Perchance to Dream

 
 
Un’antica leggenda aleggiava sui campi di battaglia. Un racconto di gente semplice, una storiella di quelle che nascono sul fondo di un bicchiere di rum di troppo, davanti al fuoco pacifico e ammaliante di una locanda. Per i cavalieri, solitarie pedine destinate a un continuo, incerto danzare sul filo tagliente della vita, si trattava di una fantasia divertente, con cui prendersi gioco delle nuove, timide, inesperte leve dagli occhi ancora troppo grandi e la barba ancora troppo chiara per essere considerata quella di un vero uomo. Non avrebbero mai ammesso di indulgere loro stessi, malgrado il tono superbo e le risate canzonatorie, nel conforto amaro di quella bizzarra, spaventosa favola del folklore.
 
“Per tutti la Morte ha uno sguardo. Verrà la Morte, e avrà i suoi occhi.”
 
Una lacrima rigò la sua guancia, sciogliendo il rosso scuro del sangue per dipingere l’ennesima, volgare traccia della sua desolata, fragile sconfitta.
 
In cuor suo, Kevin Regnard aveva creduto a quella leggenda fino a quel momento, se ne accorgeva adesso. Con due nomi diversi e due diversi modi di osservare il mondo, aveva guardato i dadi del Destino rotolare fino a raggiungere i suoi piedi. In entrambe le sue vite, aveva raccolto la sfida.
 
A partire dal primo passo della loro danse macabre, i cavalieri firmano la loro condanna alla solitudine. Si tratta di una clausola di poco conto, scritta a lettere scarlatte nella pergamena della loro esistenza. Combatterà, un cavaliere, fino all’ultimo respiro. Soffrirà, un cavaliere, fino all’ultimo respiro. Perderà tutto ciò che ama, un cavaliere, fino all’ultimo respiro. E in quel momento – nel momento del suo ultimo, disperato soffio di vita – la Morte con cui a lungo ha ballato, sprezzante, gli concederà una goccia di pietà, in segno di riconoscenza per il tributo della sua anima dilaniata.
 
Quando lo bacerà, la Morte avrà lo sguardo dell’Amore.
 
Premette forte le dita sulla stoffa morbida degli abiti di Sharon, mentre la guancia scivolò, stanca, sulla spalla di Reim.


 
Reim…
 
Sharon…
 
Sorrise dolcemente, ritrovandosi a considerare quanto fosse familiare e delicato il profumo di gelsomino dei capelli della sua ojou-sama. E la mano di Reim, quella mano che riusciva a sentire sulla propria schiena, rifletteva la gentilezza buona della sua anima leale.
 
Era così che doveva accadere, dunque? Era quello lo Sguardo che gli aveva riservato il Destino?
 
Sorrise di nuovo, più debolmente.
 
No.
 
No, non voleva più far parte di quell’accordo firmato col sangue troppi anni addietro. Non voleva più essere una pedina solitaria, destinata a una sola, unica goccia d’amore in punto di morte.
 
Voleva bere del the alla vaniglia. Voleva disegnare il sorriso canzonatorio di Emily sui rapporti di Reim. Voleva trovare il coraggio di osare dove mai aveva osato prima. Chiudere gli occhi, smettere per una volta di pensare, e sporgersi per rubare le ciliegie dalle labbra rosse della sua ojou-sama, in una calda serata d’estate. Sussurrare a Reim di essergli grato per non aver fatto domande, ma aver sempre compreso.
 
Voleva l’amore, Xerxes Break, per la prima volta, nella sua vita.
 
Avrebbe combattuto.
 
Avrebbe combattuto ancora.
 
Non avrebbe permesso alla Morte di ammantarlo nel suo gelido abbraccio.
 
La sua mano ricadde, perse i sensi.
 
Tutto si fece buio.
 
Si chiese se avrebbe…
 
… Sognato?

 

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{ Nota di Amore }

Sono qui pronta, all'uscita del teatro, per avvolgervi con un abbraccio. 

Ho deciso di pubblicare qui questa oneshot perché, sebbene sia anch'essa parte del mio Fragment Project, è tuttavia più lunga dei miei frammenti standard, e non è scritta con lo stile che in genere li caratterizza, quanto, piuttosto, con poche pennellate del mio tono da cantastorie.

Come ho già scritto altrove, questa è la prima e l'ultima storia che intendo scrivere a proposito del Retrace 92. Almeno, finché non sarà stato pubblicato il 93, e le cose saranno più chiare. La mia personale filosofia di vita non mi permette di concentrarmi troppo su questioni incerte, comprensive di fin troppe variabili perché la mia mente possa riuscire a contemplarle tutte. Di conseguenza, aspetterò pigramente che il Retrace 93 confermi o smentisca i fatti, così da sapere con certezza che cosa fare del mio cuore.

In secondo luogo, il nostro modo di rispondere al dolore e alla morte è principalmente quello di celebrare la vita. Per questo motivo, le nostre storie continueranno ad essere vibranti di luce e vita, sia perché scrivere è una medicina per l'anima dello scrittore, sia perché leggere è un rifugio per l'anima del lettore.
Arte e io speriamo di riuscire a ricreare un porto sicuro, al di là dello specchio, dentro cui lasciarsi cullare dolcemente. Naturalmente, siete tutti invitati al nostro tea-party.

Mille baci.

Uh! Stavo dimenticando!
La citazione è tratta dalla poesia "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" di Cesare Pavese.