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Autore: Kotoko_chan    23/03/2014    6 recensioni
Nel manga abbiamo sempre letto cos'è accaduto a Takano-san dopo che Onodera è scappato via, quindi il divorzio dei suoi genitori, la depressione, la relazione con Yokozawa ecc... Ma di Onodera oltre a una presunta relazione con An-chan e il suo lavoro nelle pubblicazioni Onodera, non sappiamo nient'altro. Per cui mi sono concentrata su questo. Cosa farà Ritsu con l'arrivo di amici del passato? E come si evolverà la relazione con Takano?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera, Shouta Kisa, Takafumi Yokozawa | Coppie: Takano/Onodera
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Shadows: parte prima
 
E’ un nuovo giorno qui a Tokyo e come tutte le mattine da più di una settimana, eccomi qui ad osservarti da lontano. Come sempre esci alle otto da casa con il tuo compagno: lui sulla soglia di casa ti afferra per poterti dare un dolce bacio sulle labbra e tu imbarazzato ti guardi intorno agitato rimproverandolo. Lui ridacchia e si allontana e sul tuo viso si dipinge un dolce sorriso prima di correre alla macchina dove il tuo segretario ti sta aspettando.
Ed eccomi qui a pedinarti sulla mia auto mentre pigramente tu sfogli alcuni documenti per gli impegni del giorno. Il tuo segretario non fa altro che parlarti e lo ascolti con aria assonnata.
Siamo alle pubblicazioni Onodera e alcuni dipendenti ti salutano con rispetto. Né hai fatta di strada prima di arrivare a questo punto. Il mio cuore si riempie di orgoglio pensando a tutto quello che hai passato con la tua famiglia, eppure sei qui che cammini a testa alta, vittorioso portando alle stelle questa compagnia.
 
***
 
“Onodera-sama, prima di andare in ufficio dovete venire con me in giardino”.
“In giardino?”
Erano appena entrati nell’enorme ingresso dell’Onodera Publishing e il suo segretario, Aoi Yamada, lo stava letteralmente trascinando in giardino. Nella sua azienda esisteva questo cortile interno completo di alberi, cespugli, fiori e panchine per far distrarre i suoi impiegati nei momenti più stressanti.
Stupito seguì il suo segretario e non appena varcò la soglia fu investito da coriandoli e da un boato.
“BUON COMPLEANNO CAPO!”
Ritsu confuso arrossì di fronte a quella manifestazione di affetto inchinandosi rispettosamente.
“Gra… grazie!” balbettò cercando invano di mostrarsi disinvolto.
“Boss dovremmo noi dirvi grazie! L’azienda stava per fallire e di conseguenza tutti avremmo perso il posto di lavoro! E invece grazie a lei siamo ancora qui!” esclamò un impiegato applaudito da tutti.
Lui continuò a balbettare sempre più rosso in viso e bevve con tutti alla sua salute e soprattutto alla prosperità dell’azienda. Finiti i festeggiamenti tutti tornarono nei rispettivi uffici per affrontare una nuova giornata di lavoro.
Ritsu andò nel suo ufficio seguito da Aoi piuttosto felice di quella sorpresa. Sapeva cosa aveva passato in quegli ultimi mesi e stava ancora passando a causa di sua madre, quindi un sostegno così forte da parte dei suoi dipendenti gli poteva dare la forza di proseguire quel cammino tortuoso.
Il suo cellulare squillò e chiedendo il permesso per poter rispondere uscì fuori.
“Pronto?”
“Buongiorno Yamada-san. Sono Takano”.
“Buongiorno”.
“Ti ricordi di stasera?”
“Certo! Porterò a casa alle 20.00 in punto Onodera-sama per la sua festa a sorpresa”.
“Perfetto! Ricordati che non deve sospettare nulla”.
“Stia tranquillo”.
Chiuse il telefono con aria soddisfatta. Takano-san era un bravo ragazzo, perfetto per il suo capo. Non aveva mai visto di buon occhio gli omosessuali, però loro due erano molto innamorati, non credeva che un amore potesse essere così forte. Anche lui occasionalmente si vedeva con qualche donna ma mai nessuna l’aveva coinvolto così tanto. Sospirando tornò in ufficio. Il suo capo finalmente lo aveva arredato secondo i suoi gusti, con colori più vivaci ed era molto accogliente. Sul divano stava comodamente spaparanzato Isaka-san mentre Onodera-sama gli offriva da bere.
“Ma quando è entrato?” pensò confuso. Era stato vicino all’ufficio per tutto il tempo. I misteri di quell’uomo erano infiniti.
“Allora Ri-chan, buon compleanno!” esclamò Isaka-san alzando il suo bicchiere di whisky.
“Grazie” rispose Ritsu arrossendo.
Bevvero di gusto ridacchiando quando Onodera si strozzò.
“Non si direbbe che sei un dirigente, eppure eccoti qui” disse Isaka-san.
“Stento a crederci anch’io” aggiunse lui sedendosi accanto.
Aoi, notando che la conversazione stava prendendo una piega più privata, uscì dall’ufficio. Loro lo seguirono con lo sguardo.
“E’ un bravo ragazzo” disse Ritsu sorridendo.
“Già molto discreto. Comunque… novità sul fronte zia Karen?”
“Niente. Continua a farmi la guerra coinvolgendo chiunque. Ora ha assunto un esercito di avvocati per dimostrare che il testamento è falso, ma non potrà fare nulla perché mio padre l’ha dettato al notaio di persona” disse scuotendo la testa.
“Ho provato anch’io a parlarle ma mi ha cacciato. Ha interpellato addirittura mio padre, però lui non si è messo in mezzo perché ha constatato che sei in gamba”.
“Santa pazienza non ne posso più!”
Rimasero in silenzio versandosi ancora da bere.
“Tutto a posto a casa? Vorrei venire ma Takano mi ha vietato l’accesso” disse tristemente.
“E’ normale, l’hai provocato quel giorno!” disse ridendo “Fagli sbollire la rabbia e vedrai che non dirà più nulla”.
Con la faccia di un bambino offeso si alzò.
“Ora vado un po’ a torturarlo alla Marukawa. Ci sentiamo Ri-chan!”
“Va bene” rispose ridacchiando.
Andò via lasciandolo con il sorriso sulle labbra. Aoi entrò nuovamente ricordandogli della riunione che si sarebbe tenuta tra dieci minuti.
 
***
 
E’ l’ora di pranzo e come al solito esci alle 13.00 fuori dall’edificio per poter pranzare con lui. Ti seguo con discrezione da lontano, mentre il tuo compagno scende dalla macchina parcheggiata lì vicino. Vi avviate lentamente per la strada raggiungendo il vostro ristorante. Vi guardate radiosi, mangiate allegramente e parlate incessantemente. Ogni tanto le tue guance si colorano di rosso dopo una frase detta da lui, poi ti afferra la mano e con occhi brillanti vi guardate a lungo, scrutandovi, affondando nelle vostre anime.
E io sono nel bar di fronte, mangiucchiando un panino a guardarvi. Ma non ti annoi mai a fare questo? Casa, lavoro, ristorante, lavoro, casa. Che vita monotona stai vivendo. Ma non ti preoccupare, presto vivrai nuove emozioni, più forti. Questa routine sarà spezzata.
Eccovi, state uscendo. Ed io lasciando i soldi sul tavolo in fretta vi seguo. Al ritorno percorrete sempre una stradina più lunga dove potete tenervi per mano lontano da sguardi indiscreti. Vicino agli uffici vi salutate con un bacio per poi guardarvi languidamente desiderando di più. Lui ti mormora qualcosa nell’orecchio facendoti immediatamente imbarazzare e ti allontani di fretta stringendo i pugni. Lui ti guarda divertito finché non entri nella tua azienda.
Ti odio.
 
***
 
“Yamada ha chiamato qualcuno durante la pausa?”
“No, Onodera-sama”.
“Comunque perché non pranzi fuori dall’ufficio? Non ti annoi qui da solo?”
“No signore”.
Sospirando Ritsu si sedette al suo posto immergendosi in alcune carte.
“Yamada chiama i vari dipartimenti. Entro domani mi devono consegnare TUTTA la documentazione che ho richiesto qualche giorno fa. Siamo in ritardo!”
“Si!”
Entrambi continuarono il lavoro finché non giunsero le 19.30, avevano un’aria stremata.
“Yamada, posso tornare a casa da solo, quindi puoi andare” disse sbadigliando Ritsu.
“No, è il mio lavoro! Non sono stanco!” ribatté lui con energia sistemandosi. Si rimise la giacca e raddrizzò la cravatta. Si guardò allo specchio e sistemò come meglio poteva i suoi capelli neri. Ritsu lo imitò con più calma.
“Va bene, allora inizia a scendere. Io finisco solo di fare una cosa e ti raggiungo nel garage”.
“D’accordo”.
Uscì fuori con passo veloce raggiungendo in fretta il parcheggio sotterraneo. C’erano poche auto perché erano all’inizio del periodo quindi c’era poco da fare in ufficio. Con aria professionale raggiunse l’auto ma mentre stava per aprirla un forte colpo alla testa gli fece perdere i sensi.
 
***
 
Ritsu entrò nell’ascensore con aria soddisfatta. Si era cambiato con abiti più comodi mettendo da parte il suo completo da lavoro. Aveva fatto creare un bagno solo per lui completo di doccia perché a volte restavano talmente a lungo in quegli uffici alla fine del periodo che sentire l’acqua sulla sua pelle lo rigenerava. Quella sera aveva fatto lo stesso perché non vedeva l’ora di incontrarsi con Takano… era il suo compleanno quindi sicuramente non avrebbe avuto il tempo di prepararsi a casa!
Imbarazzato uscì dall’ascensore raggiungendo l’auto già in moto. Si sedette sul sedile posteriore come al solito lanciando la sua borsa da lavoro.
“Yamada possiamo andare” disse sorridendo.
Ma il suo segretario non si mosse.
“Yamada-san? Tutto bene?” chiese preoccupato.
In effetti ora che lo osservava non indossava il suo completo da lavoro. Inoltre aveva un capello di lana calcato sulla testa e un paio di occhiali da sole.
“Ma tu non sei Aoi!” esclamò spaventato.
Troppo tardi.
L’uomo veloce si girò verso di lui spruzzandogli uno spray urticante negli occhi. Strofinandosi gli occhi doloranti con una mano, Ritsu cercò con l’altra la maniglia per aprire lo sportello. Un fiotto d’aria lo colpì in pieno viso e sentì delle mani su di lui. Lottò strappandogli il cappello di lana.
“LASCIAM……” fu zittito da un fazzoletto imbevuto di narcotico che lo fece svenire all’istante. Mentre perdeva conoscenza l’unica cosa che sentì fu una voce che sussurrò: “Mio”.
 
***
 
Sono qui nel parcheggio in attesa dell’uscita di Ritsu. Non posso più aspettare, non posso più vederlo insieme a lui. Ormai tutto è pronto, devo solo agire. Da dove mi trovo posso vedere tutto.
Ecco il primo, il tuo fedele segretario che con aria soddisfatta sta raggiungendo l’auto. Di te non c’è nessuna traccia… è la mia occasione.
Sto camminando con passo silenzioso, raggiungo le sue spalle senza alcuna difficoltà e con una mazza lo colpisco dietro la nuca. Lui sbatte a terra e con frenesia lo trascino via legandolo e nascondendolo dietro ad un furgoncino. Per sicurezza gli bendo gli occhi e gli copro la bocca. Gli rubo le chiavi dell’auto e corro a metterla in moto.
Sento l’adrenalina scorrermi dentro e l’ansia comincia ad aumentare perché tu ancora non arrivi… forse lui ha deciso di venire a prenderti?
All’improvviso faccio un respiro sollevato. Stai uscendo dall’ascensore con un leggero rossore alla guance. Ti sei cambiato e i tuoi capelli sono piacevolmente umidi. Ti sei preparato per lui? Ovvio. Il rumore dello sportello mi fa irrigidire come una corda di violino. Stai entrando caoticamente e mi parli dicendo di andare. La tua voce mi immobilizza e mi manda il cervello a mille… da quanto tempo questa dolce voce non accarezza le mie orecchie!
Parli nuovamente, e stavolta ti sei reso conto che non sono il tuo segretario. Ti spruzzo lo spray urticante negli occhi per disorientarti. Scusami, ma non posso farti scappare. Scendo velocemente quando lui riesce ad aprire lo sportello. Lo blocco e gli faccio aspirare con un fazzoletto il narcotico. Lui perde la coscienza e non posso fare a meno di mormorare: “Mio”. Perché ora tu sei veramente mio.
 
***
 
Casa Takano-Onodera.
Tutto era stato allestito in giardino per la festa di Ritsu. Siccome era primavera inoltrata sarebbe stato sciocco festeggiare dentro, perché il caldo li avrebbe soffocati. C’erano molti invitati che non vedevano l’ora di riabbracciarlo. A causa delle sue  nuove responsabilità non riusciva a vedere spesso i suoi vecchi colleghi: Kisa era immerso in una fitta conversazione con Hatori mangiucchiando ogni tanto qualche stuzzichino. Yokozawa aveva portato con sé Kirishima e dalla sua faccia infastidita poteva capire che lo stava prendendo in giro. La figlia di Kirishima, Hiyo-chan, stava giocando con Sorata e Yukina Kou, il ragazzo di Kisa che finalmente aveva deciso di presentarlo ai suoi amici. Mino e An-chan erano seduti sul dondolo chiacchierando tranquillamente e ogni tanto lei arrossiva dopo una battuta dell’editore più sorridente della Marukawa. Isaka-san stava parlando allegramente al telefono vegliato da vicino da Hasahina.
Takano nervoso era vicino al cancello guardando la strada. Erano passate le 20.00 ma di Ritsu e Yamada nessuna traccia. Prese il cellulare componendo il numero di Aoi ma non ottenne risposta.
“Ehi Takano! Tranquillo ci sarà traffico!” Isaka lo aveva raggiunto dandogli una pacca sulla schiena.
“Già… ma conosco Yamada e lui è Mr puntualità”.
“Avranno avuto un imprevisto al lavoro e non ti può avvisare. Aspettiamo ancora. Prendi questo intanto” gli passò da bere dell’acqua che lui bevve in un sorso per poi farsi trascinare nel giardino.
Verso le 21.00 la tensione aumentò nuovamente. Isaka-san aveva chiamato le Pubblicazioni Onodera e gli avevano detto che il capo era uscito alle 19.45.
“C’è qualcosa che non va…” disse Takano agitato.
Prese il suo cellulare e compose il numero di Ritsu.
Telefono staccato.
Provò con Yamada.
Nessuna risposta.
La tensione si diffuse come un gas nocivo tra tutti gli ospiti. An-chan e Kisa provarono a chiamare Onodera senza risultato, Yokozawa cercava di far stare tranquillo Takano inutilmente. Kirishima, vedendo che anche Hiyori si stava agitando decise di portarla a casa con Sorata.
“Tienimi aggiornato” disse a Yokozawa prima di uscire.
“Basta! Vado alle Pubblicazioni Onodera!” esclamò Takano spazientito.
“Veniamo con te” dissero Isaka, Hatori e Yokozawa.
“Noi rimaniamo qui nel caso torna” disse An-chan indicando se stessa, Mino, Kisa e Yukina.
“D’accordo. Tutti i cellulari devono essere reperibili!”
Hasahina si mise al volante seguito dagli altri quattro.
“Takano-san… vedrai che avranno avuto un guasto all’auto” disse Hatori cercando di tranquillizzarlo. Lui annuì distratto scrutando fuori dal finestrino.
Hasahina fece il percorso che abitualmente faceva Yamada quando andava a prendere Onodera e notarono che non c’erano né incidenti né auto in panne. Arrivarono all’Onodera Publishing parcheggiando nel garage sotterraneo.  
“L’auto aziendale non c’è…” disse Hasahina.
Notarono un segno di pneumatici sul pavimento e a Takano iniziò a gelarsi il sangue nelle vene.
“Dividiamoci. Isaka-san, Hasahina, andate negli uffici. Voi conoscete bene l’edificio, mentre noi…” si zittì improvvisamente.
“Mentre noi cosa?” incalzò Yokozawa.
Gli fece il gesto di fare silenzio e chiuse gli occhi concentrandosi. Gli era sembrato di sentire un rumore soffocato. Il mugolio si risentì e tutti iniziarono in allarme a cercare la fonte del suono finché dietro ad un furgoncino trovarono Aoi legato e bendato come un salame. Dalla nuca scendeva un rivolo di sangue che fece impallidire tutti.
“Chiamo un’ambulanza” disse Yokozawa.
“Io la polizia” aggiunse Hatori.
Gli altri tre slegarono Aoi che si agitava credendo che qualcuno voleva fargli del male.
“Calmo Yamada! Sono Takano!”
Riuscirono a liberarlo e lo aiutarono ad alzarsi con fatica.
“Cos’è successo?” chiese Isaka-san.
“Io… non lo so di preciso… grazie” aggiunse quando Hasahina gli diede una bottiglietta d’acqua. La finì tutta in un sorso.
“Dov’è Ritsu??” chiese Takano.
“Ero qui nel parcheggio come mi aveva detto Onodera-sama, ma mentre stavo per aprire l’auto ho ricevuto il colpo. Poi più nulla. Mi sono risvegliato al suono del mio cellulare ma non potevo muovermi. Ho provato a fare rumore ma nessuno mi ha sentito…” prese la testa tra le mani con una smorfia dolorante.
“Va bene Yamada… tranquillo sta arrivando l’ambulanza”.
Infatti il suono delle sirene che avevano sentito in lontananza divenne sempre più nitido. Soccorsero Yamada e lo portarono all’ospedale per accertamenti scortati da una volante.
Gli altri poliziotti iniziarono a fare domande e a perlustrare tutto il garage.
“Noto che c’è un sistema di sorveglianza… chiamiamo l’addetto” disse un poliziotto.
Arrivò trafelato il guardiano che li scortò nella camera di sorveglianza. Iniziarono ad osservare i nastri finché non videro tutta la scena. Un uomo era entrato nel parcheggio. Indossava una felpa nera, jeans, cappello di lana e occhiali da sole. L’uomo si nascose in attesa. Videro tutto: il colpo a Yamada, mentre veniva legato, l’uomo che tornava indietro mettendo in moto l’auto. Poi Ritsu entrò nella visuale: capirono che all’interno dell’auto era in atto una colluttazione, poi i due sportelli si aprirono e l’uomo si avventò sul sedile posteriore. Pochi secondi dopo uscì rimettendosi il suo cappello di lana e mise in moto sfrecciando a tutta velocità fuori dal parcheggio.
Takano sferrò un pugno sul monitor spaccandolo.
“Masamune!” esclamò Yokozawa.
La sua mano pulsava e rivoli di sangue iniziarono a colare.
“Quel bastardo me la pagherà!!!” urlò furioso correndo fuori.
“Signor Takano conosce quell’uomo?” chiese il poliziotto prendendo la cassetta della registrazione.
Takano annuì gravemente prendendo il suo telefono.
“Lo saprò con certezza a breve”.
 
 
Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo! Spero che abbia attirato la vostra curiosità e mi aspetto molti commenti con le vostre ipotesi =D
Ho cercato di scriverlo da due punti di vista, quello che utilizzo di solito e dall’ottica del rapitore, quindi in prima persona. Stiamo leggendo i suoi pensieri e anche per questo sono così disordinati. Spero che sia stato chiaro. Dunque… cosa abbiamo qui? Un tipo misterioso che sta pedinando la nostra coppia. E poi il compleanno di Ritsu. Finalmente Kisa ha portato Yukina, Yokozawa e Kirishima continuano la loro storia, infine Mino e An-chan sono dolcissimi *.*
Al prossimo capitolo!!! =D
P.S. commentate!!!!!!!!!
   
 
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