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Autore: Neens O Brien    24/03/2014    2 recensioni
Ian aveva sempre sognato di innamorarsi di un ragazzo dolce, gentile, disponibile, ma a chi voleva darla a bere? Lui era un Gallagher, non sarebbe mai stato così facile.
Mickey disse quel "vaffanculo" come per cancellare tutte quelle strane cose che aveva provato, quelle cose che sentiva quando guardava Ian, quelle cose che sarebbero rimaste dentro di lui per sempre.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-MICKEY-
Guardava Ian tornare nuovamente dietro il bancone, mentre la sua testa si affollava nuovamente di domande. Perché cazzo quel ragazzo doveva sempre fargli fare esami di coscienza e stronzate varie? Perché non poteva mai accontentarsi di quello che avevano? Non era molto, ma era sempre di più di quello che Mickey aveva mai dato a qualcuno, doveva pur contare qualcosa, o no?
Mickey si passo nervosamente la mano sulla bocca, come faceva sempre quando era nervoso per qualcosa, e riflettè. Ian non sembrava mettergli fretta, se ne stava seduto tranquillamente con uno sguardo rilassato, e Mickey si chiese come si permetteva di fargli una domanda del genere e poi far finta che non gli importasse. Ma a Ian importava, lo sapeva. Insomma, aveva appena lasciato quella testa di cazzo del suo ragazzo soltanto per poter scopare di nuovo con Mickey. Anche se forse, vista la sua richiesta, non si sarebbe accontentato di scopare solamente.
Ma alla fine sarebbe davvero stato così male stare con Ian? Cioè, starci veramente insieme. Non sarebbe mai diventato una femminuccia che manda le rose o compra i cioccolatini, al massimo gli avrebbe regalato un pacchetto di sigarette ancora chiuso per il suo compleanno, ma hey era pur sempre qualcosa. Era il modo di Mickey di dimostrare che…ci teneva. Già, ormai era piuttosto ovvio anche a lui che, per quanto avesse cercato di negarlo, lui a quel coglione testarossa ci teneva.
L’idea di stare con Ian gli affollò la mente per tutto il tempo a lavoro, e quando il suo turno finì e passò davanti al bancone si fermò, quasi esitando e guardò Ian. Il ragazzo lo fissava con un sguardo interrogativo.
-Domani avrai la tua risposta.
E se ne andò. Mentre tornava a casa ci ripensò, ma alla fine tutto quello che gli veniva in mente era che stando con Ian avrebbe potuto baciarlo di nuovo. Anzi, sarebbe stato più giusto dire semplicemente baciarlo, visto che l’ultima volta era stato il rosso a fare il primo passo, come se fosse lui a comandare, e la cosa aveva dato parecchio fastidio a Mickey. In ogni caso, da quella volta si era ritrovato spesso a fissare le labbra di Ian, quando l’altro non poteva notarlo, ovviamente. Era come se lo richiamassero, e anche solo per questo avrebbe accettato la proposta di Ian.
Stava sorridendo quando entrò a casa sua spalancando la porta, sentì qualcuno ridere in una maniera assurda, così invece che andare in camera Mickey andò in cucina.
-Cha cazzo succede?
Shane e Jamie erano quasi piegati in due dal ridere, e il primo sollevò la testa guardando Mickey con le lacrime agli occhi.
-Sai cos’abbiamo fatto oggi? Stavamo comprando un po’ d’erba e indovina chi abbiamo visto?
Mickey lo guardava con uno sguardo interrogativo, e bastò come incoraggiamento per il fratello.
-Beh c’era Teddy Newt cazzo! Quel frocetto camminava mano nella mano con il suo ragazzo, e allora sai che cos’abbiamo fatto? Li abbiamo buttati nella cisterna dei liquami al fondo del quartiere!
La risata di Shane e Jamie era assordante, ma a Mickey sembrò che il suono gli arrivasse ovattato alle orecchie, come se avesse un cuscino premuto sulla testa. Anche la sensazione di soffocamento che provava poteva essere associata a quella di un cuscino sul volto, ci mise qualche secondo per riacquistare la lucidità.
-Beh, non ti fa ridere?
Jamie lo guardava perplesso, come se non riuscisse a capire perché il fratello non stesse ridendo, insomma quello che avevano fatto era stato esilarante!
-Spero solo che non vi denuncino brutte teste di cazzo, serve qualcuno che porti i soldi a casa.
Mickey lasciò la stanza e si chiuse in camera sua, trattenendo l’impulso di tirare un calcio a qualsiasi cosa gli capitasse vicino.
Non poteva farlo. Non poteva stare con Ian, non in un mondo come quello, non con una famiglia come la sua. Suo padre per il momento era in prigione ma sicuramente se quando fosse uscito avesse scoperto che Mickey stava con un ragazzo non avrebbero nemmeno dovuto pulire la sua cella, perché ci sarebbe tornato per omicidio. Pensare all’ira del padre fece scorrere un brivido lungo la schiena di Mickey, come aveva fatto a non pensarci prima?
La sua famiglia non era come quella di Ian, dove tutti erano tolleranti e lasciavano persino che quel matto di suo fratello Carl facesse strani esperimenti con gli animali o che si riunivano tutti per trovare una soluzione quando qualcuno faceva una cazzata. Dio santo, non sapeva nemmeno se la sua si potesse chiamare famiglia. L’unica persona di cui gli importasse in quella casa era sua sorella, ma erano entrambi troppo teste di cazzo e orgogliosi per andare apertamente d’accordo.
Si buttò vestito sul letto, ma non chiuse gli occhi, nemmeno quando le ombre della notte entrarono nella stanza, nemmeno quando sparirono di nuovo per fare spazio al sole. E dopo tutto quel tempo non aveva trovato nessuna soluzione, o almeno, nessuna che lo rendesse felice. Perché doveva essere tutto così fottutamente sbagliato? Perché non poteva avere qualcosa che lo rendesse felice?
Mickey provò l’impulso di scappare. Di prendere Ian e di scappare il più lontano possibile, e la reputò una cosa fattibile finchè non si rese conto che il rosso non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia, mai. Ormai era rassegnato, non c’era altro che potesse fare, e finalmente si assopì.
Al suo risveglio non aveva voglia di andare a lavoro. Non aveva voglia di guardare Ian negli occhi e digli quello che doveva, ma non poteva fare il vigliacco, lui non era un vigliacco. Ma lui non era nemmeno una femminuccia a cui poteva importare così tanto di qualcuno. Lui non era uno a cui importava cosa pensasse qualcuno di lui. Non era uno che non voleva deludere qualcuno così tanto che avrebbe preferito fare del male a se stesso piuttosto che all’altro.
Non era lui. Non era più lui. Si era trasformato in una persona completamente diversa, ma stranamente non gli dispiaceva quest’altro se, se non per il fatto che era un debole. E quella parte si poteva correggere. Entrò nel negozio e andò subito da Ian, che stava uscendo dal magazzino con una cassa piena di scatolette di fagioli.
-Gallagher, la cosa che mi hai detto ieri…non si può fare.
Ian alzò un sopracciglio e posò a terra la cassa.
-E perché?
-Perché io non sono così! Io non posso rischiare di mandare a puttane tutto il mio mondo perché tu vuoi giocare a marito e moglie!
Mickey si toccò nervosamente la fronte.
-E ora se vuoi scusarmi, mi prendo la giornata libera.
Se ne andò senza voltarsi. Non voleva guardare quegli occhi, in cui avrebbe letto solamente delusione. Non voleva sapere di essere stato lui a oscurare la loro luce. Ma lo sapeva anche senza guardare, era tutta colpa sua. Quel tipo aveva ragione, lui non si meritava Ian.
   
 
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