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Autore: chiara_14    23/03/2014    3 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11(Il ricordo più bello): Mi svegliai perché qualcuno continuava ad accarezzarmi i capelli e il viso, solo dopo capii chi fosse, era Nix. Mi ero completamente dimenticata di essermi addormentata con lui sul divano la sera prima. Mi tornarono in mente i petali di rosa nera e l'incontro con Damon. Non volevo aprire gli occhi e affrontare una nuova giornata, non me la sentivo proprio, volevo solo tornare a casa mia, tra i miei amici e la mia famiglia. Si erano successe anche delle cose belle, Nix era stato veramente gentile e buono con me, e quando mi sono accoccolata accanto a lui mi sono sentita così bene. Sorrisi tra me e me. “Allora sei sveglia.”, disse Nix. Scossi la testa, era un momento perfetto, perché non stava zitto una buona volta? “Dai, il sole è già alto nel cielo e dobbiamo fare tante cose.”. Sbuffai. “E cosa mai dovremmo fare chiusi qua dentro?”, chiesi ancora con gli occhi chiusi, volevo dormire ancora. Ero proprio una dormigliona. “Tipo fare colazione, allenarti, trovare Damon e farlo a pezzi...”. Spalancai gli occhi e lo guardai in volto. “Aspetta, aspetta...Che hai detto?”. “Di trovare Damon e farlo a pezzi?”. “No, no, quello che hai detto prima.”. “Di allenarti?”. “Proprio quello, che intendi?”. Mi alzai dal divano e mi stiracchiai, a stare accucciata accanto a Nix tutta la notte mi era venuto il mal di schiena. Aveva ragione lui, era un suicidio dormire su quel divano. Poco importa, sarebbe stato cento volte peggio dormire tra lenzuola profumate di rosa nera. “Devi imparare a controllare i tuoi nuovi poteri, e poi, con tutto il tempo libero che abbiamo non è una brutta idea, o pensavi di fare altro?”. Lo guardai in faccia, anche di prima mattina il suo sorrisetto sarcastico mi faceva girare la testa. Era ancora più bello, capelli neri spettinati e occhi assonnati lo facevano sembrare una divinità greca, dovevo controllarmi e non saltargli addosso da un momento all'altro. Arrossii per il pensiero che avevo appena fatto e mi voltai dandogli le spalle. “Cosa c'è che non va?”, mi chiese. “Niente.”. Risposi subito. “Vado a darmi una sistemata.”. “Perché? Vai benissimo così.”. Si alzò dal divano e mi abbracciò da dietro appoggiando il mento su una delle mie spalle. “E poi profumi ancora come si ti fossi appena fatta una doccia.”. Sbuffai, certo, da quando ero arrivata al castello mi ero fatta almeno quattro o cinque docce. Quel ragazzo mi stava facendo impazzire, il mio obiettivo era quello di tornare a casa, non farmi ammaliare dal primo che passa. Ma il suo meraviglioso profumo di menta non aiutava affatto. Chiusi gli occhi, inspirai ed espirai e poi mi scostai dolcemente da Nix. “Ci metto cinque minuti!”, dissi correndo verso la camera. Mi bloccai solo quando all'entrata guardai verso il letto e vidi le lenzuola cosparse di petali. “Ci penso io, che vestiti ti devo prendere?”, mi chiese Nix che si era accorto subito del mio problema. Ma io non volevo fare la debole, scoppiai a ridere per non piangere. “Non ti preoccupare.”. Dissi. “Sono solo petali di rosa, sistemo tutto io.”. Varcai la soglia della stanza e andai subito al punto. Levai le lenzuola e i petali dal letto, mi diressi alla porta principale, non era chiusa a chiave, l'aprii e gettai fuori tutto in corridoio. Le guardie di ghiaccio fuori dalla porta non si mossero, mi lasciarono sbollire la rabbia in pace, non accennarono a muoversi nemmeno quando sbattei loro la porta in faccia. “Ti sei calmata ora?”, mi chiese Nix. Non sembrava spaventato, anzi, sembrava divertito, sorrideva. “Lo sai che mio cugino si merita di peggio, vero?”. “Certo che lo so.”, dissi. “E adesso posso finalmente cambiarmi in pace.”. Ci misi dieci minuti contati a togliermi pantaloni e maglione per poi mettermi la prima cosa che mi era capitata sotto mano, un vestito tutto blu, corto fino alle ginocchia. Quando tornai in salotto Nix stava già smanettando con i fornelli. “Cosa stai preparando?”, chiesi. “Hai mai mangiato i pancake?”. “No.”, dissi. “Bene, allora li assaggerai per la prima volta questa mattina.”, si girò, mi sorrise e mi squadrò da capo a piedi. “Ti sta bene quel vestito.”. “Grazie.”. “Buon giorno piccioncini!”. Quasi non facevo un infarto, Silas era entrato nell'appartamento e io non ci avevo nemmeno fatto caso. Perché? Perché ero troppo presa a fissare Nix in versione mattutina ai fornelli con grembiule incorporato. “Ho portato la torta al cioccolato che fa mia mamma, perderete i sensi a sentire quanto è buona.”. Mi voltai verso Silas e lo salutai. “Vedo che è un buon giorno.”, dissi. “Si lo è, e sai perché?”. Gli brillavano gli occhi. “Dai, sputa il rospo, Silas.”. Corse ad abbracciarmi e quasi non gli cadde la torta dalle mani. “Attendo!”. “Oh, non mi importa! Oggi arriva Candice!”. Mi cascò il mondo sotto i piedi. “C-Cosa?”. Candice doveva arrivare dopo il matrimonio di Sol, come era possibile? “Viene in anticipo, non è una notizia meravigliosa?”. Come potevo dirgli di no' era così felice. Io per nulla, era troppo presto, l'arrivo di Candice avrebbe solo peggiorato le cose, sarei stata ancora più sotto pressione e indecisa di prima. “Si, è una notizia splendida.”, riuscii a dire. “Sono felice per te, Silas. Adesso anche tu avrai qualcuno da amare.”, aggiunse Nix. “Vuoi rimanere per colazione e dirci qualche cosa in più su questa Candice?”. “Non ce né bisogno, la tua futura sposa sa già tutto.”. “Davvero? Come mai non mi hai detto niente, Ella?”. “Beh, ecco, non mi è nemmeno passato per la testa, Candice doveva arrivare dopo il matrimonio di Sol.”. Era un disastro, come potevo stare accanto a Candice se ero rinchiusa in un appartamento con Nix? Non osai immaginare cosa avrebbe fatto quella ragazza se si fosse svegliata, stesa su un letto, vicina ad un ragazzo che nemmeno conosce, come era successo a me. “Ok, devo essere la prima che vede quando arriverà qui al castello, le spiegherò tutto io.”, dissi. “Non posso permettertelo, devo occuparmi io di lei.”. “Sei pazzo? Quella ti prende a pugni se ti vede, devi darle il tempo di capire cosa le succederà.”. Silas scosse la testa. “Non posso, e poi, tu devi stare chiusa qui.”. “A tuo rischio e pericolo, si sa difendere bene per quanto piccola possa sembrare.”. Mi sorrise. “Lo so, non preoccuparti, ho già in mente cosa fare.”. “Potrà vederla dopo?”, chiese Nix al posto mio. “Certo, al matrimonio di Sol.”. “Silas!”, dissi esasperata e alzando gli occhi al cielo. Quel ragazzo era quanto il suo migliore amico Nix, ecco come facevano ad andare così d'amore e d'accordo, cocciuti entrambi. “Se non mi porti informazioni su Candice ogni giorno, a partire da oggi, giuro che butto giù la porta d'ingresso e non mi importa quante guardie ci sono in corridoio, le metto al tappeto tutte a costo di riuscire a vedere la mia amica, chiaro?”, chiesi fissandolo dritto negli occhi. “Te lo prometto, Ella. Ora devo andare, il mio giro di perlustrazione è finito, ho visto che non avete fatto disastri.”. “Quindi non stai qui a colazione?”. “No, grazie per l'offerta.”, mi rispose sorridendo. “Mangiate la torta al cioccolato di mamma Cecilia che è buona, altrimenti si offende.”. “Aspetta, Silas! Devo parlarti.”, disse Nix. “Ella? Puoi controllare il pancake?”. “Certo.”. Che cosa mai doveva dirgli? Sicuramente di Damon. “Manda un avvertimento a mio cugino.”, sentii dire a Nix. “Se prova ancora a entrare nei sogni della mia ragazza esco dall'appartamento e appena lo trovo lo congelo e lo butto giù dal burrone che si vede dall'ufficio di mio padre.”. “Lo farò, ci vediamo questa sera, ti porterò notizie di Candice.”, detto quello sentii una porta chiudersi, segno che Silas era uscito. “Da quando sono la tua ragazza?”, chiesi. “Da quando ieri ci siamo baciati, mi sembrava chiaro.”. “No, per me non era chiaro, e non lo è nemmeno ora.”, mi voltai e lo minacciai con la paletta per girare i pancake. “Io non sono la tua ragazza, e tanto meno ti sposerò fra quindici giorni. Se vuoi siamo amici, quello mi va bene.”. “Non iniziamo a litigare, facciamo colazione e iniziamo l'allenamento.”. “Smettila, dobbiamo affrontare questo stupido argomento!”. Voleva sposarmi e allo stesso tempo non parlarmi, figuriamoci se il nostro matrimonio sarebbe durato. “Ok.”, disse sedendosi al tavolo. “Parliamone.”. “Bene, prima cosa che ti ripeto da quando mi sono svegliata in questo posto, voglio tornare a casa. Seconda cosa, devo vedere Candice, Silas non immagina minimamente quanto possa agitarsi quella ragazza, e terza, ma non ultima cosa, io non voglio sposarti!”. Nix non sembrava ascoltarmi mentre parlavo, continuava a passarsi una mano tra i capelli corvini per sistemarsi il ciuffo che gli si era formato in testa dormendo. “Va bene, posso dire anche io la mia?”, mi chiese dopo un po'. “Dimmi.”. “Numero uno, spegni il fornello o i pancake faranno la fine delle melanzane di ieri sera. Numero due, posso provare a contrattare con Silas per farti vedere Candice, e infine, numero tre...”. Si alzò dal tavolo e si avvicinò a me. Mi ritrovai a fissare i suoi due occhi blu che sembravano due pozze d'acqua ghiacciata. “Non ho alcuna intenzione di mollare, quando il nostro patto di sangue sarà scaduto tu diventerai mia moglie ad ogni costo. Non mi sentivo così nemmeno con Cara, tu sei diversa, Ella. Tu mi hai fatto rinascere, credevo di non poter più guardare una ragazza in faccia dopo che lei è morta, poi sei arrivata tu, non sei stata come tutte le altre che appena mi vedevano cercavano un modo per saltarmi addosso e baciarmi o portarmi a letto. Tu, come me, stai cercando quella persona che veramente sia in grado di amarti, non vuoi una storiella qualunque, cerchi l'amore. Eppure, anche se ce l'hai davanti agli occhi in questo momento non ci fai caso, lo allontani. So che provi anche tu qualche cosa, quando ti accarezzo il viso, quando ti confondi nei miei occhi... Credi non me ne sia accorto? Non sono stupido.”. Oddio, che cosa aveva appena detto? Oh sì, era proprio un pazzo, come poteva dirmi quelle parole solo dopo due giorni? Avevo il cuore a mille, la sua bocca a pochi centimetri dalla mia, i suoi occhi fissi nei miei e il suo profumo mi dava le vertigini. “Io non credo tu sia stupido, io credo che tu sia un pazzo.”, riuscii a dire. Sorrise. “Sono pazzo di te.”. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. “Non dire stronzate, e soprattutto non usare frasi già prefabbricate, non è da te.”. “Perché? Sono pazzo di te è un classico intramontabile.”, disse cercando di rimediare all'errore. “A me non piacciono i classici, a me piacciono quelli con qualche cosa di speciale, di diverso, i classici sono troppo sdolcinati.”. “Allora, cosa ne pensi di...ti amo quanto amo i pancake?”. Scoppiai a ridere. “Sarei un pancake?”. Mi cinse i fianchi e mi avvicinò a se, sapevo già cosa aveva in mente. A pochi millimetri dalla mia bocca sussurrò: “Guarda che i pancake sono buonissimi, soprattutto con le fragole e la panna, quindi, non offenderti se ti paragono a un pancake, è un complimento.”. Detto quello mi baciò, e fu ancora meglio del bacio che avevo ricevuto la sera prima in camera da letto. E in quel momento non mi importava assolutamente niente di Cara, di Damon o della mia famiglia, non mi ero mai sentita così, per me c'era solo Nix, e dovevo ammetterlo, la cosa un po' mi spaventava. “Voglio farti un'altra proposta.”, disse sussurrandomi all'orecchio. Sorrisi ad occhi chiusi. “Dimmi.”. “Al matrimonio di Sol ti farò la mia proposta di matrimonio, se non accetti ti lascerò andare a casa il giorno stesso, altrimenti...”. Mi baciò su una guancia, poi sull'altra, sulla fronte, e poi sulla bocca. Lo scostai un po' per chiedergli: “Altrimenti?”. “Altrimenti ti faccio rimanere qui un'altra settimana per organizzare il matrimonio, ci sposiamo, e poi torni a casa comunque...”. Oddio, quella sì che era una proposta che ti lasciava senza fiato, ma il problema era sempre quello, sposarmi a sedici, diciassette anni? Era troppo. Mi scostai da Nix. “Che ne pensi?”, mi chiese. E che pensavo? Non avevo cambiato idea sul fatto di non sposarmi così presto, era una pazzia, ci vogliono almeno due o tre anni per conoscere veramente una persona, o almeno così ho sempre pensato. Fare cose troppo avventate non era mai stato da me. “Ci devo pensare.”, dissi. “Non ti va bene nemmeno questa di proposta?”, sentivo dalla sua voce che lo stavo ferendo. “Lo sai cosa penso del fatto di sposarmi così presto, non è tutto un gioco!”. “Credi sia un gioco per me? Ti ho spiegato del giuramento, dopo che l'avremo fatto entrambi non potrei tradirti nemmeno se lo volessi e poi, detto fra noi, non so più come dimostrarti che ci tengo a te.”. Si spostò dal banco della cucina, si inginocchiò accanto a me e aggiunse: “Ci si innamora solo una volta nella vita, per chi è fortunato due o tre, ma il punto è, perché farsi scappare un'opportunità come quella che ti sto offrendo?”. Mi prese entrambe le mani e se le portò al petto, sentivo benissimo i battiti del suo cuore, era una sensazione bellissima. “Sono solo parole quelle che usi, chi mi dice che per te io non sono altro che l'ultima spiaggia da usare in casi estremi?”, chiesi guardandolo in volto. Scoppiò a ridere vedendo la mia faccia preoccupata. “Io ti sto chiedendo di sposarmi e significa che sto affidando la mia vita a te, è vero che tu dovrai affidare la tua a me, ma non devi spaventarti, sono bravo a custodire sia cose che persone. È un'altra delle tante promesse che ti faccio.”. Mi avevano sempre insegnato a non fidarmi degli sconosciuti, ma come facevo a considerare Nix uno sconosciuto? Come aveva già detto lui sembrava che ci conoscessimo già da prima ancora che nascessimo. Destino? No, non ho mai creduto nel destino. “Allora?”, mi intimò ancora una volta Nix. “Tu hai detto che fino al matrimonio di Sol posso decidere, non ti risponderò adesso.”. “Ci sto, ma adesso facciamo colazione perché sto morendo di fame. Vuoi del succo d'arancia?”. Annuii e gli sorrisi. “Stai pure seduta, ci penso io a servirti.”. Alzai gli occhi al cielo, il solito cascamorto. Facemmo colazione, sparecchiammo e lavammo il tutto assieme. “Credi che Candice sarà perfetta per Silas?”, mi chiese dopo un po' Nix. “Certo, Candice piace a tutti, vedrai che staranno benissimo insieme.”. “E' come te?”. “No, non è come me, è molto diversa e forse è per questo che siamo molto amiche. Perché lo vuoi sapere?”. “Così...”. Lo guardai in volto ma non capii a cosa stesse pensando. “Posso farti una domanda?”. Dovevo assolutamente chiederglielo, era da tempo che ci pensavo. “Chiedi e ti sarà dato...”. Sbuffai e tralasciai il doppio senso, che se anche era ben nascosto, si intuiva. “Senti un po', esistono contenitori che vanno bene per l'estate, altri per l'autunno e così via? Perché visto che ti interessa così tanto ti presento Candice e io torno a casa.”. “Guarda un po' chi è geloso, allora è vero che qualche cosa di me te ne importa.”. Cavolo, iniziavo a diventare anche gelosa! Allora sì che dovevo preoccuparmi. “Nah...”, dissi. Nix scoppiò a ridere come un matto. “E' meglio se iniziamo l'allenamento.”. Passammo l'intera giornata in modalità allenamento, ci fermammo solo per pranzare e per salutare Annabeth, che era venuta a mettere delle nuove lenzuola al letto che avevo disfatto quella mattina, in preda alla rabbia contro Damon. Una cosa che scoprii saper fare, e mi piacque molto, fu leggere nella mente di Nix. Mi disse che non potevamo soggiogare la mente e i sogni delle persone come Damon e suo padre, ma potevamo benissimo cercare e trovare quello che ci serviva nella testa di chiunque volevamo. Fu divertente perché venni a conoscenza di un Nix che non conoscevo, avevamo fatto un patto: ognuno dei due, a turno, poteva mostrare all'altro delle scene di vita passata, quelle che preferiva. Nix mi mostrò una scena di quando da piccolo era caduto in un lago ghiacciato e sua madre lo aveva sgridato talmente tanto che il piccolo principino si era messo a piangere talmente forte che fece sentire in colpa la povera Celeste. Alla fine di tutta la faccenda, Nix si era guadagnato una bellissima sfera magica e argentata di ghiaccio, mentre la mamma si era presa un bello spavento. “Povera regina Celeste!”, gli avevo detto. “Faceva bene a sgridarti, potevi morire!”. “Non ti preoccupare, si è vendicata più avanti.”. “E come?”. “Visto che ero molto piccolo i vestiti per me li sceglieva lei, una volta mi sono ritrovato vestito di rosa...”. “Ok, non posso resistere.”, e a quel punto ero a terra per le risate. “Alzati dal pavimento, non è divertente...e poi ora tocca a te.”. “Va bene, ma quello che mi hai appena detto non lo dimenticherò mai. Nix in rosa, non credo che sia il tuo colore, stai molto meglio in blu.”. Avevo deciso di mostrare a Nix il ricordo a cui tenevo di più, in verità non era solo un ricordo, era un insieme di ricordi, tutti riguardanti una sola persona. Mostrai a Nix ogni mia festa di compleanno, o meglio, gli mostrai solo la parte in cui arrivava mia zia per mangiare la torta, fino a quando, al mio quindicesimo compleanno, non è venuta. Gli mostrai quando la andavo a trovare all'ospedale, quasi ogni giorno, agli inizi di quel maledetto Giugno, gli mostrai quella notte in cui alle tre di mattina era squillato il telefono e io nel mio letto, nel profondo del mio cuore sapevo, sapevo che la mia adorata zia non c'era più. E infine, gli mostrai il giorno del suo funerale, gli mostrai il tessuto rosa che aveva scelto mio cugino per ricoprire la bara marroncina di sua madre. Cercai di far sentire a Nix quello che avevo provato in quei giorni orribili, tutte le lacrime che avevo versato nel vedere la nuova casa della mia zia preferita: una lapide su cui mio zio aveva fatto incidere “Sei volata via come una farfalla silenziosa nella notte per raggiungere nel cielo la fontana dell'eterna felicità, nessuno potrà mai dimenticare il tuo sorriso che continuerà ad illuminare il nostro viaggio”. E certo, chi mai poteva dimenticare il suo sorriso, lei era una delle due sorelle di mia madre, insieme io le consideravo un trio inseparabile. Mia mamma, quella più giovane, sensibile, responsabile e a volte per nulla positiva, mia zia Lucy, che era la più grande, la più agitata, la più nera del trio, ma non di meno la più sensibile di tutte, e infine, mia zia Chiara, la più equilibrata, quella che si vestiva sempre con colori sgargianti, quella che sorrideva sempre. “Ella?”. Non mi ero accorta di essermi persa talmente tanto nei miei ricordi, e soprattutto non avevo fatto caso a Nix che li aveva visti tutti. “Io...Non volevo mostrarti tutto quello che hai visto.”. Mi sorrise comprensivo. “Devi imparare. Mi è piaciuto quello che mi hai mostrato, significa che ti fidi di me, no?”. Certo che mi fidavo di lui. Come non potevo? Ma non era per quello che gli avevo mostrato quei particolari ricordi. Se lui voleva starmi accanto per tutta la vita doveva sapere che perdere mia zia è stato come perdere una parte di me stessa, come per lui Cara. Quando avrei potuto dirgli che lei in verità era viva? Quel pensiero mi tormentava. “Perché non mi leggi mai nella mente per vedere se ti mento o semplicemente per vedere a che cosa penso?”, gli chiesi. “Mi hanno insegnato a rispettare la privacy delle altre persone, non sono come Damon che invece si impadronisce persino dei sogni degli altri, non è giusto. Se una persona vuole farmi sapere qualche cosa deve dirmela a voce, non con il pensiero.”. Aveva ragione, era una cosa giusta. Qualcuno bussò alla porta prima di entrare nell'appartamento. “Ella? Nix?”. Era Silas. “Oh, sei passato per fare il controllo serale?”, chiesi sorridendogli. “No, veramente mi servirebbe il tuo aiuto.”. Strano. “Per cosa?”. “E' arrivata Candice, voglio che quando si sveglia veda solo te, ma soprattutto vorrei che sia tu a dirle tutto di questo mondo. Avevi ragione tu, quella ragazza sa difendersi...”. Non riuscivo a capire cosa intendesse con difendersi, sì, sapevo che se doveva lottare, Candice lottava, era una ragazza intelligente, poi vidi il graffio sulla guancia sinistra di Silas e allora capii. Sorrisi fra me e me, chissà cosa era successo. “Ti aiuterò volentieri, tu fatti disinfettare quel graffio.”. “Grazie mille!”. “Di nulla.”. Che bello! Avrei rivisto la mia amica Candice, era da tanto che non vedevo un viso familiare, se non su uno schermo di una televisione. “Nix? Io vado e torno subito, promesso.”. Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia, poi seguii Silas e mi preparai mentalmente per quello che mi aspettava. Non c'era bisogno di essere agitati, ma non potevo certo trattenermi dall'essere felice. ****** P.S. Ultimamente aggiorno la storia dopo molto tempo, mi scuso tanto :) Ma la scuola a volte non ti lascia respirare... P.P.S. Il prossimo capitolo lo inserirò probabilmente fra un bel po', sempre per colpa della scuola, in tanto spero che questo vi sia piaciuto! :D
  
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