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Autore: elokid78    23/03/2014    4 recensioni
Anna è una diffidente ed intransigente giovane avvocatessa londinese che deve occuparsi di redigere il contratto per il nuovo film della star inglese del momento. Una serie di imprevisti ed equivoci la porterà a dimenticare il suo passato.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Cap. 10. UN PASSO INDIETRO

 

Non posai neppure un piede a terra.
Mi tenne sollevata per tutto il tragitto, dalla cucina al divano. In quel modo era come se io camminassi all’indietro, volteggiando nell’aria.
Comunque non ce ne sarebbe stato bisogno, stavo già ampiamente al di sopra della stratosfera.
Mi sentivo come se qualcuno mi avesse lanciato da un cannone circense e stessi volteggiando da qualche parte tra le nuvole.
Non c’era un tempo, non c’era una dimensione, nessun riferimento spazio – temporale.
Sentivo solo lui e le meravigliose sensazioni che mi regalava la sua semplice presenza, la sua vicinanza, il suo calore.
Improvvisamente mi resi conto che stavo sul divano di casa mia.
“Perché non sul letto’”, mi domandai mentalmente nella confusione, con le sue labbra arpionate alle mie e le sue mani che mi accarezzavano.
“Probabilmente perché non sa neppure dov’è la mia camera da letto”. Mi risposi autonomamente, conscia del fatto che, ovviamente, non c’era ancora stata l’occasione di portarcelo.
Quando lui alla fine abbandonò le mie labbra e prese a baciarmi il collo, ritornai brevemente in possesso delle mie facoltà mentali, almeno quel tanto da riuscire a sussurrargli nell’orecchio:

- Tom, andiamo in camera.

Lui si interruppe per un attimo, così mi alzai, gli presi la mano e lo condussi nella mia camera da letto.
Arrivati a destinazione, mi voltai lentamente e lo osservai.
I suoi occhi erano pieni di desiderio.
Sorrisi timidamente, ma languidamente gli afferrai la maglietta che gli avevo prestato e lo aiutai a sfilarla, tentando, non senza una certa difficoltà, di non abbandonare il contatto visivo.
Poi cominciai ad armeggiare con l’elastico della tuta dei suoi pantaloni, ma lui mi prese delicatamente il polso.

- Eh, no. Adesso tocca me! - Mi disse, deciso.

Così cominciò a calare la zip della mia tuta, aiutandomi a liberare le braccia. Poi sollevò anche lui la mia maglietta, in modo che rimanessi in reggiseno.
Si prese un momento per guardarmi.

- Sei bellissima, Anna.
- Mh. Comunque ho vinto io la scommessa.
- Di quale scommessa parli? – interruppe per un momento la sequela di languidi baci che stava deponendo sulla base del collo e sulla spalla, per osservarmi stranito.
- Tu sei perfetto.

Scoppiò a ridere, quasi imbarazzato, con quella risata aperta e genuina che adoravo.
Poi tornò serio.

- Sei sicura? – mi domandò.
- Oh, sì. Decisamente.

Cominciai ad indietreggiare piano, tenendomi ben salda con un braccio sulle sue spalle e l’altro alla sua vita, in modo che lui mi seguisse camminando in avanti, fino a che non percepii la sponda del letto.
Lui mi afferrò per la vita e mi fece distendere sul letto, seguendo il mio movimento fino ad arrivare lentamente sopra di me.
Mi persi completamente nei suoi baci, che si facevano sempre più audaci e percepii che stava armeggiando con i gancetti del reggiseno. In un attimo riuscì a sganciarlo.
Scese a baciarmi il collo, la scapola..
Improvvisamente mi colse un flash della sera precedente. Sean che mi sussurrava nell’orecchio: “Non ho ancora finito con te”.
Istintivamente, senza che me ne rendessi conto, rabbrividii e Tom se ne accorse.

- Va tutto bene?
- Sì. Non fermarti. – gli risposi, forse troppo frettolosamente.

Chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi e tornare concentrata sulle meravigliose sensazioni che stavo provando. “Qui e ora”, mi ripetei, come un mantra.
Ma l’incantesimo si era spezzato.
Tornai con la mente in quella camera di albergo.
Fredda. Impersonale.
Paura. Dolore.
Desiderio che tutto finisse il prima possibile.
Spalancai gli occhi e mi ritrassi da lui, finendo tutta raggomitolata contro lo schienale del letto.

- Scusami, scusami. Non ce la faccio.
- Anna..
- Perdonami. Non pensavo… io..
- Non ti scusare.
- No. Per favore .. vai via. – sentii che una lacrima scendeva sulla guancia.
- Non mandarmi via. Parla con me.
- No. Non adesso. Ti prego.

Avevo rovinato tutto. Sentii le lacrime scorrermi sul viso, incapace di fermarle.
Lo vidi con la coda dell’occhio mentre si alzava, raccoglieva la mia maglietta che era finita sul pavimento e me la porgeva, sistemandosi, poi, seduto in fondo al letto.
Infilai la t-shirt e rimasi così, raggomitolata dall’altra parte per non so quanto tempo.
Tom non se ne andò, attese pazientemente che mi calmassi.

- Posso farti una domanda?

Non attese che gli rispondessi.

- Sarebbe la prima volta dopo l’aggressione?

Feci un cenno di assenso con il capo. Non riuscivo proprio a parlare.
Pensavo solo che avevo rovinato tutto.
Lo desideravo. Veramente. E mi stavo innamorando di lui, sebbene faticassi ad ammetterlo con me stessa.
Ma lo avrei perso. Per sempre.
Cercai di recuperare un minimo di autocontrollo, per lasciarlo andare, come meritava.

- Sto bene, ora. Puoi andartene.
- Non vado da  nessuna parte.
- Seriamente, Tom. Ora sto bene. Possiamo salutarci da persone normali, o quasi. Sono stata davvero bene con te.
- Cosa? Pensi che voglia andarmene?
- Penso che adesso prenderai la porta e non ti vedrò mai più.
- Credi che voglia lasciarti? Perché?
- Come perché? Mi sembra chiaro. Non ti biasimerei se ti tirassi indietro.
- Perché dovrei farlo? – mi fissò aggrottando le sopracciglia.

Davvero sembrava non capire.

- Ecco… io ho sempre pensato che qualsiasi uomo, conoscendo la mia storia, sarebbe scappato a gambe levate. Tu sei rimasto, ma dopo stasera..
- Anna, ho sempre saputo che non sarebbe stato facile.
- D’accordo, so che sei un uomo intelligente. Ma considerando stasera ..
- Quello che è successo stasera lo affronteremo insieme.
- Ti lascio libero, davvero. Sei stato meraviglioso, mi hai regalato l’illusione che un giorno avrei potuto dimenticare per sempre il mio passato, ma questo non succederà mai.
- Non lo dimenticherai, ma potrai elaborarlo, superarlo, andare avanti.
- Non capisci. Non sarò mai come .. prima. Non potrò mai tornare indietro.
- No, certo, ma non significa che non puoi..
- Ma.. davvero non capisci?
- Aiutami a comprendere, Anna, perché davvero non ci arrivo.
- Non capisci come questa cosa mi ha fatto diventare, come tuttora mi fa sentire!
- Cioè?
- Corrotta, sporca.. Nessuno vorrebbe stare con una come me..
 
Non riuscii a mantenere il contatto visivo. Abbassai lo sguardo e gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime.
Per un attimo rimase in silenzio, come cercando di assorbire il senso delle mie parole.

- Oh mio Dio, Anna, quanto male ti ha fatto quello schifoso depravato!

Si avvicinò e mi prese tra le braccia, accarezzandomi i capelli.
Non volevo di nuovo piangere davanti a lui, così mi scostai forse un po’ troppo bruscamente e mi asciugai il volto.

- È tutto a posto, solo.. dimmelo subito se non ti senti di andare avanti.
- Anna, ascoltami bene.

Mi guardò intensamente.

- Non ho assolutamente intenzione di allontanarmi da te. Questa cosa è solo nella tua testa. Non ho mai pensato a te in questi termini e nessuno più di te merita di avere accanto qualcuno che ti rispetti e ti ami.

Quell’uomo non smetteva mai di stupirmi.
Lo abbracciai con infinita riconoscenza e lui mi strinse a sé.

- Promettimi che ti farai aiutare.
- Sì, avevo già in programma di farlo.

Mi sciolsi a malincuore da quell’abbraccio.

- Ora va pure.
- Ti va di vedere un film? – mi chiese.
- Come? 
- Ho visto che hai tanti DVD, ti va di vedere qualcosa insieme?
- Ma.. ma certo.

A quelle parole si alzò, come se nulla fosse successo, si infilò la maglietta e mi precedette in salotto, piazzandosi di fronte alla libreria con aria meditabonda a scegliere quale film guardare.

Mi alzai anche io dal letto, mi ricomposi come meglio potevo e lo seguii vicino alla libreria, iniziando a scorrere i titoli dei dvd con lo sguardo.

- Tra tutti questi film impegnati ne spicca uno di genere molto.. diverso. – mi disse dopo un po’.
- Ah sì? Quale?
- Jurassic Park?
- Oh, quello! È legato ad un bel ricordo. È stata una delle poche volte che la nonna ci ha portato al cinema. Kate ha tanto insistito. Io ero terrorizzata!
- Ma avevamo già dodici anni quando è uscito il film.
- E allora? I dinosauri mi fanno tuttora paura!
- No, intendevo dire che è un’età in cui si va al cinema con gli amici!
- Beh, mia nonna non ci ha dato quella che definirei un’educazione liberale..
- Eheheh! Ti va di rivederlo?
- Jurassic Park? Sul serio?
- Sì certo! A me piace molto.
- Ok..

Prese il dvd e lo inserì nel lettore, accendendo la tv.
Io mi sistemai sul divano ed attesi che anche lui prendesse posto.
Si sedette accanto a me e allargò le braccia, aspettando che io mi accoccolassi stretta a lui.
Non me lo feci ripetere due volte.

 

Il film non era poi così spaventoso, da piccola ricordavo che mi aveva fatto più paura.
Quando arrivammo alla scena della cucina, con i bambini terrorizzati dai velociraptor, Tom si mise a ridacchiare.

- Cosa ci trovi di così divertente? - Gli domandai.
- Ehm, no è che…
- Cosa?

Tossicchiò imbarazzato per un attimo.

- Allora? – lo incalzai.
- Ecco, quando ero più giovane facevo l’imitazione dei velociraptor..
- Veramente? Adesso voglio vederla.
- Scordatelo!
- Oh, no, non te la caverai così, voglio vedere il tuo velociraptor!
- No!

Gli strappai di mano il telecomando e misi in pausa il film.

- Non te ne vai di qui se non mi fai il velociraptor! – gli dissi, minacciosa, scimmiottando il suo atteggiamento di quella sera in cui non aveva voluto lasciarmi uscire dalla sua camera d’albergo in Islanda.

- Oh, d’accordo.

Si alzò improvvisamente dal divano e fece per uscire dal salotto.

- Non te la caverai cambiando stanza!
- Non sto scappando, devo entrare nel personaggio!
- Oh, scusa, attorone shakespeariano, non pensavo ti servisse tutta questa concentrazione per entrare nella parte di un dinosauro!

Non replicò, ma richiuse la porta alle sue spalle.
Silenzio.
Cominciavo a pensare che fosse veramente scappato via, quando la porta lentamente si aprì.
Da dietro spuntò una mano, con le sue dita incredibilmente affusolate, che, una per una, si posarono sull’uscio producendo un rumore quasi metallico.
Poi udii una sorta di rantolo soffocato, seguito da un – gr – sommesso.
La porta si spalancò fragorosamente e lui ne uscì, imitando l’avanzata dinoccolata del dinosauro.
A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai in una risata divertita.
Lui continuò imperterrito la sua riuscitissima imitazione e mi venne incontro verso il divano, dove io mi stavo sbellicando dal ridere.
Tra un mugolio ed un rantolo arrivò vicino a me, ma io quasi non lo vidi, perché ormai avevo le lacrime agli occhi dalle risate.
 
- Smettila di ridere, guarda che adesso ti mangio! – mi disse minaccioso, anche se in realtà tratteneva a stento un ghigno divertito.

Non riuscii a rispondergli, ormai ero stesa sul divano e non mi trattenevo più.
Allora lui si avvicinò, si stese sopra di me e cominciò a mordicchiarmi il collo.

- Nooo! Smettila! Soffro il solletico!

Continuai a sghignazzare sempre più forte, lanciando qualche urletto e tentando invano di divincolarmi, mentre lui proseguiva in quella dolce tortura.

- Va bene, va bene, mi arrendo! Ne ho avuto abbastanza! – esclamai.

Allora lui sembrò soddisfatto e con un ghigno satanico mi liberò del suo dolce peso, afferrandomi per i polsi per aiutarmi a tornare seduta.

- Non ti chiederò mai più il velociraptor! – dichiarai, ancora scossa dalle risate e con le lacrime agli occhi per il prolungato divertimento.
- Però non contare sul fatto che non te lo riproponga! Sei fantastica quando ti faccio il solletico!
- Tu non lo soffri?
- No.
- Non ci credo!
- Mettimi alla prova. – mi sfidò lui, tranquillo.

Mi preparai ad assalirlo, ma poi cambiai idea. Ebbi un’illuminazione.

- Chiudi gli occhi.
- Come?
- Hai sentito. Chiudi gli occhi.
- Va bene.

Serrò le palpebre ed io controllai che effettivamente non stesse fingendo.
Molto lentamente mi misi a cavalcioni sopra di lui.
Tom emise un brontolio soddisfatto.

- Mh. La cosa si fa interessante..
- Silenzio!

Non era la prima volta che uscivo con un uomo, ovviamente, e sapevo che ci sono certe cose cui difficilmente un ragazzo può resistere. Certamente non potevo sapere se era valido per tutti, però valeva la pena tentare.
Mi avvicinai lentamente al suo viso, poggiando delicatamente le labbra sugli zigomi, laddove la barba non cresce. Non per baciarlo, ma solo spostando con estrema delicatezza le labbra su quella zona.
Sentii che si stava agitando sotto di me. Allora avevo fatto centro.
Non dissi nulla, solo proseguii in quella piccola dolce tortura, muovendomi in seguito verso le sue orecchie, in particolare il retro della sinistra, il lobo…
Improvvisamente Tom mi prese per la vita e quasi mi lanciò sul divano, scorrendo velocemente sopra di me e catturando le mie labbra per un lunghissimo, interminabile ed appassionato bacio mozzafiato.
Quando alla fine si staccò, lo guardai con un sorriso sornione stampato sul viso.

- Allora lo soffri il solletico.. – lo apostrofai, in tono canzonatorio.
- Non puoi farmi questo!
- Ma non hai resistito neppure dieci secondi!
- Lo sai che tu mi fai impazzire.

Non finimmo il film.
Rimanemmo sul divano abbracciati a coccolarci e chiacchierare per il resto del pomeriggio.
Ad un certo punto Tom mi disse che doveva uscire con alcuni amici che non vedeva da tempo, vista la sua permanenza in Islanda per le riprese.

- Chi sono? Qualcuno che potrei conoscere? – gli domandai, più che altro preoccupata che non si trattasse di qualche altra ragazza innamorata di lui.
- Non saprei, visto che non mi conoscevi. Si ci sono degli attori. C’è Ewan McGregor, c’è Benedict Cumb..
- Benedict Cumberbatch? Sul serio??
- Ah. Quindi lui lo conosci?
- Oh, sì. Mi piace molto.
- Glielo dirò. È un carissimo amico.
- No, non dirgli niente! Magari una volta me lo presenti.
- Devo essere geloso?
- Come? Ma no, non l’ho mai visto né conosciuto, però l’ho sempre trovato veramente bravo e talentuoso.
- Mh. Non penso che te lo presenterò.
- Dai, non essere geloso! Ora sei tu il mio attore preferito!

E gli diedi un buffetto sulla guancia.
Era incredibile quanta serenità riuscisse a regalarmi, nonostante quello che era appena accaduto nel pomeriggio.
Forse avevo fatto un passo indietro, avevo bisogno di più tempo, ma da come Tom si era comportato nelle ore successive, intuii che lui volesse dimostrarmi, con i fatti e non solo a parole, che non mi avrebbe fatto pressioni.
Avevamo tutto il tempo del mondo, ma non avevo intenzione di sprecarne neppure un minuto.

 

N.d.A.

Capitolo di transizione.
Un passo indietro.
Presto le acque si movimenteranno parecchio, non temete, avremo una svolta thriller nella storia.
Eheheheh! Aspettate e vedrete!
Un bacio!

 

  
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