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Autore: Evil Ulquiorra    24/03/2014    7 recensioni
Jack Frost sognava di entrare a far parte della scuola di magia e stregoneria di hogwarts fin da quando era in tenera età.25 anni dopo la caduta di Lord Voldemort ha finalmente questa posssibilità e ,una volta lì,fa la conoscenza di tre bizzarri personaggi:Merida Dunbroch,giovane membro di una famiglia di maghi purosangue della Scozia,Hiccup Haddock,anch'egli erede di una casata purosangue della Norvegia,e Rapunzel Corona,una mezzosangue timida e impacciata ma intelligente e amante dello studio.Sebbene non conoscenti i destini dei quattro si incroceranno quando Pitch Black,mago oscuro fuggito dalle prigioni di Azkaban e assassino del padre di Jack quando egli era ancora in fasce,cercherà di rompere il delicato equilibrio che separa il mondo della magia da quello dei babbani.film principali:
Le 5 leggende
Dragon trainer
Rapunzel
Ribelle the brave
Frozen
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Pitch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco finalmente il primo capitolo.Ho cercato di integrare le situazioni che i nostri personaggi hanno affrontata ne ivari film in maniera tale che risultino plausibili all'interno dell'universo di Harry Potter.Spero di non deludere le vostre aspettative.buona lettura!

Tutti in partenza


Stazione dei treni di King Cross L’intero binario era in fermento. Più di 1500 persone attraversavano in fretta e furia la zona pedonale situata all’interno della stazione dei treni diretti all’istituto di magia e stregoneria di Hogwarts. Al centro della folla ,tra i vari primini in attesa di imbarcarsi nel primo anno si scuola ,vi era Merida Dumbroch erede legittima della casata Dumbroch , famiglia purosangue della Scozia settentrionale, e figlia primogenita dei maghi Elinor e Fergus Dumborch, importanti membri dei clan dell ’Inghilterra del Nord. Al contrario della maggior parte dei territori europei ,infatti, la Scozia e parte della Norvegia, insieme alla Danimarca, avevano continuato a mantenere uno stretto regime monarchico nei confronti delle varie casate magiche che le caratterizzavano. I Dunbroch in particolare rappresentavano uno delle famiglie più influenti, poiché purosangue ,quindi vantanti di una dinastia di maghi pura, situazione che conferiva grande prestigio fin dai primi anni in cui fu fondata la stregoneria. Come erede di tale casata Merida avrebbe dovuto frequentare la scuola di hogwarts fino al compimento dei diciotto anni ,momento nel quale sarebbero state organizzate le sue nozze. Essendo una famiglia purosangue, infatti, i Dunbroch, per poter mantenere tale titolo, erano in dovere di far sposare il loro primo genito con un membro delle casate purosangue sparse per il continente, al fine di rispettarne la tradizione. Merida questo non lo sapeva e non lo avrebbe saputo fino ai 16 anni, età in cui i maghi entravano nella piena adolescenza e sviluppavano in modo quasi completo le loro “capacità”. La giovane dai capelli rossi fumanti correva all’impazzata sui bordi del binario 9 ¾ ,in attesa di adocchiare i primi segni di arrivo della locomotiva a vapore che tanto aveva atteso fin dai primi anni di vita e che tanto i suoi genitori gli avevano fatto desiderare, durante le loro storie d’infanzia narrate a tavola e ambientate tra le mura dell’istituto. La camminata, tuttavia, non fu delle più lunghe perché la piccola si ritrovò, dopo pochi istanti, con il volto affondato nella pancia di un uomo alto quasi quanto il padre e portante un bizzarro copricapo simile ad un elmo vichingo , cosa che, apparentemente ,suscitò le curiosità della folla. La piccola si riprese in fretta e furia ,dalla caduta conseguente, e fissò il gigante con un senso di lieve imbarazzo che le scorreva in corpo. << Merida, ti sembra questo il modo di comportarti?>>. Ah, la sua cara madre: sempre pronta a rinfacciargli ogni più piccolo sbaglio.<< Stoick sono veramente dispiaciuta per quello che è accaduto. Questa piccola peste non riesce a stare ferma un attimo…>>tirò su la figlia per rimetterle a posto il vestito stropicciato. << Non preoccuparti Elinor .Avessi io una figlia così entusiasta di cominciare una giornata di studi alla più famosa scuola di magia dell’intero stato.>> Scandì in modo evidente le ultime parole .Sebbene fossero dirette verso Elinor lo sguardo dell’uomo era in realtà posato su un giovane mingherlino posto alla sua sinistra e vestito con abiti di montagna. All’udire quella frase il ragazzo sbuffò. << Ah, questo dev’essere tuo figlio Hiccup!>> la voce di Fergus risuonò come un trombone tra le mura della stazione ,facendo sobbalzare i presenti. Elinor appoggiò la mano sulla schiena di Merida per incitarla ad assumere una postura più elegante e presentò il gigante alla figlia.
<< Merida ti presento Stoick “l’immenso”, capo della famiglia purosangue di Berk, isola della Norvegia>>. Merida stava per salutare con un rapido gesto dell’avambraccio, ma la madre la colpì in testa in un movimento quasi impercettibile. Capito il suo sbaglio, la bambina porse in avanti la testa in un forzato inchino rivolgendo a Stoick i suoi auguri più cordiali. << Piacere di conoscerti Merida. Sai io e tuo padre ci conosciamo da quando eravamo in fasce. Abbiamo frequentato la stessa classe per anni, prima di separarci ,e durante questo lasso di tempo ho avuto modo di combattere con lui in varie battaglie >>
<< Per tua fortuna ,dovresti puntualizzare >>
la risata del padre rieccheggiò nuovamente nell’aria << Se non ci fossi stato io con te, razza di testa calda, a quest’ora staresti marcendo nello stomaco di un Uncinato>>. L’uomo alzò lo sguardo per controbbattere << Sbaglio o non sei tu quello che si è fatto staccare la gamba destra da un orso>>.
Merida fissò la protesi in ferro che sostituiva l’arto del padre. Il volto dell’uomo si fece serio<< è stato un colpo di fortuna per quella bestiaccia! Se non fosse corso via a gambe levate a quest’ora starebbe allestendo la mia stanza dei trofei!>>. Dallo sguardo di Fergus, e soprattutto dal suo tono di voce, Stoick sembrò accorgersi di aver toccato un tasto dolente e cercò di cambiare argomento introducendo il giovane che gli stava appiccicato alla gamba come una patella.
<< Comunque…vi presento mio figlio: Hiccup Haddock III, mio primogenito ed erede della mia casata>> spinse il bambino in avanti con un possente colpo alla spalla. Quest’ultimo sembrò sconcertato in un primo momento ma si ricompose quasi subito.
<< è un vero piacere conoscervi>> disse con una voce tremolante che fece sorridere Merida. La madre e il padre si sporsero in avanti per stringergli la mano. << Allora>> chiese Stoick << Cosa vi porta a Diagon Alley? Entrambi voglio dire>>
Elinor si porse di fronte al marito per rispondere << è il primo anno di scuola di nostra figlia. Credo che possiamo per un giorno astenerci dalle nostre questioni per augurargli il buon viaggio che merita, non pensi?>> disse in un tono calmo e privo di alcun rimprovero.Stoick sembrò sembrò pensarci un attimo << Mi sembra giusto. Comunque è una sorpresa trovarvi al di fuori dei vostri territori, soprattutto considerando che tra pochi giorni…>>l’uomo si blocco di colpo alla vista del volto preoccupato di Fergus. Merida vide quest’ultimo e la madre porgere le breccia in avanti in segno di negazione, quasi come per impedire al “vichingo” di proseguire la parlantina. A Merida ,all’inizio, sembrò che i suoi genitori cercassero di nascondergli qualcosa ma non se ne preoccupò più di tanto e tornò a fissare il giovane che le stava davanti. All’arrivo del treno le persone presenti all’interno del binario si ricomposero . Elinor convinse la figlia a sedersi nelle vicinanze di Hiccup per fargli compagnia ,cosa che la giovane accettò senza contestare. In fondo quel ragazzo mingherlino era l’unica persona ,oltre a Stoick e ai suoi genitori, che conosceva nelle vicinanze e probabilmente lo stesso valeva per lui: sarebbe stato vantaggioso per tutti e due. Entrambi i nuovi iscritti salutarono i parenti con un caldo abbraccio e salirono sul primo vagone a loro disposizione. Essendo stati tra i primi a prendere posto, al suo interno, c’era solo l’imbarazzo della scelta . Trovarono un sedile all’estremo della carrozza e riposero con cura i propri bagagli su di esso, in attesa della partenza. Si sedettero all’istante con un sospiro di sollievo. Entrambi ,infatti, avevano trovato l’incontro piuttosto snervante in particolar modo a causa delle continue pressioni ad opera dei rispettivi genitori. Si guardarono negli occhi ,capendo al volo la reciproca sventura che li aveva colpiti ed emisero una lieve risata per sciogliere la tensione. Hiccup sembrava troppo timido per farsi avanti in un discorso . Fu quindi Merida a romper il ghiaccio.
<< Allora, così anche tu sei il figlio di un capo clan?>> il giovane alzò di scatto la testa come colpito da un fulmine e sorrise lievemente. Fu così che Merida lo vide bene per la prima volta. Capelli color zenzero cadevano su un volto lentigginoso e dal sorriso appena accennato. Occhi verdi come le colline scozzesi e un corpo piuttosto esile per un norvegese ,ma Merida non ne diede alcuna importanza. Hiccup annuì per confermare la veridicità della domanda. << Ho sentito che vieni dall’isola di Berk ,giusto? Quella con i draghi?>> annuì un ‘altra volta << La vita li dev’essere davvero avventurosa!>>. Gli occhi di Merida si accesero all’ istante in un impeto di eccitazione e Hiccup ne sembrò visivamente sorpreso . è vero, Berk rappresentava una delle maggiori mete di migrazione per gran parte delle specie di drago esistenti sulla terra, e ormai ridotte all’estinzione a causa dell’incessante caccia ad opera dei babbani . Con le sue acque ricche di cibo e la fauna selvatica distribuita in egual misura per tuto il tempo dell’anno, l'arcipelago costituiva un a sorta di paradiso remoto per quelle bizzarre lucertole e di conseguenza una frequente meta turistica per coloro che arrivavano da ogni parte del mondo con l’unico scopo di osservarle nel proprio ambiente naturale. A dispetto della sua fama, tuttavia la convivenza con quest’ultime non era di certo delle più pacifiche. Gran parte delle famiglie di drago che popolavano la zona, infatti, erano solite razziare gli allevamenti di capre e bovini ,industria molto fertile nei territori nordici, e distruggevano i campi e i raccolti perché costruiti sui punti di nidificazione più favorevoli alle nascite .Per cui sì: la vita a Berk era piuttosto avventurosa, ma non certo nel senso più positivo della parola. Hiccup ormai ci era abituato ma per coloro che venivano dall’esterno in cerca di una vita tranquilla nella quale morire ,l’isola non era certo la scelta più azzeccata. Questo perché ogni giorno c’era da ricostruire le case bruciate, da rifornire le dispense saccheggiate, e soprattutto vi era il problema di riportare gli allevamenti al numero iniziale di componenti ,spesso con l’utilizzo di ingenti somme di denaro nei confronti della terra ferma. La soluzione :i draghi ovviamente! Perchè vi erano persone in tutto il mondo che erano pronte a pagare un occhio della testa per una di quelle bestie, ovviamente molto difficili da catturare. Non era certo un mistero, infatti ,i molteplici usi che quelle creature potevano offrire ai loro proprietari, usi che andavano dall’esibirsi per il pubblico durante manifestazioni popolari o per giochi e combattimenti, sebbene gran parte dei membri del ministero trovavano le ultime due pratiche piuttosto barbare. Tirando via quei pensieri dalla mente Hiccup descrisse in quattro e quattr’otto le sue “allegre” giornate di rutine alla giovane che ,al contrario di quanto si aspettava il ragazzo, ne rimase ancor più affascinata: era matta! Ma proprio matta! Quale ragazza avrebbe voluto vivere con i draghi solo per il gusto di rischiare di morire! a quanto pare una ce l’aveva di fronte, pensò, eppure trovava quella sua energia piuttosto contagiosa. L’attenzione dei due fu improvvisamente rivolta nei confronti di una bizzarra figura che inciampò proprio ai piedi del loro seggio. Merida porse all’istante la testa sotto il tavolo per constatare le condizioni della “vittima”. Sotto di esso stava una giovane ragazza ,non più grande di loro, con capelli biondi lunghi quanto la loro stessa poltrona. Erano davvero lunghi, pensò Merida, più lunghi di quanto fossero quelli della madre, che ,essendo una nobile, era tenuta a mantenerli legati e ,non ostante questo, quasi toccavano terra. Quelli di questa bambina, invece, erano almeno il doppio! Mostruosamente lunghi, insomma. Non c’era da stupirsi che fosse inciampata, constatò la rossa. Si chinò per aiutarla e le porse la mano in segno di amicizia, gesto che la piccola non comprese al volo ma che, infine, decise di accettare. << Non è il caso che li tagli?>> la biondina alzò il volto come colpita da una pietra << Come scusa?>> sembrava visivamente scossa da quella domanda. << Insomma, se fossi in te li taglierei. D’accordo , anche i miei non sono certo il massimo, ma tu devo dire che li batti in tutto e per tutto!>> la bambina sorrise << Mi piacciono lunghi>>
<< Lunghi?!>>si girò di scatto solo per trovarsi davanti il volto sorpreso di Hiccup << Questi capelli non sono lunghi, sorella . Sono abovinevolmente lunghi!>>
<< Hiccup, ti sembra questo il modo di rivolgerti a una persona appena conosciuta?!>>Merida aveva il volto chiuso in una smorfia di disapprovazione
<< No ,non fa niente. Non è l’unico che li trova strani. Spesso esco di casa con l’idea di farmi una treccia ma oggi avevo paura di arrivare in ritardo al treno così sono uscita presto e non ho avuto il tempo >> concluse .<< Ad ogni modo, io sono Rapunzel, Rapunzel Corona. voi siete?>>
Merida si ricompose e porse nuovamente la mano << Merida, Merida Dunborch e la lisca di pesce davanti a me è Hiccup Haddoc lll, anche se non mi sembra possibile che vi siano state altre persone con un nome simile>> sussurrò nell’orecchio della ragazza.
<< Guarda che ti ho sentito>> entrambe si raddrizzarono con un live sorriso stampato in faccia << Io non lo trovo un nome così brutto>> lo rassicurò Rapunzel << Comunque, è un vero piacere conoscervi entrambi>> strinse loro la mano e si sedette accanto a Merida
<< Lo stesso vale per noi>> pronunciarono all’unisono. Pochi istanti dopo Il treno cominciò a muoversi.
  
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