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Autore: Lexie94    23/03/2014    5 recensioni
dal primo capitolo:
È questione di un attimo.
Abbassa la testa in modo da potermi vedere meglio senza dover guardare attraverso le lenti scure. Due occhi azzurri bellissimi mi guardano.
La mia bocca si ammutolisce, il mio cuore inizia a pulsare all’impazzata, le gambe mi tremano, sembrano cedermi da un momento all’altro. Il vinile dei Pantera mi cade dalle mani per schiantarsi a terra.
L’uomo appena si accorge della mia reazione tira su immediatamente la testa per poi voltarsi di nuovo di spalle.
Troppo tardi: l’ho visto. L’ho riconosciuto. È lui, non ci sono dubbi.
Ma come cazzo è possibile?

ciaaaaaaao. è la mia prima ff, siate clementi con me çç
se vi va di leggerla ve ne sarò molto grata.
vi dico solo che la storia è nata da un sogno che ho fatto una notte, la mattina mi sembrava un'idea carina per una fanfiction, e così ho iniziato a buttarla giù.. fatemi sapere se vi piace ^^
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 22 - capitolo musicale:

 
Finalmente la sera di Halloween è arrivata. Sono pronta, davanti allo specchio del bagno a guardare la mia immagine riflessa. Mi sono fatta i capelli ricci e crespi, e mi sono truccata pesante, almeno il doppio del solito. Conciata così e con questi vestiti striminziti sembro proprio una puttana dei bassifondi. Evviva.
«Alex?» chiede Brian bussando alla porta.
«Un attimo…» rispondo rimanendo immobile.
«Zac sarà qui a momenti, è un’ora che sei chiusa qui dentro, vuoi uscire o no?».
«No. Brian, io… Mi vergogno un casino!».
«Ma è Halloween, scema!».
«No, davvero Brian, non me la sento… Vai senza di me».
«Scordatelo. Un Sid senza la sua Nancy?! Dai Alex, non fare la bambina… E poi te l’ho detto, è Halloween, puoi essere chi vuoi e vestirti come vuoi che nessuno ci fa caso!».
«Io… Okay, va bene, ma non ridere».
«Va bene» risponde calmo attraverso la porta.
«Promesso?».
«Promesso Alex».
Apro la porta molto incertamente e timidamente. Brian indietreggia di un paio di passi e rimaniamo lì a fissarci in silenzio con facce meravigliate. Indossa una giacca di pelle nera strettissima con sotto una maglia bianca alla quale ha fatto dei tagli. Si è disegnato delle finte cicatrici sulla pelle del petto e dell’addome che si vedono attraverso i buchi della maglietta. Ha dei pantaloni neri strettissimi, molto fine anni ’70, e un paio di anfibi total black. Per farsi i capelli sparati di Sid ha preso una parrucca, dato che ora lui ha il taglio alla mohicana. Al collo ha la classica catena col lucchetto che Sid aveva sempre. È il Sid Vicious più bello di tutti.
Restiamo lì a fissarci e a studiarci a vicenda.
«Io…» comincia Brian per poi lasciar cadere lì la frase.
Deglutisco così pesantemente che quasi mi soffoco. È il momento più imbarazzante della mia vita, vorrei sotterrarmi.
Un clacson mi salva, anzi ci salva, da questa situazione imbarazzante.
«Ehm, deve essere Zacky. Io… vado giù» mi dice impacciato.
«Arrivo» rispondo annuendo.
Apriamo la porta di casa e rimaniamo interdetti entrambi. Una Cadillac rosa del 1955 è posteggiata nel vialetto.
«Ma che cazzo-» comincia Brian per poi venire interrotto.
Zacky compare vestito da Elvis, cantando “Hound Dog” e accennando passi di rock’n’roll.
Scoppiamo a ridere entrambi, lui si ferma e con una smorfia chiede: «Che c’è? Non vi piace?».
«Zacky, sei fantastico!» dico continuando a ridere.
«Oddio, ma tu…» dice indicandomi.
Cosa? Cos’ho?
Si lascia sfuggire un fischio ben poco simpatico e Brian gli ringhia. Cosa diamine era quel verso?
«Bella la Cadillac, Zacky!». Sono la regina nel cambiare discorso.
«Uh, ehm… sì, ti piace? Io la trovo fantastica» mi risponde sorridendo.
«È stupenda, azzeccatissima!» gli dico sorridendogli di rimando.
«Io su quel coso non ci salgo» dice Brian brusco.
«Ma è una Cadillac! È l’auto di Elvis!» esclama Zacky inorridito dalle parole di Brian.
«E dunque? È rosa, io non ci salgo».
«Senti, è rosa perché Elvis l’aveva così! E poi non venirmi a fare le storie proprio tu col rosa, che ti riempio di sberle!».
«Eh?» chiede Brian non capendo e alzando il sopracciglio.
«Non fare il finto tonto Mr. “Pink is the New Black”!».
«Ancora con questa storia?» chiede Brian alzando gli occhi al cielo.
«Sono parole tue, eh!».
«Ero ubriaco!» ribatte.
«Fa niente, l’hai detto tu, ora monta in auto!».
Zacky si dirige verso la macchina, sale al posto di guida, fa per accendere il motore, ma quella non si avvia.
«Eddai!» dice picchiando le mani sul volante.
«Che c’è? La caffettiera non parte?» chiede Brian scanzonato.
«Oh, ‘sta zitto Haner!» gli risponde Zacky nervoso.
«Bé, noi prendiamo la mia auto, se vuoi venire con noi…» lascia in sospeso la frase.
«Sì, per forza. Che palle! Stupida Cadillac!» dice sbattendo la portiera e tirandogli un calcio. Si sente un rumore secco.
«Zacky, cos’è successo?» chiedo.
«Ecco, fanculo quest’auto di merda! L’ho pure ammaccata!». Dal nervoso tira un altro calcio alla portiera ammaccandola nuovamente.
«FANCULO!» urla.
Un Elvis panzuto che impreca contro una Cadillac rosa del ’55 nel vialetto di casa Haner? È una cosa fantastica. Non mi capiterà di vedere questa scena di nuovo, quindi estraggo immediatamente il telefono dalla tasca della giacca di pelle e faccio un paio di foto.  Una è stupenda: c’è Zacky che gesticola con le mani per aria mentre urla contro l’auto. Dovrò assolutamente postarla sul web.
Alla fine dunque saliamo sull’auto di Brian e ci dirigiamo verso Los Angeles.
Se la polizia dovesse fermarci adesso probabilmente ci arresterebbe: Sid Vicious alla guida, Elvis Presley da parte e Nancy Spungen dietro al posto del passeggero, sembriamo tre matti.
L’autostrada scivola veloce e io rimango assorta a guardare il paesaggio californiano fuori dal finestrino, siamo quasi al tramonto. Giro la testa per guardare fuori dall’altro finestrino, da dove si vede il mare, ma scorgo gli occhi di Brian che mi fissano dallo specchietto retrovisore. Distoglie immediatamente lo sguardo.
«Brian, attento!» urla Zacky.
«Cos-». Un clacson ci perfora i timpani. Brian frena bruscamente, ma non riuscendo a frenare del tutto la macchina, sterza violentemente a destra. Stavamo per andare addosso ad un’auto che ci stava superando.
«Brian, ma che cazzo ti è preso?!» urla Zacky pallido in volto.
«Io… mi sono distratto un attimo…» farfuglia il guidatore.
«Cristo, non ti succedeva da anni! Al ritorno guido io, non voglio storie!».
«Va benissimo, così almeno posso bere. Grazie Zac!» gli risponde sorridente, e beffardo.
 «Oh no, cazzo. Mi sono fregato da solo!» esclama Zacky picchiandosi la mano sulla fronte.
 


Arriviamo a questo Imperial che è transennato per evitare ai paparazzi di entrare. Cristo, ma allora è proprio un posto da vip!
Scendiamo dall’auto e prima di arrivare alle transenne veniamo accecati da qualche flash dei fotografi. Zacky sorride puntando gli indici verso i paparazzi e alzando contemporaneamente i pollici all’insù, come è solito fare, Brian tira dritto non degnandoli di uno sguardo.
Io impacciata al massimo vengo placcata da una giornalista che inizia a farmi domande a raffica. Mi limito a guardarla senza rispondere ad alcuna domanda, finché non mi chiede se Brian ha lasciato Michelle per colpa mia.
«Cosa?! Sta scherzando?! Assolutamente no!» le rispondo indignata.
«E allora per quale motivo?» chiede insistente.
«Non lo so! Non è affar mio e tanto meno suo!» le urlo in faccia.
«Siete una coppia?».
«Cosa?! Cristo, no!».
«Ma siete vestiti da Sid e Nancy!» risponde questa.
«E dunque?» chiedo accigliata.
«Prova qualcosa per Synyster Gates?». Mi blocco. Cosa mi ha chiesto? Cioè, l’ha chiesto davvero? Cazzo.
«Come scusi?» chiedo educatamente. Non riesco più a essere aggressiva come prima.
«Le ho chiesto se prova qualcosa per Synyster Gates!».
«Cosa? No, no. Assolutamente no. Siamo… amici» rispondo non trovando un vocabolo più adatto.
«Amici amici, o amici di letto?» mi chiede ammiccando.
«Amici e basta» sento Brian dire dietro di me. È tornato indietro per salvarmi dalle grinfie della giornalista.
«Uh, eccola, signor Gates! Qualche dichiarazione sulla sua nuova fiamma?».
Ma allora sei stupida, eh.
«Con nuova fiamma intende il mio nuovo accendino?» chiede tirando fuori uno Zippo col teschio dalla tasca della giacca.
«Sì, è molto figo, lo so» dice prendendola per il culo.
La giornalista lo guarda interdetta, io scoppio a ridere.
«Ora ci scusi, ma dobbiamo andare. È stato un piacere rivederla!» dice Brian trascinandomi via per un braccio per poi cingermi la schiena.
«Grazie…» gli dico non appena ci siamo allontanati.
Mi sorride: «Figurati, sei stata brava, le hai tenuto testa, – cambia  espressione – però scriverà quello che vuole sul giornale di domani o dopodomani» risponde scuro in volto.
Quella giornalista mi ricorda Rita Skeeter di Harry Potter, “simpatica” e impicciona come quella, il problema è che questa è reale, purtroppo.
Come entriamo veniamo sopraffatti dalla musica rock. Okay, adoro già questo posto anche se mi sento un pesce fuor d’acqua.
Attraversando il locale mi guardo intorno per vedere i costumi delle altre persone. C’è gente vestita da David Bowie, da Mick Jagger, una travestita da Lady Gaga. Quattro ragazzi si sono vestiti da Kiss e sembrano quasi quelli veri. Passo da parte a un ragazzo vestito da John Lennon. Un momento, mi fermo a guardalo meglio. Ma quello è Kellin Quinn! Dopo devo assolutamente ricordarmi di farci una foto assieme, non posso farmi scappare questa occasione!
Vicino a me e Brian passa un tipo con su la maschera di Corey Taylor degli Slipknot, solo che fa strano, perché questo tizio è altissimo, mentre Corey credo sia alto come Zacky, o forse meno.
A proposito, dov’è finito Zacky? Avrà già raggiunto gli altri, per forza.
In questo posto non c’è solo gente famosa, ma anche ragazzi normali che però avranno pagato a peso d’oro il prezzo del biglietto, dopotutto siamo pur sempre a Hollywood.
«Non trovo gli altri, per adesso mettiamoci qui» dice Brian indicando un divanetto di pelle bianca con davanti un tavolino scuro, in mogano, credo.
Come ci sediamo tra di noi cala il silenzio, una cameriera arriva e prende le ordinazioni. Non mi ha nemmeno chiesto l’età, dato che negli States non si può bere fino ai ventuno anni, direi che mi è andata bene. Poco dopo torna con la mia bottiglia di birra e un Caipirinha per Brian. Appena se ne va, piombiamo nuovamente nel silenzio più assoluto. Fantastico, la tensione si può tagliare con il coltello. Che cazzo ci succede stasera?!
Devo trovare qualcosa da dire.
«Non sei un Sid credibile con in mano un long drink». Davvero non mi è venuto in mente niente di meglio da dire? Davvero? Sono commossa.
Brian si gira verso di me e mi guarda con un’espressione interrogativa.
«E tu non sei una Nancy credibile con gli anfibi» mi risponde bruscamente tornando a guardare davanti a sé.
«Quei tacchi erano troppo alti, Brian…».
«Sì, ma erano adatti al costume. Invece tu l’hai rovinato così» indica con la testa i miei Doctor Marten’s.
«Cos’hai contro i miei Docs? Eh?».
«Niente, solo che non sono adatti per il costume. Tutto qui» dice secco per poi bere dal bicchiere.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
«E nemmeno i capelli blu, se proprio è per questo» continua.
«E che cazzo posso farci, eh? Non li taglio di sicuro per un costume di merda!» sbotto. Sto iniziando ad arrabbiarmi.
Brian non risponde e beve un sorso del suo Caipirinha.
«Ah, e neanche le calze lo sono» dice fissando la folla che passa e che ci balla davanti.
Giro di scatto la testa verso destra, dove lui sta seduto da parte a me.
«Cosa?! Ma le hai scelte te! A me fanno schifo le calze a rete!» esplodo dalla rabbia.
Vorrei tirargli un pugno in faccia.
Senza nemmeno girarsi verso di me e continuando a guardare la folla con sguardo assente risponde: «Lo so che le ho scelte io… Ma non sono adatte al costume».
«Oh cazzo, Brian! Che ti prende?» sbotto tirandogli un pugno con la mano destra sulla sua spalla sinistra. Il drink gli oscilla pericolosamente tra le mani, lo appoggia sul tavolino davanti a noi e si gira verso di me, fissandomi con quegli occhi marroni.
«Io… niente, scusa. Synyster sta prendendo il sopravvento».
«Come mai?» chiedo.
Abbassa lo sguardo sulle mani che tiene quasi giunte sulle ginocchia. Inizia a giocherellare con le sue stesse dita.
«Brian?» lo chiamo distraendolo dalle sue dita perfette.
«Eh?» chiede alzando lo sguardo di scatto.
«Syn…».
«Ah sì, Syn. No, è che c’è troppa gente. Syn ama la folla, Brian ama la solitudine».
«Okay, capito…» dico bevendo un sorso di birra.
«Uhm…» mugugna.
«Che c’è?  A cosa pensi?» gli chiedo.
«A come migliorarti le calze» risponde pensieroso studiando le mie gambe.
Di nuovo con ‘sta storia delle calze? Oh, è fissato.
«Ho trovato!» esclama.
«Cos-».
Con entrambe le mani si avvicina alla mia coscia destra e inizia a strappare le calze. Come le sue mani entrano in contatto con la mia pelle mi immobilizzo e dalla mia bocca esce un sussulto molto forte. Lui si ferma immediatamente e alza il viso verso il mio. Sono rigida come un manico di scopa, immobile tranne che per il labbro inferiore che ha iniziato a tremare e io non riesco a fermarlo.
Brian si tira su continuando a fissarmi negli occhi, e io inizio a tremare tutta.
Come se questo non bastasse, contemporaneamente è iniziata “Every Breath You Take” dei Police e vorrei sotterrarmi. Sono arrossita, ne sono sicura, ma forse grazie al quintale di trucco che ho su non si vede. Spero.
Continuiamo a guardarci in silenzio, intanto la voce registrata di Sting canta:
 
“Every Breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you.
 
Every single day
Every word you say
Every game you play
Every night you stay
I’ll be watching you.
 
Oh can’t you see
You belong to me
How my poor heart ache with every step you take
 
Every move you make
Every vov you break
Every smile you fake
Every claim you stake
I’ll be watching you
 
I’ll be watching you.”
 
Vorrei sotterrarmi, quasi mi viene da piangere.
Rimaniamo in silenzio ad ascoltare tutta la canzone, senza proferire parola e continuando a fissarci negli occhi.
Rimaniamo così anche per la canzone successiva che sinceramente non ascolto, sono come ipnotizzata dagli occhi di Brian e nella mia testa rimbombano le parole dei Police appena ascoltate.
«Eccovi finalmente!» urla qualcuno entusiasta.
Brian serra la mascella, ma senza girarsi verso chi ha parlato e senza staccare lo sguardo dal mio.
«Ehm, ragazzi, tutto bene?».
Nessuna risposta da parte di entrambi, sempre fissi l’uno negli occhi dell’altra.
«RAGAZZI!». Lo scream di Matt ci riporta alla realtà.
Ci giriamo, ma quello che vedo non è Matt, ma Slash. O meglio, Matt travestito da Slash.
«Che cazzo vi prende a voi due? Vi abbiamo cercato per tutto il locale! Asociali, venite dai!» dice Matt agitando il braccio per fare segno di seguirlo.
Non me lo faccio ripetere due volte, senza proferire parola prendo la mia birra e scappo letteralmente via dalla situazione che mi ero creata con Brian. Mi giro, ma lui non ci sta seguendo: è rimasto là da solo sul divanetto a bersi il suo Caipirinha e a fissare con sguardo vacuo la gente che passa.





Angolo di Alexis:
buongiorno meraviglie! ho deciso di aggiornare prima del previsto perchè siete dei tesori e io vi amo! grazie mille per le recensioni al capitolo precedente ^^ mi avete incoraggiato un sacco!
questo è il primo dei capitoli musicali... vi spiego cosa sono: in pratica i capitoli musicali sono quei capitoli della storia in cui una canzone che i personaggi o sentono, o hanno in testa condiziona quello che fanno e soprattutto come agiscono, che emozioni provano ecc... forse adesso non vi è chiarissima come spiegazione, ma andando avanti con i prossimi capitoli musicali spero capiate cosa intendo per "condizionare" i personaggi e le loro azioni. ^^
anyway, capitolo un po' più lunghetto del solito, spero ne siate felici! :D
SCUSATEMI MA ZACKY VESTITO DA ELVIS VE LO DOVETE VEDERE, EH:
 https://twitter.com/AleGheitz94/status/447745968663195649/photo/1 L'HO FATTA APPOSTA PER VOI! 
un bacione, siete tutte dei tesori stupendi! <3
  
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