“Ogni
tua vita è un po’ la mia
Il
tuo silenzio luccica
come il mare e luna
si
rifondono in noi”
L’immagine,
Sonora
Piume e
Catene
- capitolo 4 –
Dopo pochi minuti, Seiren
si alzò, silenziosa, ritirandosi nella sua stanza con passo silenzioso. Non si
fece sentire da Erion, che aveva preso a pulire ogni cosa presente nella
cucina.
Un breve richiamo di
Zenis, e il giovane interruppe i suoi lavori. Guardando il piatto posto ancora
sul tavolo, notò, con dispiacere, che la principessa aveva mangiato poco.
Il minimo necessario per
reggersi in piedi fino a sera.
Con un sospiro, si limitò
a sparecchiare anche la tavola, poi si pulì le mani con uno straccio e si
diresse alla porta. Un cenno appena abbozzato avvertì il gatto che dovevano andare, entrambi. Si congedarono dal figlio del
panettiere ed Erion si chiuse la porta alle spalle.
Scendendo le scale che
portavano alla sala del consiglio, il giovane cercò di inventarsi una scusa,
per evitare di parlare nuovamente della decisione presa quel giorno.
Tuttavia, giunto di fronte
alla porta, Erion non riuscì a trattenere un moto di sgomento. Troppa era la
preoccupazione per la principessa.
Doveva proteggerla da
tutti, persino dalle persone che avrebbero dovuto servirla ed onorarla. Posando
le mani al duro legno di noce, spinse le ante della porta verso l’interno,
presentandosi al gran consiglio.
Il fulgore che lo colpì
riuscì ad abbagliarlo per un breve momento, portandolo a chiudere gli occhi.
Al centro di quel prodigio,
la tavola rotonda che accoglieva gli Anziani.
Sentì il loro sguardo
pesare su entrambi, finché il Primo Consigliere non lo invitò ad esporre il
responso della principessa. Con voce grave e convincente, Erion annunciò che la
principessa avrebbe preso una decisione al più presto:
« Domani stesso.» volle enfatizzare alla fine.
Il Primo Consigliere si
voltò per un attimo verso tutti i suoi accoliti, cercando nei loro sguardi
un’eventuale contrarietà. Non trovandola, fece un breve gesto di commiato nei
confronti dei due davanti a loro, cosicché Erion e Zenis si affrettarono, pur
garbatamente, ad uscire.
Seiren si era seduta sul
davanzale dell’unica finestra presente nella stanza.
Il capo posato al muro,
guardava il mare perdersi nel cielo, lì, sulla linea dell’orizzonte.
Un sospiro.
La presa di coscienza di
tutto il tempo perduto per mantenere quella promessa già infranta da tempo, nonostante le numerose notti passate sulla rupe in
riva all’oceano, in attesa.
In quell’istante, decise
di rompere le catene che la stavano stringendo mano a mano nella loro morsa
d’acciaio.
Voleva cambiare…
Anche se non sarebbe riuscita a dimenticare.
Sorrise, allungando un mano per aprire la finestra, lasciando che il vento
entrasse in quella che da sempre era stata la sua stanza e il suo rifugio.
Senza un motivo a lei ben
chiaro, il solo giocare del vento con i suoi capelli la portò a sorridere.
Scese dal davanzale, massaggiandosi una spalla.
Si sentiva un po’ meglio,
in quel momento. Un po’ più felice.
Dall’altra parte del
corridoio, Erion fissava con sguardo vuoto il legno di fronte a lui.
Ma il giorno era giunto, e non era più possibile
tornare indietro.
La svolta, per ogni essere
ancora presente in quel palazzo, sarebbe arrivata. Dirompente, come la marea.
Bussando alla porta,
ricordò in un istante tutto il tempo trascorso a proteggere quella ragazza.
Pensò a quanto l’aveva detestata, nei suoi primi giorni di costrizione.
Fato bizzarro, col passare
del tempo aveva cominciato ad amare quella principessa dall’aria fragile. Un
amore che non aveva mai lasciato trasparire, per rispetto della sofferenza che
la opprimeva da anni.
Seiren arrivò quasi subito
ad aprirgli la porta. Gli sorrise, e questo lo lasciò
senza parole.
« Ti aspettavo!» gli disse, facendolo entrare.
Sorridendo, la ragazza pensò
a quello che avrebbero detto i consiglieri all’udire la scelta da lei presa.
Forse l’avrebbero guardata con disprezzo, o con puro stupore.
Era con quest’ultimo che
il giovane la osservava:
« Come mai quest’allegria?
» domandò, le braccia incrociate al
petto.
« Ho fatto la mia scelta. » rispose lei, chiudendosi la porta alle spalle,
ricambiando gentilmente lo sguardo di lui.
Erion sollevò un
sopracciglio, poco certo delle intenzioni di quella ragazza cresciuta nella
bambagia. Forse non si rendeva conto fino in fondo della gravità della
situazione.
Il regno stava crollando,
aspettando che lei prendesse il potere che le spettava, usandolo per salvare i
suoi sudditi.
Lei si passò una mano tra
i capelli, in un gesto accorto che riportò l’attenzione del giovane su di lei.
« Devo parlare con…Loro...» Seiren spostò lo sguardo alla finestra, perdendosi di nuovo nelle
onde infinite « Però ho due
condizioni…spero non siano troppe…».
Erion annuì, poi le fece
strada, portandola in breve tempo dai Consiglieri. Coloro che, ancorati al
passato, non volevano abbandonare le loro tradizioni. L’unica cosa che il
giovane riteneva buona in loro, era la profonda sottomissione che provavano
verso la principessa.
Prima di aprirle la porta,
notò come la ragazza lo stesse fissando, sorridendo leggermente. Innervosito da
quell’espressione, le sfiorò fulmineo il viso con la punta delle ali corvine:
« Concentratevi. »
Aprendosi in un sorriso
più radioso, Seiren si passò una mano dietro l’orecchio:
« So già quello che devo
dire. Ho le idee chiare…almeno su questo…»
affermò, accostandosi a lui.
Erion annuì nuovamente,
aprendo il portone per la seconda volta quel giorno.
L’annunciò all’assemblea
con voce sicura e alta, in modo che ogni sguardo della sala si posasse su di
loro. Poi si mise da una parte, vicino all’uscio, mentre il consiglio invitava
la giovane a parlare.
Lei fece un profondo
inchino, alzando lo sguardo poco dopo, soffermandosi su ogni persona presente.
Sicura di sé, sorrise a tutti, ricordando come fino a poco tempo fa un simile
gesto non le sarebbe mai riuscito.
« Ho preso la mia
decisione. » annunciò « Farò come dite voi…Ma ho tre condizioni da porre…» guardò sicura il Primo Consigliere.
Un cenno del capo, e il
vecchio che prima aveva parlato con Erion le chiese di continuare.
Seiren respirò a fondo.
Avrebbe messo tutta sé
stessa per far sì che loro accettassero le sue richieste.
A qualunque costo.
Per Erion…
Fine quarto capitolo.