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Autore: Blue Fruit    23/03/2014    5 recensioni
Kurt Hummel è il ragazzo perso che tutti vedono, ma di cui nessuno si preoccupa.
E' il ragazzo intelligente, ma che non ha nessuna possibilità di dimostrarlo.
E' il ragazzo che non ha un posto nel mondo e nessuna speranza di trovarlo.
La famiglia Anderson deciderà di dargli una possibilità, perchè ognuno di noi ne merita una.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Puck/Quinn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VI
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“Naaa, non credo che tu saresti in grado di stupirmi.” Kurt scrollò le spalle e rise all’affermazione di questo presunto Sebastian.
 
“Avanti allora, mettimi alla prova.” Smythe si avvicinò pericolosamente a Kurt, guardandolo dritto negli occhi.
Lo sguardo di quel ragazzo era incredibilmente sicuro e penetrante, ma gli occhi azzurri dell’altro erano duri e decisi a non lasciarsi minimamente sopraffare.
 
La tensione scatenatasi dalla vicinanza dei due ragazzi fu perfettamente avvertita dagli altri presenti.
 
“E io sono Blaine Anderson, piacere!” Il ragazzo, grazie alla sua corporatura minuta, riuscì a sgusciare in mezzo a quei due e a piantarsi davanti a Kurt, facendo cessare quello scambio poco promettente di sguardi.
 
Questa volta fu Sebastian ad ignorare la mano amichevolmente tesa di Blaine.
Il ragazzo, comunque, non si diede per vinto.
 
“È il tuo primo anno qui alla Dalton, non è così? Sei un junior o un senior? Potremmo aiutarti ad ambien-”
 
Mentre Blaine stava tentando di comportarsi da persona civile il telefono del nuovo arrivato squillò sonoramente e Sebastian rispose senza farsi problemi.
Portò un dito vicino alle labbra in direzione di Blaine, il quale alzò la mano gentilmente, come per rassicurarlo sul fatto che quell’interruzione non lo avesse per nulla irritato.
 
Sebastian intanto aveva cominciato a ridere e a parlare velocemente in una lingua che sembrò poter essere francese. Si allontanò dagli altri ragazzi senza smettere un secondo di sorridere, ma ad un certo punto si voltò e guardò il gruppo con un mezzo sorriso sghembo.
 
Schioccò le dita come per richiamare l’attenzione di tutti, anche se sapeva benissimo di non averne bisogno, e con dei movimenti trasudanti di superiorità fece finta di scusarsi. Indicò poi le scale con fare interrogativo e uno stregato Jeff fece sì con la testa, in segno affermativo.
 
Sebastian fece l’ennesimo finto sorriso e cominciò ad avventurarsi su per le scale, soddisfatto di aver ottenuto l’informazione che stava cercando.
 
“Questo vi potrebbe manovrare a suo piacimento, ma vi siete visti?” Chiese Kurt, ancora teso per questo nuovo incontro.
 
“È solo un montato, non è il caso di scaldarsi tanto.” Gli rispose Nick.
 
“Non è neanche il solo qui dentro. Ti abituerai ad ignorarli molto presto.” Aggiunse Trent.
 
“Pensiamo ad altro, ok? Facciamo fare un bel giro della scuola a Kurt.” Propose Blaine, cercando di ritrovare velocemente il sorriso.
 


 
La mattina seguente la sveglia suonò presto nella stanza numero 21 del secondo piano.
Blaine cercò di spegnerla velocemente, ma i suoi movimenti si rivelarono molto più impacciati del previsto e dovette fare qualche sforzo in più per mettere a tacere quel suono insistente.
Lasciò cadere il braccio lungo il letto e sospirò contro il morbido cuscino.
La giornata che si stava accingendo ad iniziare sarebbe stata il reale primo giorno di scuola, con lezioni, orari da rispettare e tutto il resto.
 
Si fece forza e si mise a sedere sul letto, sbadigliando in modo poco delicato.
Si girò per dare il buongiorno a Kurt, ma il suo letto non solo era vuoto, ma era addirittura già stato fatto.
 
Dopo un istante di incredulità Blaine si alzò e andò a bussare alla porta del bagno, ma non gli fu data alcuna risposta.
Lasciò andare un altro scomposto sbadiglio e poi si fiondò in bagno, infilandosi la divisa a tempo di record.
 
La giornata era appena iniziata e già stava cercando di pretendere da lui un sacco di autocontrollo e adattabilità.
 
Fece il letto molto velocemente ed uscì in fretta dalla stanza senza chiuderla a chiave, visto che Kurt aveva dimenticato il suo paio in camera.
 
Camminò in fretta in tutti e due i piani delle camerate, ma non incontrò altro che silenzio e qualche roco rumore proveniente da un compagno appena sveglio.
 
Decise allora di scendere nell’ingresso e finalmente intravide la sagoma di Kurt accoccolata ad un divanetto di velluto verde scuro, posto sotto ad una finestra.
Il ragazzo era seduto con le gambe vicine al petto e su di esse era stato appoggiato un libro, mentre la schiena appoggiava alla parete dietro di lui.
Il blazer con lo stemma della scuola si trovava vicino ai suoi piedi scalzi, insieme alla cravatta blu e rossa.
 
Blaine potè osservare il profilo unico di Kurt essere baciato dal primo sole della giornata.
La camicia brillava, bianca e lucente, mettendo in risalto il contrasto con la pelle chiara di Kurt che, trapassata dagli ultimi raggi estivi, pareva quasi essere trasparente.
Le sue iridi erano chiarissime, come due specchi d’acqua limpidi.
 
Il sole pareva realmente trapassarlo, come se Kurt fosse una creatura in realtà fragile e delicata.
Blaine guardò bene l’espressione sul viso del ragazzo, sperando di poterla imprimere nella sua mente perché, ne era più che certo, non aveva mai visto Kurt così sereno e così pacifico, senza la solita espressione scettica e indagatrice che lo contraddistingueva solitamente.
 
Fu un attimo, un istante in cui Blaine ebbe giusto il tempo di lasciarsi scappare un sorriso genuino, perché il momento dopo Kurt si era già accorto della sua presenza e si era affrettato per indossare di nuovo la sua solita maschera di difesa.
 
“Buongiorno.” Disse per primo.
 
“Buongiorno, Kurt. Ti sei svegliato presto?”
 
“Sì, avevo voglia di leggere.” Rispose, sventolando il libro poggiato sulle sue ginocchia.
 
“Ok, io torno a finire di prepararmi come si deve.” Fece un cenno della mano e si incamminò verso le scale.
 
“Ne abbiamo di lavoro di fare…” Disse a bassa voce, ripensando a quel viso delicato e a quegli occhi unici e concentrati  ormai svaniti nel nulla.
 


 
“La parte più bella di questa scuola è il cortile.” Disse Kurt, mentre stava passeggiando con Blaine tra dei cespugli di rose gialle.
 
“Ha battuto la biblioteca?”
 
“Per ora sì, è decisamente in vantaggio. Il tuo posto preferito?” Chiese Kurt, tentando di non mostrare troppa curiosità.
 
“Non te lo posso dire, è un segreto.” Rispose Blaine, sorridendo.
 
“Come fa ad essere un segreto se si trova qui a scuola?” Ribattè sicuro Kurt.
 
“Ehi tranquillo, non te la prendere. Te lo mostrerò quando sarà il momento giusto.”
 
“Non me la sono presa.” Kurt incrociò le braccia al petto.
 
“Però ti sei subito scaldato. Rilassati, non c’è bisogno di essere sempre così…” Blaine riflettè un istante per trovare la giusta parola.
 
“… Così sulla difensiva, ma anche sempre pronto a scattare per ogni cosa. Non so se sia l’espressione più giusta da usare, ma sei al sicuro qui Kurt, nessuno potrà ancora farti del male come prima.”
 
Kurt prima avvampò per l’imbarazzo e poi squadrò Blaine con occhi sottili:
“Tu non sai nulla del mio passato quindi evita di tirarlo in ballo per cortesia e sì, sono e starò sulla difensiva perché fa parte del mio carattere, mentre il fatto che io riesca a reagire e a rispondere a dovere alle cattiverie di questo mondo la considero una gran bella fortuna.”
 
Blaine fece segno di no con la testa, ma prima che potesse aprire bocca per ribattere il suono della campanella irruppe nella placida quiete del cortile.
 
“Ora abbiamo un’ora di filosofia, dobbiamo muoverci perché la classe è lontana da qui.”
 
Kurt annuì, felice per il fatto che Blaine non abbia potuto avere il tempo per controbattere.
 
Il fatto che il moro stesse cercando di convincerlo a modificare il suo carattere e di farlo adattare lo rendeva non solo esasperante, ma anche insopportabile.
Confidava nel fatto che prima o poi Blaine si sarebbe stancato e lo avrebbe accettato per quello che era.
Kurt non avrebbe voluto litigare o rischiare di perdere Blaine per una stupida presa di posizione di quest’ultimo.
 
Davanti all’ingresso i due ragazzi trovarono Sebastian, il ragazzo incontrato il giorno prima.
 
“Ehi, Kurt! Rimani qui a farmi compagnia?”
 
“E perché dovrei?”
 
“Bè, ora c’è lezione.” Rispose con ovvietà Sebastian.
 
“Esattamente, e a me interessano le lezioni. Perdonaci, ma dobbiamo proprio andare.” Disse con finta cortesia Kurt, prima di entrare a passo deciso nell’edificio.
 
Blaine lo seguì:
“Non mi degna neanche di un saluto, ma che problemi ha?” Chiese.
 
“Probabilmente non crede che tu possa essere interessante o degno di nota.” Osservò con semplicità Kurt.
 
“Questo è il momento in cui tu dovresti fare di tutto per convincermi dell’infondatezza di questa constatazione.” Gli fece notare Blaine.
 
Kurt lo guardò serio e poi scosse il capo:
“Non devi aver bisogno di sentirtelo dire, altrimenti dai automaticamente ragione a lui. Tu devi sapere di essere importante, Blaine. Dovresti pensare che è lui a perderci tra i due per questo suo comportamento.”
 
Il moro istintivamente pensò alle volte in cui Kurt potrebbe aver usato questo pensiero per tirarsi su di morale, per non sentirsi una nullità davanti all’indifferenza delle persone.
 
“È vero, hai ragione.” Si limitò a dire, avvertendo un senso di vuoto nel petto.
Non conosceva nulla della sua storia, su questo Kurt aveva ragione, ma poteva vedere i segni di questo passato in ogni gesto e pensiero, così profondi in lui da costringerlo a mettere da parte la sua parte più sensibile.
 
“Ecco, questa è la classe di filosofia.” Disse Blaine, cambiando argomento.
 

 
“Buongiorno ragazzi! Io mi chiamo Luke Hilde, sarò il vostro professore di filosofia per questo anno.” L’insegnate scrisse alla lavagna il suo nome e poi si accostò alla cattedra, osservando la sua classe.
 
Kurt e Blaine erano seduti uno vicino all’altro in seconda fila, proprio accanto alla finestra.
Si guardarono e trovarono conferma l’uno negli occhi dell’altro: quello era il professore incontrato da loro il giorno prima.
 
“Il mio primo obiettivo per quest’anno è quello di imparare ad associare i vostri cognomi ai rispettivi volti. Sono pessimo con queste cose, spero che riuscirete a perdonare qualche mia piccola disattenzione.”
Ai ragazzi venne spontaneo sorridere.
 
La porta della classe si spalancò:
“Scusi il ritardo prof, sono nuovo e non riesco ancora ad orientarmi molto bene.” Sebastian, senza neanche degnarsi di bussare, aveva fatto il suo ingresso in classe.
 
“Per oggi non c’è problema, signor?”
 
“Sebastian Smythe, signore.”
 
“Da domani cerca però di arrivare in orario, Smythe.”
 
“Farò del mio meglio.” Disse, incamminandosi verso l’ultimo banco rimasto vuoto infondo alla classe.
 
“Bene, ora pare che la classe sia al completo. Vi confesso di aver letto i fascicoli di ognuno di voi, ma non voglio che pensiate che questo vi abbia segnati perché, in tutta franchezza, non ricordo nulla.”
 
 Ancora, dai ragazzi si levò qualche risatina e un sommesso: “Questo qui è un imbranato!”
 
“Quindi l’unica cosa che vi chiedo per questo anno è: stupitemi, fatemi vedere chi siete e cosa siete in grado di fare. Sbattetemi in faccia di essere migliori di me, correggetemi, dite la vostra ed esprimetevi in libertà. Credete di potercela fare?”
 
Il professore era decisamente riuscito ad attirare l’attenzione dei ragazzi, ora occupati a sorridergli e fargli segno di sì con la testa.
Kurt si sentì piacevolmente intrigato da quel giovane insegnante e ringraziò il cielo di aver incontrato finalmente un prof decente.
 
“Tu Hummel, per esempio.” Riprese il signor Hilde.
 
Kurt smise di sorridere e lo guardò con curiosità.
 
“Ieri mi è sembrato che tu avessi le idee molto chiare sulla tua posizione, rispetto a quella presa invece dal Preside. Noto infatti che l’orecchino è ancora al suo posto.”
 
“Già. Il Preside non è riuscito a farmi cambiare idea con la sua argomentazione, professore.” Kurt cercò di apparire disinvolto, anche se in realtà tutti quegli occhi curiosi puntanti su di lui lo stavano facendo irrigidire.
 
Al Mckinley non gli era mai capitato di intervenire nel pieno di una lezione, se non per fare una veloce domanda.
 
 
“Ho apprezzato il tuo modo di porti, ben fatto.” Il professore gli fece l’occhiolino, facendo bisbigliare la classe, ormai curiosa fino all’osso.
 
Blaine rimase decisamente senza parole.
Il comportamento del professore gli sembrò assolutamente inappropriato, quasi un trattamento di favore visto che Kurt era andato contro le regole della scuola e non era stato appena ripreso, ma bensì elogiato, cosa che agli altri non era mai capitata.
 
“È stato stranamente troppo buono.” Sentenziò Blaine, ad alta voce.
 
“Non sono passate neanche quarantotto ore dall’inizio della scuola e tu già vedi dei favoritismi, signor... Anderson? Giusto?”
 
Blaine arrossì all’istante. In tutti i suoi anni alla Dalton era sempre riuscito a costruire un buon rapporto con gli insegnanti, mostrandosi sempre attento, gentile e disponibile.
Questo nuovo professore invece sembrava aver appena visto la parte peggiore di lui.
 
“Sì, Anderson.” Annuì, con voce insicura.
 
“Ho semplicemente mostrato vera voglia di confronto e sono stato educato nei modi di fare Blaine, non sono stato né insolente né irrispettoso. Non dovresti partire così prevenuto, perché quando si sente il bisogno di esprimere la propria opinione bisogna farlo, e basta.”
 
“Non è ciò che mi hanno insegnato in questa scuola. Tutto ha un suo modo e un contesto adatto, e alcune cose qui non si possono fare, mentre altre sì.
Questo è quanto, alle volte è meglio tacere e lasciare perdere.”
 
“Ma così finirebbe per venir meno quello che pensi e quello che sei realmente.”
 
“Non si può essere sempre sinceri.” Disse Blaine, con voce un po’ più bassa di prima.
 
“Oh, ma allora su qualcosa siamo d’accordo, Blaine.” Sorrise Kurt.
 
“Bene signori, grazie per questo interessante quanto intricato dibattito, ma qui ci sono altre quindici giovani menti di cui vorrei sentire il parere.” Intervenne il professor Hilde, guardando gli altri ragazzi.
 
“Chi ha qualcosa da dire in proposito?”
 
“Pensate di meno, scopate di più.” Disse con semplicità Sebastian, appoggiando i gomiti al banco e guardando dritto verso il professore.
 
Interessante teoria.” Rispose questo, alzando un sopracciglio.
 
“Ma è il metodo espressivo è completamente sbagliato. Riprova con più garbo, Smythe.”
 
Sebastian fu preso in contropiede dalla pacatezza con cui il prof aveva appena risposto alla sua provocazione. Capì di non avere a che fare con uno dei soliti insegnanti bigotti e aggrappati disperatamente alla loro indiscussa autorità.
Con questo qui avrebbe dovuto giocare d’intelligenza e astuzia.
 
“Volevo dire che certe volte bisognerebbe perdere meno tempo a cercare di trovare risposte assolute a problemi così relativi come quelli appena esplicati dai miei compagni, per dedicarsi ad attività più gradevoli e gratificanti, come ad esempio la soddisfazione della propria libido.” Sebastian riuscì a dare enfasi ed importanza al suo discorso facendo le giuste pause, mostrandosi disinvolto e sicuro delle sue parole.
 
Kurt osservandolo capì che Sebastian avrebbe potuto anche essere un montato pieno di sé, ma che di certo non era affatto stupido o vuoto.
Sotto quella insopportabile prima impressione era celato un ragazzo tutto da scoprire, che magari avrebbe potuto realmente dimostrarsi interessante.
Kurt decise allora di tenerlo d’occhio, sperando di poterlo comprendere di più pian piano.
 
“Così può andare, prof?”
 
“Ottimo lavoro, Smythe.” Gli sorrise il signor Hilde, visibilmente compiaciuto da tutta la situazione.
 
Il resto della classe rimase spiazzata. Tutti lì conoscevano Blaine, ma prima di allora nessuno aveva avuto la possibilità di fare la conoscenza con gli altri due nuovi e affascinanti compagni di classe.
 
La campanella suonò e la classe ci mise un istante in più del solito per rendersene conto.
 
“Alla prossima lezione, ragazzi. Grazie per questo primo interessante confronto.” Il prof si rivolse a tutta la classe con un sorriso felice.
 


 
Blaine accompagnò Kurt a mensa e insieme si sedettero al tavolo con Trent, Jeff e Nick.
I ragazzi cominciarono a scambiarsi le prime impressioni sulle lezioni e i nuovi prof, ma furono presto distratti dalla comparsa di Sebastian.
 
“Oh no, ancora tu?!” Sbuffò Nick.
 
Sebastian andò dritto verso Kurt, senza curarsi minimamente del resto del gruppo.
Gli sorrise e piegò la testa leggermente di lato:
“Cosa sei Hummel, bipolare?”
 
“Scusami, ma non ti seguo.” Questa volta Kurt si girò verso di lui e lo guardò negli occhi, ormai interessato a scoprire qualcosa di più sul suo conto e non più deciso ad evitarlo.
 
“Prima ti presenti come il ragazzaccio della situazione con capelli sparati e modi da duro, e un secondo dopo sei il ragazzo educato che si interessa alle lezioni, fa delle critiche e delle osservazioni intelligenti.”
 
“Potrei dire lo stesso di te.” Gli fece notare Kurt.
 
“Eh no bello, io mi sono presentato come migliore di voi, e non come il bad boy della situazione.
Sono il meglio del meglio in tutto: più bello, più carismatico e quindi anche più intelligente, questo è il mio biglietto da visita.
Tu invece sei una sorpresa dopo l’altra, o per meglio dire una contraddizione che cammina.
Speravo di aver trovato una testa calda facile da manovrare e pronta a fare qualsiasi tipo di casino qui a scuola, mentre invece mi ritrovo con uno con doppia personalità.”
 
“Smythe se tu quello con dei problemi qui, io sono semplicemente me stesso. Ho tante sfaccettature, mi adatto molto bene ad ogni situazione.” Rispose tranquillo Kurt.
 
“Davvero? Bene, staremo a vedere.” Sebastian gli lanciò uno sguardo languido e sparì in mezzo alla folla.
 
Kurt sospirò, chiedendosi se il rapporto tra lui e quel Sebastian sarebbe rimasto così contrastato fino alla fine dell’anno. 
Va bene che il tizio fosse interessante, ma la sua tranquillità veniva prima di tutto e non avrebbe mai lasciato che la sua curiosità avesse la meglio.
 
 “Un po’ ha ragione, in fondo.” Disse timidamente Blaine.
 
“Questo perché tu continui a modulare il tuo comportamento assecondando l’etichetta che ti hanno rifilato.
Io scelgo invece come comportarmi in base alla situazione, senza restrizioni.” Kurt non pensava di riuscire ancora a sopportare questi discorsi incentrati su di lui e sul suo modo di essere ancora per molto.
 
“Scusa se te lo faccio notare Kurt, ma non credo che i capelli o un oggettino all’orecchio stiano dimostrando agli altri il tuo vero io.” Blaine cercò di essere il più calmo e chiaro possibile.
 
Kurt spalancò gli occhi, ma non disse nulla. Appoggiò le mani sul tavolo e  sbuffò sonoramente.
Spostò lo sguardo lungo tutta la stanza in cerca della porta.
 
“Fottiti Blaine, tu e quel Sebastian del cazzo.”  Lo disse guardando negli occhi il moro con uno sguardo pieno di rabbia.
 
“Kurt, dove vai?!” Chiese Trent.
 
“Me ne vado a Casa.” Rispose, quando ormai aveva già voltato le spalle al tavolo.
 
Blaine si lasciò cadere sulla sedia senza forze, esasperato.
 
“Ma che…?” Jeff lasciò la domanda a metà.
 
“Deve imparare a gestire sia le frustrazioni che la rabbia.” Rispose a fatica Blaine, completamente prosciugato da questa infinita giornata.


Buona sera a tutti :)

Scusate se pubblico solo a quest'ora, ma la scuola sta pretendendo un po' troppo tempo e questa settimana si è messo di mezzo anche un viaggetto a Roma che, tra parentesi, ho trovato molto bella :)

Comunque, il capitolo è abbastanza pieno. Conosciamo un po' meglio Sebastian e arrivano i primi battibecchi tra Kurt e Blaine, che stanno iniziando veramente a conoscersi e a misurarsi l'uno con il carattere dell'altro.
Sono curiosa di sentire le vostre impressioni in proposito :)

Ringrazio tanto chi ogni settimana si prende qualche minuto e mi lascia una recensione, rendendomi veramente felice: C h a r l o t, Leana (che ringrazio anche per avermi segnalato gli errori dello scorso capitolo :), ItsmeWallflower e ItsColdOutside.
Se avete qualche domanda o qualche appunto non fatevi problemi :)
Anche per gli errori di battitura, perchè il caro Word ancora non si è deciso a far funzionare il correttore ortografico.

Vi auguro una buona settimana, a presto! :D

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