mora dalla pelle scura, che si rassettava i capelli davanti allo specchio. Il suo tono seccato e gli occhi rossi facevano subito intuire che tra le due c’era stata una litigata da non molto.

Yoruichi Shihoin scosse la bella coda dai riflessi violacei, rialzando la spallina dell’abito rosso da sera che indossava. Terminata “l’operazione di riaggiustamento” si girò verso Soi Fon, rivolgendole un’occhiata a metà tra l’accondiscendente e il nervoso:

“Tra cinque minuti. Te l’avevo detto che sarebbe passato Kisuke, no?”

“Ma certo, che stupida a scordarmene.. quando Perfect Man invita qualcuno ad una serata di gala per il decennale dell’università, è un terribile sgarbo essere in ritardo… anche se questo vuol dire disertare una serata di pizza e film con la propria coinquilina, ovvio” ribatté sarcastica lei, stendendo le gambe e assumendo sempre di più un atteggiamento strafottente.

La mora rifletté che sarebbe stato meglio lasciar perdere, dopotutto.

“Ne abbiamo già discusso, Shaoling..”

[incredibile come riuscisse a chiamarla sempre con quel nome quasi dimenticato quando voleva riportarla alla ragione…]

“.. e ti ho spiegato che non potevo rifiutare. Che avresti fatto tu, se il tuo ragazzo ti avesse invitata a trascorrere una serata importante per lui insieme? Ne possiamo organizzare tante altre di serate con un film da vedere insieme.. ma una così per me non ricapiterà tanto pre-..”

 

Un colpo di clacson le impedì di terminare il discorso: Kisuke Urahara (il suo fidanzato) era appena arrivato sotto l’appartamento, annunciando la sua presenza. Sollevata in cuor suo, Yoruichi afferrò la borsetta dorata dall’appendiabiti e si chinò verso l’amica, stampandole un bacio di saluto sulla fronte.

“E dai, non rimanere così, che poi mi sento in colpa.. da domani in poi ci sono di nuovo per romperti le scatole a tempo pieno” ridacchiò, tentando di farla sorridere. Nessun risultato.

Prima di avviarsi rassegnata verso la porta, la ragazza si girò un’ultima volta verso Soi Fon:

“Ecco.. non mi aspettare sveglia fino a tardi stasera. Non penso che finirà presto.. anzi, non credo proprio che tornerò a casa, stanotte” (un lieve rossore si impadronì delle sue guance brune). “Quindi.. ci vediamo domani mattina! Ti voglio bene” aggiunse, a voce bassa, per poi chiudere piano la porta.

 

 

La serata andava avanti, scandita da quell’odioso ronzare dell’orologio che sembrava voler sottolineare la solitudine che pervadeva la casa.

Seduta prima davanti ad una tavola scarsamente apparecchiata (quando era sola si accontentava di poco, giusto un pezzetto di pane e un po’ di riso), poi al tavolino del salotto in compagnia di un quaderno tutto spiegazzato su cui stava scrivendo, Soi si lasciò pervadere da una malinconia senza precedenti: era come se una morsa d’acciaio le stringesse il cuore e la cassa toracica, impedendole di respirare normalmente.

E pensare che aveva del lavoro da terminare…

Le scartoffie ingombravano la sua cartellina, ricordandole che il giorno di consegna era prefissato al mattino successivo: la lite del pomeriggio le aveva fatto scordare che aveva promesso all’editore un nuovo racconto, e che aveva giurato e spergiurato di rispettare i tempi (senza sforare come suo solito). Ora come ora però, con la testa piena di pensieri,  non sarebbe riuscita a combinare nulla.

 

Quella carta bianca non le diceva nulla.

 

Di cosa era colpa? Cosa c’è che non va, si chiese scuotendo il caschetto scuro e sbuffando sonoramente. Le idee, che di solito scorrevano alla pari di un fiume in piena, quella sera si erano bloccate… come ostruite da qualcosa di impassibile, compatto.

Senza preavviso, le lacrime presero a scorrere giù per il suo viso, accompagnate dai singhiozzi piccoli e continui, quelli di una bambina delusa e triste.

Ora che Yoruichi non c’era, poteva finalmente liberarsi: si tratteneva sempre dal piangere o sfogarsi in sua presenza… forse per conservare integro il suo aspetto di ragazza forte, che non aveva paura di nulla e resisteva a tutti i colpi infertigli dalla vita. Ma nel profondo di sé, dietro a quella corazza indistruttibile.. rimaneva il cuore di una ragazzina.

 

E quell’insano, dolce, distruttivo attaccamento alla sua migliore amica.

 

Era sicura che se avesse chiesto a Yoruichi di portarla con sé quella sera lei non le avrebbe detto di no, ma si era trattenuta dal farlo. L’orgoglio, prepotente ed egoista (spalleggiato dalla dignità), le aveva imposto di rimanere “dietro le quinte” e lasciarla a godersi la serata con l’uomo che amava. All’inizio si era sentita libera, felice del gesto appena compiuto… ma poi aveva capito che dietro esisteva una sola ragione: non voleva assistere allo spettacolo di ciò che non aveva.

 

Una coppia felice, un ragazzo che si dedica solo a te, e ti ama.

 

Raccolse le ginocchia al petto, lasciando che gli occhi fossero asciugati dal tessuto dei pantaloni.

Non si era mai domandata, neppure una volta, se l’amica desiderasse davvero la sua compagnia e le sue attenzioni; convinta di essere necessaria, si era sempre comportata in modo serio ma affettuoso con Yoruichi. Ora però capiva di essere stata un peso.

E se lei avesse deciso di abbandonarla di nuovo?

Non avrebbe dovuto essere così attaccata alla loro amicizia: in fondo, poteva uscire un po’, conoscere altre persone, smettere di pensare solo e soltanto a lei. Non sarebbe cambiato nulla, sarebbero state sempre ottime e amiche…

 

ma quel senso di appartenenza non era difficile da recidere.

 

Altre lacrime, questa volta di tristezza impotente.

Odiò la bambina in sé, la mocciosa che provava la sensazione di essere pugnalata al petto ogni volta che pensava ai suoi fratelli [sposati, realizzati o comunque ben sistemati economicamente] o alle amiche soddisfatte dei loro lavori e della vita sentimentale. Cosa aveva ottenuto lei, a ventuno anni?

Era una pseudo-scrittrice squattrinata, sempre a caccia di lavoretti part-time e perennemente single.

E la situazione aveva l’aria di non voler cambiare…

 

Si alzò, aprendo la porta scorrevole del balcone con un sospiro. La notte era quieta, il velluto blu del cielo trapunto di piccole stelle luminose come brillanti incastonati: la serata perfetta per trarre l’ispirazione che le serviva.. se solo avesse avuto il desiderio di scrivere veramente.

Risedutasi sulla poltrona di bambù a dondolo, la ragazza estrasse nuovamente il blocco e lo posò sulle gambe. Gli occhi ripresero immediatamente a vagare per la superficie stellata, senza soffermarsi su un particolare punto.

 

Era facile scambiare quel suo attaccamento per amore.

Solo lei sapeva che le cose non stavano realmente così. Non amava Yoruichi…

Quella che sentiva dentro era adorazione, maturata in profondo rispetto ed amicizia indissolubile.

 

Che, lentamente, avevano preso il controllo delle sue emozioni.

 

Regalò un’ultima lacrima al cielo estivo, godendosi il tocco delicato del vento sulla pelle; dopo tanta tristezza, ecco la pace che cercava…

Le dita corsero automaticamente sulla penna, per poi raggiungere il foglio bianco: adesso si che le appariva invitante, pronto, grande abbastanza da essere riempito di parole e frasi.

Anche il titolo la soddisfava moltissimo.

 

“Storia di una gatta e del suo sogno”.

 

 

*****

Con questo capitolo torniamo verso le fic “serie” XD

Scherzi a parte, ci ho messo tutta me stessa nello scriverla: in primo luogo perché adoro Soi Fon (la sento molto simile a me, come Rukia), la sua solitudine e il suo rapporto con Yoruichi.. poi perché che mi è capitato di provare sentimenti simili, quindi li ho concentrati tutti in questo capitolo. Spero possa piacervi, come ha soddisfatto me scriverlo! Anche nell’essere una “scrittrice squattrinata” ricorda me stessa, non ho potuto farne a meno XD

Per il prossimo ho in mente di inserire un personaggio spoiler, quindi ho preferito mettere l’avviso nella presentazione… anche se credo che ormai la conosciate tutti ^__^ piuttosto sono io che dovrò documentarmi! *ride*.  Il titolo del suo racconto è tremendamente stupido, ma mi è venuto in mente solo quello XD

Un grazie speciale per tutte le letture e le recensioni! Il vostro entusiasmo mi rende sempre più felice :D vi adoro, davvero. <3

Un bacio grandissimo! Ino Chan

 

 

 

Kenjina: addirittura una statua? #^____^# grazie mille! Un fanclub.. che onore! *arrossisce ma è molto contenta*. Che dire, sono felice di scrivere storie che ti divertano! Sei sempre così gentile.. tutti questi complimenti.. *sempre più rossa* ^.^ spero che mi seguirai ancora! Un bacione :*

LalyBlackAngel: sono felice che ti sia piaciuto! XD kisses!

Selenia: tranquilla, mi fa piacere che tu li abbia letti! Eh si, nella situazione di Kukaku ci siamo passate più o meno tutte.. quanto è forte quella ragazza! (Poveri Renji e Ichigo XD). Grazie ancora! Bacio :*

PikkiSakuraChan: un’altra fan di Hitsugaya! :D Sono contenta che ti sia piaciuto anche in versione “torturata”..  poverino, forse sono stata crudele con lui, che sotto sotto è così puccino! XD e che tu abbia gradito anche le altre! Kukaku l’ho sempre vista in modalità “crazy” XD un bacione :*

   
 
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